Il Governo fa manovra
Il Governo sta facendo manovra.
L’azione, in sè, suona persino bene. Voglio dire: anch’io faccio costantemente manovra.
Per entrare e uscire dal parcheggio di casa faccio manovra. Per entrare e uscire dal parcheggio del supermercato faccio manovra. Faccio manovra se mi accorgo di aver sbagliato strada (a me succede spesso: a voi?). Faccio manovra pure in senso metaforico. Sgrido mio figlio Umbi quando mi dice di aver superato l’esame di Discipline pittoriche (perché penso che avrebbe dovuto essere promosso ante quem…l’ansia che mi sono dovuta sobbarcare per lui) e poi mi pento, gli do un bacio sul naso e lo accompagno a farsi l’ennesimo buco sull’orecchio (uno non gli basta, no). Faccio manovra nei miei pensieri, aggrovigliati peggio di un gomitolo-da-gatto. Faccio manovra tra il disordine domestico dribblando quello stroz che magari farei bene a spostare e mettere al suo posto per evitare di inciampare. Faccio manovra tra le parole, prendendo scorciatoie nominali, abbreviativi, allusioni lessicali. Faccio manovra tra i miei sentimenti, sottraendomi ad abbracci che potrebbero essere interpretati come sentimentalismi. E che invece sono solo abbracci (vi pare poco?).
Insomma: la manovra, in sè, non è una catastrofe. Anzi: è un mezzo e un modo per uscire dall’impasse, entrare là dove devi entrare. Eppure.
Eppure quando leggo che il Governo fa manovra, io mi sento tirata per il collo (le balle – per questioni sessuali – non le ho). Quando il Governo fa manovra io sento che sto per essere investita. Come se il Governo fosse un Tir. Un grosso automezzo, un Carico Speciale condotto da un guidatore inesperto che viaggia senza sapere dove deve arrivare. Un autista che ha in progetto un tragitto ma lo fa…a casaccio o a braccio. Perdendosi in viottole e in centri abitati dalla striminzita careggiata. Quando il Governo fa manovra sento che potrei essere investita. Anche stando ferma. La manovra del Governo-Tir mi arriva alle spalle, sul fianco, sulla schiena. Mi dà una pacchetta tutt’altro che terapeutica. Mi lascia un bozzo così: un segno nero che si nota per un sacco di tempo e che prima di guirire ingiallisce, diventa purulento.
Ecco: in questo caso, mi viene naturale. Naturale pensare che il Governo dovrebbe star fermo. Che vista l’incompetenza nella guida dovrebbe stare fermo. Bloccato. Col motore spento. E fa niente se è posteggiato in divieto di sosta. Prima o poi qualcuno lo aiuterà a sgomberare da lì quell’ingrombrante carico che si porta dietro.