Il Grande Fratello Crocifisso
La notizia del giorno (attenzione al predicato!) sono due.
Ma prima di segnalarla, divago un po’. Tanto per creare un singhiozzo d’attesa, perché – alla fine – non è che la nuova sia proprio così nuova o inedita. O clamorosa. Ma insomma.
Ieri sera ho acceso la tivù. E infatti ora piove solo qui a Vittorio Veneto, mentre mi dicono che da Trieste in giù, facciamo pure Treviso, si fa l’amore con il sole. Ho acceso la tivù per togliermi un po’ di emarginazione di dosso. Cioè io so che non sono sola (cfr. Jovanotti), ma a parte l’amica Vanda (che ha messo il televisore in soffitta non ricorda bene in quale recesso) e mia cugina Daniela (che ha proprio altro da fare che pigiare un tasto e bloccarsi a fissare la vita che scorre dentro un grande schermo mentre la sua scorre senza di lei) non conosco altre persone che non-guardano-assolutamente-la-tivù-come me.
E quando mi arrivano stralci di conversazione su trasmissioni che saranno pure trasmissibili tipo Anno Zero, Zelig, Qualcosa-su-un-canale-sky o letteralmente non-trasmissibili come Porta a Porta Spinto, TG Uno TG Due TG Speciale Fede (cfr. Antonello Venditti) o tutte le altre, mi sento un’esclusa (cfr. Luigi Pirandello). E allora, poichè l’esclusione non è una condizione allettante dello spirito (l’ho provata in Prima Elementare quando io e altre due compagne siamo state escluse dal coro della scuola in quanto stonate senza eufemismi) ieri sera ho acceso la tivù e ho cercato (quando una vuole farsi del male è meglio che cerchi il dolore più forte) il canale che trasmetteva il Grande Fratello. L’ho trovato e ho assistito per credo quattro minuti ma forse erano meno alla trasmisisone. Doveva essere appena iniziata perché sullo schermo c’era una bionda-vera con un rossetto rosso-vero che chiedeva a qualcosa di simile a una regia di aprire l’audio con la casa mentre il pubblico nello studio gridava. Le inquadrature successive vedevano dei leprotti (cioè degli umani, presumibilmente) recitare maldestramente una scena apocrifa di Aspettando Godot (cfr. Samuel Beckett).
La nausea mi è venuta subito. Il rigetto pure. Ho dovuto spegnere la tivù, perché va bene che in altri canali ci sarà pure stato in programmazione qualcosa di meno abominevole, ma il pensiero che la tivù fosse stata comunque contaminata da una cosa che si chiama (povero Orwell) Grande Fratello mi ha fatto sentire un elemento escrementizio. Possibile che ci sia qualcuno che sta lì, dalle nove di sera, su una sedia, un divano, un tappeto, a testa in giù, in su, in mutande, in pantofole, in pigiama, in tuta da ginnastica, in abito da mezzasera, in doppio petto arancione a guardare quella roba là?
Ho ho il dubbio che ci sia. Anche se non me lo so spiegare. E il dubbio mi è venuto scorrendo la rassegna stampa on line di oggi.
I quotidiani riportavano qualcosa di relativo proprio al Grande Fardello. Ho fatto in fretta a distogliere gli occhi (per via della contaminazione) e mi sono concentrata sulle cose serie. E finalmente ho trovato una notizia del giorno degna di questo nome: Per essere donne di moda nel 2010 bisognrà indossare collant rettile e mettere lil seno in vista (leggi: le tette di fuori).
Quasi soddisfatta per avere avuto l’indicazione trendy con cui potrò nutrire le mie serate senza tivù (mi sa che passerà un congruo lasso di tempo prima che replichi l’esperimento), ho poi ricevuto un comunicato stampa con la seconda notizia del giorno: la Corte europea ha accolto il ricorso dell’Italia contro la sentenza del 3 novembre scorso che aveva bocciato la presenza del crocifisso nelle nostre aule. E tutti, a cominciare dal ministro Zaia, hanno applaudito a questa decisione. Un po’ come è successo ieri in quella trasmissione. Con la stessa enfasi. Tanto che c’è da credere (credere è il verbo giusto) che il prossimo anno la tivù italiana, anziché il Grande Fratello, programmerà il Grande Crocifisso.
Staremo, cioè: staranno, a vedere.