Il McSenegal
Lo so. Torno su un argomento trito (e un po’ tritato). No: non si tratta di George, ma del McItaly.
Poiché ci arrivo dopo, nel senso che capisco la morale esilarante delle barzellette solo dopo che tutti gli altri ci hanno riso su e si sono già scordati della battuta-a-effetto, non (mi) sorprende che sia arrivata a capire dopo, cioè solo ieri, che il McItaly non era un’invenzione italiana. Non era un’invenzione dell’allora ministro all’Agricoltura e all’Alimentazione Zaia. Non era cosa nostra. Nel senso di nostrana.
Massimo Montanari, docente di Storia dell’Alimentazione all’università di Bologna, ha infatti spiegato che mentre il McItaly usciva in Italia facendo un gran can-can al sapore di Asiago, carne macinata e crema di carciofi, in tutti gli altri paesi del mondo macdonaldiano uscivano il McGreek (panino con la pita al posto del pane, le verdure e lo yogurt), il McLacks (sandwich col salmone norvegese), il McFalafel (panino con qualcosa di egiziano), il McKebab israeliano, il McMaharaja indiano, ecctera.
Insomma in ogni paese “il gusto McDonald’s si declinava – teoricamente – in un sapore gastronomico identitario nazionalistico”.
Ma io non lo sapevo. Non ci ero arrivata. Io pensavo che Zaia avesse spinto il colossone del fastfood a pronarsi a una fetta di formajo made-in-Italy. Invece il colossone gastrocalorico aveva giocato le sue carte, cioè, vabbe’, le sue bistecche macinate, qua e là. Dal Manzanarre al Reno dalla Padania alle Piramidi.