Il pene gigante di San Pietroburgo
Qualcuno mi dice che scrivo (troppo) spesso di sesso.
Qualcuno mi dice che qualcun altro gli ha detto che io ho questo chiodo (chiodo?) fisso e che quando scrivo, a un certo punto del mio scritto, utilizzo parole come tette/culo/pisello, che sono "parole sessuali".
Boh! Detto tra noi… poiché sono di un disordine da manuale e di un’irriverenza sincera nei confronti di qualsivoglia statistica più o meno applicata, non so dire quante volte e come e in che contesti io usi siffatte parole sessuali che a me sembrano avere un’accezione naturale, comunque.
Comunque: il fatto che qualcuno si prenda la briga di dire a qualcun altro che io scrivo spesso di sesso significa almeno due cose: che io scrivendo faccio allusioni sessuali (e pensare che non ho fatto alcun corso di advertising!) e che ho più lettori di quanti mi prospetti il mio ridicolo senso dell’ottimismo. E che questi lettori, evidentemente, mi avvicinano non tanto perché parlo di talee o innesti vegetali o inciuci clorofilliani.
Boh! Mi sono persa in qualche sestiere de cui no gò pratica. Però oggi ho proprio intenzione di parlare di pene, di uccello, di pisello. Il mio "Uomo della montagna" (non è un deus ex machina: è un ragazzo grande e grosso, un po’ hacker, un po’ genio, un po’ Jung…un amico, insomma) mi ha linkato una notizia sfrigola. A San Pietroburgo, un gruppo di graffitari capitanati (se fa par dir) da Leonid Nikolaiev, con della vernice bianca, hanno taggato su un ponte mobile che sovrasta il fiume Neva un pene di 65 metri di altezza e 27 di larghezza. Il pisellone in questione si vede solo di notte, quando il ponte si solleva. E fa la sua figura, non c’è che dire: anche perché è bello eretto.
Comunque il pisellone bidimensionale noi d’ora in poi lo potremo vedere solo in una foto della Reuters. Leonid, il graffitaro, è infatti stato fermato per "atti di teppismo" (graffitare un pisello gigante è stato codificato sotto ‘sta voce) e condannato a cancellare il membro. Perché, dai, era troppo imbarazzante pensare che ogni volta che un ponte si sollevava, tirava su pure un uccello. Di vernice, per carità. Ma pur sempre un uccello.
E con questo passo e chiudo. La prossima volta parlerò di aculei di rosmarino. E che nessuno tenti di trovarci un significato sessuale. Mi racco..bando.