Il sesso dell’autunno
Sto diventando pazza a pensare a quale altra parola chiave (che non sia il solito sesso) posso ficcare dentro a questo post per far lievitare il contatore.
Perché (l’ho già scritto altre volte, ma va ben così) se io inserisco in quelle finestre sul mondo che sono i miei post paroline sfrigole (tipo…tipo ci siamo capiti), il numero dei lettori s’impenna. Se uso parole neutre (cioè tutte quelle non sfrigole) il numero del lettori attenti o impazienti resta sobriamente arrapato. Il che fa restare sobriamente arrapato pure il mio tono dell’umore che invece, ovvio, aspira a un costante turgore orgasmico.
Bene: credo che "turgore orgasmico" abbia già dato una bella scossa al blog, per cui posso parlare dell’argomento che davvero mi interessa. L’autunno. No: sia chiaro. Non voglio annoiarvi riempiendovi le mutande di foglie caduche, giornate melense, raggi solari obliqui, temperatura moscia. Voglio solo dire che l’autunno, questa stagione ibrida, dovrebbe essere bandita. Fatta uscire dalle palle del calendario. Che senso ha l’autunno? Non è una stagione di mezzo: è una mezza stagione. Una manciata di giornate che non sono nè calde nè fredde, nè goderecce nè vacanziere. Nè sante nè pute. Nè maschili nè femminili.
Già: che sesso ha l’autunno? ve lo siete chiesto?
Perché su estate e primavera non ci piove (troppo). L’estate è femmina di sicuro. La primavera è donna: un’adolescente stralunata con l’ombelico di fuori e una puntina di tetta in vista. Qualche ricciolo scomposto sulla nuca e gli occhi per forza verdi.
L’inverno, invece, è maschio. Un po’ prepotente, a volte. A volte un po’ paterno. A volte un po’ pantofolaio, ma se ci si mette d’impegno può essere cacciatore e robusto e forte e avere il fuoco dentro (bella questa!).
Ma l’autunno…che razza di identità sessuale ha l’autunno? secondo me è una stagione senza sesso. Neutra, alla latina. Una stagione che non solo ha congelato l’apparato riproduttivo ma pure tutti i tentacolini di piacere. L’autunno non conosce il godimento, ma neppure il desiderio, figuriamoci la libido. "L’autunno – scrive Marina Terragni su Io donna di questa settimana – è una stagione fatta per accettare, sorridere, pregare, sperare il meno possibile perché il futuro al quale aspiriamo arriverà prima se non ci tediamo nell’attesa".
Insomma in autunno dovremmo mettere in pratica la nostra natura ascetica, spirituale. Formulare "qualche buon proposito".
Che palle!
Perché io dovrei formulare qualche buon proposito quando non ho ancora fatto alcuno sproposito? Io non voglio fare buoni propositi! Io voglio spropositare. Non voglio accettare, non voglio sorridere, non voglio pregare e voglio sperare sperare sperare – oltre ogni ragionevole illusione – che torni l’estate. Ma non fra quattro stagioni. Tra quattro minuti: il tempo di voltarsi indietro e accorgersi che – nella fretta di svestirsi – ha lasciato una cosa a metà: la mia illogica allegria.