Il soldato in mutande
Provateci pure voi. Io l’ho fatto e mi è venuto il singhiozzo.
Ho provato a mettermi nelle mutande (boxer rosa con la scritta I love NY) di Zaccaria.
Zaccaria è il soldato di 19 anni immortalato in questa foto. Sorpreso nel sonno da un attacco dei talebani, Zaccaria, in ciabatte, mutande, maglietta rossa-che-si-vede-lontano-un-miglio ha messo sulle spalle lo zaino mimetico, imbracciato il fuicile e si è appostato in trincea.
E io, guardandolo di culo, sì, insomma di schiena, ho provato a provare quello che può aver sentito lui in quel momento. Un ragazzino di 19 anni che si sveglia nel sonno (magari stava sognando di bere una coca light sulla spiaggia di Miami, magari stava sognando di stare al posto del suo omonimo Zac(caria) Efron nel film 17, magari stava solo sognando la mamma che lo salutava sventolando la bandierina a stelle e strisce) sente sparare, esce col cuore che gli batte all’impazzata per difendersi – al buio, alla cieca – da un nemico che chissà che forma/faccia ha e che nella sua mente non deve essere tanto diverso dallo stereotipo del cattivo delle favole che ha appena finito di ascoltare.
Ho provato (dentro le sue mutande rosa, che stridono troppo col fucile-non-giocattolo, con l’asprezza del luogo e della situazione) a far tacere il cuore che batteva, la tristezza che spumeggiava. Ma niente: il cuore, il mio cuore-nei-suoi-panni, ha continuato a battere così veloce da farmi venire il singhiozzo. Il singh-ghio-z-zo. Il singh-ghio-z-zo.