La borsa non tiene
Leggo sui media (inter)nazionali che la borsa non tiene.
Credo sia una faccenda scomoda, ma risolvibile con l’intervento di un bravo calzolaio.
Voglio dire: visualizzate la situazione: la vostra borsa si sta scucendo sul fondo perché l’avete fatta pesare come un macigno ficcandoci dentro il portafogli, l’agenda, la trousse con centinaia di trucchi, la macchina fotografica, due chili e mezzo di aspirina legalizzata, una pesca, una mela, una banana, una brioche del mulino di gomma, un rotolo di carta igienica (quando vi decidete a ricomprare i kleenex?), un deodorante spray per auto, la compilation di Madonna, i dvd porno da restuire a Blockbuster e l’elmetto con cimiero da antico romano. State attraversando la strada nell’ora di punta e splashbunkbabuska! tutti i vostri averi si srotolano sull’asfato. Continuare a visualizzare? bene: che fate in quel momento? lasciate stare le imprecazioni (quelle vengono da sole, non le dovete attivare come l’abbonamento Vodafone). Quello che fate è cercare subito un buon calzolaio che vi ricucia all’istante la borsa per rimetterci dentro tutto l’occorrente e non sentirvi come un pesce fuor dalla bolla d’acqua.
Giiusto? Certo che è giusto.
A me, una volta, la borsa si è rotta mentre stavo prendendo un metrò a Milano. Ero lì proprio sul gap tra il marciapiede e il mezzo mobile quando – tonf! – la borsa è crollata. Ai (miei) minimi storici. Per fortuna non è finita dentro il gap, se no è probabile che avrei fermato il treno, ma ho comunque fatto un bel casino. Gli osservatori internazionali che erano lì intorno si sono subito incollati al telefonino per fare le loro chiamate. Ovvio che parlavano in codice borsistico e quindi non ho compreso se davano la mia povera borsa al rialzo o in caduta libera. So che non mi sono arresa: ho raccolto il rossetto, qualche documento d’identità (l’abbonamento al Multisala Verdi), l’iPod con Max Gazzè che continuava a cantare Dormi e sono elegantemente salita sul metrò successivo, arrivando al mio appuntamento con quei 15-45 minuti accademici di ritardo che fanno di una donna una donna.
Anche perché, nel frattempo, avevo cercato un ciabattino che mi dicesse sì (non l’ho trovato, ma solo perché quel giorno andava così).
Quindi, se la borsa non tiene, i mercati economici dovrebbero controllarne cuciture e borchie. Farle dare una sistematina da un buon artigiano.
Anche perché, borsa a parte, la soluzione più semplice, intelligente eccetera è quella che ti sembra paradossale e invece lo è. E il paese in cui viviamo lo sa. Il paese in cui viviamo è ora e definitivamente un palcoscenico da cabaret. De Filippo o Totò hanno fatto scuola. Ora quanto succede nei luoghi istituzionali è replicare le gag dei nostri mastri-comici.
Il processo lungo? Ovvio che l’hanno ispirato Peppino e Totò. Solo a quei due poteva venire in mente di scrivere una specie-di-legge che consente all’accusato di un delitto penale di portare a sua discolpa una fila infinita (ripeto: infinita) di testimoni. E’ troppo divertente e surreale questa cosa che il Senato ha approvato stamattina. E’ uno sketh da sballo. Una situazione da ridere a crepapalle.
Sì: crepapalle. Ma quelle (non fate gaffe) non si aggiustano dal ciabattino.