La Gotti
Per prima cosa bisognerebbe fare un distinguo: tra gotti (bicchieri da vino da tavola) e Gotti (caserma vittoriese che per 60 anni ha ospitato i militari dell'esercito italiano).
I gotti li conosciamo (e usiamo) tutti. La Gotti la conoscono (ma non la usano più) sia al 1^Fod che a Vittorio Veneto.
I vittoriesi conoscono la Gotti perché è soprattutto un punto di riferimento mappale: "Te riva fin a.a Gotti e te gira a destra. No te pol sbajar".
La realtà è che sbagliarsi è facile.
A quanto pare (vado di veline, articoli, indiscrezioni), la Gotti la conosceva l'ex sindaco Toni Da Re che – a quanto si dice – prima di deporre la fascia tricolor da primo cittadino aveva ricevuto dal governo una comunicazione secondo cui l'ex caserma (dismessa come tante altre) avrebbe potuto diventare un centro di accoglienza per i profughi. La Gotti, d'altra parte, la conosce pure l'attuale sindaco Tonon che la scorsa settimana è caduto dalle nuvole quando ha saputo dalla stampa (non da fonti istituzionali) che sì, l'ex caserma Gotti avrebbe potuto ospitare qualche centinaio di profughi.
In un mondo in cui le comunicazioni sono relativamente facili e veloci, la destinazione del casermone non avrebbe dovuto sorprendere nè sindaco nè cittadini. Ma il fattore sorpresa, a quanto sembra, sfida le nuove tecnologie. Tonon e i deputati provinciali e regionali del Pd di fronte alla concreta possibilità di trasformare un edificio in disuso in una casa temporanea per chi una casa non ce l'ha hanno storto il naso. E mosso le chiappe. Hanno contattato Chi di Dovere e si sono assicurati che tutto il progetto fosse congelato. Che la Gotti (che sollievo!) restasse vuota.
Vada pure a remengo la caserma, ma i profughi no. Non li deve accogliere.
Quello che fa specie è che il congelamento è piaciuto. A (quasi) tutti.
Tutto sommato è preferibile che la Gotti resti vuota (come un bicchiere di vino consumato a pranzo). Che resti un complesso (dotato di camere, cucina, sala mesa, sala ricreativa, palestra, sala proiezioni, ecc.) deserto piuttosto che alloggi dei profughi che hanno sfidato il mare e un incerto destino pur di sognare una vita dignitosa. Tutto sommato è meglio discutere sul tema della responsabilità logistica (chi sapeva cosa sarebbe diventata la Gotti? perché ha taciuto?) piuttosto che riconvertire degli spazi utulizzabili in qualcosa di utile. Tutto sommato è meglio che i profughi stiano alla larga.
Perché anche se i veneti hanno dentro (e io di sicuro non smentisco l'evidenza) il dna dell'accoglienza; perché se sono tra i primi in Italia a meritare la lodevole medaglia della solidarietà e del volontariato, questa Cosa dell'Accoglienza dei Profughi suona stonata.
Perchè con tutti i posti che ci sono i profughi dovrebbero venire proprio a Vittorio Veneto? perché non potrebbero essere accolti a Vipiteno? a Giarre o a Monfalcone? perché devono venire qui?
Già: perché?
Perché gli spazi ci sono? Dettagli.
Perché gli spazi erano stati oculatamente individuati? Dettagli.
Perché un centinaio di profughi, in una popolazione di 30 mila abitanti, destabilizzerebbero una città?
Non lo so.
Io comunque ci speravo. Speravo che questa città (la mia città) avesse il coraggio (si tratta di coraggio, poi?) di dare un segnale in controdendenza. Che aprisse le braccia, il cuore, un cancello chiuso per accogliere chi ha lasciato la sua terra. Non per capriccio, ma per necessità.
Io mi rammarico. Per aver perso il treno dell'altruismo. E non per una sbagliata coincidenza.