La lettura ti fa grande
Dai! Sono (quasi) sicura che è così.
Sono (quasi) sicura vi sono mancata un casino. E so, so che state dicendo sì con la testa. E che se state fermi immobili senza fare un plissè è solo perché qualcuno nei pressi vi sta guardando con la coda dell’occhio. Ma dentro, dentro di voi, so che state pensando: ohsssì!!! (pronunciato con l’acca aspirato e tanti esclamativi), ci è mancata un sacco.
La differenza (veniale) tra me e voi, miei sette lettori (tra cui "annovero" la collega-giornalista Elisa Giraud), è che io uso la parola "casino", voi "sacco". Voi siete nella fase "riempiamoci di quante più informazioni possibili", io nel livello "facciamoci sconvolgere dal caos che tanto è un pezzo che non ci raccapezziamo più".
Come avrete capito stasera (ore 20.25) sono in vena di filosofeggiare. E di ricordare.
Ciò che voglio ricordare è il Festival dei Piccoli Lettori di Calimera, a cui ho partecipato lo scorso fine settimana.
Info necessarie. Calimera è un piccolo comune del Salento (si trova in provincia di Lecce) che conta circa 7 mila abitanti. Il suo nome in Griko, che è il vernacolo, anzi: l’idioma, del posto, significa Buongiorno. E la piazza di un paese che si chiama in modo così augurale, non può che appellarsi Piazza del Sole.
(Continuo)
In Piazza del Sole a Calimera c’è una libreria per ragazzi che si chiama Il giardino delle nuvole, perché – in una sorta di antitesi toponomastica – in un luogo fin troppo sereno l’accenno ai nembi cumuliformi diventa chiaroscuro, ombra necessaria a far risaltare la luce.
(Continuo)
La libreria dei ragazzi è gestita da una donna bellissima (fidatevi) che si chiama Stefania Sicuro, che è un’esperta e un’appassionata di Letteratura per ragazzi (altrimenti non avrebbe aperto una libreria-dedicata in un comune salentino di 7 mila anime), e che da 10 anni organizza un festival di letteratura dedicato ai piccoli lettori. Un festival piccolo nel nome, ma che richiama (ha richiamato) a Calimera le firme più belle della letteratura per ragazzi.
Bene. Quest’anno ho avuto la fortuna di essere una di quelle firme, una dei protagonisti di un festival che ha come slogan-pins-aforisma "La lettura ti fa grande". Ho avuto la fortuna – tra giovedì e domenica della scorsa settimana (dopo aver perso un aereo…ma questa è una storia di distrazione personale) – di arrivare a Calimera e di stare quattro giorni in un comune abitato (letteralmente) da piccoli grandi lettori, da insegnanti felici del loro mestiere, da ragazzi presi al laccio dalla passione del leggere libri, da autori di grande spessore e di empatia autentica, da persone vive e vere e cordiali e generose e amabili come la…cicureddha o le pitule, le orecchiette o i pomodorini d’inverno (per dirla con la mitica scrittrice Francesca Longo).
Insomma: se tra le righe vedete spumeggiare un entusiasmo e una gioia di essere che non sempre manifesto, sappiate che la colpa (scritto in corsivo) è di un paese del Salento che si chiama Calimera e di una regista-di-eventi che si chiama Stefania Sicuro. E di una squadra di ragazzi e uomini e collaboratori di Stefania che nell’arco di tre/quattro giorni mi hanno trasmesso una gioia-di-fare e un piacere-di-essere pericolosamente contagiosi.
Morale? Non ce n’è alcuna. Io non scrivo fiabe alla Fedro. Scrivo post. Scrivo ciò che mi rugge dentro. Eppure ciò che provo (ancora) e che vorrei maldestramente comunicare (l’emozione è una pessima guida) è la sensazione che a Calimera (Lecce) sia accaduto un piccolo (?) miracolo. Che in questo paese circondato da ulivi, merlettato da muretti a secco, puntellato da dolmen preistorici, riscaldato dalla generosità della gente, la lettura, il libro, la voglia di smarrirsi tra le pagine di un libro, tra gli arabeschi di una parola abbiano preso il sopravvento sulla voglia di bidimensionalizzarsi davant alla tivù, di spegnere le emozioni.
Qualche anno fa – mi raccontava Stefania Sicuro – il Festival dei Piccoli Lettori di Calimera ha portato in questo comune 20 mila bambini, che hanno acquistato 4 mila libri in 4 giorni. Poi il festival ha avuto le sue vicissitudini. Per un paio d’anni è stato messo in stand by. Poi ha ripreso a vivere (difficile placare l’entusiamo) e ora è un evento a cui – se potessi – darei un’eco universale.
Ma a disposizione ho la voce di un post. Amplificatela voi.