La tragedia di rompersi un’unghia
Stamattina alle otto e mezza, tentando di aprire la porta della Punto con gli occhi assonnati coperti da occhialoni da sole-appena-nato, le mani ghiacciate, la sciarpona sotto il naso, la borsona a tracolla, un pacco di giornali sotto al braccio, le chiavi col peluche tra i denti, mi sono rotta un’unghia.
Tragedia maxima. Non perché fossi particolarmente affezionata all’unghia in questione (quella del pollice destro) ma perché la poveretta, già corta di suo, dopo il mio "incidente" si è ridotta a un monconcino. Evvabbè…Se vi state chiedendo quale incubo possa aver avuto la notte scorsa per dilungarmi a parlare di un argomento così altamente filosofico come un’unghia spezzata, rincuoratevi: non ho fatto sogni particolari. Ma, dopo l’incidentino al ditino, mi sono sognata di leggere un paio di notizie dal mondo, una delle quali mi ha turbato addirittura per trenta secondi.
Poco prima di me, infatti, un’altra donna (una certa Lee Redmond, che vive a Salt Lake City, negli Usa), col suo Suv (la grandezza delle nostre auto dev’essere casualmente proporzionale a quella dei nostri presidenti) in seguito a un incidente si è spezzata tutte le unghie! La cosa curiosa è che le sue erano davvero unghie da guinness: erano lunghe complessivamente otto metri e 50 centimetri, visto che la signora-in-Suv non le tagliava da vent’anni!
In una trasmissione televisiva a cui aveva partecipato, la conduttrice aveva posto a questa donna dalle unghie più lunghe del mondo una domanda pregna di connotazioni ermeneutiche: dotata com’era di artigli lunghi quasi un metro come faceva a pulirsi il sedere o a farsi un bidet?
Se ci tenete a sapere il seguito, guardatevi il video (è una palla, ma una palla significativa: indica la direzione presa dalla tivù americana di intrattenimento: la stessa direzione della toilette):