Lacrime
Si piange.
Attenzione: nel mondo si piange.
Attenzione attenzione: nel mondo sono in tanti a piangere, e questa è la conferma che le lacrime non appartengono solo ai coccodrilli.
Ci voleva un campionato di calcio e una clamorosa scoperta scientifica per metterci di fronte allo spettacolo del pianto (non necessariamente greco).
Se vi è capitato di vedere la finale del campionato di calcio europeo (vi è capitato, eccome) avrete visto le lacrime di qualche inconsolabile giocatore (tralascio il nome perché non lo ricordo) che non riusciva proprio a smettere di piagnucolare.
Dopo aver scalciato (o tentato di scalciare) un pallone per 90 minuti e rotti i nostri calciatori (un ammasso di muscoli, gel e estratti conto ciccioni) si sono dati alle lacrime. Hanno dimostrato al mondo intero di essere fragili nell’anima, di sentirsi in colpa, di avere una riserva di liquido lacrimale da sfiumare. I "nostri" calciatori ci hanno dato spettacolo sopratutto fuori campo, oltre il novantesimo.
E, per una volta, il loro pianto non è stato per nulla contagioso. Non credo che nessuno di noi abbia pianto dopo la partita dell’europeo. Qualcuno si sarà incazzato, qualcuno si sarà sentito un po’ deluso, qualcuno avrà chiamato la mamma, qualcuno sarà andato al bagno. Ma sono pronta a scommettere che nessuno avrà pianto. E per fortuna!
Invece oggi mi hanno commosso (nel senso etimobello della parola) le lacrime di Peter Higgs, lo scienziato che ha scoperto il "Bosone di Dio". Higgs se ne stava lì, al Cern di Ginevra, uno tra i tanti seduti sugli spalti dell’origine dell’universo, e cercava di contenere le lacrime che si erano affacciate ai suoi occhi nel momento in cui la sua scoperta è stata diffusa. Higgs, un ometto qualunque (barba bianca, sovrappeso, pelle rosea, nessun logo sportivo addosso e nemmeno alcun tatuaggio) a un certo punto ha estratto un fazzolettino dalla tasca dei pantaloni, si è tolto gli occhiali e ha asciugato una lacrima o due. Higgs non è arrivato secondo o primo in nessun campionato: ha solo dimostrato che esiste una particella infinitesimale che a un certo punto ha "rotto la simmetria" e ha creato la materia e l’energia (sintetizzo la scoperta a mio modo perché ci ho capito pochissimo) che ci ha permesso di essere. Tutto qui. Higgs ha pianto perché ha capito qualcosa di più dell’essere, del nostro essere, del nostro esistere.
Ma ha pianto quasi con vergogna, tenendo e contenendo il piacere, la sorpresa, il dovere della scoperta. Di una scoperta.
Eh già. A volte il mito si annida in un fazzolettino, recuperato dalle tasche di un paio di pantaloni qualunque. E in qualche lacrima, versata (anche) per noi. Dentro un campo da calcio fatto di pianeti, stelle, costellazioni e buchi di tutti i colori.