L’incazzatura e i suoi fratelli
Capita che m’incazzo.
Che c’è di strano? nulla, ovvio. L’incazzatura è una reazione giustificata, sia che la causa sia giusta sia che non lo sia per niente. L’incazzatura dovrebbe far parte dei Diritti e doveri del cittadino. Dovrebbe essere sancita per legge, essere inserita in qualche Titolo della Costituzione. Un Titolo che non ha un numero fisso, ma i numeri che diamo noi. Di volta in volta.
Un post di questi, io bisogna che glielo dica a Fini, o a Papi, o al Boss(i), a uno di quelli che conta, a uno di quelli comandano (…mi sono dimenticata di nominare Ghebaffi): mettetevi a tavolino (quello dell’osteria va benissimo, quello del poker pure) e rifate la carta costituzionale.
Aggiungetevi questo paragrafo, suddiviso in articoli, commi e starnuti.
Reazioni del cittadino verso la cosa pubblica, privata o quel cacchio che è.
Articolo 1. L’incazzatura e i suoi fratelli
La Repubblica riconosce la funzione sociale dell’incazzatura, della parolaccia, del dito medio in erezione, del vaffanculo, della scoreggia e del rutto se espressi con funzione acclarata di sdegno.
Al fine del’elevazione di legittimi sentimenti quali spregio, disprezzo, disistima, odio feroce, in sintonia con l’esigenza della plateale manifestazione di tali stati d’animo, la Repubblica riconosce il diritto dei cittadini a potenziare l’ostilità verso gli avversari sputando loro in un occhio, prendendoli a sberle e cazzotti. Nell’ambito della reciproca forza assistenziale la Repubblica promuove le spontanee associazioni che possano trasformare uno scontro verbale e manuale a due in una rissa collettiva. Restando nei limiti sanciti dal presente articolo.
La Repubblica incoraggia l’uso dell’incazzatura all’interno degli ambienti domestici, ma sopratutto nelle arene pubbliche, negli studi televisivi, negli stadi e nelle trasmissioni di Bruno Vespa (vedi: articolo 124, Istituzione televisiva delegata a sostituire ed esprimere il pensiero dell’italiano medio quando questo – cioè il pensiero – latita).
Articolo 2. Disposizione non transitoria
Quanto espresso nell’Articolo 1 ha valore retroattivo, per cui chiunque si sia incazzato negli ultimi duemila anni ha fatto bene. Chi ha ingoiato il rospo (o la cicuta, o l’aceto mentre era sulla croce) è morto.
La cazzata di cui sopra per dire che se m’incazzo (e mi capita: capita che m’incazzi), magari ho il diritto di farlo.
Eppure non mi va.
Io non vorrei incazzarmi.
Io vorrei che a incazzarsi fossero gli altri. Per una causa giusta o per.
Per me.