Lo-li-ta
L’amico Uomo-della-Montagna, qualcosa come trenta secondi fa, da me interrogato come un oracolo sul cosa dovrei fare nelle prossime due/tre ore, mi ha dato il suo responso. Stasera (sabato, ore 21.13) non dovrei accendere la tivù su Sky (e nemmeno ricordo come si fa visto che per me la tivù è peggio del borotalco: polvere di starnuti), nè dovrei postare nel mio blog, nè dormire shakesperianamente la notte del nulla. Dovrei continuare a leggere Lo-li-ta che è il capolavoro letterario che mi ha preso al laccio bondage negli ultimi giorni.
L’amico Uomo-della-Montagna è convinto che dovrei – per questa sera – nabokoviarmi. Entrare di pancia petto gola dentro il libro e suggere passi mitici come "Io, per parte mia, ero ingenuo come sanno esserlo solo i pervertiti."
Mica è un cattivo suggerimento quello del mio amico. Ma mentre Lolita ammicca sulla mia scrivania, accanto alla tastiera, io non posso fingere di ignorare il mio bisogno di comunicare. Di comunicare. Di comunicare. E – e lo farei pure – di s-comunicare.