Matrimoni e altri disastri
Kate Moss si è sposata.
Abito lungo bianco trasparente che le si vedeva il culetto, la topmodella biondona è uscita dalla cappella (in senso religioso) di un piccolo paese della campagna inglese con il marito rockettaro Jamie Hince (d’ora in poi solo "il marito di Kate Moss").
La cosa simpatica è che il matrimonio, si presume tutto risolini e occhiatine di sguincio, è avvenuto contemporaneamente a quell’altro matrimonio, quello tutto aplomb e baricentro da cerimoniale, di Charlene e Alberto (vedasi alla voce: principi). Mentre i due sposi regali se ne stavano fermi impalati davanti a tot invitati impalati pure loro, Kate e il marito di Kate sono usciti dalle nozze come due bambini che giocano a maritarsi o a nascondino. Mano nella mano, mentre lei faceva la parodia della verginella agreste, lui – occhialoni da accecante sole inglese – è agusciato dalla chiesetta con tanto di sigaretta fumante in bocca e l’aria quasi disinvolta di chi ti dice: be’? che hai da guardare? è successo qualcosa?
Comunque non è di Kate che voglio discorrere e nemmeno di Charlene (a proposito: non era il caso che masticasse almeno una gomma mentre diceva oui?), io voglio parlare di matrimoni.
Anzi della cerimonia del matrimonio. Che si è adattata ai tempi metallici in cui viviamo. In Cornovaglia il team creativo Conceptshed ha creato la prima macchina per celebrare i matrimoni. Una cosa a metà strda tra un jukebox, un parcometro e il muso di una Cadillac.
Funziona così: i due sposi si piazzano davanti al distributore di nozze, ci infilano una sterlina, digitano nome, cognome e residenza.
Quando la macchina parlante chiede a ciascuno di loro se vogliono essere fedeli sempre in salute e malattia eccetera, lei e lui hanno due possibilità: schiacciare il testo Sì o il tasto Fuga.
Nel primo caso, la macchina sputa fuori un uovo che contiene due fedi di plastica e dice qualcosa tipo Andate in pace. Nel secondo caso la Wedding Machine torna in posizione off.
Pare che la macchina per fare i matrimoni sia stata commissionata, per il momento, da qualche imprenditore russo e brasiliano. Ma non è esluso che arrivi nelle città europee e italiane.
Poi basta solo che Morandi (ri)canti Fatti mandare dalla mamma a sposarmi e siamo definitamente una società-festival.