Mercì Macron
Insomma, ha vinto. Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Francia.
Non so se i lettori abbiano seguito la sua en marche ieri sera davanti al Louvre.
Il nuovo presidente francese era elegantissimo. Pantaloni blu, giacca blu, cravatta blu, soprabito blu (con un solo bottone allacciato), camicia bianca maniche lunghe coi polsini che debordavano appena dalle maniche blu, Manu Marcon ha fatto una passerella instagrammemorabile. Prima di salire sul palco per il discorso ha percorso un mezzo chilometro sulle note dell'Inno alla gioia di Beethoven. Non la finiva mai di passerellare.
Solo un francese giovane e tuttosommato-abbastanza-carino può permettersi il lusso di attraversare il piazzale estermo del Louvre prima di dire qualcosa. Senza il fiatone.
Dico: lo vedreste Sergio Mattarella camminare – sulle note di Oh sole mio – perpiù di 30 secondi? Lo vedreste Trump correre in tenuta da jogging con le Adidas ai piedi intorno alla Casa Bianca, sulle note di I can't get no satisfaction, per più di 10 secondi senza il mcburgerfiatone?
Manu Macron – ora lo sappiamo con tanto di videate spaziali – è l'unico presidente in carica a poter camminare senza inciampare. A poter scarpinare nel cortile del Louvre come se fosse il salotto di casa, a salire sul palco e dire tutti quei mercì, che nemmeno un cameriere de Le Procope in Saint-Germain-des-Prés ne ha mai sentiti pronunciare tanti in una volta sola.
Macron ha vinto anche per questo. Perché – fuor di metafora – si è messo in marcia. E ha pure ri-ri-ringraziato.
Ora – noi dagli spalti (senza muovere un muscoletto) – stiamo a vedere a che traguardo arriva. Con o senza Inno gioioso. Con o senza soprabito blu.