M’illumino d’incenso
Tranquilli.
I vulcanologi dicono che non è nulla. C’è una nube di silicati e metalli sospesa sopra le nostre teste dall’Islanda alla Toscana, dall’Atlantico agli Urali, ma probabilmente non c’è da preoccuparsi.
Certo: sono stati soppressi 13 mila voli europei, gli aeroporti sono diventati tendopoli per ospitare i passeggeri non più in partenza nè in arrivo, ma la tranquillità è gradita. Come l’abito scuro a una cena di gala. Peccato che qui lo scuro sia il cielo,
No, dico: lo avete visto? lo state guardando? No: non affrettatevi a tirare tendaggi pesanti: non sono quelli a lasciare zone d’ombra tra la vostra libreria e il ficus Benjamin. L’ombra è quella dei lapilli che dal vulcano islandese Eyjafjallajokull stanno danzando (spiritosi come l’ulcera) sopra le nostre capigliature. E’ vero, negli ultimi tempi ne abbiamo combinate di cotte (di abbrustolite, meglio) e di crude, ma quando abbiamo detto che ci saremmo cosparsi il capo di cenere non intendevamo…in quantità apocalittica. Anche perché tutto questo fumo intristisce le nostre meches, i nostri colpi di sole, i nostri colpi di testa.