Monica
Il bello e lo strano di un blog (di un blog come il mio) è che non ha temi nè limiti.
Il contentuto di quello che scrivo segue una sola, capricciosa direzione: quella dell’accidentalità. Qualunque cosa mi capiti, qualunque persona io incontri può finire in un post. Che non è un brutto posto (ce ne sono di peggio).
Il post è un imbuto, che appare quando te lo aspetti, o meno, per raccogliere quello che spargeresti dentro e fuori di te, anziché incanalarlo.
Monica (Masut) oggi finirà nel mio post.
Ci finirà senza saperlo, perché nemmeno io sapevo – prima di scrivere – che l’avrei fatta confluire lì: nell’organigramma dei miei pensieri e parole in imbuto.
Monica è un’amica e collega che conosco da 25 anni. Da quando entrambe eravamo in fasce. Diciamo che ci siamo "sfasciate" insieme, crescendo. Io e lei (parlo pure per lei) ci vogliamo un bene dell’anima. E’ un’espressione trita, lo so. Ma rende l’idea. Io e Monica ci vediamo relativamente poco. E ci raccontiamo l’una dell’altra il minimo indispensabile, tacendo moltissimo. Eppure sono sicura che ci comprendiamo fino-in-fondo.
I nostri silenzi, intervalli, pause più o meno congeniate, le nostre parole non dette e le troppe cazzate ridette ci fanno sentire amiche. Vi-ci-nis-si-me. Ci chiamiamo reciprocamente "befane", che non è proprio un complimento visto da fuori. Ma se non ci chiamiamo così ci sentiamo lontane.
Oggi, per esempio. Oggi ho visto Monica. E non le ho detto "befana" nemmeno una volta. Quando l’ho incontrata, dopo giorni di soli messaggi skype, le ho risparmiato ogni epiteto. Abbiamo cianciato, parlocchiato/sbuffato di lavoro e non ci siamo nemmeno toccate. Non ci siamo dette befana sei tu.
E ora mi rendo conto che non l’abbiamo fatto per stanchezza. Ma non nei nostri confronti. Nei confronti degli impegni che negli ultimi tempi ci hanno sommerso, come un’onda.
Io e Monica ci siamo quasi rispettate oggi. Mantendendo la conversazione e l’approccio larghi come un elastico delle mutande ormai andato (la similitudine è stata scelta accuratamente), io e Monica ci siamo distratte da un abbraccio che è un laccio.
Ed è per questo che ho scritto un post. Perché oggi non ho detto a Monica: Ciao befana! Un saluto che è un imbuto, ma di impagabile affetto, sia chiaro.