Ninfomane!
Mi è appena stata segnalata (c’è qualcuno che conosce i miei gusti! sììì!) una notizia stuzzicosa. Questa: il prossimo 30 aprile (segnatevi la data: al cine magari ci andiamo tutti insieme appassionatamente), nelle sale italiane uscirà Valérie – Diario di una ninfomane, una pellicola che si promuove con una locandina un pochetto osè (c’è una donnina che si fa infilare una mano nelle mutandine di pizzo nero-ovvio).
Ebbene dove sta il qui-pro-quo? nel fatto che a Roma-censurona, la locandina è stata bocciata. Non è proprio stata approvata! Quia? be’: prima di tutto per l’immagine non proprio castigata (la mutandina è meno hard di quelle della Triumph, ma fa nulla), in secondo luogo perché nel titolo del film c’è la parola (oh mamma, che flash) "ninfomane".
Insomma pare che a Roma una locandina con la mutandina associata alla parola ninfomane non possa essere affissa sui muri. E pare che il motivo per cui questo non possa accadere sia il seguente: a Roma c’è il Vaticano.
Ora: io capisco che il Vaticano, da solo, possa occupare tutti i muri con licenza d’affiggere della capitale, ma lasciare uno spazietto per la promozione di un film che magari fa appena rientrare delle spese il produttore, no?
Oh mamma! quanta pazienza! E ci vuole davvero, eh? sì perché un paio di giorni fa, per una censura moraleggiante di ritorno (non si da quale luogo esot(er)ico) è successo che nel negozio Coin di via dei Calzolai a Firenze, la polizia abbia sequestrato addirittura una PAPERELLA EROTICA! Nel reparto intimo della Coin infatti c’erano oggetti spudorati come pesci-vibranti, che una signora ha pensato bene di denunciare alle forze dlel’ordine.
In seguito alla denuncia, gli agenti della polizia municipale si sono recati alla Coin, si sono mimetizzati tra i reggitette e culotte e hanno contestato al direttore del negozio la violazione dell’articolo 28 del nuovo regolamento di polizia urbana («La vendita di articoli erotici riservati esclusivamente ai maggiorenni è ammessa solamente in esercizi commerciali che consentano la necessaria riservatezza, che abbiano l’ingresso distante almeno 200 metri da scuole, giardini, edifici destinati a luogo di culto o alla memoria dei defunti e dalle cui vetrine o mostre non sia possibile scorgere l’interno del locale o i prodotti messi in vendita. Qualora negli esercizi si vendano anche altri articoli in libera vendita, deve essere salvaguardata comunque la necessaria riservatezza e i prodotti destinati esclusivamente ai maggiorenni devono essere conservati o esposti in zone non immediatamente visibili»).
Tutto questo è accaduto da noi, "in Italia" (avete mai sentito la canzone di Eugenio Finardi, Dolce Italia? http://www.youtube.com/watch?v=OnWLoJ7BxOo&feature=PlayList&p=81CE55E502457ACE&playnext=1&playnext_from=PL&index=27).
Siamo dunque diventati la patria della censura coatta e del perbenismo forzato?
Ma no, dai! a Milano in questi giorni c’è una mostra di design tutta da gustare. In via Botta 8 (l’indirizzo è autentico, giuro) è allestita la mostra Love Design dove sono esposti oggetti di design erotico, come i preservativi ideati da Morgane Pluchon e Quentin Simonin che vanno infilati su banane, peperoni, carote e altri ortaggi per trasformarli in oggetti di piacere
o la lampada Bedside Lamp di Matteo Cibic che nasconde un vibratore (si può dire vibratore in Italia?)
Insomma: a Roma censurano la manina che allude, a Milano mettono in mostra il vibratore d’autore. Due mond(due modi di vedere la vita), stessa patria.