Non voglio il rimorso/rimborso Imu!
Domenica pomeriggio.
Mi pare che l'Inter abbia vinto col Chievo, che fuori ci siano 8 gradi e che domani sarà nuvoloso.
Mentre zampetto tra notizie, crostoli, frittelle, vestiti da stirare e meteo, scopro che Papi-Berlusconi ha tirato fuori il coniglio (non James) dal cilindro: la sua proposta per un eventuale nuovo governo si riassume nella promessa di risarcire coloro che nel 2012 hanno pagato l'Imu sulla prima casa.
Mi gratto.
Tanto per fare qualcosa.
Ma anche perché penso, grattandomi, che io il risarcimento non lo voglio. Non voglio che il fisco mi risarcisca (il termine è di Papi-Berlusconi) degli 8 euro e rotti che ho versato sulla mia casa.
Non voglio!
Ricevere il risarcimento degli 8 euro e rotti dal fisco, per me vorrebbe dire:
– firmare una raccomandata. (Non la fatela facile: siccome sto pochissimo a casa, per me firmare una raccomandata vuol dire andare in posta, prendere il ticket, fare la fila, chiacchierare per cortesia con le due persone che conosco e non vedo da un secolo, presentarmi allo sportello; cercare la carta d'identità tra la marea di oggetti che si affastellano nella mia borsa e consegnarla a chi di dovere; aspettare che l'impiegata si eclissi nel back stage; firmare la ricevuta, prendere la lettera del fisco);
– andare in banca (Non fatela facile: andare in banca vuol dire: mettere in moto l'auto, parcheggiare sperando di trovare un posto, entrare nell'istituto di credito, prendere il ticket, fare la fila e dire all'impiegato di accreditarmi gli otto euro del fisco sul mio conto corrente, sperando non ci siano oneri da versare per l'operazione);
– ricordarmi di ricordarmi se sono andata a ritirare gli otto euro di risarcimento di fisco.
Insomma: io non so quanto abbiate pagato voi sulla prima casa, ma io ho versato così poco (va be': ho una casa piccola, si vede) che la restituzione della tassa mi incasinerebbe la vita.
Piuttosto vorrei (dovendo strofinare il prossibile candidato premier come fosse una lampada d'ottone): non dover pagare alcun ticket sulle prestazioni ospedaliere (lì sì che farei lo sforzo di chiedere il risarcimento di centinaia di euro); non dover pagare l'iscrizione a scuola di mio figlio (centinaia di euro pure lì); non dover pagare le tasse universitarie di mia figlia (migliaia di euro); non dover pagare il mio dentista (80 euro per pulire gli incisivi e i canini); non dover pagare il biglietto del treno più di un biglietto aereo; vedermi rimborsare la benzina che uso per andare da qui a lì e che finisce in un nanosecondo; non pagare il cinema (è un imprescrittibile momento formativo, non solo di svago!); non pagare il collegamento interner e wifi (devo pur tenermi connessa al mondo, no?); non pagare latte e pane (sono alimenti base, e lo stato dovrebbe fornirli gratuitamente.; non pagare l'acqua (è una risorsa di tutti).
Ecco: scritto questo, sarei disposta a pagare tutto il superfluo. Non ho seconde case, barche, investimenti finanziari, alberghi…Però ho un coniglio nano: se c'è da pagare una tassa per smltire le sue caccole, sono qui. Anche se, a dire il vero, le butto già – con successo – nelle campanule dei geranei rinsecchiti.