Obiettivi, scopi e desideri
A dire il vero, ci sono parole, temi, circostanze che non richiederebbero – per loro natura – l'amplificazione.
Nemmeno quella (contratta) di un blog, come il mio.
Ma il bello di alcune parole, di alcuni temi, di alcune circostanze è la condivisione. E quindi.
Quindi amplifichiamo, o meglio: condividiamo.
Oggi a pranzo abbiamo divorato (lontano dagli occhi arrossati di James) gli ossibuchi alla milanese che mia mamma Margherita cucina in modo sublime. Mia mamma ha vissuto infanzia e giovinezza a Milano e tre cose culinarie le sono rimaste nel cuore-del-ricettario dopo aver lasciato la capitale lombarda per trasferirsi, per amore, a Vittorio Veneto: gli ossobuchi, il risotto allo zafferano e le cotolette. Il risotto ce l'ha propinato (senza successo) per un ventennio, poi si è arresa. Le cotolette sono state la farcitura prelibata del mio panino finché ho deciso che erano decisamente troppo caloriche. Gli ossibuchi, con tutto quel corollario di scorzetta di limone e di acciughe, sono stati eletti a pranzo-della-domenica.
Dunque oggi, a pranzo-ossobuco. abbiamo dissertato di scopi, obiettivi e desideri intimi. Eravamo in tre a parlarci addosso ed eravamo in disaccordo.
Per me i desideri che si coltivano, nel cuore, fin dall'adolescenza non rappresentano per forza obiettivi, o scopi. Sono paletti fulgenti da superare nella corsetta-a-ostacoli della vita. Emozioni (concrete) che danno valore all'esistenza, ma che raggiungi (e superi) senza strategie e sforzi particolari.
Gli altri dicevano che desideri e obiettivi sono sinonimi. Che sono mete da conquistare. E che quindi hanno poco a che vedere con l'intimità, perché si traducono in atti esteriori. Dicevano che i desideri, in fondo, sono obiettivi. E gli obiettivi coinvolgono per forza gli altri. Il resto del mondo.
Insomma: la discussione – oltre l'osso smangiucchiato – era abbastanza teorica. E – tanto per restare in tema – priva di uno scopo definito. Era una questione meramente dialettica.
Ma a me è piaciuta quanto la pietanza di un convivio ben apparecchiato. Tanto che mi sto tuttora chiedendo se vi sia una differenza, o distanza, tra un ossobuco alla milanese e uno alla romana, oppure tra un desiderio, un obiettivo, uno scopo.
Sotto Natale (ma non ditelo a Renzi che se no ci fa un hashtag) per fortuna succede anche questo.