Piove, governo eccetera
Non so se ve ne siete accorti, ma piove.
Piove sulle tamerici salmastre e arse, piove sull'asfalto bagnato, piove sulle zampette del mio coniglio nano, e su questo post.
Piove
La pioggia incessante, oltre a umidificare pensieri e parole, offre il la a ingloriose riflessioni sul monotema dell'acqua. Che hanno a che fare con i modi di dire: ataviche verità, maturate al solleone dell'esperienza umana, o stronzaggini proliferate ad arte? (Se non fosse per la scomodità dell'ombrello che ci copre, potremmo discuterne).
Le riflessioni (volendo accendere un talkshowblog) sono le seguenti:
- Se piove, il governo è ladro? E se è ladro: a chi ruba?
- Quando si dà la buonanotte al secchio, quest'ultimo dorme meglio?
- L'acqua che passa sotto i ponti, potrebbe essere trasformata in energia idraulica (facciamo due conti: non si sa mai)?
- Se non è zuppa e è pan bagnato, a chi lo diamo in pasto?
- Tanto tuonò che piovve: la formula vale solo al passato remoto?
- Se si fa di necessità virtù, cosa si potrebbe fare con tutta l'acqua che sta venendo giù?
- Uno che ne pensa cento, prima di farne una, col brutto tempo prende tempo?
Ecco: mentre piove, prendiamoci la briga di dare una risposta a questi grandi interrogativi.
Poi, quando verrà il bello, ci chiederemo perché la gatta continua ad andare al lardo e a lasciarci lo zampino, quando ha la ciotola di crocchette del supermercato, comodamente allogata accanto al divano.
Oppure ci chiedremo perché "qui gatta ci cova": sarà mica perché fuori piove ancora?
Eccetera