PIove sul Veneto indipendente
Di solito – a quest'ora – faccio il "cambio di stagione", cioè apro l'armadio, prelevo maglioni e giubbotti pesanti e li stocco in una scatola ad hoc. Negli spazi, negli interstizi e nei cassetti liberati, poi depongo ordinatamente (be'; non proprio ordinatamente) magliette mezza-manica e golfini di cotone leggero
Ma oggi no. Oggi ho realizzato che non devo fare il cambio di stagione, ma di regione. O di stato.
Il Veneto, cioè la terraferma con laguna incorporata a cui appartengo, da oggi non è più Italia, ma qualcos'altro. Una repubblica indipendente. E sovrana (come mi piace questa parola! mi ricorda la bistecca…ops! mi dicono che la bistecca è di sorana, non di sovrana: faccio delle figure da pollo pure quando scrivo).
Comunque, due milioni e rotti di persone a quanto pare hanno votato per l'indipendenza del Veneto e nelle piazze una folla esultante ha brindato al nuovo stato.
Tutto si è svolto in maniera pacifica: la gente, da casa, ha preso il pc, l'iphone, il tablet, il tostapane, il forno a microonde, la lavastoviglie e il phon e ha stabilito democrainternettamente che la regione Veneto divorziasse dal resto della penisola a cui sta attaccata (con le sue cuciture idro-orografiche).
Io non ho partecipato al voto.
Devo dire la verità: sono stata un po' distratta. Non mi sono collegata al sito-plebiscito.eu nemmeno quando ho caricato la lavatrice e non ho espresso nessun parere. Nemmeno mia mamma Margherita l'ha fatto. Nemmeno mio padre. Nemmeno i miei figli. Nemmeno gli amici più intimi. Nemmeno i vicini di casa e nemmeno il coniglio James. Nessuno di quelli a cui ho parlato di Questa Grande Operazione ha detto di aver voltato per l'indipendenza del Veneto e questo un po' mi turba. Mi fa capire che Tutti Quelli Che Conosco sono indipendisticamente emarginati. Non hanno dato un contributo che sia uno alla nuova repubblica.
Forse perché ha piovuto.
Ieri e oggi sul Veneto indipendente (a proposito: forse è è un po' troppo pendente: qualcuno dovrebbe raddrizzarlo) ha piovuto.
Ha piovuto sul radicchio precoce e su quello tardivo. Sulla radicea e sulla zimoa. Sullo zerbino di Veronica (il cane Macchia si diverte a spostarlo dall'ingresso) e sul tettuccio della Citroen della mia amica Olga.
Da 24 ore sul Veneto indipendente piove.
Piovono pure polemiche (i soiti scalzacan) sulla decisione, presa armonicamente e senza spargimenti di zucchero a velo, di essere non più una regone, ma uno stato.
Non c'è da farci caso. L'importante è che la mia nuova carta d'identità sia rosa confetto, che la mia foto sia uguale alla foto di Angelina Jolie e che la mia età dichiarata sui nuovi indipendissimi documenti non superi i 30.
Per il resto, mi va tutto bene. Che il Consiglio dei 10 sia di 15, che la Repubblica sia trendissima anziché serenissima, che il Doge sia vestito Armani, per me non fa differenza.
L'importante è che quando vado a Caneva, cioè in Friuli, non mi si dica che sono un'extracomunitaria, perché certe etichette mal si adattano al mio impermeabile.
Perché piove, governissimo! Piove.