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[Home Altro Quello che salverei]
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[ 27/11/2009 di Emanuela Da Ros 0 Commenti ]

Quello che salverei

"In fondo questa mia vita è un eterno concerto, un palcoscenico animato ogni giorno di più".

Mi chiedevo (tra il dire, il fare, il mangiare, il bere, il non-fare) quali sono le cose, le persone, le idee, le faccende che salverei, in questa vita.

E mica è una domanda-dallo-spessore-zero. Chiedersi che cosa salveremmo della nostra quotidianità può forse restituirle un senso.

In fondo questa è  l’operazione che ogni credente farebbe di fronte a un confessionale.

Ma io, laica; io, agnostica; io mi confesso qui, di fronte a una tastiera. Di fronte ad alcuni potenziali lettori. Sono loro i miei confessori.

Che cosa salverei oggi della mia vita?

Prima di tutto la vita. Per quanto sia oscura, chiusa, scialba, sottile, avulsa da, la vita io la salverei (senza condizionale).

La salverei dai nemici, dalla malattia, dalla morte, dall’ipocrisia, dal vacuo. E dalla notte nera. Salverei la vita nel sottobosco delle angherie, nel greto di un fiume in secca, tra i tentacoli insidiosi di un’improbabile medusa. Io salverei la vita.

Salverei i miei figli. E quelli degli altri. Salverei i bambini e i ragazzi. Li metterei su una scialuppa e li guiderei verso un porto, un golfo che non conoscesse tempeste invincibili.

Salverei il mondo. Con le sue contraddizioni, la sua circonferenza, la sua imperfezione, il suo essere schiacciato ai poli.

Salverei le Dolomiti dal loro sgretolarsi, Dante dall’oblio (inevitabile), il naso di Cechov, il pene di Kureishi (Mezzanotte tutto il giorno), il battesimo di Cristo di Piero della Francesca, il Divenire di Einaudi, Mark Knopfler, la pioggia nella giungla di Rosseau il Doganiere, la pioggia nel pineto di D’Annunzio, il metro di Londra, il Fisherman wharf di san Francisco, l’espressione di disapprovazione della mia mamma di fronte a troppe faccende, la passione per la caccia di mio papà, l’incipit di Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg, i Promesi Sposi, l’incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore; l’Orlando furioso, Kavafis, Borges, Calvino, Rodari, ..oh mamma: salverei centinaia di autori e milioni di canzoni e trilioni di parole ("ciangottare", "vagolare", " procrastinare", "emulsione", "umore", "amore") e vagonate di foto e immagini e un coacervo di film e una battutoteca di battute da film e un orizzonte di primi piani e piani americani e piani sequenza. E…

E adesso spogliati come sai fare tu. Dimmi cosa salveresti tu.

 

vita
Signora Depp
La "nota" ai tempi del cellulare

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