Silvio per sempre (chi ce ne scampa? Fini?)
Ho alcuni amici-veri che sono berlusconiani convinti. Amici, a cui – lo sottolineo – non rinuncerei mai, perché mi hanno confermato onestà, lealtà, generostà, appoggio, sincerità e sostegno. Amici che potrei chiamare nel cuore della notte (ammesso che soffrano d’insonnia come la sottoscritta) e che so mi verrebbero in aiuto, se ne avessi bisogno.
Questo per dire che, quando parlo male di Berlusconi-Papi, lo faccio con una punta di sentimento ferito. Non verso questo imbarazzante personaggio, ma nei confronti delle persone che stimo e che pure credono in lui…
Eppure. Eppure di fronte al facciotto plastico di Papi che dice "Ci saremo per sempre" io mi sento venir meno. Dal mio pulpito basso quanto lo zerbino di casa, credo che se Berlusconi-Papi (le connotazioni ridondano) oggi sta a capo del nostro paese la responsabilità sia di un mondo politico (ideologicamente collocato anche a sinistra) che ha svolto un’opposizione talmente incosistente e vacua da permettere a Papi di stare esattamente dove sta. Su un trono che vacilla. Su una poltrona tarlata e scriocchiolante come non mai.
Anche il mio è discorso vacuo: ne ho la consapevolezza. Ma – parafrasando male Bennato – potrei dire che "ormai mi sono cadute le braccia". Che quando leggo spot politici (assemblabili a un qualunque altro prodotto merceologico) che recitano "Noi ci saremo per sempre" o "Silvio c’è" penso che abbiamo raggiunto lo scaffale dell’eutanasia. Politica.