Slogan palindromo
L'altra sera sono passata per Pinidello.
Pinidello è una piccola frazione di Cordignano (Treviso). Una frazione a cui sono legata per un motivo molto intimo: a Pinidello era nato il primo cane che ho abbracciato, sbaciucchiato, coccolato per quasi 13 anni, prima di trovarlo privo di vita una mattina. Il cane che era nato a Pinidello, e che è stato il mio primo cane, si chiamava Pucci ed era un incrocio splendido tra un Setter inglese bianco arancio e un Espanuel Bretone. Pucci era un cane da caccia, ma soprattutto da amare.
Quando facevo l'università, spesso era con lui che ripassavo ad alta voce i testi degli esami che preparavo. Penso che Pucci sapesse l'archeologia cristiana e l'arte bizantina almeno quanto me. Solo che preferiva star zitto, quando lo interrogavo.
Questione di pudore, probabilmente.
Ho divagato.
Dicevo che l'altra sera, passando per Pinidello, ho notato sul muro di una delle cabine/traliccio dell'energia elettrica uno slogan: Lega ladrona.
Non ho resistito alla tentazione di fotografarlo. Perché – anche se non aveva caratteristiche stilistiche eccezionali – la diceva lunga su come cambia la crosticina della politica. Su come uno solagn può diventare palindromo, cioè essere letto al contrario.
Per oltre dieci anni, percorrendo la provincia di Treviso in lungo e largo m'è capitato di leggere centinaia di volte la scritta Roma ladrona: era dappertutto. Sui cassonetti delle scoazze, sui monumerni di marmo, sui muri delle case private, sui muriccioli di contenimento, sui pilastri dei viadotti, su colonne pseudo corinzie e sulle edicole di qualche chiesa romanica..
Roma ladrona era il monito (arrogante) griffato qua e là: un grido di rabbia spruzzato (o sputato) dove capitava.
Poi è successo che la Lega (che aveva fatto suo quello slogan pure a parole e comizi, a Roma c'è andata. Ha governato per oltre dieci anni a braccetto col Pdl. Più di un leghista è diventato ministro firmando leggi e leggine (o negando di averle firmate, ma questa è un'altra storia). E' successo che Roma (ladrona) è diventata la casa/bottega di centinaia di esponenti leghisti. Le scritte, gli slogan però sono rimasti. Anzi, qualcuno li ha pure rinnovati quando sbiadivano. Tanto per ribadire il concetto.
E ora? Ora quello slogan ha cambiato soggetto. L'attributo è rimasto lo stesso, ma Roma, a quanto pare, se l'è tolto dalle scatole. Per affibbiarlo, a quanto pare, agli stessi che lo avevano coniato.
Che c'entra tutto questo con Pucci?
Niente. Pucci non avrebbe mai insozzato un monumento: i suoi occhi dicevano che aveva capito benissimo la lezione di estetica e che, se avesse voluto sostenere l'esame, un Trenta e lode lo avrebbe acciuffato al volo. Come un fagiano