Ultimi!
Beati gli ultimi perché saranno i primi (eccetera).
Non so se le verità bibliche ci azzecchino qualcosa con i prodotti-interni-lordi.
Ma c'è da sperare che sia così.
C'è da sperare (che altro si può fare, papa Francesco?) che l'Italia, che è l'ultimo paese nella graduatoria Ue per investimenti in cultura e istruzione, prima o poi diventerà primo.
Primo, magari, nell'elenco dei paesi europei più analfabetizzati.
Ad oggi, l'Italia destina alla cultura l'1,1% del Pil, contro il 2,2% medio dell'Unione Europea.
Per il nostrobelpase (lo stesso che – secondo l'Unesco – ha il più alto numero al mondo di beni-patrimonio dell'umanità), la cultura è così poco importante, da relegarla tra le spese accessorie, quelle a cui vanno destinate le briciole, i rimasugli del bilancio, qualche spicciolo che avanza.
Nell'unione europea, persino la Grecia (lacerata, come si sa, da una crisi economica da paura) investe in cultura più dell'Italia.
Noi, la Grecia, la battiamo solo negli investimenti destinati all'istruzione dove, pensa un po', siamo al penultimo posto in Europa. Alla scuola, l'Italia destina l'8,5% del proprio Pil contro il 10,9% dell'Unione europea.
Non c'è che dire: siamo lungimiranti (nella nostra vertiginosa miopia).