Un cacciabombardiere alla porta
E noi, mozione o non mozione, arriveremo ai caccia.
A quanto pare spetterà al parlamento dire sì all'acquisto. Ma quello che io trovo incomprensibile non è chi avrà l'ultima parola nè il come nè il quando. Quello che non capisco (non capisco parecchie cose, a essere onesti) è perché un governo che è in crisi nero di seppia, al verde come la pasta col pesto, alla frutta (scusate le metafore: sono in fase digestiva) si ostini anche solo a parlare di F35. Cioè della possibilità di spendere il denaro che non c'è per dei cacciabombardieri.
Attendo lumi. Perché quelle dichiarazioni che bisogna adeguarsi alle direttive Ue, che il programma di difesa è inizato 20 anni e mica si può abbandonarlo come una partita a scopone, che per "amare la pace bisogna armare la pace" mi sembrano piuttosto incolori: delle prese per i bacelli.
Perché io, nel mio minimum fax, penso che se l'Italia può essere paragonata a una grande famiglia, e quella famiglia fatica a trovare i soldi per mangiare sano, per mandare a scuola il pupo, per curare la psoriasi del nonno, non dovrebbe nemmeno pensare ad acquistare un nuovo fucile a pallettoni (in sostituzione del vecchio che s'è arrugginito) nell'ipotesi che il vicino l'aggredisca e/o la derubi.
Se il bilancio fa acqua, perché il tetto è senza tegole, non è meglio aggiustare la copertura o, al limite, comprare un secchio anziché un nuovo citofono?
D'accordo: hanno un musino d'acciaio così simpatico che resistergli è impossibile, e quando rombano fanno venire i brividi 'sti bombardieri. Ma che ce ne facciamo? In che giardino li mettiamo? e poi: ce l'abbiamo un giardino?
Siamo sempre nel campo (minato oibò) delle metafore fuorvianti.
Ma è che proprio io non capisco.