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[Home Altro Un caffè macché a Oderzo]
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[ 04/09/2011 di Emanuela Da Ros 0 Commenti ]

Un caffè macché a Oderzo

Forse mi aspetto troppo dalla vita. E anche dalla barista.

Vi racconto questa.

ieri sera, sabato sera, verso le otto e mezzo io e l’amica Romina ci troviamo a Oderzo.

Nonostante sia relativamente presto siamo entrambe rincoglionite (rintronate è il traslato lessicale bon-ton) dalla stanchezza, così stabiliamo che è urgente berci un caffè. Parcheggiamo vicino alla piazza centrale, affollata di gente (ah: la piazza di Oderzo, di sera, è bellissima, rischiarata e riscaldata com’è dalla luce gialla dei lampioni); scendiamo dalla Punto grigia con le tendine di Hello Kitty (mia figlia Stefy ha avuto la compiacenza di prestarmi la sua auto visto che la mia ha dato forfait) e ci sediamo al tavolino di un caffè che porta fuori l’insegna "Caffè".

Ci sentiamo in una botte di ferro o, meglio, vista l’intenzione: in una tazzina di ceramica.

Io e la Romi gà assaporiamo l’effluvio e l’aroma di quel caffé che ci permetterà di stare sveglie per qualche ora ancora.

Dopo alcuni minuti (fuori dal locale ci sono altri avventori) arriva al nostro tavolino una delle tre bariste che avevamo intravisto dietro il bancone.

– Desiderate?

– Due caffè. Macchiati.

Il desiderio si è tradotto in parole. Io e Romina, si-len-zio-sa-men-te (il grado di rincoglionaggine ci vieta le didascalie verbali), attendiamo che la parola caffè si materializzi pur senza solidificarsi, che fumeggi, che scaldi la nostra serata del sabato.Che allontani il torpore che ci sta rubando alla vita opitergina.

Due secondi e la giovane barista torna al nostro tavolo.

– Scusate, ma niente caffè. Abbiamo già lavato la macchina. Se volete qualcos’altro…

Ora. Ora io capisco che lo stadio di rincoglionimento sia più diffuso di quanto uno possa ipotizzare, ma. Ma lavare la macchina del caffè alle otto  e mezzo di sabato sera e venirlo pure a dire a due "clienti" non è un po’ tonto?

Va be’ che uno può dire…bah: la cultura dell’ospitalità si è fermata a Venezia, qui siamo in provincia di Treviso ed è un altro paio di spalline. Ma. Ma negare un caffè alle otto e mezzo di sera perché si è già lavata la macchina mi pare, be’, mi pare fuori di ogni grazia ristorativa.

Per la cronaca, io la Romi il caffè ce lo siamo bevuto un bar più in là. E Davide, il cameriere, ce l’ha servito pure col biscottino all’amaretto. Vuoi mettere?

Il Governo fa manovra
Cose (indigeste) dell'altro mondo

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Emanuela Da Ros

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