Sciopero studentesco, ha ancora senso?
Oggi in 70 piazze di tutta Italia, si sono svolti cortei e manifestazioni, con lo slogan "Scrivi scuola, leggi futuro". L' Unione Degli Studenti e la Rete Degli Studenti Medi ricordano alla politica che "Non è più tempo di targiversare" e che "Il provvedimento del governo è assolutamente insufficiente". Il decreto Carrozza non è abbastanza, anzi, è praticamente inutile per risolvere la molteplicità di problemi della scuola italiana. Ma quello che oggi (lo scorso anno, due anni fa, tre, quattro, ma anche, cinque anni fa) mi sono chiesto è se ha ancora senso fare scioperi in Piazza. Il fatto è molto semplice; per quanto si manifesti, ogni anno, nello stesso periodo (ottobre/novembre), mai nulla cambia, la politica è sorda (frase ormai diventata cliché), quindi, a che serve? Qualche anno fa ero anche stato contrario ad uno sciopero indetto dalla Rete degli studenti, perchè credevo (e tuttora lo penso) avesse più senso andare a scuola e seguire tutte le lezioni, per poi al pomeriggio spostarsi il piazza e manifestare, in modo da opporsi alle battute di certi ministri ed esponenti di governo dell' epoca, che ripetevano come un disco rotto "Gli studenti in Piazza sono dei fannulloni".
Questa mattina, invece di recarmi a Treviso o Venezia, dove immaginavo ci sarebbero state manifestazioni molto partepicate, con un gran numero di giovani per le strade, ho deciso di recarmi a Conegliano, dove circa duecento studenti hanno realizzato un corteo da Pio X fino in Piazza Cima, dove si è svolta un'assemblea pubblica più che interessante. Di fronte all' Accademia, non sono stati fatti grandi discorsi da parte di qualche importante personalità, ma gli studenti si sono seduti ed hanno inziato un confronto tra di loro, prendendo uno ad uno la parola e dicendo ciò che nel servizio scolastico non funziona. I problemi della scuola e dei serivizi, la maggior parte dei miei coetanei, li conoscono, per cui non mi dilungherò troppo ad elencarli, trascrivendo solamente ciò che è stato detto questa mattina dai/lle ragazzi/e: trasporti pubblici sempre più costosi e meno efficenti (c'è chi paga cinquecento euro, se non di più), tasse scolastiche (chi cento euro, chi duecento), digitalizzazione farlocca (libri che costano di più perchè contenenti un inutile cd, registro elettronico che i professori non sanno usare, wi-fi che non funziona, non è accessibile o non c'è proprio negli istituti), strutture che cadono a pezzi (scuole con finestre che cadono, scuole con 2/3 dell' istituto a rischio sismico), malfunzionamenti dei sistemi di riscaldamento delle aule, docenti (una minoranza) impreparati e impossibili da sostituire, classi sovraffollate (quasi trenta studenti in classi da venti), laboratori con strumentazioni vecchie e spesso inutilizzabili, e viaggi d' istruzione di pochi giorni (che per una scuola come il turistico, è tra le attivià più importanti). Questi i principali punti toccati. In poco meno di due ore di interventi, si è potuto capire il sentimento maggiore dei giovani, che a mio modesto parere si può riassumere in questa frase: noi non contiamo nulla. Perchè questo è il messaggio che arriva continuamente dalla classe politica. La scuola è stata massacrata, riducendo i fondi, le ore di lezione, gli strumenti, tagliando (lasciatemelo ricordare) i finanziamenti agli insegnanti di sostegno, lasciando soli i bimbi e i ragazzi disabili, che sono stati mollati nell' angolo più buoio del dimenticatoio politico (ahimè, non spostano abbastanza voti per fare vincere o perdere delle elezioni). Detto queso però, la situazione di questa mattina era interessante anche per un' altro motivo. Vicino alle scalinate, un centinaio di studenti discuteva appunto di quanto scritto prima, mentre attorno, sfilavano gruppi di loro coetanei (immagino anche compagni di classe) totalmente disinteressati, che ogni tanto si fermavano ad ascoltare, per poi magari fare una risata, o fare qualche grida quando, ad esempio, una ragazza si sfoga denunciando un certo razzismo all'interno delle aule scolastiche. Questa era la situazione, per qualcuno ovvia, ma secondo me a dir poco fastidiosa. Da un lato chi cercava un confronto e manifestava coerentemente contro ciò che non funziona, dall'altro la mancanza totale di interesse.
Ed ecco che qui torno al punto di partenza. Ha ancora senso, se tantissimi studenti ne approfittano per andare al bar (lo so, è una storia vecchia, ma non per questo non criticabile), se tanto la politica fa come gli pare, e se ogni anno sempre nello stesso identico periodo si fanno più o meno sempre le stesse manifestazioni, continuare a fare lo sciopero studentesco? La mia risposta è si, ma un 'sì' con motivazione e ulteriori argomentazioni al seguito. Ha senso perchè di scuola se ne parla (sempre che non crolli qualche istituto, o che qualche giovane non si suicidi per delle discriminazioni, o altri tristi motivi) solo tre volte l'anno: prove di maturità, inizio anno scolastico, e manifestazioni studentesche. Quindi ben venga che i mezzi di comunicazione parlino almeno una volta all'anno di questi problemi. Dopodichè ha senso fare queste manifestazioni, perchè così si può sensibilizzare l'opinione pubblica (oggi una signora sulla cinquantina mi ha fermato chiedendomi perchè ci fosse la manifestazione e ancora prima di farmi rispondere ha affermato 'ma cosa vogliono ancora sti ragazzi??'). Però non si creda di poter cambiare le cose con gli scioperi (forse negli anni sessanta/settanta), non ci riescono più neppure gli operai, o altri addeti del mondo del lavoro, figurarsi gli studenti. Per quest' ultimo motivo quello che voglio fare è un invito il più amplio possibile. Vanno bene gli scioperi, vanno bene le assemblee di classe o d'istituto (a mio parere diventate inutili), vanno bene queste cose; ma visto che non bastano, immaginiamo qualche altra modalità per farsi sentire. Lo scorso anno il Liceo Scientifico Marconi di Conegliano aveva realizzato una bellissima serata per raccontare ai genitori, i vari problemi del mondo della scuola. Questo potrebbe essere un nuovo metodo per essere ascoltati, non più il semplice sciopero (che come ho detto, va più che bene, ma non ormai non basta), ma una serie di iniziative atte ad una sempre maggiore informazione, non solo limitata ai ragazzi della nostra età, delle nostre scuole, ai nostri professori, ma ai genitori coloro che hanno a cuore la nostra istruzione (e coloro che possono spostare i voti per far vincere o perdere un'elezione), e poi dai genitori a qualsiasi altra persona. Infine però, vorrei fare anche un ringraziamento alla Rete Degli Studenti, degli universitari (ecc), perchè almeno ogni anno smuovono un pò le acque, ricordandoci che la scuola è la parte fondamentale di un Paese, e quando l' istruzione non viene considerata, uno Stato cola a picco (come sta succedendo in Italia). Ma quello fatto finora, non basta più. Vorrei ringraziare anche i docenti, quelli che negli anni hanno continuato ad impegnarsi e a dare il massimo (e sono la maggioranza) anche se continuamente attaccati da certa classe politica, e costretti molte volte a lavorare in condizioni difficili.