IL VENEZUELA DI NUOVO SOTTO ATTACCO
DI MARIA PAEZ VICTOR
17.2.2014 Counterpunch
Ancora una volta è in corso un attacco molto ben organizzato contro il governo democratico popolare del Venezuela. Un attacco fatto di manipolazioni monetarie, sabotaggio economico, campagna mediatica internazionale avversa all’economia del paese, nonostante gli ottimi indicatori economici e diffamazione della società petrolifera statale. I disordini dell’ultima settimana hanno causato 3 morti e 66 feriti.
La tattica è la stessa adottata dall’opposizione non-democratica negli ultimi 15 anni dalla prima elezione del presidente Hugo Chavez.
Stessa identica tattica usata nelle cosiddette Rivoluzioni Arcobaleno nell'Europa dell'Est, in Libia, in Siria, in Egitto e ora in Ucraina.
Lo scopo è quello di creare una parvenza di caos, di provocare le forze di polizia, di screditare il governo attraverso i principali media internazionali per favorire disordini civili, o anche una guerra civile (come è avvenuto con successo in Siria); e, infine, promuovere le giuste condizioni per un intervento o un’occupazione internazionale.
Tuttavia, il Venezuela non è in Medio né nel Vicino Oriente e il suo governo è una democrazia partecipativa che gode di una maggioranza molto solida, del sostegno di tutte le istituzioni chiave in uno stato di diritto e dell’appoggio dei suoi paesi confinanti.
Inoltre, la popolazione è organizzata in comunità molto coese, non è una massa amorfa.
La posta in gioco è alta perché il paese ha le più grandi riserve di petrolio conosciute e sono a un tiro di schioppo da Washington. Non essendoci più in giro Hugo Chavez l’opposizione considera Nicolas Maduro una facile preda; sottovaluta quest’uomo la cui popolarità è molto aumentata sia all’interno che all’esterno del paese.[i]
L'attacco al Venezuela, l’obiettivo di creare il malcontento popolare, si è concretizzato in questo modo:
Guerra monetaria. iniziata con un assalto alla valuta, con la manipolazione del mercato nero del dollaro, con l’ottenimento, da parte del Governo, di dollari a prezzo di favore dietro false motivazioni. Maduro non ha esitato: ha regolamentato i prezzi e cambiato le regole di scambio monetario e il 70 % della popolazione ha approvato questa sua misura .[ii]
Falsa carenza di beni di consumo: In un sol colpo, proprio mentre stava per iniziare lo shopping natalizio, c’è stato un aumento scandaloso del prezzo delle merci e una carenza di beni alimentari. Molti ricchi commercianti hanno accumulato beni di prima necessità come farina di mais, zucchero, sale, olio da cucina, carta igienica, ecc. nascondendoli in depositi o spedendoli in Colombia, attraverso un’operazione di contrabbando ben architettata. L'esercito ha scoperto un ponte illegale costruito per le moto, sul quale transitavano le merci di contrabbando. Migliaia di sacchi di prodotti alimentari sono stati rinvenuti abbandonati e lasciati marcire per le strade secondarie della Colombia: e questo non era contrabbando economico, ma un contrabbando per ragioni politiche. Il Governo Colombiano ha poi collaborato con quello Venezuelano per porre fine a questo traffico.
Attacco alla società petrolifera PDVSA: La stampa internazionale ha fatto circolare la notizia che la PDVSA stava fallendo perché invece di re-investire i suoi utili, li stava utilizzando per programmi sociali, e che il paese era a corto di petrolio. Stranamente non capita mai che faccia circolare la voce che in Canada o in Arabia Saudita scarseggi il petrolio. Hanno anche diffuso l’assurda notizia che il Venezuela stava importando benzina dagli Stati Uniti. Il fatto è che la PDVS possiede la CITGO, grande compagnia petrolifera degli Stati Uniti, la cui raffineria spesso rimanda in Venezuela un liquido speciale utilizzato per migliorare la qualità della benzina 95. Secondo l’autorevole Petroleum Intelligence Weekly [iii] la PDVSA è ancora una delle prime 5 compagnie petrolifere del mondo.[iii]
Campagna mediatica per screditare l'economia. I media internazionali per anni non hanno fatto che prevedere morte e distruzione per l’economia del Venezuela. Tuttavia l’economia del paese sta andando bene. Le sue esportazioni di petrolio l’anno scorso ammontavano a $ 94 miliardi di dollari, mentre le importazioni hanno raggiunto solo i 59,3 milioni di dollari – un minimo record. Le riserve nazionali sono a 22 miliardi di dollari e l'economia ha un’eccedenza (e non un deficit) del 2,9 % di PIL. Il paese non ha debiti interni o esteri particolarmente onerosi.[iv] Sono tutti questi degli ottimi indicatori che farebbero invidia a molti paesi dell’Europa, agli Stati Uniti e al Canada. La banca multinazionale Wells Fargo ha recentemente dichiarato che il Venezuela è una delle economie emergenti maggiormente al sicuro da possibili crisi finanziarie e la Bank of America Merril Lynch ha raccomandato ai suoi investitori di acquistare titoli di Stato venezuelani [v]
Esagerazioni dei rischi per la sicurezza. Il Venezuela, purtroppo, ha un elevato tasso di criminalità, come la maggior parte dei paesi dell'America Latina. La recente morte di una giovane coppia molto in vista nel panorama mediatico del paese, ha spinto l'opposizione ad esagerare il senso di insicurezza. Maduro ha risposto con un Piano Generale per la Pace, utilizzando polizia locale, coinvolgendo le amministrazioni comunali e le collettività locali, dividendo le città in settori, evidenziando le zone “calde” e istituendo delle pattuglie speciali, creando 25 comitati di cittadini per il controllo di Polizia per un totale di 250 persone, garantendo nuovi servizi a favore delle vittime dei crimini, coinvolgendo i mezzi d’informazione nel tentativo di ridurre al minimo programmi televisivi violenti. Tutto questo ha avuto un grande successo popolare.
All’interno dell’opposizione ci sono degli elementi realmente democratici e rispettosi della legge; ma, purtroppo, la maggioranza è anti-democratica.
Negli ultimi giorni, due leader dell’opposizione non-democratica, i due parlamentari Leopoldo López e Maria Corina Machado, hanno incitato a nuova violenza. Disordini orchestrati, con sabotatori professionali e manipolazione dei giovani, hanno causato la morte di tre persone e il ferimento di 66.[vi] Lopez, il cui collegamento con la CIA risale al suo soggiorno a Kenyon College, Ohio .[vii] – ha dichiarato pubblicamente che la violenza sarebbe continuata finchè non si sarebbero “sbarazzati” di Maduro. Uno dei manifestanti ha detto alla stampa: “Abbiamo bisogno di un morto ". Su Twitter poi abbondano messaggi di incitamento a farsi avanti per uccidere Maduro. Un messaggio di Twitter ha addirittura riportato i dettagli precisi della scuola del figlio del Presidente dell'Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, suggerendo il rapimento del bambino.
Il Procuratore Generale, che è una donna, è stato fisicamente aggredito ed i suoi uffici saccheggiati. E poi auto della polizia date alle fiamme, un’associazione culturale devastata; e il Governatore della Casa di Tachira che ha rischiato di morire tra le fiamme con la sua famiglia.
Gli atti di violenza dell’opposizione sono ormai una costante. Lo scorso ottobre, Henrique Capriles, il candidato presidenziale sconfitto quattro volte, dopo aver perso contro Maduro, ha apertamente incitato ad una violenta protesta con queste precise parole: “Scendete in piazza e mostrate il volto della vostra rabbia!” Risultato: 10 persone morte (di cui una bambina di soli cinque anni) e 178 feriti,19 cliniche attaccate e incendiate e medici cubani in fuga per mettersi in salvo.
Ora, la stampa internazionale non denuncia le violenze dell’opposizione venezuelana. Quando vengono segnalati questi episodi c’è sempre qualcuno lì pronto ad insinuare che è tutta colpa del governo.
Il crescente benessere della popolazione (viii) è un chiaro risultato di 15 anni di Rivoluzione Bolivariana [viii] Il Comitato Economico delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi ha dichiarato che il Venezuela è il paese con il più basso livello di disuguaglianza sociale dell’area (coefficiente GINI), scesa del 54%.[ix]
I livelli di povertà sono al 21 % e la povertà estrema è scesa dal 40% al 7,3 %. La mortalità infantile è stata ridotta da 25/1000 (1990) a 10/1000 [x] Il governo Chávez ha eliminato l'analfabetismo e fornito pubblica istruzione, alloggi e servizi sanitari gratuiti. In un solo decennio, il Venezuela è avanzato di 7 posizioni nell’indice dello Sviluppo Umano delle Nazioni Unite.[xi] I sondaggi mostrano che la popolazione del Venezuela è una delle più felici del mondo- [xii] In tutto questo, grande è stata la solidarietà ricevuta da insegnanti esperti e medici Cubani. Cuba e Venezuela hanno mostrato al mondo cos’è la vera solidarietà tra nazioni.
La crisi finanziaria che ha colpito il Nord America in questi ultimi sei anni, ha prodotto un antagonismo tra lo Stato e i lavoratori e la popolazoone in generale. Con il pretesto di una necessaria austerità, ovunque sono stati tagliati i programmi pubblici e i sindacati distrutti. Con il calo dei prezzi del petrolio, la crisi ha colpito anche il Venezuela. Tuttavia, il governo ha continuato nel suo intento di ridurre la povertà nel paese, ad aumentare i salari, a formare migliaia di lavoratori, ed il tasso di crescita ha continuato a salire, nonostante la forte contrazione economica. Proteggendo l’occupazione, strategia fondamentale per contrastare la crisi, l’economia del paese ha continuato a crescere ad una media tra il 2,5 e il 5% del PIL [xiii]
La vera opposizione in Venezuela sono gli Stati Uniti, i suoi alleati ed i suoi agenti che alimentano il gasdotto illegale di dollari che si riversano nelle false ONG falsi e nei partiti all’opposizione. Il Venezuela è un esempio del rifiuto dell’economia neo-liberale e del capitalismo delle multinazionali. Non esiste più quella vecchia e corrotta elite, tanto cara al capitalismo dei grandi gruppi, che per 40 anni ha impoverito la popolazione.
La strategia della violenza non ha alcuna speranza di successo perché, a differenza del 1999, il popolo venezuelano oggi è organizzato in una moltitudine di gruppi: consigli comunali, municipalità, comitati per la salute pubblica, per la sicurezza, di polizia locale, di attività sportive e culturali e comitati scolastici. La Rivoluzione Bolivariana ha generato non una massa informe di persone, ma una popolazione strutturata ed organizzata, capace di prendere, insieme al suo governo, le decisioni per la sua vita. Il Venezuela, ormai, è una democrazia partecipativa pienamente funzionante.
L'opposizione non ha una base popolare – come lo dimostra la serie delle sue sconfitte elettorali. Non gode dell’appoggio dei militari (e alcuni componenti dell’opposizione democratica sono apparsi in televisione per denunciare questa tattica utilizzata dall’opposizione non-democratica di apparire sempre con accanto personale militare).
Non hanno il sostegno dei paesi confinanti, che subito hanno espresso la loro solidarietà con il Presidente Maduro, per denunciare la violenza al loro interno.
La loro unica carta vincente è sperare che i Marines Americani invadano il Venezuela: questo sarebbe l’inizio di una guerra regionale.
María Páez Victor è una sociologa, nata in Venezuela
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
NOTE [i] Rafael Rico Ríos, Un pueblo maduro, Rebelión, 09/12/13; un’indagine dell’osservatorio di notizie internazionali NTN24 indica Nicolas Maduro come il più popolare presidente dell’America Latina, insieme all’inchiesta di ICS. YVK Mundial – www.aporrea.org 01/10/13 – www.aporrea.org/venezuelaexterior/n237249.html [ii] AVN, 15 Dec. 2013, Hinterlaces: il 70% dei venezuelani appoggia le misure economiche intraprese da Maduro; [iii] Agencia Venezolana de Noticias, 09/05/2013 [iv] Mark Weisbrot, Cosa può imparare l’Europa dall’indipendenza dell’America Latina – The Guardian – 21 August 2013; La tanto sperata apocalisse in Venezuela è molto improbabile, http://www.ultimasnoticias.com.ve/opinion/firmas/mark-weisbrot—desconsenso-en-washington/el-tan-esperado-apocalipsis–en-venezuela-es-poco.aspx#ixzz2jc5ULbi7 Venezuela: in crisi? Ewa Sapiezynska & Hassan Akram, AL JAZEERA, 2 December 2013; Venezuelanalysis.com [v] La Guerra economica e le elezioni comunali, Juan Manuel Karg, Rebelión, 2 diciembre 2013 [vi] Ryan Mallett-Outtrim, I Leader dell’Opposizione in Venezuela auspicano ulteriori manifestazioni, nonostante i recenti scontri mortali – VENEZUELANALYSIS, Feb 13th 2014 [vii] Jean-Guy Allard, Para destruir la obra de Chávez, la CIA apuesta por López, el fascista que crió, TWITTER: @AllardJeanGuy [viii] Carles Muntaner, Joan Benach, Maria Paez Victor, The Achievements of Hugo Chavez, COUNTERPUNCH, 20 December 2013. [ix] http://english.pravda.ru/society/stories/06-12-2012/120428-Venezuela_Lessons_in_Socialism-0/ [x] National Institute of Statistics, Agencia Venezolana de Noticias, 27 March 2012; Yolanda Valey, BBC, 4 March 2012 [xi] UN Human Development Index http://www.telesurtv.net/articulos/2013/03/16/venezuela-subio-en-el-indice-de-desarrollo-humano-segun-pnud-8411.html [xii] Gallup Poll 2012; Happy Planet Sustainable Wellbeing Index, Global Footprint Network, 14 June 2012; New Economic foundation, 24 Oct. 2012; World Happiness Report, University of Columbia, 2012. [xiii] Jesse Chacón, “La economía nacional en el context de la crisis global del capitalismo” 27 abril 2012, Agencia Venezolana de Noticias.
Venezuela: Guarda le foto false sulla brutalità poliziesca
AMERICAS REAPARECIDAS…dal min 1h.06'.00" – Fulvio Grimaldi, nel 2005 parla delle prime innovazioni del Venezuela di Chàvez.
IL VENEZUELA E’ DI NUOVO SOTTO ATTACCO
Proprio non va giù a determinati poteri, che il sud America prenda la strada dello smarcamento dal gioco occidentale e che soprattutto Caracas sia epicentro storico – culturale di questo importante processo; mancava soltanto, nel repertorio di iniziative a stelle e strisce miranti a riportare il Venezuela fuori dal novero dei “paesi irrequieti”, aizzare gli studenti universitari contro il governo.
di Mauro Indelicato · 19 febbraio 2014
Per il blocco occidentale, il Venezuela è quasi un’ossessione; tra colpi di stato, finanziamento ai partiti di opposizione, grottesche campagne mediatiche e tanto altro, è da più di 10 anni che Stati Uniti ed alleati tentano in tutti i modi di destabilizzare Caracas.
Dal 1999, anno in cui Ugo Chavez prendeva il potere, la campagna mondialista dell’occidente non ha dato tregua alla rivoluzione bolivariana, la prima ad aprire le danze in sud America dei vari governi che poi, negli anni 2000, dall’Ecuador alla Bolivia, passando per Lula e la Kirchner, hanno creato i presupposti per l’emancipazione dell’America latina dai potenti vicini anglofoni del nord.
Proprio non va giù a determinati poteri, che il sud America prenda la strada dello smarcamento dal gioco occidentale e che soprattutto Caracas sia epicentro storico – culturale di questo importante processo; mancava soltanto, nel repertorio di iniziative a stelle e strisce miranti a riportare il Venezuela fuori dal novero dei “paesi irrequieti”, aizzare gli studenti universitari contro il governo. Ecco quindi, che da qualche giorno le strade del Venezuela sono tornate ad essere scenario di scontri che da tempo non si vedevano; come nelle migliori proteste pubblicamente sostenute dal governo di Washington, sono proprio i giovani ad essere spinti verso strade che potrebbero portare alla destabilizzazione dell’ordine pubblico.
Da un punto di vista mediatico, si è imparato questo a capirlo nelle decine di rivoluzioni colorate lautamente sostenute da fondazioni ed associazioni occidentali, presentare il volto più genuino del paese in piazza, è il miglior modo per impressionare l’opinione pubblica e spacciare per rivolta popolare un qualcosa che invece è ben organizzato dall’esterno. Il governo venezuelano questo lo ha capito; del resto, l’attuale sistema di Caracas, è nato con delle agitazioni popolari, nate da una situazione economica disastrosa per il paese, si è conservato grazie ad altri movimenti popolari che hanno fatto fallire il colpo di stato del 2002, dunque per Maduro e per i suoi ministri, molti dei quali spesso a stretto contatto con la popolazione, non è difficile capire cosa si celi dietro le università occupate e dietro soprattutto le “preoccupazioni” espresse dal segretario di Stato USA, John Kerry.
La risposta di Maduro non si è fatta attendere, cacciando tre rappresentanti diplomatici dell’ambasciata USA di Caracas; adesso bisogna valutare cosa accadrà nei prossimi giorni. In particolare, vedere se la protesta si sgonfi anche grazie alle contro manifestazioni organizzate a favore del governo, oppure se la strada intrapresa da chi vuole vedere al tappeto il governo venezuelano continuerà ad essere percorsa in maniera sempre più minacciosa. Ma al di là degli aspetti comuni evidenziati tra le finte proteste venezuelane e quelle passate o in atto in varie parti del mondo, bisogna evidenziare anche alcune stranezze insite nel particolare caso del Venezuela che fanno dubitare circa la lucidità o la compattezza di quei poteri che stanno appoggiando le proteste odierne. Infatti, la rivoluzione bolivariana a Caracas era già in crisi da tempo; dopo la morte di Chavez, nonostante la buona prova di tenuta della leadership di Maduro al timone del paese, molti scricchiolii comunque sono stati evidenziati e notati negli ultimi mesi. La stessa elezione di Maduro, non è stata così scontata, anzi il margine di vantaggio rispetto al rivale filo USA, Henrique Capriles, è stato nell’ordine di pochi punti percentuali ed a tutto ciò, bisogna aggiungere una certa avanzata delle opposizioni in molte città cruciali per la vita economica e culturale del paese. Avanzata da addebitare ad una congiuntura economica non positiva e ad alcuni episodi di criminalità, come l’omicidio dell’ex miss Venezuela, che hanno dato all’opinione pubblica un certo senso di insicurezza.
E allora, perchè i poteri che vogliono rovesciare il chavismo hanno improvvisamente lasciato perdere la via del logoramento a distanza, aspettando che la rivoluzione crolli a suon di sconfitte elettorali (con la vittoria di partiti le cui casse sono lautamente riempite dall’estero), e si è invece iniziata una strada già intrapresa in altri paesi ostili al mondialismo, che prevede violenza e destabilizzazione a suon di scontri con la polizia?
La domanda sorge spontanea, anche alla luce della considerazione che, paradossalmente, ad essere penalizzato da queste rivolte potrebbe non essere Maduro, ma il suo avversario, quel Capriles da anni coccolato dagli USA. Infatti, visto che il più grande partito di opposizione al chavismo non è direttamente chiamato in causa in queste presunte rivolte, la popolarità ed il credito di Capriles nell’opinione pubblica scendono drasticamente, a favore dell’avanzata di altri piccoli movimenti, che porterebbero ad uno sfaldamento del fronte dell’opposizione. Si tratta di un clamoroso autogol dei poteri internazionali e dei nemici di Chavez e Maduro? Oppure una mancanza di lucidità dettata dalla fretta di sbarazzarsi dell’attuale governo di Caracas? Oppure ancora, il cambiamento repentino di strategia dei nemici di Caracas, potrebbe essere dettato dallo svilimento di notare come, nonostante tutto, Maduro e la rivoluzione del 1999 sono rimasti saldamente in sella?
C’è chi vocifera, che dietro questa impennata improvvisa della strategia di destabilizzazione del Venezuela, ci sia la Monsanto; proprio la multinazionale del cibo, ad inizio di febbraio aveva subito lo “sgarbo” di vedersi abrogata dall’assemblea nazionale una legge che permetteva l’aumento della quantità di mais transgenico coltivato. Grazie alla spinta del movimento dei contadini, l’assemblea venezuelana ha ritirato questa legge ed adesso ha iniziato ad elaborare un nuovo disegno legislativo di iniziativa popolare, che potrebbe prevedere il divieto o comunque il ridimensionamento dell’uso e consumo di cibi geneticamente modificati.
Proprio il 15 febbraio, data dei primi scontri, era previsto il primo passaggio parlamentare della nuova legge; qualunque sia il motivo che ha spinto a questo repentino cambio di rotta dei nemici interni ed esterni della rivoluzione bolivariana, è innegabile il dato che il Venezuela è sotto attacco. Si sta cercando in tutti i modi di sovvertire il normale andamento della dialettica politica di un paese sovrano, per imporre disordine, caos ed in ultima istanza uomini che riavvicinino Caracas alle posizioni del mondialismo; uno squallido teatrino, il solito spettacolo messo in scena in varie parti del mondo ad uso e consumo del più becero potere mediatico, che però ultimamente non ha dato grande prova di funzionamento come nei primi anni 2000.
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