L’Europa ai tempi della globalizzazione
Il 2019 ricorre il 40º anniversario delle prime elezioni europee a suffragio universale. Riflettiamo sul presente e sulle prospettive future delle nuove generazioni.
Il 2019 ricorre il 40º anniversario delle prime elezioni europee a suffragio universale: è una data fondamentale anche per l’Italia, per la storia italiana.
In questo contesto, mi è sembrato opportuno aprire un canale di comunicazione con quanti volessero riflettere sul presente e soprattutto sulle prospettive future delle nuove generazioni.
Siamo di fronte ad una eredità, la cui ricchezza è opportuno saperla riconoscere, in modo da garantire, ciascuno con le proprie capacità, una prospettiva di pace.
Per dare un fondamento ai ragionamenti, che saranno approfonditi su questo canale di comunicazione, è opportuno cercare i riferimenti storici, quelli che potremmo definire i “fondamentali” che hanno permesso all’Italia di entrare in gioco in Europa.
Sicuramente come base di partenza può ritenersi il dibattito politico, che portò al traguardo dell’elezione del Parlamento Europeo a suffragio universale.
Eravamo negli anni 70, quando Aldo Moro, all’epoca il rappresentante più autorevole della classe politica italiana, portò a compimento il sogno europeo nella dimensione globale e internazionale.
“Il DNA politico di Moro, che si manifestava in tutta la sua originalità e peculiarità nella dimensione della mediazione, si esprimeva anche nel contesto internazionale, nel quale intendeva collocare il sogno europeo…
Nel dicembre 1975 a palazzo Barberini a Roma, durante il Consiglio Europeo, presieduto da Moro, venne presa la decisione di tenere nel maggio-giugno 1978 le prime elezioni europee a suffragio diretto1.
Nel febbraio 1977, la Camera discusse il disegno di legge di approvazione ed esecuzione dell’atto relativo alla elezione a suffragio universale diretto del Parlamento Europeo, firmato a Bruxelles il 20 settembre 1976.
Erano i tempi della cosiddetta solidarietà nazionale, quando il confronto tra i due partiti maggiori, la DC e il PCI, guidati da Moro ed Enrico Berlinguer, avviarono la stagione del confronto.
A questa operazione il PCI arrivò dopo una lunga marcia di avvicinamento verso la Comunità Europea e la contestuale presa di distanza dal comunismo internazionale, gestito da Mosca.
Il 15 febbraio 1977 Moro, relatore della discussione al Parlamento, nell’intervento conclusivo precisava:
“Possiamo rilevare, come fatti nuovi, da un lato la sollecitudine con la quale il Parlamento procede a questa ratifica, dall’altro questa larghissima manifestazione di consensi.”
Naturalmente mi soffermo in questo momento su questo fatto istituzionale fondamentale che l’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale e diretto…
Vorrei concludere dicendo che c’era un domani importante dinanzi a noi e che non ci apprestiamo a viverlo con piena consapevolezza. Esso il passaggio da una fase nazionale ad una fase autenticamente comunitaria ed unitaria nel nostro continente”2.
I pensieri, i ragionamenti e le riflessioni di Moro, per favorire l’avvio di quella che lui aveva chiamato la terza fase, evidenziavano come motivo di fondo la speranza, da sempre coltivata, che i risultati delle elezioni europee a suffragio diretto avrebbero aiutato l’Italia a uscire dalle difficoltà, che stava vivendo in quella stagione.
1. Pietro Panzarino, L’eredità politica di Aldo Moro, Pensiero e azione di un uomo libero (1976-78),Venezia, Marsilio, 2011.
2. Moro, Discorsi parlamentari, vol.II, p. 1613.