L’Europa che verrà: confronto tra Sassoli, Morin e Saviano
Il Presidente del Parlamento Europeo, Davide Sassoli, lunedì 6 luglio, ha avviato una serie di confronti e dibattiti, per ragionare sull’Europa che verrà, dopo la crisi generata dal coronavirus.
Il dibattito lo ha visto protagonista insieme al grande filosofo francese Edgar Morin e Roberto Saviano, moderati dal giornalista Fabio Fazio.
Sin dall’incipit Sassoli ha messo in luce l’opportunità, anzi la necessità di una riflessione che, partendo “dal dove siamo, volge lo sguardo verso il futuro, perché c’è un prima e un dopo il coronavirus”.
La pandemia “ha messo in crisi il mondo, l’idea di progresso, l’onnipotenza della società industriale“, per cui bisogna “ridefinire le parole, la crisi dell’Europa mostra in tutta evidenza l’incapacità di poter andare verso l’unità politica”, perché lo sviluppo economico ha fatto dimenticare i grandi ideali dell’Europa, anche a causa del nanismo politico, complice la burocrazia europea, legata al denaro, mentre sono evidenti alcuni elementi centrifughi, parte dei quali si orienta verso la Russia, mentre altri puntano al Mediterraneo.
Sassoli ha ribadito che l’Europa è in crisi e per uscire da questa situazione “il Parlamento Europeo può dare il suo contributo, impegnandosi verso l’ecologia, oltre l’economia, per rigenerare quest’Europa che è fragile”.
Saviano ha messo subito in luce che il punto essenziale oggi si può riassumere in questi termini: è in crisi la democrazia? E’ fragile il nostro sistema? Anzi è in pericolo?
A suo avviso non si riesce a trovare una visione unitaria e, in qualche modo, il distanziamento sociale e l’uso della mascherina sono elementi significativi di questa fase convulsa.
Saviano ha denunziato sostanzialmente che “per il mondo aziendale e per tanti imprenditori la democrazia è un affare privato”.
Ha quindi insistito che non può esistere la democrazia, se non si parte dai diritti di quelli che vivono nelle aziende.
Il commento di Sassoli ha messo in luce che l’Europa ha la consapevolezza della crisi. “Emerge chiaro che la politica si deve liberare del passato, per rafforzare la tenuta dei diritti individuali e collettivi. L’Europa deve interiorizzare nuovi parametri e paradigmi, il primo dei quali deve poggiare sulla certezza che nessun cittadino può vivere senza la certezza di poter contare sulle cure mediche”.
Edgar Morin ha approfondito la tematica, anzi la necessità di un nuovo umanesimo perché “la globalizzazione non ha creato la solidarietà: la stessa Europa si è ritirata in sé e la crisi ha messo in luce come sia diventata dipendente per farmaci e sanità dalla Cina e dall’India.
L’umanesimo europeo deve rigenerarsi e quindi deve guardare con occhi nuovi e diversi il tema della non crescita e della decrescita”.
Bisogna cogliere tutti gli elementi che devono aumentare e quelli che devono diminuire nei propri comportamenti.
È necessario puntare “all’economia della solidarietà, bisogna affrontare le diseguaglianze, il problema delle tasse, della evasione fiscale, della eliminazione dei paradisi fiscali, individuando e sconfiggendo le tante lobby che si alimentano in tutti i Ministeri e anche nelle Istituzioni Europee.
C’è spazio per una nuova voce politica, un’ occasione straordinaria in questo contesto: bisogna puntare sui giovani europei, sulla salute per tutti, riducendo alcune sfaccettature della globalizzazione, che spinge soltanto verso profitti e avidità, che portano al baratro, che portano a nuovi conflitti”.
“Deve esserci una rigenerazione, un nuovo pensiero politico, che metta in calendario le riforme da intraprendere, attraverso la solidarietà nei vari Paesi, capire gli ultimi con un’ apertura verso la democrazia partecipativa oltre quella istituzionale”.
il messaggio di Morin è stato oltremodo chiaro e sottolineato: ” CAMBIAMO STRADA!”.
Nella conclusione il presidente Sassoli ha puntato sul rafforzamento della fratellanza in Europa, che “è fragile”, mettendo all’indice prepotenza e interessi, che condizionano uno sviluppo equilibrato.
“Non bisogna chiudersi, bisogna aprirsi a dinamiche nuove, che siano in grado combattere le nuove forme di autoritarismo e di neoliberismo.
I precari di oggi mettono in scena l’esigenza della giustizia sociale, della società della solidarietà e soprattutto che qualcuno diventi regista di questa nuova Europa.
Solo la dimensione pubblica può ottenere insieme i diritti individuali e collettivi, gestendo i fondi pubblici con trasparenza.
Insomma bisogna trovare una nuova vocazione, che nel tempo abbiamo perduto”.
Il messaggio finale di Morin: impariamo dalla storia? Oggi c’è la crisi della modernità: come uscirne?
“Contestualizzando il mondo intero, per trovare un cammino comune. Ovunque ci sono sempre 2 polarità opposte e antagoniste, bisogna spingere perché vinca il partito della comprensione contro la distruzione e contro la morte: è una lotta interna!
La nuova strada può e deve essere la solidarietà, più la responsabilità, bisogna puntare verso la coesione del senso comune: patriottismo si, nazionalismo no!
Rigenerazione? Si, è possibile attraverso la casa della solidarietà”.
Sono stati corali gli auguri al grande filosofo vecchio, che ieri ha compiuto i 99 anni!
Tanto per animare il blog. Pensi Direttore che siamo in attesa del Messaggio di Grillo che impone al M5s di collaborare con il PD !
E la gauche francese di Morin produce con Piketty un nuovo testo per il nuovo mondo di ben 1.176 pagine per superare le diseguaglianze “Le cause sono ovviamente, secondo Piketty, da ricercare nell’ipercapitalismo dominante che trova nel neoproprietarismo la sua giustificazione ideologica. Le soluzioni, almeno a livello di ipotesi, vengono individuate in quello che viene chiamato socialismo partecipativo nelle politiche economiche e fiscali e nell’istituzione di una struttura democratica globale capace di avviare un federalismo dell’equità. Il tutto unito a una tassazione fortemente progressiva con imposte patrimoniali e di successione al limite dell’esproprio della ricchezza”.Da PIKETTY E LA FORESTA DELLE IDEOLOGIE CHE NON VINCONO LA CRISI (22.6.2020) in simofin.com
Ma si dimentica Deaton, classe 1945, prof. scozzese premio Nobel con il libro “La grande fuga. Deaton sostiene che la disuguaglianza è un’ancella dello sviluppo e che il progresso, il capitalismo e la modernità non sono il problema del mondo in via di sviluppo ma la soluzione a molti dei suoi mali.” Che coraggio!
Articolo W LA DISUGUGLIAZA” in simofin.com (25.10.2015)
Alla fine signor Panzarino, meno male che esiste Cirino Pomicino.
Patriottismo e nazionalismo e’ la stessa cosa, diciamo che il nazionalismo e’ il patriottismo portato all’estremo. Ma non si capisce come mai il nazionalismo e’ concepito come un portatore di odio. E’ ovvio che e’ l’esatto contrario del globalismo. Il primo ricerca l’identita’ degli individui per cultura, patria, lingua, confini… Il globalismo, forse, e’ il risultato di una estremizzazione che ha inizio con la troppa liberta’ e il menefreghismo delle proprie origini, piú che altro il disinteresse per la salvaguardia di queste ultime.
Dire patriottismo si e nazionalismo no e’ cercare una mediazione, ma parlare di globalismo si tende ad essere estremisti in senso opposto.
“Edgar Nahoum, nato a Parigi nel 1921, adottò il nome ” Edgar Morin” quando, 21enne, entrò a far parte della Resistenza. Scrisse il suo primo libro dal punto di vista di un francese, sulla sua esperienza come soldato a Berlino dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nei primi anni Settanta ha soggiornato per qualche tempo in California. Successivamente è tornato in Francia ed è diventato un antesignano del movimento ecologista. Oggi vive a Montpellier”. ( Dove Coppi nel tour del 1951 era in crisi e poi la riscossa, mia nota “blasfema”).
In una intervista su La Repubblica, 18 agosto 2018 (da Die Welt) ha detto fra l’altro: “..Ho scoperto che concetti molto complessi si possono sintetizzare utilizzando la scorciatoia del paradosso, greco…”.
Lei accenna alla discussione a tre di cui 2 glieli raccomando come “ideologhi”. Mancava solo un vegano. E, se permette, il pensiero di Papa Francesco che comunque aleggiava. Che bello il nuovo mondo, a quando?