(Video)giochiamo con i nostri figli e figlie?
"E' strano!" "Cosa è strano, G.?" "Che a te, che sei grande piacciano i videogiochi." "Mi piacciono e ci gioco anche." "I miei genitori dicono che siano una perdita di tempo." "Dal mio punto di vista sono molto interessanti, ti raccontano storie, ti possono aiutare a sviluppare alcune tue caratteristiche, puoi stare con gli amici e le amiche. Ora, continua i compiti, quando hai finito, se ti va, raccontami a quali videogiochi stai giocando." "Non vedo l'ora di raccontarti!"
Questo è uno degli scambi che ho avuto con bambine e bambini, ragazze e ragazzi con cui lavoro. C’è chi mi ha parlato di Fortnite e le sue skin preferite, c’è chi mi ha dato le dritte per costruire gli oggetti in Minecraft e come uccidere i mostri (e mi ha dato dimostrazioni in analogico, dal vivo, mimando le azioni e spiegandomi, facendo finta di essere proprio in quel mondo), c’è chi mi ha parlato dei brawler di Brawl Stars, gioco che scaricai anch’io nel mio smarthphone lo scorso anno per capire cos’era e per giocarlo. Non è la prima volta che mi capita: già tempo addietro mi feci aiutare proprio dai ragazzi e dalle ragazze che seguivo, come educatrice, a capire come funzionava TikTok o a conoscere la piattaforma Twich che, come per il videogioco, scaricai per provarli. Attraverso questo, insieme alla ricerca di articoli e persone competenti, ho imparato a conoscerli e valutare punti di forza e criticità.
I videogiochi sono parte della vita delle e dei giovani: ci sono ragazze e ragazzi che, invece di trovarsi al campetto del proprio paese, si ritrovano on line per una sessione di Among Us, oppure si ritrovano nei luoghi di socialità, ad esempio i centri giovani, e hanno a disposizione le consolle per giocare insieme, oltre al biliardino, le freccette e il tennis tavolo. Altre volte si possono trovare nelle sale giochi a utilizzare i cabinati e giocare a bowling.
A partire da Space Invaders i videogiochi sono cambiati, le piattaforme moltiplicate tra consolle, possibilità di giocare con pc, tablet, smarthphone, online oppure offline. E anche le narrazioni che portano i videogiochi sono diverse, molto più ricche, diversificate rispetto l’età, il genere, la tipologia di gioco, le scelte dei personaggi giocabili, la rappresentazione delle minoranze e delle diversità e cosi via.
Ed è importante, quindi, conoscere questi videogiochi, sapere cosa sono, a chi sono adatti, come funzionano e, magari giocarci ogni tanto, giocarci con i propri figli e figlie, e anche farsi raccontare.
Come fare?
Curiosità, conoscenza e studio
Si può iniziare con il cercare informazioni riguardo al videogioco, sia attraverso le riviste specializzate, sia attraverso motori di ricerca che possono rimandarci a siti (attenzione alla loro autorevolezza) che possono spiegarci: due esempi possono essere Tutto sui videogiochi e Generazioni Connesse. Altra possibilità è vedere il videogioco in azione: Youtube e Twich ci possono offrire ore di giocato di persone che, a livello amatoriale o professionistico, caricano le loro sessioni. Questo può anche permetterci di conoscere gamer o youtuber che i nostri figli e figlie seguono.
Ciò, però non basta: è fondamentale conoscere che classificazione ha il contenuto di quel videogioco, un po’ come i bollini (verde, giallo, rosso) che anni fa si usavano per il film nei vari canali televisivi, e che, anche ora si usano, seppur un po’ cambiati. Ho notato in alcune piattaforme di video on demand anche a pagamento (es. Netflix o Amazon Prime Video) che, oltre all’uso dell’età da cui quel prodotto è fruibile, ci sono anche i descrittori, cioè i contenuti che si possono vedere, dalla violenza, al linguaggio esplicito, dal sesso, alla paura all’uso di sostanze, o al gioco d’azzardo.
Il codice PEGI per i videogiochi funziona allo stesso modo: potete trovare l’età da cui si può giocare quel gioco, e descrittori. Si badi bene che un descrittore di paura in un gioco per bambini e bambine di 7 anni, mi darà una rappresentazione della paura ben diversa da un gioco per 16enni o 18enni.
Un altro suggerimento è quello di parlarne con i propri figli e figlie e, se ci sono ancora dubbi o perplessità, ci sono le e i professionisti a cui poter fare riferimento, ad esempio in questi siti, o anche riferendosi, ad esempio, a psicologhe/i che hanno una formazione nel digitale.
Regole sì, condivise e applicate da tutte le persone
Un altro aspetto importante riguarda le regole, da condividere con ogni componente della famiglia e che tutti e tutte avranno da seguire.
Ad esempio, se tutte e tutti abbiamo uno smartphone (genitori e figli/e), alcune regole potrebbero essere di non usarlo durante i pasti, di spegnerlo la sera dopo una certa ora.
Per i videogiochi si possono usare regole circa il tempo, le modalità, l’uso di un parental control.
Riguardo al tempo, ci sono videogiochi che hanno sessioni di gioco differente. E’ importante, dal mio punto di vista, conoscere queste tempistiche, così da poter decidere quante sessioni di gioco poter svolgere, e chiudere il gioco senza interromperlo. Ciò aiuta il ragazzo/a a poter concludere quel tipo di lavoro, così da rivolgere l’attenzione poi altrove, e non a rimanere con pensieri ed emozioni nell’attività videoludica precedente. A meno che non si condivida la sospensione del videogioco, il classico salva partita, per poterlo riprendere nel momento deciso a cui potersi dedicare.
Infine, il parental control, uno strumento interessante, che può offrire differenti possibilità. Ci può essere la gestione del tempo, attraverso cui stabilire quanto a lungo poter giocare prima che il gioco si interrompa, salvando la partita. Ci può essere la scelta dei videogiochi (secondo codice Pegi) e la possibilità di bloccare le comunicazioni via chat, e l’invio di immagini o screenshot. Inoltre si potrebbe quantificare un limite di spesa nei negozi online (ad esempio un limite di spesa per comprare le skin di Fortnite con denaro vero), e monitorare le attività videoludiche che vostro figlio o figlia intrattiene.
Per usare il parental control è necessario, come già accennavo, condividere le regole che si vogliono utilizzare. Come nella conoscenza del videogioco, anche qui è importante il dialogo con i propri figli e figlie: la fiducia, la reciprocità e il rispetto, ognuno consapevole del proprio ruolo, possono essere ingredienti importanti nella relazione tra genitori e figli/e.
Fare insieme ed essere insieme
L’esperienza videoludica, come accennato all’inizio di questo articolo, è parte integrante della vita dei nostri figli e figlie. Attraverso il videogioco possiamo entrare in relazione con i nostri figli e figlie, educando loro all’uso consapevole di due strumenti, il videogioco in sé e il mezzo con cui lo si gioca. Possiamo aiutarli a gestire le emozioni e i pensieri, possono aprirsi a noi e confidarci se ci sono situazioni spiacevoli o che loro hanno sentito pericolose, e possiamo così agire nel modo più opportuno, prima di tutto facendoli sentire al sicuro e non da soli.
Possiamo passare del buon tempo con loro, giocando insieme e imparando insieme.
Dott.ssa Elena Toffolo
(Foto di JESHOOTS.COM su Unsplash)