Coronavirus: c’è chi scommette sui tuoi starnuti, di Nardi · Pubblicato 5 Marzo, 2020 · Aggiornato 4 Marzo, 2020
Mentre il mondo si appresta a mettersi al sicuro dal contagio e i sistemi sanitari si preparano a reggere l’impatto dell’epidemia, i mercati finanziari hanno iniziato a scommettere sulla vita e la salute di tutti e tutte
Mentre nel turbinio di notizie, spesso fra loro contraddittorie, sulla diffusione e pericolosità del Coronavirus, ciascuno di noi cerca di affrontare l’epidemia come meglio riesce, qualcuno sui mercati finanziari sta scommettendo cifre importanti sulla salute individuale e collettiva.
Sembra incredibile, ma in un sistema che cerca di mettere a valore finanziario l’intera vita delle persone, anche il Coronavirus rientra nella macabra contabilità dei guadagni e delle perdite.
Stiamo parlando della Banca Mondiale e dei catastrophe bonds (per gli amici Cat-bond) emessi dalla stessa nel 2017 per finanziare il progetto Pandemic Emergency Financing Facilithy, con scadenza a luglio 2020.
Di cosa si tratta? Organizzato ed emesso dalla Banca mondiale, strutturato e gestito da Swiss RE, Munich RE e GC Securities (colossi della riassicurazione), il bond pandemico del 2017 era diviso in due diverse classi. La prima classe (A) ha raccolto 225 milioni di dollari, e secondo il prospetto informativo di 386 pagine, era dedicato solo all’influenza stagionale; la seconda (B), focalizzata sull’epidemia di Ebola, ha raccolto 95 milioni di dollari. Si tratta di obbligazioni, l’acquisto delle quali promette agli investitori un cedola annuale di interessi pari al 6,9% (classe A) o pari all’11,5% (classe B).
In pratica, la Banca Mondiale emette bond con gli interessi sopra descritti, gli investitori mettono i soldi e, se nel tempo di scadenza non si verifica alcuna pandemia, gli investitori incassano interessi rilevanti (oltre al rimborso del capitale), mentre, se la pandemia dovesse effettivamente verificarsi, gli investitori perdono i loro soldi che verranno destinati dalla Banca Mondiale come aiuti al paese colpito. Ma, perché scatti la clausola di pandemia (e conseguente default) occorrono alcuni dati numerici: 2500 morti nel Paese epicentro della pandemia e almeno 20 in un paese terzo.
Nascono anche da questi squallidi interessi parte delle diatribe “scientifiche” relative alla discussione se con il Coronavirus si sia in presenza di una pandemia o di una “più semplice” epidemia, e le relative pressioni delle lobby finanziarie sull’Organizzazione Mondiale della Sanità (d’altronde il Cat-bond scade a luglio e gli investitori sono in grande affanno).
Senza contare come, nello specifico dei Cat-bond della Banca Mondiale, l’ultima parola spetti per contratto ad un’azienda privata, la Air Worldwide Corporation di Boston.
Va inoltre aggiunto come questi bonds siano regolati da una serie infinita e molto complessa di criteri da soddisfare (dall’esatta collocazione geografica del primo focolaio, alla dettagliata causalità dei decessi registrati etc.).
Complessità che è stata più che evidente nel caso dell’epidemia di Ebola che ha sconvolto la Repubblica Democratica del Congo, dove, nonostante gli oltre 2000 morti non è arrivato neppure un dollaro degli aiuti decantati, perché non era stato soddisfatto il criterio dell’internazionalità dell’epidemia, misurabile con almeno 20 morti in un paese terzo (ci ha provato l’Uganda, ma non è arrivata oltre i due decessi).
«Se riusciamo a mettere in gioco il denaro privato e continuare a migliorare la struttura dei bond e rendere facile e redditizio per i paesi acquistare l’assicurazione, allora questo può diventare un processo attraverso il quale i paesi possono auto-finanziarsi con il passare del tempo, piuttosto che fare affidamento sull’assistenza dei donatori» ha dichiarato Mukesh Chawla, coordinatore delle strutture di emergenza per le pandemie della Banca Mondiale.
Così, invece che mettere risorse decisive per contrastare la crisi climatica e il conseguente disequilibrio ecologico – causa primaria della proliferazione di virus vecchi e nuovi – o finanziare sistemi sanitari pubblici in grado di prevenire e intervenire, si è riusciti ad impiantare un altro mercato finanziario che scommette sulla vita e la salute collettiva, lasciando le persone in balia degli eventi, mentre ai fondi d’investimento luccicano gli occhi nel constatare il volume degli interessi guadagnati.
È il capitalismo, bellezza! Il più pericoloso dei virus che tutte e tutti dovremmo debellare.
30MILA SOLDATI DAGLI USA IN EUROPA SENZA MASCHERINA. di Manlio Dinucci
Gli Stati uniti hanno alzato l’allerta Coronavirus per l’Italia a livello 3 («evitare viaggi non essenziali»), portandolo a 4 per Lombardia e Veneto («non viaggiare»), lo stesso che per la Cina. Le American Airlines e le Delta Air Lines hanno sospeso tutti i voli tra New York e Milano. I cittadini Usa che vanno in Germania, Polonia e altri paesi europei, a livello 2 di allerta, devono «adottare accresciute precauzioni».
C’è però una categoria di cittadini Usa esentata da tali norme: i 20.000 soldati che cominciano ad arrivare dagli Stati uniti in porti e aeroporti europei per l’esercitazione Defender Europe 20 (Difensore dell’Europa 2020), il più grande spiegamento di truppe Usa in Europa degli ultimi 25 anni. Compresi quelli già presenti, vi parteciperanno in aprile e maggio circa 30.000 soldati Usa, affiancati da 7.000 di 17 paesi membri e partner della Nato, tra cui l’Italia.
La prima unità corazzata è arrivata dal porto di Savannah negli Usa a quello di Bremerhaven in Germania. Complessivamente arrivano dagli Usa in 6 porti europei (in Belgio, Olanda, Germania, Lettonia, Estonia) 20.000 pezzi di equipaggiamento militare. Altri 13.000 pezzi sono forniti dai depositi preposizionati dallo US Army Europe (Esercito Usa in Europa), principalmente in Germania, Olanda e Belgio. Tali operazioni, informa lo US Army Europe, «richiedono la partecipazione di decine di migliaia di militari e civili di molte nazioni».
Arriva allo stesso tempo dagli Usa in 7 aeroporti europei il grosso del contingente dei 20.000 soldati. Tra questi 6.000 della Guardia Nazionale provenienti da 15 Stati: Arizona, Florida, Montana, New York, Virginia e altri.
All’inizio dell’esercitazione in aprile – comunica lo US Army Europe – i 30.000 soldati Usa «si spargeranno attraverso la regione europea» per «proteggere l’Europa da qualsiasi potenziale minaccia», con chiaro riferimento alla «minaccia russa». Il generale Tod Wolters – che comanda le forze Usa in Europa e allo stesso tempo quelle Nato quale Comandante Supremo Alleato in Europa – assicura che «l’Unione europea, la Nato e il Comando europeo degli Stati uniti hanno lavorato insieme per migliorare le infrastrutture». Ciò permetterà ai convogli militari di spostarsi rapidamente lungo 4.000 km di vie di transito. Decine di migliaia di soldati attraverseranno le frontiere per effettuare esercitazioni in dieci paesi. In Polonia arriveranno, in 12 aree di addestramento, 16.000 soldati Usa con circa 2.500 veicoli. Paracadutisti Usa della 173a Brigata di stanza in Veneto e italiani delle Brigata Folgore di stanza in Toscana andranno in Lettonia per una esercitazione congiunta di lancio. La Defender Europe 20 viene effettuata per «accrescere la capacità di dispiegare rapidamente una grande forza di combattimento dagli Stati uniti in Europa». Si svolge quindi con tempi e procedure che rendono praticamente impossibile sottoporre decine di migliaia di soldati alle norme sanitarie sul Coronavirus e impedire che, nei turni di riposo, entrino in contatto con gli abitanti.
Per di più la US Army Europe Rock Band terrà in Germania, Polonia e Lituania una serie di concerti a ingresso libero che attireranno un grande pubblico.
I 30.000 soldati Usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», sono di fatto esentati dalle norme preventive sul Coronavirus che invece valgono per i civili. Basta l’assicurazione data dallo US Army Europe che «stiamo monitorando il Coronavirus» e che «le nostre forze sono in buona salute».
Viene allo stesso tempo ignorato l’impatto ambientale di una esercitazione militare di tale portata. Vi parteciperanno carrarmati Usa Abrams, pesanti 70 tonnellate con corazze di uranio impoverito, che consumano 400 litri di carburante per 100 km producendo forte inquinamento per erogare la massima potenza.
In tale situazione, che cosa fanno le autorità Ue e nazionali, che cosa fa l’Organizzazione mondiale della Sanità? Si mettono la mascherina, oltre che su bocca e naso, sugli occhi. (il manifesto, 3 marzo 2020)
Michele Bastanzetti del SAC è nervoso con la blogger Francesca Salvador. Ora la blogger direttamente non lo pubblica, prima lo prendeva a metaforici calcioni in culo, cancellava i suoi commenti. Interessante il confronto tra il Michele Bastanzetti del SAC e la Francesca Salvador, che va avanti da anni.
INFLUENZA 19018 NEGLI STATI UNITI.
Francesco Cecchini
L’epidemia di influenza del 1918 detiene il record per il più mortale focolaio di influenza nella storia americana. Nel settembre del 1918, i soldati di una base militare vicino a Boston iniziarono improvvisamente a morire. La causa della morte è stata identificata come influenza, ma era diversa da qualsiasi influenza mai vista. Mentre il virus killer si diffondeva in tutto il paese, gli ospedali erano troppo pieni, i carrelli della morte vagavano per le strade e i funzionari della città indifesi scavavano fosse comuni. Fu la peggiore epidemia della storia americana, uccidendo oltre 600.000 persone. Fino a quando non scomparve misteriosamente come era iniziata.
Il link con un pezzo del documentario Influenza 2018 e il seguente:
La vicenda stimola un confronto tra una vera epidemia e l’ epidemia della paura globale causata da coronavirus
E’ MORTO ERNESTO CARDENAL, SACERDOTE, POETA E RIVOLUZIONARIO.
di Francesco Cecchini
Francesco Cecchini – Ancora Fischia il Vento Pubblicato 3 Marzo, 2020 · Aggiornato 2 Marzo, 2020
Rivendico di essere stato sacerdote, poeta e rivoluzionario Ernesto Cardenal
Ernesto Cardenal è morto il primo marzo all’ età di 95 in ospedale a Managua. Ne ha dato notizia la poetessa Gioconda Belli, sua amica e sostenitrice. Vi scrivo per avvertirvi che Ernesto Cardenal, il nostro grande poeta, è appena morto alletà di 95 anni, dopo una vita di dedizione alla poesia e alla lotta per la libertà e la giustizia. Gioconda Belli ha aggiunto che il poeta sarà sepolto a Solentiname il prossimo giovedì o venerdì e ha invitato il popolo nicaraguense a una messa nella Cattedrale di Managua, lunedì 2 marzo. Solentiname è un arcipelago di isole nel lago Nicaragua dove Ernesto Cardenal fondò una comunità. Di ciò parlò nel suo libro Las ínsulas extrañas, Le sue strane isole.
Ernesto Cardenal fu sospeso a divinis per aver abbracciato la lotta armata con la quale il Comandante, e poi presidente, sandinista Daniel Ortega mise fine alla dittatura di Anastasio Somoza e per aver fatto parte, come ministro, del governo sandinista. Lo stesso Ernesto Cardenal in un’ intervista di molti anni fa raccontò la vicenda: “Dopo i saluti di protocollo, compresi quelli della guardia donore e della bandiera, il papa chiese al presidente Daniel Ortega, se poteva salutare anche i ministri. Naturalmente gli fu detto di sì; così il Papa si diresse verso di noi. Affiancato da Daniel e dal cardinal Casaroli cominciò a dare la mano ai ministri e, quando si avvicinò a me, io feci quello che, anche su consiglio del Nunzio, avevo previsto di fare se si fosse verificato questo caso: togliermi il basco e inginocchiarmi per baciargli lanello. Ma egli non permise che glielo baciassi e, brandendo il dito come fosse un bastone, mi disse in tono di rimprovero: Lei deve regolarizzare la sua situazione. Siccome io non risposi, tornò a ripetere la brusca ammonizione. E questo mentre eravamo inquadrati da tutte le telecamere del mondo. Ho l impressione che tutto questo fu ben premeditato dal papa. E che le televisioni fossero avvisate. In realtà, era ingiusta la reprimenda del Papa perché io avevo regolarizzato la mia situazione con la Chiesa. Noi sacerdoti che avevamo incarichi nel governo eravamo stati autorizzati dai vescovi, che avevano reso pubblica la loro autorizzazione, fino a quando il Vaticano ci proibì di mantenere tali incarichi. E la verità è che ciò che più disgustava il papa della Rivoluzione del Nicaragua era che fosse una Rivoluzione che non perseguitava la Chiesa. Avrebbe voluto un regime come quello della Polonia, che era anticattolico in un Paese a maggioranza cattolica, e pertanto impopolare. Quello che neanche lontanamente avrebbe voluto era una Rivoluzione appoggiata massicciamente dai cristiani come era la nostra, in un Paese cristiano, e dunque una Rivoluzione molto popolare. E peggio ancora, la nostra era una Rivoluzione con dei sacerdoti.”
Karol Wojtyła, ferreo anticomunista, un sentimento che portava con sè dalla Polonia, arrivò a Managua trovando un cartello che diceva: ” Benvenuto a Nicaragua libera, grazie a dio e alla rivoluzione.” Con il popolo che scandiva: ” Tra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione.” Naturalmente Wojtyła si arabbiò e pensò a quei preti come Ernesto Cardenal che erano parte della rivoluzione sandinista.
Ernesto Cardenal nacque il 20 gennaio 1925 a Granada, antica capitale del Nicaragua. Negli anni 50 Ernesto Cardenal fu profondamente coinvolto nella politica rivoluzionaria del Nicaragua e si unì alle forze che si opponevano alla dittatura sostenuta dagli Stati Uniti del regime di Somoza.
Studiò letteratura all Università di New Yok, in Messico e in Spagna. Tornato in Nicaragua fu ordinato sacerdote nel 1965 e fondò la comunità di Solentiname che divenne anche centro della Teologia della Liberazione. Ernesto Cardenal scrisse sull oppressione e lo sfruttamento nella società contemporanea con lo scopo di motivare i suoi lettori ad agire per il cambiamento sociale. Nel 1970 Ernesto Cardenal cambiò il suo pensiero nei confronti della violenza, pensando che la militanza attiva sarebbe stata necessaria per raggiungere gli obbiettivi cristiani di pace e fratellanza desiderati dalla maggioranza anti-Somoza. Militò nel Fronte sandinista di liberazione nazionale o FSLN (Frente sandinista de liberación nacional). Dopo la caduta di Somoza nel 1979, Cardenal fu nominato Ministro della Cultura e dell’ Istruzione del nuovo governo del Nicaragua. Durante il governo sandinista, tra il 1984 e il 1990, Cardenal promosse e coordinò una grande campagna di alfabetizzazione, che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell’Unesco. Grazie a quella campagna, almeno 500.000 nicaraguensi impararono a leggere e a scrivere.
Ernesto Cardenal esprese giudizi molto positivi sull’ educazione e sulla campagna di alfabetizzazione nel Venzuela bolivariano espressi anche nel libro Dalla parte di Chavez. Tra l’altro scrisse:
Fuori non si sa che in Venezuela si sta completando una campagna dalfabetizzazione e che presto lanalfabetismo sarà a tasso zero. L educazione ora si fa anche in lingue indigene, che sono 38, e si fanno pubblicazioni in queste lingue. La lingua ufficiale ormai non è solo lo spagnolo, ma lo sono anche le lingue indigene. Ci sono tre indigeni/e nellassemblea nazionale (parlamento) e fino a poco fa unindigena era ministra dellAmbiente e Risorse Naturali). L educazione ha reintegrato milioni di persone che prima ne erano escluse. I programmi di educazione cominciano dai bambini di un anno. Le scuole bolivariane, in cui non si paga nulla, sono per i bambini che prima non potevano pagare liscrizione a una scuola. Si tratta di scuole di educazione integrale, con pranzo e merenda, e con cultura e sport oltre agli insegnamenti delleducazione di base. E soprattutto non si tratta di scuole separate dalla comunità.
Il presidente del Venezuela Maduro così ha espresso il suo dolore per la morte di Ernesto Cardenal.
A nome del popolo venezuelano, invio profonde condoglianze al Comandante Daniele, a Rosario e a tutti i nicaraguensi, per la morte del grande poeta Ernesto Cardenal. Il suo inestimabile patrimonio letterario, culturale e religioso è un orgoglio per i latinoamericani. Vola alto maestro!
La sua opera poetica è stata immensa. Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti lungo la sua straordinaria carriera spiccano il Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana, XXI edizione, e il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda. Nel 2004 è stato candidato al Premio Nobel. Nel 2005 conduce un laboratorio di Poesia con i bambini in cura allospedale oncologico La mascota di Managua, dove scrisse: Io non aspetto il Giorno del Giudizio Finale con particolare ottimismo, ma prevedo che una delle cose positive che mi verrà detta sarà: Io ero un bambino malato di cancro e tu mi hai insegnato a fare poesia.
Farà più sconquassi il coronavirus o l’ondata di profughi che dalla Siria maciullata da Assad e Putin stanno premendo sull’ Europa? Bella combinazione, comunque…
Ps: scandaloso che sian libere di scrivere e di censurare chi le contraddice blogger come la Salvador che si diverton a seminare disinformazione e zizzania anche nelle situazioni di emergenza.
Bastanzetti del SAC è nervoso con la blogger Francesca Salvador. Ora la blogger direttamente non lo pubblica, prima lo prendeva a metaforici calcioni in culo, cancellava i suoi commenti. Interessante il confronto tra il Bastanzetti del SAC e Francesca Salvador, che va avanti da anni.
Fiato, che se non posto io lei va in tilt pur sapendo che nessuno legge questo blog e deve andare in Vitetnam o altro paese del globo. La sua adesione acritica da “marson”dimostrata dai diversi articoli qui pubblicati e ripresi dai vari giornali Comunisti, che lei mai nomina (paura o vergogna ?) che dicevano degli investimenti cinesi recenti. Ecco a cosa sono serviti: “Tremonti: coronavirus,”Momento epocale, cambi radicali in Cina. Figlio di una crescita troppo rapida”.. È una corsa che ha creato un impressionante squilibrio geografico. Oggi ci sono due Cina: quella esterna iper-sviluppata, quella interna ferma in una arretratezza millenaria”. . Cina, che “ha un grande problema demografico, mezzo miliardo di persone anziane”. Corriere della Sera
In un mondo “G-zero”, come lo chiamerebbe Ian Bremmer, chi potrebbe riampiazzare gli Stati Uniti nel ruolo di guida?
D’Alema risponde in una intervista:
“Nessuno appare nelle condizioni di farlo. Non la Russia che non ne ha la forza economica e politica ma neppure la Cina che si avvia a diventare la più grande potenza economica del mondo. Difficile esportare il ‘socialismo con caratteristiche cinesi’, perché troppo legato alla tradizione culturale confuciana e alla storia di un grande impero la cui esperienza è stata più quella di proteggersi dalle minacce esterne che non quella di espandere il proprio dominio nel mondo”.
ll Vietnam considerato come esempio internazionale nella lotta al coronavirus
di L.M. · Pubblicato 2 Marzo, 2020 · Aggiornato 1 Marzo, 2020 Giulio Chinappi
Nonostante la sua vicinanza con la Cina, il Vietnam ha registrato ad oggi solamente sedici casi del nuovo coronavirus. Numerosi riconoscimenti internazionali sono arrivati nei confronti del governo di Hanoi.
HỒ CHÍ MINH CITY – Situato sull’estremità orientale di quella regione del mondo che in epoca coloniale veniva chiamata Indocina, il Vietnam confina a nord con la Cina, Paese con il quale intrattiene importanti legami economici e commerciali, nonostante la disputa che coinvolge i due governi riguardante la sovranità sugli arcipelaghi delle isole Paracelso e Spratly. Proprio per queste ragioni, il Vietnam è stato tra i primi Paesi a registrare casi del nuovo coronavirus (Covid-19) al di fuori della Cina, ma anche tra i primi a momentaneamente risolvere il problema.
Ad oggi, infatti, il Vietnam ha registrato solamente sedici casi ufficiali del nuovo coronavirus, e tutti i pazienti coinvolti sono stati dichiarati guariti, compresi un uomo di settantatré anni ed un bambino di tre mesi. Inoltre, da quasi tre settimane non vengono segnalati nuovi pazienti infetti, nonostante l’alto grado di allerta delle autorità locali circa il possibile riemergere del virus. Questi risultati sono figli della celerità e del decisionismo del governo centrale di Hanoi e dei Comitati del Popolo delle province che hanno registrato casi positivi, e sono valsi al Paese i riconoscimenti da parte delle autorità internazionali in materia sanitaria e non solo.
Il 28 febbraio, ad esempio, il primo quotidiano di Israele, Haaretz, ha pubblicato un’intervista a Rafi Kot, medico israeliano che da oltre trent’anni anni opera proprio in Vietnam, e vanta esperienze lavorative anche in Corea del Nord. Nonostante il virus sia emerso in un momento critico, quello del capodanno lunare, che come in Cina anche in Vietnam vede molti cittadini mettersi in viaggio, gli effetti nel Paese sono stati decisamente minori rispetto a quanto si pensava inizialmente. Kot ha sottolineato che è possibile che vi siano stati pazienti asintomatici che non sono stati registrati nel conto dei sedici infetti, tuttavia ha anche affermato che le misure prese dal governo vietnamita sono state celeri, dure ed adeguate per contenere l’espandersi della malattia.
Il Vietnam è stato insignito del titolo di Paese modello nella lotta al coronavirus anche dalle principali autorità internazionali. Funzionari ed esperti sanitari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno affermato che la rapida risposta del governo all’emergenza è stata cruciale nel contenere la crisi nella fase iniziale. Il dottor Park Ki-Dong, rappresentante dell’OMS in Vietnam, ha attribuito il successo alla “proattività e coerenza del governo durante la risposta“.
Tra i provvedimenti presi dal governo vietnamita, oltre alla chiusura di tutte le scuole e di tutte le attività sportive per oltre un mese, c’è stato quello dell’isolamento della città di Sơn Lôi, nella provincia di Vĩnh Phúc, situata nel nord del Paese, area nella quale sono stati registrati ben undici dei sedici casi di coronavirus. “Il paese ha attivato il suo sistema di risposta nella fase iniziale dell’epidemia, intensificando la sorveglianza, migliorando i test di laboratorio, garantendo la prevenzione e il controllo delle infezioni e la gestione dei casi nelle strutture sanitarie, un chiaro messaggio di comunicazione del rischio e una collaborazione multisettoriale“, ha affermato il dottor Park, intervistato da Al Jazeera.
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti, il Vietnam non può ancora dirsi al sicuro, visto che il virus continua ad espandersi in diversi Paesi asiatici, e dunque potrebbe arrivare con una nuova ondata: “Se combattere il Covid-19 è stata una guerra, allora abbiamo vinto il primo round, ma non l’intera guerra, perché la situazione può essere molto imprevedibile”, ha prudentemente ricordato il vicepremier del governo vietnamita, Vũ Đức Đam. Gli ha fatto eco il viceministro della sanità, Nguyễn Thanh Long, che ha messo in evidenza come al momento non esista ancora una cura apposita per il nuovo coronavirus, che dunque non può dirsi sconfitto.
Il protocollo attuato dai medici vietnamiti prevede in primo luogo la cura dei sintomi, in particolare in caso di febbre alta. In secondo luogo, i pazienti sono sottoposti a una dieta rigorosa e nutriente. Infine, è necessario monitorare attentamente il livello di saturazione di ossigeno nel sangue dei pazienti.
Il governo guidato dal Partito Comunista ha poi preso importanti provvedimenti circa il traffico ed il commercio di animali selvatici, additato da molti come la causa della propagazione del nuovo coronavirus tra gli esseri umani. Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc (in foto) ha ordinato, sin dal 28 gennaio, il divieto di importare animali selvatici in Vietnam. Il Dipartimento per la protezione delle foreste ha inoltre vietato temporaneamente il trasporto di animali selvatici fuori dal Vietnam fino a nuovo avviso, secondo un documento ufficiale rilasciato due settimane fa.
Infine, il Vietnam ha momentaneamente sospeso l’emissione di visti per i viaggiatori provenienti dalla Corea del Sud, e prevede una quarantena di quattordici giorni per i viaggiatori provenienti da Italia ed Iran che desiderino entrare nel Paese.
Come il Vietnam, anche un altro Paese comunista si sta poi dimostrando all’avanguardia nella lotta al Covid-19: si tratta di Cuba, che, pur non essendo stata colpita dal nuovo coronavirus, è il Paese che ha messo a punto l’interferone alfa 2B, un farmaco inserito dalla Commissione Nazionale Sanitaria Cinese nella lista di quelli più efficienti per affrontare l’epidemia. Grazie alla collaborazione con L’Avana, la Cina si è dotata di uno stabilimento nella città di Changchun, in grado di produrre un farmaco identico a quello messo a punto dai cubani sin dal 25 gennaio. Nella ricerca per un farmaco specifico per il Covid-19, invece, si sta cimentando anche la Corea del Nord: le autorità di Pyongyang, che ufficialmente non hanno ancora dichiarato contagi all’interno del proprio Paese, hanno fatto sapere che i ricercatori locali stanno studiando il virus per trovare una cura.
AFGHANISTAN, CON L’ACCORDO CON GLI USA I TALEBANI VINCONO.
di Francesco Cecchini · Pubblicato 2 Marzo, 2020 · Aggiornato 2 Marzo, 2020
Molti anni fa le ragazze a Kabul giravano con gonne sopra il ginocchio. Quei tempi difficilmente ritorneranno in Afghanistan. Dal 27 aprile 1978 al 27 aprile 1992, le forze di sinistra erano al potere in Afghanistan. Il 7 dicembre 1979 l’ esercito sovietico entrò a Kabul su richiesta del governo di Najibullah, per far fronte ai guerriglieri feudali-islamici sostenuti dagli Stati Uniti e da diversi paesi arabi. Il ritiro dei sovietici e la sconfitta della sinistra afgana, tre anni dopo, portarono all’esodo di centinaia di migliaia di famiglie progressiste e lasciarono spazio alla diffusione dell’islamismo di massa. Gli Stati Uniti, come tutti i paesi occidentali avrebbero fatto meglio a pensarci due volte prima di sostenere e fornire armi e denaro in abbondanza per i mullah e le madrasa.
Il bilancio di questa scelta è pesante 18 anni di guerra, un costo di 2 trilioni di dollari, 32mila civili uccisi negli ultimi dieci anni, 45mila soldati afghani ammazzati solo negli ultimi cinque e oltre 2.400 militari americani morti. . La Missione delle Nazioni Unite per lAfghanistan (UNAMA) ha indicato che la guerra nel paese asiatico ha lasciato nel 2019 almeno 3.403 morti e 6.989 feriti tra la popolazione civile. Comunque, a parte la durata del conflitto non c’è un conteggio preciso
Sabato 29 febbraio USA e talebani e statunitensi hanno firmato a Doha, in Qatar, un accordo che apre la strada al ritiro delle truppe americane dal Paese. L’accordo è la conclusione di colloqui iniziati nel settembre 2018 tra Zalmay Khalilzad rappresentante degli Stati Uniti e rappresentanti dei talebani. Vi sono stati comunque degli ostacoli. Una serie di scontri sul campo di battaglia causati da gruppi contrari all’accordo. Il 3 settembre scorso, mentre in tv l’ inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, rassicurava gli afghani sull accordo raggiunto in linea di principio con i talebani, ma non ancora firmato, lungo la cosiddetta Jalalabad road di Kabul un gruppo di attentatori talibani lanciava un camion bomba contro il Green Village causando 16 morti e almeno 200 feriti.
L’accordo contempla il ritiro delle forze armate straniere dall’Afghanistan, entro 135 giorni dalla firma vi sarà la riduzione da 13.000 a 8.600 dei militari americani e il ritiro completo in 14 mesi, comprese forze della Nato, che appoggiano gli americano e la chiusura delle 9 basi militari americane, sempre in 14 mesi ; l’impegno che i talebani impediscano che gruppi jihadisti operino dal paese contro la sicurezza degli Stati Uniti; che il 10 marzo inizino i dialoghi tra i telebani e le altre forze politiche e sociali dell’Afghanistan. Con ciò i talebani potranno dire di aver fatto sgomberare dall’Afghanistan le forze militari straniere. I Talebani, gli studenti coranici, parlano di una vittoria collettiva dellintera nazione di musulmani e mujaedin, oltre che di unintesa sulla fine delloccupazione.
Il segretario di stato Mike Pompeo presente a Doha ha dichiarto che se i talebani non rispetteranno completamente l’accordo questo verrà anullato.
Il punto debole principale è l’ esclusione dal negoziato e dall’accordo del governo di Kabul e delle forze politiche che lo appoggiano. Il governo di Kabul, che lamenta di non essere stato coinvolto, continua a non andare d’accordo con i talebani. Nell’accordo c’è la liberazione prima del 10 marzo di circa 5.000 talebani dalle carceri governative, e di circa 1.000 detenuti nelle prigioni degli studenti coranici. Il consigliere per la sicurezza nazionale del governo, Amdullah Mohib, ha dichiarato che del rilascio si parlerà durante i negoziati, non prima del 10 marzo, quindi. Un libro utile per comprendere l’Afghanistan e la sua storia è I Talibani di Ahmed Rashid. Il libro integrale si trova in rete.
CORVO
l verso del Corvo comune è detto gracchiare – molto simile tra corvi, gazze e cornacchie -, ovvero la ripetizione di un suono roco e stridente. I corvi gracchiano volando o stando appollaiati a muri, alberi e staccionate. Il gracchiare dei corvidi viene spesso associato a sonorità fastidiose (si dice che “gracchia” quando qualcosa – una persona o una tv o una radio – produce suoni distorti e striduli) e la sua imitazione è probabilmente all’origine dei loro nomi nelle varie lingue, a partire dall’inglese crow e dal tedesco krähe.
Walter Cadorin Corvo gracchia anche di domenica pomeriggio, sera. Inoltre è un corvo poliglotta, gracchia anche in dialetto. Continuerà a gracchiare per tutta la settimana, il Walter Cadorin Corvo?.
Il topo di Zaia è la sintesi di una realtà: abbiamo una classe dirigente impresentabile. Di Giulio Cavalli
Attenzione che quel topolino di Zaia in fondo sta stanando tutti i razzisti, li sta mostrando al resto del mondo per quello che sono e finalmente racconta quanto sia inguardabile quella classe dirigente. Dimostra quanto i leghisti siano in difficoltà ogni volta che viene richiesta responsabilità nel governare e prudenza nelle parole. Con una sola frase Zaia ha mandato in fumo milioni di euro che la sua regione spende per promuoversi nel mondo.
Attenzione a non sottovalutare il topolino di Zaia, quel topo che Zaia asserisce essere il cibo preferito dei cinesi, da vivo, dice che li abbiamo visti tutti i cinesi mentre si infilano il ratto nel piatto e poi lo mangiano così fresco da essere sushi. Attenzione che quel topolino di Zaia in fondo sta stanando tutti i razzisti, li sta mostrando al resto del mondo per quello che sono e finalmente racconta quanto sia inguardabile quella classe dirigente.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, è da sempre considerato un leghista addirittura moderato, uno di quelli che non ha bisogno di sbraitare cretinate per farsi notare e la sua ultima uscita sull’edilità dei topi invece dimostra quanto i leghisti siano in difficoltà ogni volta che viene richiesta responsabilità nel governare e prudenza nelle parole. Con una sola frase Zaia ha mandato in fumo milioni di euro che la sua regione spende per promuoversi nel mondo, con buona pace delle aziende che da sempre lavorano per aumentare la propria credibilità internazionale e il proprio mercato.
È un’azione simile a quella del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana mentre indossa (piuttosto goffamente, tra l’altro) una mascherina in un video che sta facendo il giro del mondo: mentre si cerca di tranquillizzare il mondo sulla Lombardia il presidente regionale si mette a fare la macchietta spaventata. Giudicate voi.
Zaia e Fontana sono considerati le punte di diamante della classe leghista (Salvini intanto briga per fare cadere il governo, sempre a proposito di responsabilità) eppure entrambi vengono da esperienze politiche locali (come nel caso di Fontana) o di ben poca eccellenza (come nel caso di Zaia).
La risposta dell’ambasciata cinese non lascia dubbi: “In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che le parole di un singolo politico non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano, un popolo civile e nostro amico.
Il nuovo coronavirus è un nemico comune, che richiede una risposta comune. In un momento così difficile, è necessario mettere da parte superbia e pregiudizi, e rafforzare la comprensione e la cooperazione al fine di tutelare la sicurezza e la salute comune dell’umanità intera”.
E allora sia lodato il topolino di Zaia che finalmente li stana tutti: razzisti, incapaci, fragorosi populisti e sciacalli del Coronavirus. Bisognerà vedere se loro, quelli, faranno la fine del topo.
Cecchini la sua è una solidarietà, comunismo internazionale, con la Cina, non richiesta. Visto poi, che tutto è partito da lì fin da ottobre 2019
“Coronavirus, in Cina una nuova legge sulle abitudini alimentari: Luca Zaia non aveva tutti i torti.
Chiariamo subito un concetto: i video in cui si vedono cittadini cinesi intenti a ingozzarsi di topi e roba simile non sono finti.
….Se ciò che ha dichiarato Zaia venerdì sera non è che una gigantesca balla, un misero pregiudizio, allora perché mai la scorsa settimana i vertici dell’ Assemblea nazionale cinese, che corrisponde al nostro Parlamento, hanno annunciato di volere emanare una legge che bandisca immediatamente, a tutela della vita e della salute delle persone, il commercio di animali selvatici ed esotici a fini alimentari? E perché mai soltanto negli ultimi giorni è stato vietato il consumo di cani (ogni anno laggiù ne vengono macellati 30 milioni) e gatti nonché di serpenti, tartarughe, topi, rane ed insetti, inseriti tutti in una lista nera?
…. Che l’epicentro della malattia con la quale pure noi ora ci troviamo, nostro malgrado, a fare i conti sia il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan, non è un mistero….
Da libero quotidino di di Azzurra Barbuto 1.3.2020
Magari secondo Walter Cadorin Corvo i cinesi mangiano anche i corvi, così viene diminuito il gracchiare. Vivi o morti? Con le penne o spennati? Più Walter Cadorin Corvo gracchia più si capisce che Andrea Maset aveva ragione.
Firmato l’accordo tra gli Stati Uniti e i talebani per la pace in Afghanistan, dopo più di 18 anni di guerra. Speranza e prudenza dopo la firma. Solo il tempo dirà se nei prossimi mesi saranno rispettati tutti gli impegni e se si arriverà davvero a un accordo di pace.
Siamo sabato 29 febbraio e dopo 7 giorni di silenzio finalmente Corvo Walter Cadorin gracchia ancora. E’ uscito dall’influenza? Continuerà a gracchiare ogni giorno?
mi invita ripetutamente a tavola, vengo e al posto di un pasto, mi propina il solito post coglione?
Non si accorge che i blogger hanno scelto, non accettano più post di esterni per evitare che i soliti battitori di tasti-credendosi- giornalisti entrino a fare zizzania ?
Io credo che Vinicio, onde non chiudere il blog e volendo far vedere la sua teatralità i suoi film tipo-ironico dovrebbe aggiornare i personaggi e chiudere ai commenti.
E con questo la saluto.
L’ho scritto tante volte e lo ribadisco ancora: non chiudo i commenti perché è contro i miei principi di libertà. Tolgo solo qualche post che presenta attacchi personali, per il resto se un lettore vuole esprimere le proprie opinioni sull’attualità e lo fa in termini corretti troverà sempre lo spazio di cui necessita nel mio blog. Peccato che i commentatori siano sempre gli stessi, ma cosa vuole i veneti per usare un eufemismo sono troppo riservati e timidi o pavidi.
Vinicio, l’importante sarebbe sapere quanti sono i lettori.
Corvo
29/02/2020
L’accontento, do fiato al suo isolato trombone (quanti suoi post in seguito a questo mio, 5 o 10?), faccio godere il desaparecido Vinicio titolare di questo blog che ha perso i riferimenti, culturali?, iniziali e della “Scossa Coop Vinicio Curi curi” che non serve a nessuno e nessuno vi partecipa.
Narcotraffico, l’Onu svela tutti gli affari illeciti di Maduro
Rossana Miranda 28-2-2020 da….
Narcotraffico, l’Onu svela tutti gli affari illeciti di Maduro
Un report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite approfondisce l’aumento del traffico di droghe dal Venezuela che riguarderebbe direttamente il governo e le Forze armate
Il mondo comincia a guardare il potere del narcotraffico in Venezuela. Le Nazioni Unite hanno pubblicato un report in cui lanciano l’allarme per l’aumento del traffico di droghe nel Paese sudamericano, sottolineando il sostegno del regime di Nicolás Maduro e delle Forze Armate venezuelane al Cartello dei Soli.
In mezzo alla profonda crisi petrolifera seguita dalle sanzioni internazionali e dalla riduzione della produzione di greggio, il regime venezuelano si finanzia con la vendita di oro e diamanti nella zona Guayana, ma anche con il narcotraffico. Grazie a queste attività illegali alle casse del regime entrerebbero circa 15 miliardi di dollari.
Questa volta però l’Onu si è soffermata sul traffico di droghe: “Ci sono indizi che, nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, gruppi di delinquenti sono riusciti ad infiltrarsi nelle forze di sicurezza del governo e hanno creato una rete informale conosciuta come il Cartello dei Soli per facilitare l’entrata e l’uscita di droghe illegali”. La denuncia è stata presentata dall’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti nel suo report per il 2019 presentato a Vienna.
Le organizzazioni criminali operative in Venezuela, continua il documento, hanno trasportato grandi quantità di droghe illecite in Europa e Stati Uniti dalla Colombia, passando dal Venezuela, con l’aiuto dei militari.
Il report dell’Onu ricorda che la prima volta che si è parlato del Cartello dei Soli è stato nel 1993, in uno studio presentato dal centro di ricerca Insight Crime, quando due generali venezuelani sono stati indagati per traffico di droghe. Con l’arrivo del presidente Hugo Chávez al potere nel 1999, e la decisione di cacciare agli agenti della Drug Enforcement Administration (Dea) dal territorio venezuelano, il cartello si è fortificato. Il nome deriva dai “soli”, ovvero i membri dell’Alto Comando militare delle Forze armate che sarebbero collusi con i narcotrafficanti. A differenza dei cartelli messicani e colombiani, il Cartello dei soli ha cellule diverse, che fanno capo al governo di Maduro. “Non esiste un ‘albero genealogico’ per questa misteriosa struttura – sostiene Insight Crime -, ci sono solo una lista di nomi pubblicati dal Dipartimento del Tesoro americano”.
Secondo l’agenzia Efe, il controllo di porti, aeroporti, autostrade e frontiere è in mano ai militari venezuelani, il che facilita il traffico delle sostanze illegali. Uno degli uomini-chiave in questa struttura legata al narcotraffico internazionale sarebbe Hugo Carvajal, ex capo dei servizi segreti ai tempi di Chávez, in questo momento profugo della giustizia. Invece, per le autorità americane Tareck El Aissami, vicepresidente per l’Economia (che mantiene legami con Hamas e Hezbollah), è la mente dietro la rete di narcotraffico venezuelana.
Cinquantadue morti: non è un virus, ma la strage del lavoro
Il caso. Il primo bollettino Inail del 2020 sugli infortuni e i decessi sul lavoro sono inquietanti: 52 persone hanno perso la vita in incidenti con esito mortale solo a gennaio, otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Storia di un’emergenza tragicamente e orrendamente concreta, ma invisibile agli occhi dei media e della politica. Come si costruisce la percezione del rischio e il suo impatto sui mercati finanziari, dell’informazione e della politica
Roberto Ciccarelli
Il primo bollettino Inail del 2020 sugli infortuni e i decessi sul lavoro è inquietante: 52 persone hanno perso la vita in incidenti con esito mortale solo a gennaio, otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Sono aumentate soprattutto le denunce di incidenti mortali avvenuti in itinere (da 13 a 19) mentre quelle per infortuni in occasione di lavoro sono passati da 31 a 33. Si muore più nel Nord Est (da 9 a 14 casi mortali), tre al Centro (da 9 a 12) , uno al Sud (da 8 a 9) e Isole (da 4 a 5). Calano gli infortuni sul lavoro: 46.483, meno 1.400 casi. Ma è solo gennaio. Se il 2019 è stato l’anno più traumatico da dieci con 1089 morti, il 2020 sarà peggiore?
Al tempo dell’«infodemia», epidemia mediatica, da Coronavirus c’è un’emergenza lampante ma invisibile: i morti e gli infortuni sul lavoro e per raggiungere i posti di lavoro. È un’emergenza tragicamente e orrendamente concreta, che miete vittime tra chi esce di casa e non torna più per sempre. Con la metà dell’energia che ha schizofrenizzato i media per il virus si potrebbe almeno dimezzare la velocità di questa strage, veicolare fondi e facilitare politiche strutturali, creare una protezione contro la violenza del lavoro precario che porta a morire a 75 anni mentre cerchi di sopravvivere perché la tua vita, e quella dei tuoi cari, agonizza. Solo l’intelligenza collettiva e la sanzione sociale contro l’organizzazione del capitale possono fermare questa corsa verso l’annientamento della forza lavoro per di più sfruttata.
E invece non accade niente. La mancanza di verifiche tecniche nella costruzione e manutenzione delle infrastrutture, la scarsa adozione di misure collettive ed individuali di protezione, la carenza di ispezioni e controlli nei luoghi di lavoro non scuote l’economia dell’attenzione. Ed è alienante constatare lo strabismo che porta l’economia dell’attenzione a visualizzare più la possibilità percentuale di una morte da virus e non la realtà delle morti causate dal lavoro. Ed è umiliante soppesare la diversa visibilità attribuita dal capitalismo informazionale alla contabilità degli scomparsi per l’una o per l’altra tragedia. Non ci sono morti più importanti degli altri.
È lo stesso strabismo che non vede le conseguenze del riscaldamento globale. Gli effetti mortali del capitalismo sulle vite che lavorano, o sulla natura che distrugge, restano invisibili rispetto alla sovraesposizione dell’emergenza indeterminata di un virus e le sue conseguenze sui mercati finanziari. L’impotenza raddoppia. È il prodotto di un unico sistema.
BASTANZETTI DEL SAC, OGGI TREVISO, LA TRIBUNA DI TREVISO.
Mentre Bastanzetti del SAC in Oggi Treviso raccoglie certi commenti e risponde, tutto sommato, con imbarazzo. La blogger alla quale si riferisce e Francesca Salvador, che sistematicamente lo prende a metaforici calcioni in culo, cioè lo cancella.
Gianni Padovan
E lei visto che la sa tanto lunga a proposito, a che teorie di quale luminare della scienza si appoggia visto come spazia nell’argomento???
Michele Bastanzetti
Egr. Padovan, sia concreto e preciso, quale delle affermazioni che ho fatto sul coronavirus ritiene non sia fondata? Dica pure, che volentieri le rispondo nel merito. Poi se lei è fra coloro che anziché affidarsi alla Scienza preferiscon i santoni fai da te, non è un problema se ciò rimane nel perimetro individuale. Se invece, come una blogger di OT, diffondete i virus della incompetenza disinformazione sfiducia disgregazione sociale… allora, dialetticamente ed educatamente, vi contrasto.
Il cronista di Vittorio Veneto della Tribuna Francesco Dal Mas continua a presentare il Bastanzetti del SAC come fondatore del Comitato SAC, senza chiarire che questo comitato è Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC. Quando lo presenta come membro del Consiglio di Quartiere di Cendeda non informa che il Bastanzetti del SAC ha definito questo Consiglio come carbonaro.
BASTANZETTI DEL SAC, OGGI TREVISO E LA TRIBUNA DI TREVISO.
Mentre il Bastanzetti del SAC in Oggi Treviso raccoglie certi commenti e risponde, tutto sommato, con imbarazzo. La blogger alla quale si riferisce e Francesca Salvador, che sistematicamente lo prende a metaforici calcioni in culo, cioè lo cancella.
Gianni Padovan
E lei visto che la sa tanto lunga a proposito, a che teorie di quale luminare della scienza si appoggia visto come spazia nell’argomento???
Michele Bastanzetti
Egr. Padovan, sia concreto e preciso, quale delle affermazioni che ho fatto sul coronavirus ritiene non sia fondata? Dica pure, che volentieri le rispondo nel merito. Poi se lei è fra coloro che anziché affidarsi alla Scienza preferiscon i santoni fai da te, non è un problema se ciò rimane nel perimetro individuale. Se invece, come una blogger di OT, diffondete i virus della incompetenza disinformazione sfiducia disgregazione sociale… allora, dialetticamente ed educatamente, vi contrasto.
Il cronista di Vittorio Veneto della Tribuna Francesco Dal Mas continua a presentare il Bastanzetti del SAC come fondatore del Comitato SAC, senza chiarire che questo comitato è Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC. Quando lo presenta come membro del Consiglio di Quartiere di Cendeda non informa che il Bastanzetti del SAC ha definito questo Consiglio come carbonaro.
Prof. Corrent, visto che nel suo blog si parla di coronavirus mi conceda questa. Nelle disgrazie non manca mai di emergere qualche aspetto positivo. Co’ ‘sto coronavirus la Medicina vera (non quella dei santoni al bicarbonato) ha infatti avuto una impennata di aspettative e consensi. Tutti a pendere dalle labbra di virologi clinici ricercatori laureati (laurea tradizionale, non sul web) che stan gestendo epidemiologia, cura, prevenzione, ricerca del vaccino. I furibondi no vax son sprofondati nel mutismo, anche quelli che “i vaccini non si fanno perché danno l’autismo”, e quelli che han falsificato i certificati dei figli per mandarli comunque a scuola con grave pericolo per sé e per gli altri. E pure han cambiato atteggiamento quei politici che verso i no vax usarono tanta indulgenza…perché, vedete, quei signori “vanno convinti con tanta pazienza, non obbligati alla vaccinazione dei figli”… Ma non facciamoci illusioni. Passata la festa gabbatu lu Santu. Quando passerà la paura vedrete che torneran fuori, i santoni del bicarbonato: disinformazione, inganno, speculazione sulle disgrazie altrui non scompariranno mai.
Sono d’accordo con Lei, caro dott.Bastanzetti e penso che tutti concordino di avere fiducia nella scienza. Il problema è capire quale sia la vera scienza. Non certo quella al servizio delle multinazionali.
Vinicio ti sei iscritto al SAC del dott. Bastanzetti? Bene, allora il SAC non è più Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC, ma Bastanzetti del SAC & Vinicio.
Egr. Prof, se mi serve un vaccino per poter vincere una malattia e vivere, non mi importa nulla se con esso arricchirò le multinazionali. Poi se qualche “santone fai da te” riesce a creare un vaccino di provata efficacia, mescolando bicarbonato-vitamina C-acqua di Lourdes ed a spese zero per la collettività…beh…siam qui pronti a dargli il Nobel!
Certamente siamo costretti a utilizzare ciò che troviamo,ma insisto nel dire che la Vera Scienza a volte viene confusa con gli interessi delle multinazionali.
Francesco Cecchini
27/02/2020
Coronavirus e crisi climatica: niente sarà più come prima
27.02.2020 – Guido Viale
La mobilitazione martellante e scomposta di politici e media contro il coronavirus ricorda Pierino e il lupo: che cosa mai si potrà fare per comunicare una vera emergenza, quando la crisi climatica alle porte comincerà a mordere veramente sulle nostre vite (come già sta facendo su quelle di milioni di altri esseri umani), ora che tutti vedono che il lupo non c’è, o non è un lupo?
Quello che si vede nell’immediato è solo una corsa a misure estreme per non sentirsi scavalcati da chi pretende che si faccia ancora “di più”: è il meccanismo di una competizione politica che ha perso la bussola del vero o presunto “bene comune”. Vuoi chiudere i porti? E io chiudo gli aeroporti. Vuoi chiudere le moschee? E io chiudo le chiese. Così si fanno idiozie come tenere aperti i bar all’ora del cappuccino e chiuderli all’ora dello spritz. Ai medici viene tolta la parola; a Burioni no.
Molti però, tra cui Marco Bersani e Giorgio Agamben, vedono in queste misure una prova o una tappa di avvicinamento allo stato di eccezione, a un controllo sistematico di tutte le nostre attività quotidiane. E’ vero: le misure colpiscono quasi solo luoghi e momenti di aggregazione: spettacoli; bar e caffè del “dopolavoro”; riunioni, assemblee e manifestazioni; l’ufficio, quando si può disperdere tutti nel telelavoro: ciascuno a casa sua! Tutte condizioni favorevoli all’affermazione di un dominio autoritario. Questa mezza quarantena, che non tocca il lavoro in fabbrica, le code ai supermercati, gli assembramenti nelle stazioni o sui mezzi pubblici, le cene di Salvini, tutte occasioni massime di contagio, è in linea con le tendenze di fondo dei processi in corso: chiusura sistematica di tutti i centri di aggregazione – di donne, di giovani, di richiedenti asilo, di attivisti – e, soprattutto, leggi contro i migranti e le lotte sociali, tese a trasformare l’Europa in una fortezza chiusa verso l’esterno, ma anche in una caserma ben disciplinata all’interno, dove dissenso e conflitto sono fuorilegge.
E’ così che le destre (in sintonia, ancorché negata, con gli establishment di centro e di sinistra, consapevoli o meno che ne siano) si preparano ad affrontare con la forza delle armi le conseguenze della crisi climatica: le migrazioni di massa nel e dal resto del mondo, e le lotte contro lo sconquasso delle condizioni di vita e di lavoro e territori all’interno di ogni paese. Continuando a spremere gas e petrolio dal ventre della Terra e a pompare CO2 nell’aria.
Ma, per non limitarsi a un’ovvia denuncia, proviamo a trasformare questa ilarotragedia in un’occasione di crescita e autoformazione per tutti. Perché, in ultima analisi, le misure imposte, per quanto in parte ridicole e in parte eccessive, spezzano l’ordinario andamento delle nostre esistenze, ci fanno capire che da un momento all’altro possiamo entrare veramente in “emergenza”; una condizione che, per chi l’ha dichiarata o ha preteso che venisse dichiarata nei confronti della crisi climatica e ambientale, dovrebbe essere norma, consapevolezza che da ora in poi niente potrà più scorrere come prima. Una condizione in cui molti sono già stati gettati dalla precarietà del lavoro o della vita e molti altri da qualche evento estremo che li ha cacciati dalle loro case, ma che per tutti dovrebbe significare “abituarsi a fare a meno delle proprie abitudini”.
Perché la crisi climatica e ambientale le sconvolgerà tutte. E per tutti da ora in poi e, volenti o nolenti, sempre più spesso, le cose cambieranno in peggio: il “tempo che fa” non sarà più prevedibile, e a volte nemmeno sopportabile; il lavoro potrebbe mancare perché i mercati che lo sorreggevano si dileguano; i negozi e i supermercati non saranno sempre pieni e a molte cose dovremo rinunciare; potremo ritrovarci senza auto o senza benzina, o con i treni che fanno anche sette ore di ritardo; la luce potrà non accendersi più tutti i giorni, l’acqua non scorrere più dal rubinetto per ore, le case rimanere al freddo, le vacanze sfumare perché gli aerei non partono più e le malattie da virus ignoti moltiplicarsi. E a tutte queste cose dovremo trovare rimedio insieme a coloro che le patiscono con noi. Ma soprattutto dobbiamo anticiparle, individuando, percorrendo e imponendo nuove strade, perché se aspettiamo che a farlo siano coloro che ci governano, che continuano a pensare solo a Tav, Tap, Olimpiadi e nuovi stadi, mentre “la nostra casa brucia”, finiremo bruciati con lei.
E’ un inganno sostenere che la vita potrà continuare come prima, perché basta “rendere sostenibile” lo sviluppo (del Pil). Lasciamo perdere il Pil e guardiamo alle cose: di sviluppo non ce n’è più da tempo, né per noi né per il resto del mondo, se non per un manipolo sempre più ristretto di Signori della Terra (e della finanza) che tengono in pugno i nostri destini. Non ci sarà conversione ecologica, né del sistema né delle nostre vite, se non ci rendiamo innanzitutto conto che, come scrive Naomi Klein, That changes everything: niente sarà più come prima.
L’ITALIA DEL CORONAVIRUS E DELLE REGIONI FAI DA TÈ
Tra tutte le considerazioni che ho letto in questi giorni in merito a quanto sta avvenendo sul Coronavirus Covid-19 in Italia, mi sento di condividere il pensiero di chi afferma le contraddittorie, eppur simili, frontiere di una asfittica quotidianità che viviamo con sempre maggiori incoscienze (un po’ in tutti i sensi), circondati da un clima surreale che nel giro di meno di 48 ore ha trasformato il Paese in una grande “zona rossa“.
Per chi ha vissuto i tempi del G8 di Genova, la metafora sarà abbastanza evidente: ma al posto delle grandi e alte grate in ferro che delimitavano il centro di Genova, oggi a circondare i centri dei focolai dove si sta sviluppando il Covid-19 sono in prima persona le forze dell’ordine e l’esercito con blocchi stradali. Nessun recinto fisico, ma la sostanziale evidenza del controllo dello Stato per disporre al meglio la tutela della salute pubblica.
Benché le motivazioni siano giustificabili dallo stato dell’espansione repentina del virus, probabilmente per l’alto numero di tamponi (più di 4.000) fatti in poche ore, rispetto ad esempio a quelli fatti in Francia (soltanto – si fa per dire – 400 rispetto a quelli effettuati in Italia), fa sempre una certa impressione il presidio dei territori messo in mano all’esercito. Vi si ricorre, infatti, quando l’emergenza è tale da sfuggire al comune controllo istituzionale per canali di comunicazione di massa, con ordinanze che vengono rispettate istintivamente dopo una sommaria lettura dei quotidiani che le riportano o dopo essersi collegati ai siti Internet a questo preposti.
Da un lato l’isteria di massa gestita abilmente dai media, i dati scientifici superati da illazioni e nuove superstizioni, stigmi e pregiudizi antichi; dall’altro la reazione politica che ondeggia tra il “normale” sciacallaggio delle destre e il securitarismo militarista giustificato con l’emergenza che pure è reale e che non va sottovalutata.
In mezzo a queste paludi della ragione vivono le tante fobie antisociali e la disperazione quotidiana che vengono esacerbate al punto tale da assumere i connotati di qualcosa di trascurabile: dai problemi mondiali che riguardano la crisi ambientale fino all’olocausto quotidiano dei morti sul lavoro, dello sfruttamento capitalistico.
È difficile sfuggire a questa tenaglia ma, almeno, si può provare ad esserne consapevoli. Ed esserlo eviterebbe, ad esempio, il saccheggio dei supermercati e l’ansia ipocondriaca che prende un po’ tutti quando per cento volte al giorno senti ripetere messaggi uguali e contrari sul virus con parole sbagliate, termini scorretti e difettanti chiaramente in eccesso.
Provando a rimanere razionali, non si può non mettere l’accento sulla facilità con cui ogni emergenza socio-sanitaria che si presenta con potenziali cadute indiscriminate, di massa, che viene presentata come incontrollabile mentre viene comunque fatto passare il rassicurante messaggio che lo Stato si sta occupando del fenomeno mediante tutti i mezzi a sua disposizione, si trasformi in un vero e proprio cedimento al panico.
Ciò significa che pure colei o colui che si ripetono – come facciamo noi – che bisogna mantenere la calma ed essere il più raziocinanti possibili, seguendo le linee guida del Ministero della Salute, alla fine un cedimento lo hanno e, se non altro, vanno in farmacia o al supermercato per prendere una bottiglietta di Amuchina, oppure guardano se hanno alcool a sufficienza in casa per affrontare l’emergenza.
Tutte le domande e le risposte sul Coronavirus Covid-19 (Ministero della Salute)
Dunque, la tentazione di rientrare nella logica del comportamento comune che si diffonde è quasi normale, conseguente agli stimoli che provengono dall’esterno e che spingono nella direzione a senso unico dell’imperativo categorico: “Devi sostenere lo sforzo della nazione in questo momento.“. Fin qui si può accettare il ricorso al dettame kantiano, perché è sacrosanto e giusto fare la propria parte, nel nostro piccolo quotidiano di vita, per aiutare i lavoratori della sanità, gli operatori sociali e tutti coloro che rischiano davvero la vita per la salute pubblica.
Poi però l’imperativo categorico moderno accelera nel suo prodursi come virus contagiosissimo di massa, nel divenire condizionamento quasi morale: chi fa informazione conosce il potere, anzi il “quarto potere“, che hanno le parole dette, ridette, soprattutto contraddette fra loro. Esiste anche la zona d’ombra del “sentito dire”, del “detto e non detto“: non si tratta del venticello della calunnia, ma di qualcosa di ancora più sottile. Si tratta di un crinale di confine tra verità e vere e proprie panzane che però riescono a penetrare i crani vuoti di molte persone, spesso incolpevoli, sovente in buona fede e proprio per questo nuova carne al macello della fabbrica della mistificazione dei fatti.
Soprattutto in quest’epoca di comunicazioni nemmeno più veloci, oltre la velocità immaginabile, visto che possiamo tranquillamente parlare di “istantaneità” delle notizie, tutto quanto avviene senza la possibilità di verifica da parte del singolo che con grande superficialità prende una pseudo-notizia di cui ha letto il titolo debitamente costruito per essere attrattivo e la invia all’universo mondo dei suoi contatti tramite chat, social network e altre diavolerie che tutti utilizziamo ogni giorno.
Ecco, questo sì è un virus epidemico o addirittura pandemico, perché le parole sono importantissime ed andrebbero usate con grande cautela e con scrupolo estremo, associandole alla verità dei fatti e non per determinare una disinformazione frutto della necessità di vendere più copie di un giornale o di avere più “click” su un sito web… ma si sa… la logica del sistema economico in cui viviamo è quella del profitto. Questa certamente è “sopra il popolo“, quindi epidemica.
Anche gli algoritmi devono, suvvia, poter beneficiare della paura indotta nella cittadinanza. Oltre agli agitatori di massa televisivi, ai disinformatori di professione su Internet, è bene assicurarsi che anche la carta stampata faccia il suo mestiere. Non tutta, per carità. Ma allora, se distinzione deve essere (e deve poter essere) operata, un intervento in merito i giornalisti devono farlo su sé stessi e dire chiaramente che alcuni giornali non sono giornali, non informano ma deformano le notizie perché piegano i fatti a conclusioni che sono perniciose per la fragilità della credulità popolare.
Domando: anche questa non è una forma di nocumento per la salute pubblica? Oltre che deontologicamente estraneo alla professione del giornalista, non è anche immorale l’opera (si fa per dire) di chi si esprime con asprezza ogni giorno, di chi fomenta odio, xenofobia, razzismo e che non perde occasione per sollevare il peggio delle nostre incoscienze da noi stessi e rivoltarlo contro altri che, di volta in volta, vengono individuati come il nemico necessario di cui questa società finge di aver bisogno per vivere?
L’emergenza esiste e va presa sul serio, ma almeno, se proprio non riusciamo ad avere coscienza dei confini tracciati dalla medicina in merito, cerchiamo di evitare di condizionare i più deboli, i bambini, con le nostre ossessioni, paure, fobie e isterie inoculate in gran parte da un feroce e cannibale mondo di disinformazione.
Una considerazione ulteriore merita, in quanto a relazioni tra fattori che finiscono per influenzarsi vicendevolmente nella generazione di comportamenti collettivi in preda all’allarmismo più esasperato, l’autonomia regionale che proprio in materia sanitaria ha ampissimi poteri dopo la riforma del titolo V della Costituzione.
L’autonomia regionale non è una maggiore propensione all’uguaglianza nei campi in cui ha potere. È il “si salvi chi può“. Averla sempre contrastata non fa oggi di noi comunisti dei saputelli che con arroganza devono affermare: “Ve lo avevamo detto.“. Tuttavia…
Sono da sempre stato contrario ad ogni forma di cedimento dei poteri alle regioni su materie primarie che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini. Perché se un ruolo la Repubblica deve avere, ebbene questo è nella massima tutela della vita quotidiana di ogni singola persona.
Per questo, condivido le parole del Presidente del Consiglio quando afferma che non è tollerabile che ogni regione si comporti a sua esclusiva discrezione. Il governo deve centralizzare la direzione, ad esempio, della attuale emergenza e non consentire che si proceda in ordine sparso.
Ero e rimango un avversario del federalismo in ogni tempo e forma in cui si è affacciato sulla scena politica e sociale italiana: da quello storico di Carlo Cattaneo quanto, maggiormente, le finte trovate regionaliste, macroregionaliste e poi le sparate indipendentiste della Lega Nord, per non parlare del “federalismo fiscale“…
La riforma del Titolo V della Costituzione è stata deleteria per l’unità nazionale sotto questi profili. Evitiamo di degenerare nella tanto agognata “autonomia differenziata” che farebbe venire meno il senso stesso della Repubblica, insieme alle altre “piccole” riforme che si vogliono attuare: lo svilimento del Parlamento con il taglio del numero di deputati e senatori; la nuova legge elettorale fintamente proporzionale; infine, il premierato evocato da Renzi.
Gli sforzi per complicare la vita del Paese non ce li facciamo di certo mancare.
MARCO SFERINI
Dopo quello che Andrea Maset ha raccontato di lui nel lontano 2012, Walter Casorin è divensparitotato Corvo. Ora sembra sparito. Per sempre? Riapparirà come Cornacchia o Merlo?
Dopo quello che Andrea Maset ha raccontato di lui nel lontano 2012, Walter Casorin è diventato Corvo. Ora sembra sparito. Per sempre? Riapparirà come Cornacchia o Merlo?
CORONAVIRUS, PANDEMIA DEL VIRUS DELLA PAURA.
Manlio Dinucci
Premesso che il Coronavirus non va sottovalutato e che si devono seguire le 10 regole preventive del Ministero della salute, occorre adottare una 11a regola fondamentale: impedire il diffondersi del virus della paura.
Esso viene sparso soprattutto dalla televisione, a partire dalla Rai che dedica i telegiornali quasi interamente al Coronavirus. Il virus della paura penetra così in ogni casa attraverso i canali televisivi.
Mentre lanciano il massimo allarme per il Coronavirus, essi tacciono sul fatto che l’influenza stagionale, epidemia molto più mortale, ha provocato in Italia durante la 6a settimana del 2020 – secondo l’Istituto superiore di sanità – in media 217 decessi al giorno, dovuti anche a complicanze polmonari e cardiovascolari legate all’influenza.
Tacciono sul fatto che – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – muoiono in Italia in un anno per Hiv/Aids oltre 700 persone (in media 2 al giorno), su un totale mondiale di circa 770.000.
A proposito della campagna allarmistica sul Coronavirus, Maria Rita Gismondo – direttore di Macrobiologia clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, dove si analizzano i campioni di possibili contagi – dichiara: «A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Guardate i numeri. Non è una pandemia».
La voce della scienziata non arriva però al grande pubblico, mentre ogni giorno, dalla Rai, servizio che dovrebbe essere pubblico, ai canali Mediaset e non solo, si diffonde tra gli italiani la paura per «il mortale virus che dalla Cina dilaga nel mondo».
Campagna di fatto funzionale a quanto dichiara il segretario Usa al commercio Wilbur Ross in una intervista a Fox Business: «Penso che il Coronavirus contribuirà al ritorno di posti di lavoro dalla Cina negli Usa. In Cina c’è stata prima la Sars, dopo la peste suina, ora il Coronavirus». Quindi, commenta il New York Times, «la perdita per la Cina potrebbe essere un guadagno per l’America».
In altre parole, il virus potrebbe avere un impatto distruttivo sull’economia cinese e, in una reazione a catena, su quelle del resto dell’Asia, dell’Europa e della Russia, già colpite dal calo dei flussi commerciali e turistici, a tutto vantaggio degli Usa rimasti economicamente indenni.
Global Research, il centro di ricerca sulla globalizzazione diretto dal prof. Michel Chossudovsky, sta pubblicando sull’argomento dell’origine del virus una serie di articoli di esperti internazionali. Essi sostengono che «non si può escludere che il virus sia stato creato in laboratorio».
Tale ipotesi non può essere considerata complottista ed esorcizzata come tale. Perché? Perché gli Stati uniti, la Russia, la Cina e le altre maggiori potenze hanno laboratori in cui si conducono ricerche su virus che, modificati, possono essere usati quali agenti di guerra biologica anche su settori mirati di popolazione.
È un campo circondato dal più fitto segreto, spesso sotto copertura di ricerca scientifica civile.
Emergono però dei fatti: la presenza a Wuhan di un biolaboratorio dove scienziati cinesi, in collaborazione con la Francia, effettuano studi su virus letali, tra cui alcuni inviati dal Laboratorio canadese di microbiologia.
Nel luglio 2015 l’Istituto governativo britannico Pirbright ha brevettato negli Usa un «coronavirus attenuato».
Nell’ottobre 2019 il Johns Hopkins Center for Health Security ha effettuato a New York una simulazione di pandemia da coronavirus prevedendo uno scenario che, se si verificasse, provocherebbe 65 milioni di morti.
Non è invece simulata la pandemia del virus della paura, che dilaga con distruttivi effetti socio-economici.
CORONAVIRUS
Perché non si ascoltano gli ammonimenti di personalità autorevoli come Giovanni Maga, responsabile dell’istituto di genetica molecolare del CNR, che in una nota stampa ufficiale afferma “Per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che 19 casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il rischio di infezione molto basso”, o di Maria Rita Gismondi, direttrice del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano occupato a esaminare da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus, che scrive su Facebook: “Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1. A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così.”?
E invece ecco le decisioni prese: scuole, musei e luoghi di aggregazione chiusi per una settimana, sospesi partite di calcio, manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, eventi e ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico.
E non basta: con l’intervento dell’esercito il governo ha istituito zone rosse in alcuni Comuni della Lombardia, dell’Emilia e del Veneto, dove i treni e i mezzi pubblici non arriveranno e scuole, uffici e aziende dovranno restare chiusi, mentre la gente viene invitata a restare a casa.
Le indicazioni riguardano anche il comportamento personale, sfiorando in alcuni casi il ridicolo, per esempio quando si raccomanda di non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
Ebbene, qual è l’effetto più ovvio di un simile allarmismo? Il dilagare di una paura irrazionale non solo verso gli altri e verso qualsiasi forma di socializzazione, ma anche verso se stessi. Tutto diventa un pericolo, a cominciare dal proprio corpo. Meglio restare da soli, chiudersi in casa, andare in giro in macchina evitando i mezzi pubblici e diffidare di chi ha un semplice raffreddore e starnutisce per strada.
Probabilmente questa “emergenza” si esaurirà e tra non molto si tornerà alla normalità, ma i suoi effetti pericolosi potrebbero durare a lungo: una volta che una popolazione ha sperimentato un terrore vero o immaginario, sarà più incline a cadere nella trappola di un nuovo pericolo, a trovare colpevoli e a lasciarsi prendere da un delirio collettivo come quello che in questi giorni sta svuotando le farmacie delle mascherine.
La storia purtroppo è piena di esempi di questo tipo; l’ignoranza e la manipolazione hanno prodotto tante volte falsi colpevoli, persecuzioni e roghi. Non siamo più agli untori e alla caccia alle streghe, ma la reazione compulsiva e irresponsabile di chi dovrebbe curarsi del benessere collettivo, amplificata dai social media e dai mezzi di informazione, può portare a fenomeni altrettanto nefasti.
Ora più che mai è fondamentale opporsi al dilagare dell’irrazionalità, non alimentare la paura, mantenersi lucidi e aperti e insistere sulle vere emergenze di questo momento.
L’Italia diventerà “Wuhan d’Europa”?
Tre morti, città in quarantena, oltre 50.000 persone confinate, scuole chiuse, il carnevale di Venezia interrotto. etc.,etc. .L’Italia è il primo paese europeo a subire l’invasione virale cinesee. Ma il piano annunciato dal governo è sconcertante in più di un modo.
CORONAVIRUS
Circa le notizie non c’è da aggiungere per ora altro, oltre quello che stiamo sentendo in televisione o leggendo sui mass media, internet.
Fermo restando che ancora non c’è una risposta al “buco nero” della conoscenza su come è iniziata questa propagazione in Italia, del perchè si è passati da un giorno all’altro a decine di casi, cosa è sfuggito su questo che ora fa dell’Italia il primo paese d’Europa di ammalati di Coronavirus.
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset a Walter Cadorin? Lo hai rovinato il povero Walter Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
“..Stalin è l’ incarnazione del dispotismo orientale, sanguinario e propenso a sbalzi di umore che l’ abbondanza di vodka rende letali per chi gli si trovava intorno. Indifferente, infine, a qualsiasi moderazione è Mao, la cui totale noncuranza verso le più elementari regole di igiene si unisce a un irrefrenabile appetito sessuale, sostenuto da un abbondante uso di afrodisiaci e sostanze psicotrope..”.
Lei cecchini invece, un minore e sconosciuto, almeno credo, nel teatro politico mondiale, è un irrefrenabile utilizzatore della famosa carta-carbone-duplicatriceche sembra funzioni in lei, come afrodisiaco e psicotrope.
Il sig. CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset al sig. Cadorin? Lo hai rovinato il povero Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia a più non posso.
Il sig. CadorIn Walter ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset al sig. Cadorin Walter? Lo hai rovinato il povero Cadorin Walter, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia a più non posso.
Coronavirus, Roberto Burioni svela: “Il conteggio dei casi nel sito dell’Iss è fermo a quattro, assurdo”
E mentre il numero degli infetti da coronavirus continua ad aumentare (in Lombardia il presidente Attilio Fontana ne ha contati 32 e in Veneto Luca Zaia ne ha annunciati 9 ndr), Iss rimane indietro.
ISS e Burioni: chi squalo o tonno?
Sig. CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero sig. Cadorin ridotto a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
Vinicio, il suo film si presta a coniugazioni diverse che riguardano l’Italia e non l’estero-fiume cecchiniano.Ma sta a lei dare la direzione
A proposito del Sindaco d’Italia. Ecco un esempio
Barbari Foglianti A proposito del Sindaco d’Italia ( e degli squali grillinini ndr)
Occuparsi concretamente dei problemi dei cittadini senza l’ossessione del “dacci oggi il nostro tweet quotidiano….
Quasi tutti i commenti politici alla suggestione lanciata da Matteo Renzi sul “Sindaco d’Italia” (cioè l’elezione diretta del capo del governo) si sono divisi a metà tra l’ironia (“Il sindaco d’Italia? Come no, e pure la contessa regionale”, Fatto Quotidiano) e il non ci credo (“Da Craxi a Berlusconi, il Sindaco d’Italia è l’eterno ritorno del sempre uguale”, la Stampa). Una nuova puntata della telenovela che questa stralunata maggioranza ci propina ogni giorno? Probabile: l’ex premier rinato dopo la crisi agostana gioca una partita per la sopravvivenza politica, entrando a gamba tesa su tutto. Vuol far capire che lui c’è. E dopo l’incontro che avrà la prossima settimana con il premier Conte (sulle nomine, dicono i maligni) il Sindaco d’Italia tornerà probabilmente nel cassetto. Peccato, perché l’elezione diretta del premier (non del presidente della Repubblica) è la riforma giusta da fare. Il Sindaco d’Italia avrebbe la sicurezza di un mandato di governo per l’intera legislatura, ciò che gli consentirebbe (come per sindaci) di occuparsi concretamente dei problemi dei cittadini senza l’ossessione del “dacci oggi il nostro tweet quotidiano” per diventare trend-topic del mondo virtuale. Un premier eletto dal popolo eviterebbe i governi tecnici (vera negazione della democrazia rappresentativa) e manderebbe in soffitta il manuale Cencelli, ponendo fine al rito romano delle trame di corridoio. Il Palazzo si aprirebbe come una scatola di tonno. Anzi, di sardine. Stay tuned. Roberto Maroni22.2.2020 ilfoglio.it
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero Walter Cadori ridotto a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
JEAN DANIEL, UN GIORNALISTA MILITANTE DELLA VERITA’.
Francesco Cecchini
Jean Daniel Bensaid nato a Blida, Algeria, il 21 luglio 1920 è morto a Parigi il 19 febbraio 2020, a 99 anni. Fondatore del settimanale francese Le Nouvel Observateur. Della morte ha dato notizia Dominique Nora, direttrice della redazione dell’Obs. È con grande emozione e grande tristezza che abbiamo appreso della morte del nostro amato co-fondatore Jean Daniel di notte, all’età di 99 anni. Un testimone eccezionale e impegnato, “Jean”, come lo chiamiamo, ha profondamente segnato la nostra storia e quella del giornalismo. Aveva la preoccupazione costante del lettore. Sappiamo quanti di voi vi sono attaccati. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e i suoi cari, in particolare sua moglie Michèle e sua figlia, la nostra amica Sara, in questo momento doloroso. “L’Obs”, ovviamente, le dedicherà la sua prima pagina la prossima settimana, con uno speciale quaderno di 48 pagine. Questo supplemento sarà disponibile domani in formato digitale per i nostri abbonati. E puoi già trovare la maggior parte di questi articoli sul nostro sito web. Per prima cosa ripubbliciamo archivi emblematici, come questo primo editoriale del “Nouvel Observateur”, scritto cinquantacinque anni fa, o questo articolo in cui parlava dei grandi scrittori della sua vita: Gide, Camus, ovviamente, che considerava l’incontro strutturante della sua personalità, o addirittura il suo amico e compagno di viaggio Milan Kundera….Nelle prossime settimane, presenteremo sul nostro sito web le più grandi interviste condotte da Jean Daniel. Molti di voi oggi gli hanno rivolto alcune parole. In questo momento molto speciale, vorremmo darti anche la parola.
Jean Daniel, algerino e cittadino francese, partecipò in Francia alla lotta contro il nazifascismo. Nel 1954 scrisse il suo primo articolo per “L’Express”, che gli chiese di coprire la guerra in Algeria e furono importanti i suoi articoli, durante la guerra di liberazione nazionale, di denuncia dell’opressione e delle torture al popolo algerino da parte del neo colonialismo francese. Da allora iniziò un lavoro di informazione e di interviste che ha segnato la storia del giornalismo. Un esempio. Poco dopo l’indipendenza dell’Algeria, in un articolo per L’Express del 7 dicembre 1963 dal titolo Ero con Fidel Castro quando JFK fu assassinato raccontò quando ascoltarono alla radio l’assassini di Kennedy. Kennedy aveva incaricato Jean Daniel di portare a Fidel Castro un messaggio di distensione per la pace tra Cuba e Stati Uniti.
Aveva l’arte o il dono di essere nel posto giusto al momento giusto e il racconto di questo incontro fece il giro dell mondo.
Inoltre Jean Daniel nel suo libro Le temps qui reste racconta quei giorni passati in compagnia di Fidel Castro. Jean Daniel è stato amico di molti intellettuali e scrittori tra i quali André Gide, Milan Kundera e Albert Camus anche lui algerino.
Nel 1947 fondò la rivista culturale “Caliban” e ben presto conobbe Albert Camus, che al tempo dirigeva “Combat”, fu l’inizio di un’amicizia e di un confronto intellettuale profondo e spesso con contrasti. Jean Daniel, da giornalista che riflette anche sulla filosofia grazie al ricodo dei suoi rapporti con l’autore di Lo Straniero scrisse nel 2006 per Gallimard Avec Camus. Comment résister à l’air du temps. Il saggio è pubblicato nel 2009 in Italia da Mesogea con il titolo Per resistere – con Camus all’aria del tempo. Prefazione di Claudio Magris. Comunque l’incontro è raccontato dallo stesso Jean Daniel nel 1953. Mi occupo di una rivista. Titolo: Caliban. Telefonata. «Parla Camus». Una voce che, allora, faceva venire brividi demozione, come quella di Gérard Philipe. Conoscevo solo la sua voce. Volevo conoscere lui. Ma avevo paura: dessere deluso, di deluderlo. Ero proprio come un innamorato. Camus, allepoca, aveva unaura immensa. Alla pubblicazione de Lo straniero si aggiungeva il prestigio morale del suo impegno in Combat; la relazione con Maria Casarès lo investiva dellalone del seduttore e Gérad Philipe — incarnazione stessa della bellezza in Terra — interpretava a Parigi il suo Caligola. Insomma, per la mia generazione, Camus era diventato un dio.
Jean Daniel ha avuto un rapporto di grande stima ed affetto con K.S. Karol, editorialista, corrispondente estero di Le Nouvel Observateur e marito di Rossana Rossanda. Stima ed affetto che sono durati per vent’anni. Lo racconta in una lettera a Rossana Rossanda in occasione dellamorte di K.S. Karol. Dove tra l’altro scrive:
Cara Rossana, la mia esitazione a pronunciare le parole che seguono è venuta meno quando ho visto il conforto, pur modesto, che sono ancora in grado di recarti. In un primo momento avevo rifiutato, perché lepoca ci rende fragili, e anche perché se ne stanno andando tutti, riempiendoci di ricordi che sono altrettante ferite. Cè anche il fatto che Karol ci ha abbandonati dopo tantissimo tempo. Non ci ha lasciati, ma non possiamo più rivolgerci a lui come prima e, sai bene che se siamo qui, non è per lui che è troppo lontano, ma per noi che siamo pieni della sua vita.
Le esequie di Jean Daniel, eroe giornalista miltante della verità, avverranno al Museo Des Invalides, un riconoscimento riservato agli eroi.
Ci sono gli uomini squalo che approfittano di ogni situazione per svolgerla a loro favore, i virus che si insinuano in corpi sani per ammalarli, i falsi e gli ignoranti e le persone per bene che cercano di risolvere i loro problemi all’interno di una Comunità multiculturale, responsabile e rispettosa del pensiero altrui. Lei Cecchini a quale posizione fra quelle indicate sente di appartenere ?
CadorIn Walter ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
DENGUE IN AMERICA LATINA, IN PARAGUAY E A CUBA.
Francesco Cecchini
AMERICA LATINA. Mentre in tutto il mondo l’attenzione è concentrata, per ovvi motivi, sul corona virus ( i dati ufficiali danno in Cina ad oggi la cifra di 2004 morti e di 74185 contagiati), il continente latinoamericano è una delle regioni che, per il momento, rimane fuori dallo scoppio del coronavirus, che ha già raggiunto Asia, Europa, Australia e Stati Uniti, ma è scosso dal dengue. Il dengue è una malattia tropicale che si trasmette con una puntura della zanzara Aedes aegypti e i suoi sintomi sono febbre alta, vomito, dolori articolari, mal di testa, inappetenza e svenimenti. Questa malattia infettiva, se non è curata in tempo e con medicinali appropriati, può provocare anche la morte. Il virus esiste in cinque sierotipi differenti (DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4, DENV-5). Solo all’inizio del 2020, in America Latina sono stati registrati oltre 125.000 casi dengue, con gravi focolai in Honduras e Paraguay. Nel 2019, il numero di infezioni ha raggiunto un livello record, superando i 3 milioni di infetti e causando 1.501 decessi. Questo è stato il più grande record di casi nella storia, superando l’epidemia del 2015 del 13 percento. Il Brasile è stato il paese più colpito, con 2.201.115 casi e 782 morti.
PARAGUAY. L’isola circondata da terra nel cuore del Sud America è stata invasa da zanzare Aedes aegypti. La Camera dei deputati del Paraguay ha recentemente dichiarato lo stato di emergenza nazionale a causa del dengue. Precedentemente era stato dichiarato dal Senato. Secondo i dati del ministero della Salute, sono sedici i decessi causati dalla dengue dall’inizio dell’anno e 4.255 i casi accertati di contagio. Lo stesso presidente Mario Abdo Benítez è stato contagiato. Anche la Conferenza episcopale del Paraguay (Cep), attraverso un comunicato del proprio Ufficio comunicazioni e stampa, ha messo in allarme sullepidemia di dengue in atto del Paese,
I ministri della Salute del Mercosur si sono riuniti il 19 febbraio ad Asunción capitale del Paraguay. Sono i ministri di salute dell’ Argentina, Ginés González García; del Brasil, Luiz Henrique Mandetta; del Paraguay, Julio Mazzoleni, y dell’ Uruguay, Jorge Basso. Il ministro della sanità argentino Ginés González García ha affermato che l’epidemia di dengue lo preoccupa più del coronavirus. In Argentina, il Ministero della Salute della provincia di Buenos Aires ha confermato 73 casi di dengue, due dei quali indigeni, cioè non si tratta di persone che hanno viaggiato verso aree con circolazione di virus; mentre quest’anno la città di Buenos Aires ha segnalato 46 casi importati. Nella provincia del Chaco ci sono già 13 casi confermati di dengue e altri 35 in fase di valutazione; mentre in Entre Ríos sono stati rilevati 20 importati e 4 indigeni. Per prevenire la diffusione del virus, i diversi portafogli provinciali e municipali svolgono attività di fumigazione nelle aree in cui la zanzara può riprodursi, oltre a campagne di sensibilizzazione in modo che nelle case private evitino di avere potenziali luoghi dove possono alloggiare le larve delle zanzare.
CUBA. Cuba ha una lunga storia con il dengue, basti pensare alla guerra biologica che la CIA gli sferrò contro. Nel 1981 scoppiò a Cuba unepidemia di dengue emorragico che in poche settimane provocò la morte di 158 persone, tra le quali 101 bambini. Anni dopo, durante un processo che si svolgeva nella città di New York contro il terrorista cubano Eduardo Arocena, costui confessò daver introdotto virus infetti, tra i quali il dengue, a Cuba. Nel processo svolto negli USA nel 1984 contro Eduardo Arosena, capo della organizzazione terrorista Omega 7, questi confessò daver introdotto i germi a Cuba e riconobbe che la febbre del Dengue Emorragico fu introdotta nellIsola da agenti di gruppi affini, dorigine cubana, radicati negli Stati Uniti.
E’ una storia vittoriosa, Cuba vinse e chiese i danni agli Stati Uniti, che ha rafforzato la sua capacità di di vincere il dengue sia all’interno sia nell’intero continente latino americano.
Negli ultimi mesi vi sono stati alcuni casi di dengue, ma nessun morto e la situazione e sotto controllo.
Come ogni due anni Cuba ha organizzato a Camagüey, lo scorso settembre, il decimosesto il corso internazionale sul dengue e su altri virus tropicali della durata di due settimane. Vi hanno partecipato esperti da 50 paesi del mondo.
Cuba potrebbe aiutare di più contro il dengue in America Latina, ma paesi reazionari come il Paraguay, Colombia o il Brasile non vogliono la sua collaborazione. Dopo il colpo di stato in Bolivia contro Evo Morales i medici cubani sono stati espulsi dal Paese.
Non sarebbe meglio che ci parlasse del corona virus visto che sta entrando prepotentemente anche in Italia, di quello che si poteva fare, si fa e si farà ? E dicono già 2 a Padova ?
Corvo.Diario dalla casa di riposo.
Lette oggi le due notizie sotto riportate i 316+2 ricoverati in due camerate, hanno deciso:A-di tenere , anche la notte, maschere e costumi carnevaleschi anche in quaresima e niente corone ma solo spine B-di chiedere al sindaco l’aumento delle corse degli autobus alla domenica intercakando mezzi con marmitte a scoppi-suoni diversi atti ad aumentare la libidine e attrezzatura anche in chi poco è finito per avere
1-“Coronavirus, Roberto Burioni e il contagio in Lombardia: “Le conseguenze di un errore saranno irreparabili”
Roberto Burioni lo sostiene da quando sono state diffuse le prime notizie sul Coronavirus: per limitare i contagi è necessario l’isolamento. Non c’è altro modo in assenza di un vaccino”
Ho dimenticato la notizia n°2 del post diario cui sopra
2-“UN NIGERIANO SI MASTURBA SUL BUS: ASSOLTO PERCHE’ ERA DOMENICA – L’INCREDIBILE VICENDA E’ ACCADUTA IN TRENTINO – IL 38ENNE AFRICANO ERA STATO CONDANNATO A 3 MESI DI RECLUSIONE – IN APPELLO IL GIUDICE L’HA GRAZIATO SPIEGANDO CHE CON LE SCUOLE CHIUSE E’ BASSA LA PROBABILITA’ CHE ALL’ATTO ABBIA ASSISTITO UN MINORE… – L’IRA DI SALVINI: “CHE BELLA INTEGRAZIONE””dagospia.com
Esprimere idee diverse non è insegnare ma porsi diversamente su un problema. Lei non capisce perchè non sa cosa sia un confronto abituato , per formazione mentale, a considerare le sue idee assolute e valide per tutti. Da buon Comunista.
Mi sa che questo Maset, sparito in Ot dal 2012, stia ancora curandosi delle botte prese nella risposta data allora dal Cadorin e che lei non pubblica mai (il solito comunistoide che pubblica quello di cui fa comodo per intorbidire le acque).
Ma quando diventerà un uomo, caro el me bel bambin ?
Francesco Cecchini
21/02/2020
Maset, cosa hai combinato a Walter Cadorin, ora Corvo? E’ sempre agitato e sempre gracchia.
Corvo
20/02/2020
Caro Vinicio, basta Grillo, superato. Adesso ironia per Conte Renzi Zingaretti e, volendo sardine. Cecchini è impegnato ancora sull’altro suo blog ma vedrà che presto si trasferirà in questo con i soliti post fiume pro Cina, Partito Comunista,che nessuno legge. Aspetta che si chiuda il quartiere luci rosse ad Amsterdam o questo mio post e poi via all’obiettivo di 300 post ripetendo il solito motivetto e puttanate varie.
Per me Grillo non è superato affatto e dal momento che, mi passi la mia presunzione, ritengo di imitarlo bene, credo di renderlo protagonista di altri miei video. Grazie del consiglio, ma noi comici non dobbiamo fare la fine dei musicisti che suonano per allietare le serate, diiventati dei veri e propri Juke box in balia delle richieste dei clienti.
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Ridicolo Corvo.
Coronavirus: c’è chi scommette sui tuoi starnuti, di Nardi · Pubblicato 5 Marzo, 2020 · Aggiornato 4 Marzo, 2020
Mentre il mondo si appresta a mettersi al sicuro dal contagio e i sistemi sanitari si preparano a reggere l’impatto dell’epidemia, i mercati finanziari hanno iniziato a scommettere sulla vita e la salute di tutti e tutte
Mentre nel turbinio di notizie, spesso fra loro contraddittorie, sulla diffusione e pericolosità del Coronavirus, ciascuno di noi cerca di affrontare l’epidemia come meglio riesce, qualcuno sui mercati finanziari sta scommettendo cifre importanti sulla salute individuale e collettiva.
Sembra incredibile, ma in un sistema che cerca di mettere a valore finanziario l’intera vita delle persone, anche il Coronavirus rientra nella macabra contabilità dei guadagni e delle perdite.
Stiamo parlando della Banca Mondiale e dei catastrophe bonds (per gli amici Cat-bond) emessi dalla stessa nel 2017 per finanziare il progetto Pandemic Emergency Financing Facilithy, con scadenza a luglio 2020.
Di cosa si tratta? Organizzato ed emesso dalla Banca mondiale, strutturato e gestito da Swiss RE, Munich RE e GC Securities (colossi della riassicurazione), il bond pandemico del 2017 era diviso in due diverse classi. La prima classe (A) ha raccolto 225 milioni di dollari, e secondo il prospetto informativo di 386 pagine, era dedicato solo all’influenza stagionale; la seconda (B), focalizzata sull’epidemia di Ebola, ha raccolto 95 milioni di dollari. Si tratta di obbligazioni, l’acquisto delle quali promette agli investitori un cedola annuale di interessi pari al 6,9% (classe A) o pari all’11,5% (classe B).
In pratica, la Banca Mondiale emette bond con gli interessi sopra descritti, gli investitori mettono i soldi e, se nel tempo di scadenza non si verifica alcuna pandemia, gli investitori incassano interessi rilevanti (oltre al rimborso del capitale), mentre, se la pandemia dovesse effettivamente verificarsi, gli investitori perdono i loro soldi che verranno destinati dalla Banca Mondiale come aiuti al paese colpito. Ma, perché scatti la clausola di pandemia (e conseguente default) occorrono alcuni dati numerici: 2500 morti nel Paese epicentro della pandemia e almeno 20 in un paese terzo.
Nascono anche da questi squallidi interessi parte delle diatribe “scientifiche” relative alla discussione se con il Coronavirus si sia in presenza di una pandemia o di una “più semplice” epidemia, e le relative pressioni delle lobby finanziarie sull’Organizzazione Mondiale della Sanità (d’altronde il Cat-bond scade a luglio e gli investitori sono in grande affanno).
Senza contare come, nello specifico dei Cat-bond della Banca Mondiale, l’ultima parola spetti per contratto ad un’azienda privata, la Air Worldwide Corporation di Boston.
Va inoltre aggiunto come questi bonds siano regolati da una serie infinita e molto complessa di criteri da soddisfare (dall’esatta collocazione geografica del primo focolaio, alla dettagliata causalità dei decessi registrati etc.).
Complessità che è stata più che evidente nel caso dell’epidemia di Ebola che ha sconvolto la Repubblica Democratica del Congo, dove, nonostante gli oltre 2000 morti non è arrivato neppure un dollaro degli aiuti decantati, perché non era stato soddisfatto il criterio dell’internazionalità dell’epidemia, misurabile con almeno 20 morti in un paese terzo (ci ha provato l’Uganda, ma non è arrivata oltre i due decessi).
«Se riusciamo a mettere in gioco il denaro privato e continuare a migliorare la struttura dei bond e rendere facile e redditizio per i paesi acquistare l’assicurazione, allora questo può diventare un processo attraverso il quale i paesi possono auto-finanziarsi con il passare del tempo, piuttosto che fare affidamento sull’assistenza dei donatori» ha dichiarato Mukesh Chawla, coordinatore delle strutture di emergenza per le pandemie della Banca Mondiale.
Così, invece che mettere risorse decisive per contrastare la crisi climatica e il conseguente disequilibrio ecologico – causa primaria della proliferazione di virus vecchi e nuovi – o finanziare sistemi sanitari pubblici in grado di prevenire e intervenire, si è riusciti ad impiantare un altro mercato finanziario che scommette sulla vita e la salute collettiva, lasciando le persone in balia degli eventi, mentre ai fondi d’investimento luccicano gli occhi nel constatare il volume degli interessi guadagnati.
È il capitalismo, bellezza! Il più pericoloso dei virus che tutte e tutti dovremmo debellare.
Walter Cadorin Corvo non ha gracchiato martedì e mercoledì. Che abbia smesso do gracchiare per sempre? Speriamo.
I corvi non vanno in letargo, ma può darsi che Corvo Walter Cadorin ci vada a fine inverno. Se così bene.
30MILA SOLDATI DAGLI USA IN EUROPA SENZA MASCHERINA. di Manlio Dinucci
Gli Stati uniti hanno alzato l’allerta Coronavirus per l’Italia a livello 3 («evitare viaggi non essenziali»), portandolo a 4 per Lombardia e Veneto («non viaggiare»), lo stesso che per la Cina. Le American Airlines e le Delta Air Lines hanno sospeso tutti i voli tra New York e Milano. I cittadini Usa che vanno in Germania, Polonia e altri paesi europei, a livello 2 di allerta, devono «adottare accresciute precauzioni».
C’è però una categoria di cittadini Usa esentata da tali norme: i 20.000 soldati che cominciano ad arrivare dagli Stati uniti in porti e aeroporti europei per l’esercitazione Defender Europe 20 (Difensore dell’Europa 2020), il più grande spiegamento di truppe Usa in Europa degli ultimi 25 anni. Compresi quelli già presenti, vi parteciperanno in aprile e maggio circa 30.000 soldati Usa, affiancati da 7.000 di 17 paesi membri e partner della Nato, tra cui l’Italia.
La prima unità corazzata è arrivata dal porto di Savannah negli Usa a quello di Bremerhaven in Germania. Complessivamente arrivano dagli Usa in 6 porti europei (in Belgio, Olanda, Germania, Lettonia, Estonia) 20.000 pezzi di equipaggiamento militare. Altri 13.000 pezzi sono forniti dai depositi preposizionati dallo US Army Europe (Esercito Usa in Europa), principalmente in Germania, Olanda e Belgio. Tali operazioni, informa lo US Army Europe, «richiedono la partecipazione di decine di migliaia di militari e civili di molte nazioni».
Arriva allo stesso tempo dagli Usa in 7 aeroporti europei il grosso del contingente dei 20.000 soldati. Tra questi 6.000 della Guardia Nazionale provenienti da 15 Stati: Arizona, Florida, Montana, New York, Virginia e altri.
All’inizio dell’esercitazione in aprile – comunica lo US Army Europe – i 30.000 soldati Usa «si spargeranno attraverso la regione europea» per «proteggere l’Europa da qualsiasi potenziale minaccia», con chiaro riferimento alla «minaccia russa». Il generale Tod Wolters – che comanda le forze Usa in Europa e allo stesso tempo quelle Nato quale Comandante Supremo Alleato in Europa – assicura che «l’Unione europea, la Nato e il Comando europeo degli Stati uniti hanno lavorato insieme per migliorare le infrastrutture». Ciò permetterà ai convogli militari di spostarsi rapidamente lungo 4.000 km di vie di transito. Decine di migliaia di soldati attraverseranno le frontiere per effettuare esercitazioni in dieci paesi. In Polonia arriveranno, in 12 aree di addestramento, 16.000 soldati Usa con circa 2.500 veicoli. Paracadutisti Usa della 173a Brigata di stanza in Veneto e italiani delle Brigata Folgore di stanza in Toscana andranno in Lettonia per una esercitazione congiunta di lancio. La Defender Europe 20 viene effettuata per «accrescere la capacità di dispiegare rapidamente una grande forza di combattimento dagli Stati uniti in Europa». Si svolge quindi con tempi e procedure che rendono praticamente impossibile sottoporre decine di migliaia di soldati alle norme sanitarie sul Coronavirus e impedire che, nei turni di riposo, entrino in contatto con gli abitanti.
Per di più la US Army Europe Rock Band terrà in Germania, Polonia e Lituania una serie di concerti a ingresso libero che attireranno un grande pubblico.
I 30.000 soldati Usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», sono di fatto esentati dalle norme preventive sul Coronavirus che invece valgono per i civili. Basta l’assicurazione data dallo US Army Europe che «stiamo monitorando il Coronavirus» e che «le nostre forze sono in buona salute».
Viene allo stesso tempo ignorato l’impatto ambientale di una esercitazione militare di tale portata. Vi parteciperanno carrarmati Usa Abrams, pesanti 70 tonnellate con corazze di uranio impoverito, che consumano 400 litri di carburante per 100 km producendo forte inquinamento per erogare la massima potenza.
In tale situazione, che cosa fanno le autorità Ue e nazionali, che cosa fa l’Organizzazione mondiale della Sanità? Si mettono la mascherina, oltre che su bocca e naso, sugli occhi. (il manifesto, 3 marzo 2020)
Michele Bastanzetti del SAC è nervoso con la blogger Francesca Salvador. Ora la blogger direttamente non lo pubblica, prima lo prendeva a metaforici calcioni in culo, cancellava i suoi commenti. Interessante il confronto tra il Michele Bastanzetti del SAC e la Francesca Salvador, che va avanti da anni.
INFLUENZA 19018 NEGLI STATI UNITI.
Francesco Cecchini
L’epidemia di influenza del 1918 detiene il record per il più mortale focolaio di influenza nella storia americana. Nel settembre del 1918, i soldati di una base militare vicino a Boston iniziarono improvvisamente a morire. La causa della morte è stata identificata come influenza, ma era diversa da qualsiasi influenza mai vista. Mentre il virus killer si diffondeva in tutto il paese, gli ospedali erano troppo pieni, i carrelli della morte vagavano per le strade e i funzionari della città indifesi scavavano fosse comuni. Fu la peggiore epidemia della storia americana, uccidendo oltre 600.000 persone. Fino a quando non scomparve misteriosamente come era iniziata.
Il link con un pezzo del documentario Influenza 2018 e il seguente:
La vicenda stimola un confronto tra una vera epidemia e l’ epidemia della paura globale causata da coronavirus
Ieri, martedì, Corvo non ha gracchiato. Non gracchierà anche oggi, mercoledì?
E’ MORTO ERNESTO CARDENAL, SACERDOTE, POETA E RIVOLUZIONARIO.
di Francesco Cecchini
Francesco Cecchini – Ancora Fischia il Vento Pubblicato 3 Marzo, 2020 · Aggiornato 2 Marzo, 2020
Rivendico di essere stato sacerdote, poeta e rivoluzionario Ernesto Cardenal
Ernesto Cardenal è morto il primo marzo all’ età di 95 in ospedale a Managua. Ne ha dato notizia la poetessa Gioconda Belli, sua amica e sostenitrice. Vi scrivo per avvertirvi che Ernesto Cardenal, il nostro grande poeta, è appena morto alletà di 95 anni, dopo una vita di dedizione alla poesia e alla lotta per la libertà e la giustizia. Gioconda Belli ha aggiunto che il poeta sarà sepolto a Solentiname il prossimo giovedì o venerdì e ha invitato il popolo nicaraguense a una messa nella Cattedrale di Managua, lunedì 2 marzo. Solentiname è un arcipelago di isole nel lago Nicaragua dove Ernesto Cardenal fondò una comunità. Di ciò parlò nel suo libro Las ínsulas extrañas, Le sue strane isole.
Ernesto Cardenal fu sospeso a divinis per aver abbracciato la lotta armata con la quale il Comandante, e poi presidente, sandinista Daniel Ortega mise fine alla dittatura di Anastasio Somoza e per aver fatto parte, come ministro, del governo sandinista. Lo stesso Ernesto Cardenal in un’ intervista di molti anni fa raccontò la vicenda: “Dopo i saluti di protocollo, compresi quelli della guardia donore e della bandiera, il papa chiese al presidente Daniel Ortega, se poteva salutare anche i ministri. Naturalmente gli fu detto di sì; così il Papa si diresse verso di noi. Affiancato da Daniel e dal cardinal Casaroli cominciò a dare la mano ai ministri e, quando si avvicinò a me, io feci quello che, anche su consiglio del Nunzio, avevo previsto di fare se si fosse verificato questo caso: togliermi il basco e inginocchiarmi per baciargli lanello. Ma egli non permise che glielo baciassi e, brandendo il dito come fosse un bastone, mi disse in tono di rimprovero: Lei deve regolarizzare la sua situazione. Siccome io non risposi, tornò a ripetere la brusca ammonizione. E questo mentre eravamo inquadrati da tutte le telecamere del mondo. Ho l impressione che tutto questo fu ben premeditato dal papa. E che le televisioni fossero avvisate. In realtà, era ingiusta la reprimenda del Papa perché io avevo regolarizzato la mia situazione con la Chiesa. Noi sacerdoti che avevamo incarichi nel governo eravamo stati autorizzati dai vescovi, che avevano reso pubblica la loro autorizzazione, fino a quando il Vaticano ci proibì di mantenere tali incarichi. E la verità è che ciò che più disgustava il papa della Rivoluzione del Nicaragua era che fosse una Rivoluzione che non perseguitava la Chiesa. Avrebbe voluto un regime come quello della Polonia, che era anticattolico in un Paese a maggioranza cattolica, e pertanto impopolare. Quello che neanche lontanamente avrebbe voluto era una Rivoluzione appoggiata massicciamente dai cristiani come era la nostra, in un Paese cristiano, e dunque una Rivoluzione molto popolare. E peggio ancora, la nostra era una Rivoluzione con dei sacerdoti.”
Karol Wojtyła, ferreo anticomunista, un sentimento che portava con sè dalla Polonia, arrivò a Managua trovando un cartello che diceva: ” Benvenuto a Nicaragua libera, grazie a dio e alla rivoluzione.” Con il popolo che scandiva: ” Tra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione.” Naturalmente Wojtyła si arabbiò e pensò a quei preti come Ernesto Cardenal che erano parte della rivoluzione sandinista.
Ernesto Cardenal nacque il 20 gennaio 1925 a Granada, antica capitale del Nicaragua. Negli anni 50 Ernesto Cardenal fu profondamente coinvolto nella politica rivoluzionaria del Nicaragua e si unì alle forze che si opponevano alla dittatura sostenuta dagli Stati Uniti del regime di Somoza.
Studiò letteratura all Università di New Yok, in Messico e in Spagna. Tornato in Nicaragua fu ordinato sacerdote nel 1965 e fondò la comunità di Solentiname che divenne anche centro della Teologia della Liberazione. Ernesto Cardenal scrisse sull oppressione e lo sfruttamento nella società contemporanea con lo scopo di motivare i suoi lettori ad agire per il cambiamento sociale. Nel 1970 Ernesto Cardenal cambiò il suo pensiero nei confronti della violenza, pensando che la militanza attiva sarebbe stata necessaria per raggiungere gli obbiettivi cristiani di pace e fratellanza desiderati dalla maggioranza anti-Somoza. Militò nel Fronte sandinista di liberazione nazionale o FSLN (Frente sandinista de liberación nacional). Dopo la caduta di Somoza nel 1979, Cardenal fu nominato Ministro della Cultura e dell’ Istruzione del nuovo governo del Nicaragua. Durante il governo sandinista, tra il 1984 e il 1990, Cardenal promosse e coordinò una grande campagna di alfabetizzazione, che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell’Unesco. Grazie a quella campagna, almeno 500.000 nicaraguensi impararono a leggere e a scrivere.
Ernesto Cardenal esprese giudizi molto positivi sull’ educazione e sulla campagna di alfabetizzazione nel Venzuela bolivariano espressi anche nel libro Dalla parte di Chavez. Tra l’altro scrisse:
Fuori non si sa che in Venezuela si sta completando una campagna dalfabetizzazione e che presto lanalfabetismo sarà a tasso zero. L educazione ora si fa anche in lingue indigene, che sono 38, e si fanno pubblicazioni in queste lingue. La lingua ufficiale ormai non è solo lo spagnolo, ma lo sono anche le lingue indigene. Ci sono tre indigeni/e nellassemblea nazionale (parlamento) e fino a poco fa unindigena era ministra dellAmbiente e Risorse Naturali). L educazione ha reintegrato milioni di persone che prima ne erano escluse. I programmi di educazione cominciano dai bambini di un anno. Le scuole bolivariane, in cui non si paga nulla, sono per i bambini che prima non potevano pagare liscrizione a una scuola. Si tratta di scuole di educazione integrale, con pranzo e merenda, e con cultura e sport oltre agli insegnamenti delleducazione di base. E soprattutto non si tratta di scuole separate dalla comunità.
Il presidente del Venezuela Maduro così ha espresso il suo dolore per la morte di Ernesto Cardenal.
A nome del popolo venezuelano, invio profonde condoglianze al Comandante Daniele, a Rosario e a tutti i nicaraguensi, per la morte del grande poeta Ernesto Cardenal. Il suo inestimabile patrimonio letterario, culturale e religioso è un orgoglio per i latinoamericani. Vola alto maestro!
La sua opera poetica è stata immensa. Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti lungo la sua straordinaria carriera spiccano il Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana, XXI edizione, e il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda. Nel 2004 è stato candidato al Premio Nobel. Nel 2005 conduce un laboratorio di Poesia con i bambini in cura allospedale oncologico La mascota di Managua, dove scrisse: Io non aspetto il Giorno del Giudizio Finale con particolare ottimismo, ma prevedo che una delle cose positive che mi verrà detta sarà: Io ero un bambino malato di cancro e tu mi hai insegnato a fare poesia.
Farà più sconquassi il coronavirus o l’ondata di profughi che dalla Siria maciullata da Assad e Putin stanno premendo sull’ Europa? Bella combinazione, comunque…
Ps: scandaloso che sian libere di scrivere e di censurare chi le contraddice blogger come la Salvador che si diverton a seminare disinformazione e zizzania anche nelle situazioni di emergenza.
Bastanzetti del SAC è nervoso con la blogger Francesca Salvador. Ora la blogger direttamente non lo pubblica, prima lo prendeva a metaforici calcioni in culo, cancellava i suoi commenti. Interessante il confronto tra il Bastanzetti del SAC e Francesca Salvador, che va avanti da anni.
Fiato, che se non posto io lei va in tilt pur sapendo che nessuno legge questo blog e deve andare in Vitetnam o altro paese del globo. La sua adesione acritica da “marson”dimostrata dai diversi articoli qui pubblicati e ripresi dai vari giornali Comunisti, che lei mai nomina (paura o vergogna ?) che dicevano degli investimenti cinesi recenti. Ecco a cosa sono serviti: “Tremonti: coronavirus,”Momento epocale, cambi radicali in Cina. Figlio di una crescita troppo rapida”.. È una corsa che ha creato un impressionante squilibrio geografico. Oggi ci sono due Cina: quella esterna iper-sviluppata, quella interna ferma in una arretratezza millenaria”. . Cina, che “ha un grande problema demografico, mezzo miliardo di persone anziane”. Corriere della Sera
In un mondo “G-zero”, come lo chiamerebbe Ian Bremmer, chi potrebbe riampiazzare gli Stati Uniti nel ruolo di guida?
D’Alema risponde in una intervista:
“Nessuno appare nelle condizioni di farlo. Non la Russia che non ne ha la forza economica e politica ma neppure la Cina che si avvia a diventare la più grande potenza economica del mondo. Difficile esportare il ‘socialismo con caratteristiche cinesi’, perché troppo legato alla tradizione culturale confuciana e alla storia di un grande impero la cui esperienza è stata più quella di proteggersi dalle minacce esterne che non quella di espandere il proprio dominio nel mondo”.
ll Vietnam considerato come esempio internazionale nella lotta al coronavirus
di L.M. · Pubblicato 2 Marzo, 2020 · Aggiornato 1 Marzo, 2020 Giulio Chinappi
Nonostante la sua vicinanza con la Cina, il Vietnam ha registrato ad oggi solamente sedici casi del nuovo coronavirus. Numerosi riconoscimenti internazionali sono arrivati nei confronti del governo di Hanoi.
HỒ CHÍ MINH CITY – Situato sull’estremità orientale di quella regione del mondo che in epoca coloniale veniva chiamata Indocina, il Vietnam confina a nord con la Cina, Paese con il quale intrattiene importanti legami economici e commerciali, nonostante la disputa che coinvolge i due governi riguardante la sovranità sugli arcipelaghi delle isole Paracelso e Spratly. Proprio per queste ragioni, il Vietnam è stato tra i primi Paesi a registrare casi del nuovo coronavirus (Covid-19) al di fuori della Cina, ma anche tra i primi a momentaneamente risolvere il problema.
Ad oggi, infatti, il Vietnam ha registrato solamente sedici casi ufficiali del nuovo coronavirus, e tutti i pazienti coinvolti sono stati dichiarati guariti, compresi un uomo di settantatré anni ed un bambino di tre mesi. Inoltre, da quasi tre settimane non vengono segnalati nuovi pazienti infetti, nonostante l’alto grado di allerta delle autorità locali circa il possibile riemergere del virus. Questi risultati sono figli della celerità e del decisionismo del governo centrale di Hanoi e dei Comitati del Popolo delle province che hanno registrato casi positivi, e sono valsi al Paese i riconoscimenti da parte delle autorità internazionali in materia sanitaria e non solo.
Il 28 febbraio, ad esempio, il primo quotidiano di Israele, Haaretz, ha pubblicato un’intervista a Rafi Kot, medico israeliano che da oltre trent’anni anni opera proprio in Vietnam, e vanta esperienze lavorative anche in Corea del Nord. Nonostante il virus sia emerso in un momento critico, quello del capodanno lunare, che come in Cina anche in Vietnam vede molti cittadini mettersi in viaggio, gli effetti nel Paese sono stati decisamente minori rispetto a quanto si pensava inizialmente. Kot ha sottolineato che è possibile che vi siano stati pazienti asintomatici che non sono stati registrati nel conto dei sedici infetti, tuttavia ha anche affermato che le misure prese dal governo vietnamita sono state celeri, dure ed adeguate per contenere l’espandersi della malattia.
Il Vietnam è stato insignito del titolo di Paese modello nella lotta al coronavirus anche dalle principali autorità internazionali. Funzionari ed esperti sanitari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno affermato che la rapida risposta del governo all’emergenza è stata cruciale nel contenere la crisi nella fase iniziale. Il dottor Park Ki-Dong, rappresentante dell’OMS in Vietnam, ha attribuito il successo alla “proattività e coerenza del governo durante la risposta“.
Tra i provvedimenti presi dal governo vietnamita, oltre alla chiusura di tutte le scuole e di tutte le attività sportive per oltre un mese, c’è stato quello dell’isolamento della città di Sơn Lôi, nella provincia di Vĩnh Phúc, situata nel nord del Paese, area nella quale sono stati registrati ben undici dei sedici casi di coronavirus. “Il paese ha attivato il suo sistema di risposta nella fase iniziale dell’epidemia, intensificando la sorveglianza, migliorando i test di laboratorio, garantendo la prevenzione e il controllo delle infezioni e la gestione dei casi nelle strutture sanitarie, un chiaro messaggio di comunicazione del rischio e una collaborazione multisettoriale“, ha affermato il dottor Park, intervistato da Al Jazeera.
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti, il Vietnam non può ancora dirsi al sicuro, visto che il virus continua ad espandersi in diversi Paesi asiatici, e dunque potrebbe arrivare con una nuova ondata: “Se combattere il Covid-19 è stata una guerra, allora abbiamo vinto il primo round, ma non l’intera guerra, perché la situazione può essere molto imprevedibile”, ha prudentemente ricordato il vicepremier del governo vietnamita, Vũ Đức Đam. Gli ha fatto eco il viceministro della sanità, Nguyễn Thanh Long, che ha messo in evidenza come al momento non esista ancora una cura apposita per il nuovo coronavirus, che dunque non può dirsi sconfitto.
Il protocollo attuato dai medici vietnamiti prevede in primo luogo la cura dei sintomi, in particolare in caso di febbre alta. In secondo luogo, i pazienti sono sottoposti a una dieta rigorosa e nutriente. Infine, è necessario monitorare attentamente il livello di saturazione di ossigeno nel sangue dei pazienti.
Il governo guidato dal Partito Comunista ha poi preso importanti provvedimenti circa il traffico ed il commercio di animali selvatici, additato da molti come la causa della propagazione del nuovo coronavirus tra gli esseri umani. Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc (in foto) ha ordinato, sin dal 28 gennaio, il divieto di importare animali selvatici in Vietnam. Il Dipartimento per la protezione delle foreste ha inoltre vietato temporaneamente il trasporto di animali selvatici fuori dal Vietnam fino a nuovo avviso, secondo un documento ufficiale rilasciato due settimane fa.
Infine, il Vietnam ha momentaneamente sospeso l’emissione di visti per i viaggiatori provenienti dalla Corea del Sud, e prevede una quarantena di quattordici giorni per i viaggiatori provenienti da Italia ed Iran che desiderino entrare nel Paese.
Come il Vietnam, anche un altro Paese comunista si sta poi dimostrando all’avanguardia nella lotta al Covid-19: si tratta di Cuba, che, pur non essendo stata colpita dal nuovo coronavirus, è il Paese che ha messo a punto l’interferone alfa 2B, un farmaco inserito dalla Commissione Nazionale Sanitaria Cinese nella lista di quelli più efficienti per affrontare l’epidemia. Grazie alla collaborazione con L’Avana, la Cina si è dotata di uno stabilimento nella città di Changchun, in grado di produrre un farmaco identico a quello messo a punto dai cubani sin dal 25 gennaio. Nella ricerca per un farmaco specifico per il Covid-19, invece, si sta cimentando anche la Corea del Nord: le autorità di Pyongyang, che ufficialmente non hanno ancora dichiarato contagi all’interno del proprio Paese, hanno fatto sapere che i ricercatori locali stanno studiando il virus per trovare una cura.
AFGHANISTAN, CON L’ACCORDO CON GLI USA I TALEBANI VINCONO.
di Francesco Cecchini · Pubblicato 2 Marzo, 2020 · Aggiornato 2 Marzo, 2020
Molti anni fa le ragazze a Kabul giravano con gonne sopra il ginocchio. Quei tempi difficilmente ritorneranno in Afghanistan. Dal 27 aprile 1978 al 27 aprile 1992, le forze di sinistra erano al potere in Afghanistan. Il 7 dicembre 1979 l’ esercito sovietico entrò a Kabul su richiesta del governo di Najibullah, per far fronte ai guerriglieri feudali-islamici sostenuti dagli Stati Uniti e da diversi paesi arabi. Il ritiro dei sovietici e la sconfitta della sinistra afgana, tre anni dopo, portarono all’esodo di centinaia di migliaia di famiglie progressiste e lasciarono spazio alla diffusione dell’islamismo di massa. Gli Stati Uniti, come tutti i paesi occidentali avrebbero fatto meglio a pensarci due volte prima di sostenere e fornire armi e denaro in abbondanza per i mullah e le madrasa.
Il bilancio di questa scelta è pesante 18 anni di guerra, un costo di 2 trilioni di dollari, 32mila civili uccisi negli ultimi dieci anni, 45mila soldati afghani ammazzati solo negli ultimi cinque e oltre 2.400 militari americani morti. . La Missione delle Nazioni Unite per lAfghanistan (UNAMA) ha indicato che la guerra nel paese asiatico ha lasciato nel 2019 almeno 3.403 morti e 6.989 feriti tra la popolazione civile. Comunque, a parte la durata del conflitto non c’è un conteggio preciso
Sabato 29 febbraio USA e talebani e statunitensi hanno firmato a Doha, in Qatar, un accordo che apre la strada al ritiro delle truppe americane dal Paese. L’accordo è la conclusione di colloqui iniziati nel settembre 2018 tra Zalmay Khalilzad rappresentante degli Stati Uniti e rappresentanti dei talebani. Vi sono stati comunque degli ostacoli. Una serie di scontri sul campo di battaglia causati da gruppi contrari all’accordo. Il 3 settembre scorso, mentre in tv l’ inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, rassicurava gli afghani sull accordo raggiunto in linea di principio con i talebani, ma non ancora firmato, lungo la cosiddetta Jalalabad road di Kabul un gruppo di attentatori talibani lanciava un camion bomba contro il Green Village causando 16 morti e almeno 200 feriti.
L’accordo contempla il ritiro delle forze armate straniere dall’Afghanistan, entro 135 giorni dalla firma vi sarà la riduzione da 13.000 a 8.600 dei militari americani e il ritiro completo in 14 mesi, comprese forze della Nato, che appoggiano gli americano e la chiusura delle 9 basi militari americane, sempre in 14 mesi ; l’impegno che i talebani impediscano che gruppi jihadisti operino dal paese contro la sicurezza degli Stati Uniti; che il 10 marzo inizino i dialoghi tra i telebani e le altre forze politiche e sociali dell’Afghanistan. Con ciò i talebani potranno dire di aver fatto sgomberare dall’Afghanistan le forze militari straniere. I Talebani, gli studenti coranici, parlano di una vittoria collettiva dellintera nazione di musulmani e mujaedin, oltre che di unintesa sulla fine delloccupazione.
Il segretario di stato Mike Pompeo presente a Doha ha dichiarto che se i talebani non rispetteranno completamente l’accordo questo verrà anullato.
Il punto debole principale è l’ esclusione dal negoziato e dall’accordo del governo di Kabul e delle forze politiche che lo appoggiano. Il governo di Kabul, che lamenta di non essere stato coinvolto, continua a non andare d’accordo con i talebani. Nell’accordo c’è la liberazione prima del 10 marzo di circa 5.000 talebani dalle carceri governative, e di circa 1.000 detenuti nelle prigioni degli studenti coranici. Il consigliere per la sicurezza nazionale del governo, Amdullah Mohib, ha dichiarato che del rilascio si parlerà durante i negoziati, non prima del 10 marzo, quindi. Un libro utile per comprendere l’Afghanistan e la sua storia è I Talibani di Ahmed Rashid. Il libro integrale si trova in rete.
CORVO
l verso del Corvo comune è detto gracchiare – molto simile tra corvi, gazze e cornacchie -, ovvero la ripetizione di un suono roco e stridente. I corvi gracchiano volando o stando appollaiati a muri, alberi e staccionate. Il gracchiare dei corvidi viene spesso associato a sonorità fastidiose (si dice che “gracchia” quando qualcosa – una persona o una tv o una radio – produce suoni distorti e striduli) e la sua imitazione è probabilmente all’origine dei loro nomi nelle varie lingue, a partire dall’inglese crow e dal tedesco krähe.
Lei è proprio un “marson” !
Walter Cadorin Corvo gracchia anche di domenica pomeriggio, sera. Inoltre è un corvo poliglotta, gracchia anche in dialetto. Continuerà a gracchiare per tutta la settimana, il Walter Cadorin Corvo?.
Il topo di Zaia è la sintesi di una realtà: abbiamo una classe dirigente impresentabile. Di Giulio Cavalli
Attenzione che quel topolino di Zaia in fondo sta stanando tutti i razzisti, li sta mostrando al resto del mondo per quello che sono e finalmente racconta quanto sia inguardabile quella classe dirigente. Dimostra quanto i leghisti siano in difficoltà ogni volta che viene richiesta responsabilità nel governare e prudenza nelle parole. Con una sola frase Zaia ha mandato in fumo milioni di euro che la sua regione spende per promuoversi nel mondo.
Attenzione a non sottovalutare il topolino di Zaia, quel topo che Zaia asserisce essere il cibo preferito dei cinesi, da vivo, dice che li abbiamo visti tutti i cinesi mentre si infilano il ratto nel piatto e poi lo mangiano così fresco da essere sushi. Attenzione che quel topolino di Zaia in fondo sta stanando tutti i razzisti, li sta mostrando al resto del mondo per quello che sono e finalmente racconta quanto sia inguardabile quella classe dirigente.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, è da sempre considerato un leghista addirittura moderato, uno di quelli che non ha bisogno di sbraitare cretinate per farsi notare e la sua ultima uscita sull’edilità dei topi invece dimostra quanto i leghisti siano in difficoltà ogni volta che viene richiesta responsabilità nel governare e prudenza nelle parole. Con una sola frase Zaia ha mandato in fumo milioni di euro che la sua regione spende per promuoversi nel mondo, con buona pace delle aziende che da sempre lavorano per aumentare la propria credibilità internazionale e il proprio mercato.
È un’azione simile a quella del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana mentre indossa (piuttosto goffamente, tra l’altro) una mascherina in un video che sta facendo il giro del mondo: mentre si cerca di tranquillizzare il mondo sulla Lombardia il presidente regionale si mette a fare la macchietta spaventata. Giudicate voi.
Zaia e Fontana sono considerati le punte di diamante della classe leghista (Salvini intanto briga per fare cadere il governo, sempre a proposito di responsabilità) eppure entrambi vengono da esperienze politiche locali (come nel caso di Fontana) o di ben poca eccellenza (come nel caso di Zaia).
La risposta dell’ambasciata cinese non lascia dubbi: “In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che le parole di un singolo politico non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano, un popolo civile e nostro amico.
Il nuovo coronavirus è un nemico comune, che richiede una risposta comune. In un momento così difficile, è necessario mettere da parte superbia e pregiudizi, e rafforzare la comprensione e la cooperazione al fine di tutelare la sicurezza e la salute comune dell’umanità intera”.
E allora sia lodato il topolino di Zaia che finalmente li stana tutti: razzisti, incapaci, fragorosi populisti e sciacalli del Coronavirus. Bisognerà vedere se loro, quelli, faranno la fine del topo.
Cecchini la sua è una solidarietà, comunismo internazionale, con la Cina, non richiesta. Visto poi, che tutto è partito da lì fin da ottobre 2019
“Coronavirus, in Cina una nuova legge sulle abitudini alimentari: Luca Zaia non aveva tutti i torti.
Chiariamo subito un concetto: i video in cui si vedono cittadini cinesi intenti a ingozzarsi di topi e roba simile non sono finti.
….Se ciò che ha dichiarato Zaia venerdì sera non è che una gigantesca balla, un misero pregiudizio, allora perché mai la scorsa settimana i vertici dell’ Assemblea nazionale cinese, che corrisponde al nostro Parlamento, hanno annunciato di volere emanare una legge che bandisca immediatamente, a tutela della vita e della salute delle persone, il commercio di animali selvatici ed esotici a fini alimentari? E perché mai soltanto negli ultimi giorni è stato vietato il consumo di cani (ogni anno laggiù ne vengono macellati 30 milioni) e gatti nonché di serpenti, tartarughe, topi, rane ed insetti, inseriti tutti in una lista nera?
…. Che l’epicentro della malattia con la quale pure noi ora ci troviamo, nostro malgrado, a fare i conti sia il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan, non è un mistero….
Da libero quotidino di di Azzurra Barbuto 1.3.2020
Corvo Walter Cadorin non si riposa la domenica, ma gracchia.
Magari secondo Walter Cadorin Corvo i cinesi mangiano anche i corvi, così viene diminuito il gracchiare. Vivi o morti? Con le penne o spennati? Più Walter Cadorin Corvo gracchia più si capisce che Andrea Maset aveva ragione.
E’ domenica Corvo Walter Cadorin non gracchia, ma riposa. Smetterà per sempre di gracchiare?
Firmato l’accordo tra gli Stati Uniti e i talebani per la pace in Afghanistan, dopo più di 18 anni di guerra. Speranza e prudenza dopo la firma. Solo il tempo dirà se nei prossimi mesi saranno rispettati tutti gli impegni e se si arriverà davvero a un accordo di pace.
Siamo sabato 29 febbraio e dopo 7 giorni di silenzio finalmente Corvo Walter Cadorin gracchia ancora. E’ uscito dall’influenza? Continuerà a gracchiare ogni giorno?
mi invita ripetutamente a tavola, vengo e al posto di un pasto, mi propina il solito post coglione?
Non si accorge che i blogger hanno scelto, non accettano più post di esterni per evitare che i soliti battitori di tasti-credendosi- giornalisti entrino a fare zizzania ?
Io credo che Vinicio, onde non chiudere il blog e volendo far vedere la sua teatralità i suoi film tipo-ironico dovrebbe aggiornare i personaggi e chiudere ai commenti.
E con questo la saluto.
Sembra che Walter Cadorin Corvo dopo una settimana di silenzio ora gracchierà un paio di volte al giorno.
L’ho scritto tante volte e lo ribadisco ancora: non chiudo i commenti perché è contro i miei principi di libertà. Tolgo solo qualche post che presenta attacchi personali, per il resto se un lettore vuole esprimere le proprie opinioni sull’attualità e lo fa in termini corretti troverà sempre lo spazio di cui necessita nel mio blog. Peccato che i commentatori siano sempre gli stessi, ma cosa vuole i veneti per usare un eufemismo sono troppo riservati e timidi o pavidi.
Vinicio, l’importante sarebbe sapere quanti sono i lettori.
L’accontento, do fiato al suo isolato trombone (quanti suoi post in seguito a questo mio, 5 o 10?), faccio godere il desaparecido Vinicio titolare di questo blog che ha perso i riferimenti, culturali?, iniziali e della “Scossa Coop Vinicio Curi curi” che non serve a nessuno e nessuno vi partecipa.
Narcotraffico, l’Onu svela tutti gli affari illeciti di Maduro
Rossana Miranda 28-2-2020 da….
Narcotraffico, l’Onu svela tutti gli affari illeciti di Maduro
Un report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite approfondisce l’aumento del traffico di droghe dal Venezuela che riguarderebbe direttamente il governo e le Forze armate
Il mondo comincia a guardare il potere del narcotraffico in Venezuela. Le Nazioni Unite hanno pubblicato un report in cui lanciano l’allarme per l’aumento del traffico di droghe nel Paese sudamericano, sottolineando il sostegno del regime di Nicolás Maduro e delle Forze Armate venezuelane al Cartello dei Soli.
In mezzo alla profonda crisi petrolifera seguita dalle sanzioni internazionali e dalla riduzione della produzione di greggio, il regime venezuelano si finanzia con la vendita di oro e diamanti nella zona Guayana, ma anche con il narcotraffico. Grazie a queste attività illegali alle casse del regime entrerebbero circa 15 miliardi di dollari.
Questa volta però l’Onu si è soffermata sul traffico di droghe: “Ci sono indizi che, nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, gruppi di delinquenti sono riusciti ad infiltrarsi nelle forze di sicurezza del governo e hanno creato una rete informale conosciuta come il Cartello dei Soli per facilitare l’entrata e l’uscita di droghe illegali”. La denuncia è stata presentata dall’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti nel suo report per il 2019 presentato a Vienna.
Le organizzazioni criminali operative in Venezuela, continua il documento, hanno trasportato grandi quantità di droghe illecite in Europa e Stati Uniti dalla Colombia, passando dal Venezuela, con l’aiuto dei militari.
Il report dell’Onu ricorda che la prima volta che si è parlato del Cartello dei Soli è stato nel 1993, in uno studio presentato dal centro di ricerca Insight Crime, quando due generali venezuelani sono stati indagati per traffico di droghe. Con l’arrivo del presidente Hugo Chávez al potere nel 1999, e la decisione di cacciare agli agenti della Drug Enforcement Administration (Dea) dal territorio venezuelano, il cartello si è fortificato. Il nome deriva dai “soli”, ovvero i membri dell’Alto Comando militare delle Forze armate che sarebbero collusi con i narcotrafficanti. A differenza dei cartelli messicani e colombiani, il Cartello dei soli ha cellule diverse, che fanno capo al governo di Maduro. “Non esiste un ‘albero genealogico’ per questa misteriosa struttura – sostiene Insight Crime -, ci sono solo una lista di nomi pubblicati dal Dipartimento del Tesoro americano”.
Secondo l’agenzia Efe, il controllo di porti, aeroporti, autostrade e frontiere è in mano ai militari venezuelani, il che facilita il traffico delle sostanze illegali. Uno degli uomini-chiave in questa struttura legata al narcotraffico internazionale sarebbe Hugo Carvajal, ex capo dei servizi segreti ai tempi di Chávez, in questo momento profugo della giustizia. Invece, per le autorità americane Tareck El Aissami, vicepresidente per l’Economia (che mantiene legami con Hamas e Hezbollah), è la mente dietro la rete di narcotraffico venezuelana.
Cinquantadue morti: non è un virus, ma la strage del lavoro
Il caso. Il primo bollettino Inail del 2020 sugli infortuni e i decessi sul lavoro sono inquietanti: 52 persone hanno perso la vita in incidenti con esito mortale solo a gennaio, otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Storia di un’emergenza tragicamente e orrendamente concreta, ma invisibile agli occhi dei media e della politica. Come si costruisce la percezione del rischio e il suo impatto sui mercati finanziari, dell’informazione e della politica
Roberto Ciccarelli
Il primo bollettino Inail del 2020 sugli infortuni e i decessi sul lavoro è inquietante: 52 persone hanno perso la vita in incidenti con esito mortale solo a gennaio, otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Sono aumentate soprattutto le denunce di incidenti mortali avvenuti in itinere (da 13 a 19) mentre quelle per infortuni in occasione di lavoro sono passati da 31 a 33. Si muore più nel Nord Est (da 9 a 14 casi mortali), tre al Centro (da 9 a 12) , uno al Sud (da 8 a 9) e Isole (da 4 a 5). Calano gli infortuni sul lavoro: 46.483, meno 1.400 casi. Ma è solo gennaio. Se il 2019 è stato l’anno più traumatico da dieci con 1089 morti, il 2020 sarà peggiore?
Al tempo dell’«infodemia», epidemia mediatica, da Coronavirus c’è un’emergenza lampante ma invisibile: i morti e gli infortuni sul lavoro e per raggiungere i posti di lavoro. È un’emergenza tragicamente e orrendamente concreta, che miete vittime tra chi esce di casa e non torna più per sempre. Con la metà dell’energia che ha schizofrenizzato i media per il virus si potrebbe almeno dimezzare la velocità di questa strage, veicolare fondi e facilitare politiche strutturali, creare una protezione contro la violenza del lavoro precario che porta a morire a 75 anni mentre cerchi di sopravvivere perché la tua vita, e quella dei tuoi cari, agonizza. Solo l’intelligenza collettiva e la sanzione sociale contro l’organizzazione del capitale possono fermare questa corsa verso l’annientamento della forza lavoro per di più sfruttata.
E invece non accade niente. La mancanza di verifiche tecniche nella costruzione e manutenzione delle infrastrutture, la scarsa adozione di misure collettive ed individuali di protezione, la carenza di ispezioni e controlli nei luoghi di lavoro non scuote l’economia dell’attenzione. Ed è alienante constatare lo strabismo che porta l’economia dell’attenzione a visualizzare più la possibilità percentuale di una morte da virus e non la realtà delle morti causate dal lavoro. Ed è umiliante soppesare la diversa visibilità attribuita dal capitalismo informazionale alla contabilità degli scomparsi per l’una o per l’altra tragedia. Non ci sono morti più importanti degli altri.
È lo stesso strabismo che non vede le conseguenze del riscaldamento globale. Gli effetti mortali del capitalismo sulle vite che lavorano, o sulla natura che distrugge, restano invisibili rispetto alla sovraesposizione dell’emergenza indeterminata di un virus e le sue conseguenze sui mercati finanziari. L’impotenza raddoppia. È il prodotto di un unico sistema.
BASTANZETTI DEL SAC, OGGI TREVISO, LA TRIBUNA DI TREVISO.
Mentre Bastanzetti del SAC in Oggi Treviso raccoglie certi commenti e risponde, tutto sommato, con imbarazzo. La blogger alla quale si riferisce e Francesca Salvador, che sistematicamente lo prende a metaforici calcioni in culo, cioè lo cancella.
Gianni Padovan
E lei visto che la sa tanto lunga a proposito, a che teorie di quale luminare della scienza si appoggia visto come spazia nell’argomento???
Michele Bastanzetti
Egr. Padovan, sia concreto e preciso, quale delle affermazioni che ho fatto sul coronavirus ritiene non sia fondata? Dica pure, che volentieri le rispondo nel merito. Poi se lei è fra coloro che anziché affidarsi alla Scienza preferiscon i santoni fai da te, non è un problema se ciò rimane nel perimetro individuale. Se invece, come una blogger di OT, diffondete i virus della incompetenza disinformazione sfiducia disgregazione sociale… allora, dialetticamente ed educatamente, vi contrasto.
Il cronista di Vittorio Veneto della Tribuna Francesco Dal Mas continua a presentare il Bastanzetti del SAC come fondatore del Comitato SAC, senza chiarire che questo comitato è Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC. Quando lo presenta come membro del Consiglio di Quartiere di Cendeda non informa che il Bastanzetti del SAC ha definito questo Consiglio come carbonaro.
BASTANZETTI DEL SAC, OGGI TREVISO E LA TRIBUNA DI TREVISO.
Mentre il Bastanzetti del SAC in Oggi Treviso raccoglie certi commenti e risponde, tutto sommato, con imbarazzo. La blogger alla quale si riferisce e Francesca Salvador, che sistematicamente lo prende a metaforici calcioni in culo, cioè lo cancella.
Gianni Padovan
E lei visto che la sa tanto lunga a proposito, a che teorie di quale luminare della scienza si appoggia visto come spazia nell’argomento???
Michele Bastanzetti
Egr. Padovan, sia concreto e preciso, quale delle affermazioni che ho fatto sul coronavirus ritiene non sia fondata? Dica pure, che volentieri le rispondo nel merito. Poi se lei è fra coloro che anziché affidarsi alla Scienza preferiscon i santoni fai da te, non è un problema se ciò rimane nel perimetro individuale. Se invece, come una blogger di OT, diffondete i virus della incompetenza disinformazione sfiducia disgregazione sociale… allora, dialetticamente ed educatamente, vi contrasto.
Il cronista di Vittorio Veneto della Tribuna Francesco Dal Mas continua a presentare il Bastanzetti del SAC come fondatore del Comitato SAC, senza chiarire che questo comitato è Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC. Quando lo presenta come membro del Consiglio di Quartiere di Cendeda non informa che il Bastanzetti del SAC ha definito questo Consiglio come carbonaro.
Prof. Corrent, visto che nel suo blog si parla di coronavirus mi conceda questa. Nelle disgrazie non manca mai di emergere qualche aspetto positivo. Co’ ‘sto coronavirus la Medicina vera (non quella dei santoni al bicarbonato) ha infatti avuto una impennata di aspettative e consensi. Tutti a pendere dalle labbra di virologi clinici ricercatori laureati (laurea tradizionale, non sul web) che stan gestendo epidemiologia, cura, prevenzione, ricerca del vaccino. I furibondi no vax son sprofondati nel mutismo, anche quelli che “i vaccini non si fanno perché danno l’autismo”, e quelli che han falsificato i certificati dei figli per mandarli comunque a scuola con grave pericolo per sé e per gli altri. E pure han cambiato atteggiamento quei politici che verso i no vax usarono tanta indulgenza…perché, vedete, quei signori “vanno convinti con tanta pazienza, non obbligati alla vaccinazione dei figli”… Ma non facciamoci illusioni. Passata la festa gabbatu lu Santu. Quando passerà la paura vedrete che torneran fuori, i santoni del bicarbonato: disinformazione, inganno, speculazione sulle disgrazie altrui non scompariranno mai.
Sono d’accordo con Lei, caro dott.Bastanzetti e penso che tutti concordino di avere fiducia nella scienza. Il problema è capire quale sia la vera scienza. Non certo quella al servizio delle multinazionali.
Vinicio ti sei iscritto al SAC del dott. Bastanzetti? Bene, allora il SAC non è più Bastanzetti del SAC & Bastanzetti del SAC, ma Bastanzetti del SAC & Vinicio.
Egr. Prof, se mi serve un vaccino per poter vincere una malattia e vivere, non mi importa nulla se con esso arricchirò le multinazionali. Poi se qualche “santone fai da te” riesce a creare un vaccino di provata efficacia, mescolando bicarbonato-vitamina C-acqua di Lourdes ed a spese zero per la collettività…beh…siam qui pronti a dargli il Nobel!
Certamente siamo costretti a utilizzare ciò che troviamo,ma insisto nel dire che la Vera Scienza a volte viene confusa con gli interessi delle multinazionali.
Coronavirus e crisi climatica: niente sarà più come prima
27.02.2020 – Guido Viale
La mobilitazione martellante e scomposta di politici e media contro il coronavirus ricorda Pierino e il lupo: che cosa mai si potrà fare per comunicare una vera emergenza, quando la crisi climatica alle porte comincerà a mordere veramente sulle nostre vite (come già sta facendo su quelle di milioni di altri esseri umani), ora che tutti vedono che il lupo non c’è, o non è un lupo?
Quello che si vede nell’immediato è solo una corsa a misure estreme per non sentirsi scavalcati da chi pretende che si faccia ancora “di più”: è il meccanismo di una competizione politica che ha perso la bussola del vero o presunto “bene comune”. Vuoi chiudere i porti? E io chiudo gli aeroporti. Vuoi chiudere le moschee? E io chiudo le chiese. Così si fanno idiozie come tenere aperti i bar all’ora del cappuccino e chiuderli all’ora dello spritz. Ai medici viene tolta la parola; a Burioni no.
Molti però, tra cui Marco Bersani e Giorgio Agamben, vedono in queste misure una prova o una tappa di avvicinamento allo stato di eccezione, a un controllo sistematico di tutte le nostre attività quotidiane. E’ vero: le misure colpiscono quasi solo luoghi e momenti di aggregazione: spettacoli; bar e caffè del “dopolavoro”; riunioni, assemblee e manifestazioni; l’ufficio, quando si può disperdere tutti nel telelavoro: ciascuno a casa sua! Tutte condizioni favorevoli all’affermazione di un dominio autoritario. Questa mezza quarantena, che non tocca il lavoro in fabbrica, le code ai supermercati, gli assembramenti nelle stazioni o sui mezzi pubblici, le cene di Salvini, tutte occasioni massime di contagio, è in linea con le tendenze di fondo dei processi in corso: chiusura sistematica di tutti i centri di aggregazione – di donne, di giovani, di richiedenti asilo, di attivisti – e, soprattutto, leggi contro i migranti e le lotte sociali, tese a trasformare l’Europa in una fortezza chiusa verso l’esterno, ma anche in una caserma ben disciplinata all’interno, dove dissenso e conflitto sono fuorilegge.
E’ così che le destre (in sintonia, ancorché negata, con gli establishment di centro e di sinistra, consapevoli o meno che ne siano) si preparano ad affrontare con la forza delle armi le conseguenze della crisi climatica: le migrazioni di massa nel e dal resto del mondo, e le lotte contro lo sconquasso delle condizioni di vita e di lavoro e territori all’interno di ogni paese. Continuando a spremere gas e petrolio dal ventre della Terra e a pompare CO2 nell’aria.
Ma, per non limitarsi a un’ovvia denuncia, proviamo a trasformare questa ilarotragedia in un’occasione di crescita e autoformazione per tutti. Perché, in ultima analisi, le misure imposte, per quanto in parte ridicole e in parte eccessive, spezzano l’ordinario andamento delle nostre esistenze, ci fanno capire che da un momento all’altro possiamo entrare veramente in “emergenza”; una condizione che, per chi l’ha dichiarata o ha preteso che venisse dichiarata nei confronti della crisi climatica e ambientale, dovrebbe essere norma, consapevolezza che da ora in poi niente potrà più scorrere come prima. Una condizione in cui molti sono già stati gettati dalla precarietà del lavoro o della vita e molti altri da qualche evento estremo che li ha cacciati dalle loro case, ma che per tutti dovrebbe significare “abituarsi a fare a meno delle proprie abitudini”.
Perché la crisi climatica e ambientale le sconvolgerà tutte. E per tutti da ora in poi e, volenti o nolenti, sempre più spesso, le cose cambieranno in peggio: il “tempo che fa” non sarà più prevedibile, e a volte nemmeno sopportabile; il lavoro potrebbe mancare perché i mercati che lo sorreggevano si dileguano; i negozi e i supermercati non saranno sempre pieni e a molte cose dovremo rinunciare; potremo ritrovarci senza auto o senza benzina, o con i treni che fanno anche sette ore di ritardo; la luce potrà non accendersi più tutti i giorni, l’acqua non scorrere più dal rubinetto per ore, le case rimanere al freddo, le vacanze sfumare perché gli aerei non partono più e le malattie da virus ignoti moltiplicarsi. E a tutte queste cose dovremo trovare rimedio insieme a coloro che le patiscono con noi. Ma soprattutto dobbiamo anticiparle, individuando, percorrendo e imponendo nuove strade, perché se aspettiamo che a farlo siano coloro che ci governano, che continuano a pensare solo a Tav, Tap, Olimpiadi e nuovi stadi, mentre “la nostra casa brucia”, finiremo bruciati con lei.
E’ un inganno sostenere che la vita potrà continuare come prima, perché basta “rendere sostenibile” lo sviluppo (del Pil). Lasciamo perdere il Pil e guardiamo alle cose: di sviluppo non ce n’è più da tempo, né per noi né per il resto del mondo, se non per un manipolo sempre più ristretto di Signori della Terra (e della finanza) che tengono in pugno i nostri destini. Non ci sarà conversione ecologica, né del sistema né delle nostre vite, se non ci rendiamo innanzitutto conto che, come scrive Naomi Klein, That changes everything: niente sarà più come prima.
E’ giovedì 27 febbraio e dallo scorso sabato Corvo non gracchia più. Ritornerà Walter Cadorin, nonostante quello che ha detto di lui Andrea Maset?
L’ITALIA DEL CORONAVIRUS E DELLE REGIONI FAI DA TÈ
Tra tutte le considerazioni che ho letto in questi giorni in merito a quanto sta avvenendo sul Coronavirus Covid-19 in Italia, mi sento di condividere il pensiero di chi afferma le contraddittorie, eppur simili, frontiere di una asfittica quotidianità che viviamo con sempre maggiori incoscienze (un po’ in tutti i sensi), circondati da un clima surreale che nel giro di meno di 48 ore ha trasformato il Paese in una grande “zona rossa“.
Per chi ha vissuto i tempi del G8 di Genova, la metafora sarà abbastanza evidente: ma al posto delle grandi e alte grate in ferro che delimitavano il centro di Genova, oggi a circondare i centri dei focolai dove si sta sviluppando il Covid-19 sono in prima persona le forze dell’ordine e l’esercito con blocchi stradali. Nessun recinto fisico, ma la sostanziale evidenza del controllo dello Stato per disporre al meglio la tutela della salute pubblica.
Benché le motivazioni siano giustificabili dallo stato dell’espansione repentina del virus, probabilmente per l’alto numero di tamponi (più di 4.000) fatti in poche ore, rispetto ad esempio a quelli fatti in Francia (soltanto – si fa per dire – 400 rispetto a quelli effettuati in Italia), fa sempre una certa impressione il presidio dei territori messo in mano all’esercito. Vi si ricorre, infatti, quando l’emergenza è tale da sfuggire al comune controllo istituzionale per canali di comunicazione di massa, con ordinanze che vengono rispettate istintivamente dopo una sommaria lettura dei quotidiani che le riportano o dopo essersi collegati ai siti Internet a questo preposti.
Da un lato l’isteria di massa gestita abilmente dai media, i dati scientifici superati da illazioni e nuove superstizioni, stigmi e pregiudizi antichi; dall’altro la reazione politica che ondeggia tra il “normale” sciacallaggio delle destre e il securitarismo militarista giustificato con l’emergenza che pure è reale e che non va sottovalutata.
In mezzo a queste paludi della ragione vivono le tante fobie antisociali e la disperazione quotidiana che vengono esacerbate al punto tale da assumere i connotati di qualcosa di trascurabile: dai problemi mondiali che riguardano la crisi ambientale fino all’olocausto quotidiano dei morti sul lavoro, dello sfruttamento capitalistico.
È difficile sfuggire a questa tenaglia ma, almeno, si può provare ad esserne consapevoli. Ed esserlo eviterebbe, ad esempio, il saccheggio dei supermercati e l’ansia ipocondriaca che prende un po’ tutti quando per cento volte al giorno senti ripetere messaggi uguali e contrari sul virus con parole sbagliate, termini scorretti e difettanti chiaramente in eccesso.
Provando a rimanere razionali, non si può non mettere l’accento sulla facilità con cui ogni emergenza socio-sanitaria che si presenta con potenziali cadute indiscriminate, di massa, che viene presentata come incontrollabile mentre viene comunque fatto passare il rassicurante messaggio che lo Stato si sta occupando del fenomeno mediante tutti i mezzi a sua disposizione, si trasformi in un vero e proprio cedimento al panico.
Ciò significa che pure colei o colui che si ripetono – come facciamo noi – che bisogna mantenere la calma ed essere il più raziocinanti possibili, seguendo le linee guida del Ministero della Salute, alla fine un cedimento lo hanno e, se non altro, vanno in farmacia o al supermercato per prendere una bottiglietta di Amuchina, oppure guardano se hanno alcool a sufficienza in casa per affrontare l’emergenza.
Tutte le domande e le risposte sul Coronavirus Covid-19 (Ministero della Salute)
Dunque, la tentazione di rientrare nella logica del comportamento comune che si diffonde è quasi normale, conseguente agli stimoli che provengono dall’esterno e che spingono nella direzione a senso unico dell’imperativo categorico: “Devi sostenere lo sforzo della nazione in questo momento.“. Fin qui si può accettare il ricorso al dettame kantiano, perché è sacrosanto e giusto fare la propria parte, nel nostro piccolo quotidiano di vita, per aiutare i lavoratori della sanità, gli operatori sociali e tutti coloro che rischiano davvero la vita per la salute pubblica.
Poi però l’imperativo categorico moderno accelera nel suo prodursi come virus contagiosissimo di massa, nel divenire condizionamento quasi morale: chi fa informazione conosce il potere, anzi il “quarto potere“, che hanno le parole dette, ridette, soprattutto contraddette fra loro. Esiste anche la zona d’ombra del “sentito dire”, del “detto e non detto“: non si tratta del venticello della calunnia, ma di qualcosa di ancora più sottile. Si tratta di un crinale di confine tra verità e vere e proprie panzane che però riescono a penetrare i crani vuoti di molte persone, spesso incolpevoli, sovente in buona fede e proprio per questo nuova carne al macello della fabbrica della mistificazione dei fatti.
Soprattutto in quest’epoca di comunicazioni nemmeno più veloci, oltre la velocità immaginabile, visto che possiamo tranquillamente parlare di “istantaneità” delle notizie, tutto quanto avviene senza la possibilità di verifica da parte del singolo che con grande superficialità prende una pseudo-notizia di cui ha letto il titolo debitamente costruito per essere attrattivo e la invia all’universo mondo dei suoi contatti tramite chat, social network e altre diavolerie che tutti utilizziamo ogni giorno.
Ecco, questo sì è un virus epidemico o addirittura pandemico, perché le parole sono importantissime ed andrebbero usate con grande cautela e con scrupolo estremo, associandole alla verità dei fatti e non per determinare una disinformazione frutto della necessità di vendere più copie di un giornale o di avere più “click” su un sito web… ma si sa… la logica del sistema economico in cui viviamo è quella del profitto. Questa certamente è “sopra il popolo“, quindi epidemica.
Anche gli algoritmi devono, suvvia, poter beneficiare della paura indotta nella cittadinanza. Oltre agli agitatori di massa televisivi, ai disinformatori di professione su Internet, è bene assicurarsi che anche la carta stampata faccia il suo mestiere. Non tutta, per carità. Ma allora, se distinzione deve essere (e deve poter essere) operata, un intervento in merito i giornalisti devono farlo su sé stessi e dire chiaramente che alcuni giornali non sono giornali, non informano ma deformano le notizie perché piegano i fatti a conclusioni che sono perniciose per la fragilità della credulità popolare.
Domando: anche questa non è una forma di nocumento per la salute pubblica? Oltre che deontologicamente estraneo alla professione del giornalista, non è anche immorale l’opera (si fa per dire) di chi si esprime con asprezza ogni giorno, di chi fomenta odio, xenofobia, razzismo e che non perde occasione per sollevare il peggio delle nostre incoscienze da noi stessi e rivoltarlo contro altri che, di volta in volta, vengono individuati come il nemico necessario di cui questa società finge di aver bisogno per vivere?
L’emergenza esiste e va presa sul serio, ma almeno, se proprio non riusciamo ad avere coscienza dei confini tracciati dalla medicina in merito, cerchiamo di evitare di condizionare i più deboli, i bambini, con le nostre ossessioni, paure, fobie e isterie inoculate in gran parte da un feroce e cannibale mondo di disinformazione.
Una considerazione ulteriore merita, in quanto a relazioni tra fattori che finiscono per influenzarsi vicendevolmente nella generazione di comportamenti collettivi in preda all’allarmismo più esasperato, l’autonomia regionale che proprio in materia sanitaria ha ampissimi poteri dopo la riforma del titolo V della Costituzione.
L’autonomia regionale non è una maggiore propensione all’uguaglianza nei campi in cui ha potere. È il “si salvi chi può“. Averla sempre contrastata non fa oggi di noi comunisti dei saputelli che con arroganza devono affermare: “Ve lo avevamo detto.“. Tuttavia…
Sono da sempre stato contrario ad ogni forma di cedimento dei poteri alle regioni su materie primarie che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini. Perché se un ruolo la Repubblica deve avere, ebbene questo è nella massima tutela della vita quotidiana di ogni singola persona.
Per questo, condivido le parole del Presidente del Consiglio quando afferma che non è tollerabile che ogni regione si comporti a sua esclusiva discrezione. Il governo deve centralizzare la direzione, ad esempio, della attuale emergenza e non consentire che si proceda in ordine sparso.
Ero e rimango un avversario del federalismo in ogni tempo e forma in cui si è affacciato sulla scena politica e sociale italiana: da quello storico di Carlo Cattaneo quanto, maggiormente, le finte trovate regionaliste, macroregionaliste e poi le sparate indipendentiste della Lega Nord, per non parlare del “federalismo fiscale“…
La riforma del Titolo V della Costituzione è stata deleteria per l’unità nazionale sotto questi profili. Evitiamo di degenerare nella tanto agognata “autonomia differenziata” che farebbe venire meno il senso stesso della Repubblica, insieme alle altre “piccole” riforme che si vogliono attuare: lo svilimento del Parlamento con il taglio del numero di deputati e senatori; la nuova legge elettorale fintamente proporzionale; infine, il premierato evocato da Renzi.
Gli sforzi per complicare la vita del Paese non ce li facciamo di certo mancare.
MARCO SFERINI
Siamo mercoledì 26 febbraio e dallo scorso sabato Corvo non gracchia più. Finalmente!!!
Dopo quello che Andrea Maset ha raccontato di lui nel lontano 2012, Walter Casorin è divensparitotato Corvo. Ora sembra sparito. Per sempre? Riapparirà come Cornacchia o Merlo?
Dopo quello che Andrea Maset ha raccontato di lui nel lontano 2012, Walter Casorin è diventato Corvo. Ora sembra sparito. Per sempre? Riapparirà come Cornacchia o Merlo?
CORONAVIRUS, PANDEMIA DEL VIRUS DELLA PAURA.
Manlio Dinucci
Premesso che il Coronavirus non va sottovalutato e che si devono seguire le 10 regole preventive del Ministero della salute, occorre adottare una 11a regola fondamentale: impedire il diffondersi del virus della paura.
Esso viene sparso soprattutto dalla televisione, a partire dalla Rai che dedica i telegiornali quasi interamente al Coronavirus. Il virus della paura penetra così in ogni casa attraverso i canali televisivi.
Mentre lanciano il massimo allarme per il Coronavirus, essi tacciono sul fatto che l’influenza stagionale, epidemia molto più mortale, ha provocato in Italia durante la 6a settimana del 2020 – secondo l’Istituto superiore di sanità – in media 217 decessi al giorno, dovuti anche a complicanze polmonari e cardiovascolari legate all’influenza.
Tacciono sul fatto che – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – muoiono in Italia in un anno per Hiv/Aids oltre 700 persone (in media 2 al giorno), su un totale mondiale di circa 770.000.
A proposito della campagna allarmistica sul Coronavirus, Maria Rita Gismondo – direttore di Macrobiologia clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, dove si analizzano i campioni di possibili contagi – dichiara: «A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Guardate i numeri. Non è una pandemia».
La voce della scienziata non arriva però al grande pubblico, mentre ogni giorno, dalla Rai, servizio che dovrebbe essere pubblico, ai canali Mediaset e non solo, si diffonde tra gli italiani la paura per «il mortale virus che dalla Cina dilaga nel mondo».
Campagna di fatto funzionale a quanto dichiara il segretario Usa al commercio Wilbur Ross in una intervista a Fox Business: «Penso che il Coronavirus contribuirà al ritorno di posti di lavoro dalla Cina negli Usa. In Cina c’è stata prima la Sars, dopo la peste suina, ora il Coronavirus». Quindi, commenta il New York Times, «la perdita per la Cina potrebbe essere un guadagno per l’America».
In altre parole, il virus potrebbe avere un impatto distruttivo sull’economia cinese e, in una reazione a catena, su quelle del resto dell’Asia, dell’Europa e della Russia, già colpite dal calo dei flussi commerciali e turistici, a tutto vantaggio degli Usa rimasti economicamente indenni.
Global Research, il centro di ricerca sulla globalizzazione diretto dal prof. Michel Chossudovsky, sta pubblicando sull’argomento dell’origine del virus una serie di articoli di esperti internazionali. Essi sostengono che «non si può escludere che il virus sia stato creato in laboratorio».
Tale ipotesi non può essere considerata complottista ed esorcizzata come tale. Perché? Perché gli Stati uniti, la Russia, la Cina e le altre maggiori potenze hanno laboratori in cui si conducono ricerche su virus che, modificati, possono essere usati quali agenti di guerra biologica anche su settori mirati di popolazione.
È un campo circondato dal più fitto segreto, spesso sotto copertura di ricerca scientifica civile.
Emergono però dei fatti: la presenza a Wuhan di un biolaboratorio dove scienziati cinesi, in collaborazione con la Francia, effettuano studi su virus letali, tra cui alcuni inviati dal Laboratorio canadese di microbiologia.
Nel luglio 2015 l’Istituto governativo britannico Pirbright ha brevettato negli Usa un «coronavirus attenuato».
Nell’ottobre 2019 il Johns Hopkins Center for Health Security ha effettuato a New York una simulazione di pandemia da coronavirus prevedendo uno scenario che, se si verificasse, provocherebbe 65 milioni di morti.
Non è invece simulata la pandemia del virus della paura, che dilaga con distruttivi effetti socio-economici.
Corvo sparito, non gracchia più? Influenzato?
Siamo martedì grasso e Corvo cntinua a non gracchiare? Che abbia preso l’influenza?
E’ da sabato che Corvo non gracchia. Che Corvo abbia smesso di gracchiare? O Corvo gracchierà ancora?
CORONAVIRUS
Perché non si ascoltano gli ammonimenti di personalità autorevoli come Giovanni Maga, responsabile dell’istituto di genetica molecolare del CNR, che in una nota stampa ufficiale afferma “Per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che 19 casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il rischio di infezione molto basso”, o di Maria Rita Gismondi, direttrice del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano occupato a esaminare da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus, che scrive su Facebook: “Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1. A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così.”?
E invece ecco le decisioni prese: scuole, musei e luoghi di aggregazione chiusi per una settimana, sospesi partite di calcio, manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, eventi e ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico.
E non basta: con l’intervento dell’esercito il governo ha istituito zone rosse in alcuni Comuni della Lombardia, dell’Emilia e del Veneto, dove i treni e i mezzi pubblici non arriveranno e scuole, uffici e aziende dovranno restare chiusi, mentre la gente viene invitata a restare a casa.
Le indicazioni riguardano anche il comportamento personale, sfiorando in alcuni casi il ridicolo, per esempio quando si raccomanda di non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
Ebbene, qual è l’effetto più ovvio di un simile allarmismo? Il dilagare di una paura irrazionale non solo verso gli altri e verso qualsiasi forma di socializzazione, ma anche verso se stessi. Tutto diventa un pericolo, a cominciare dal proprio corpo. Meglio restare da soli, chiudersi in casa, andare in giro in macchina evitando i mezzi pubblici e diffidare di chi ha un semplice raffreddore e starnutisce per strada.
Probabilmente questa “emergenza” si esaurirà e tra non molto si tornerà alla normalità, ma i suoi effetti pericolosi potrebbero durare a lungo: una volta che una popolazione ha sperimentato un terrore vero o immaginario, sarà più incline a cadere nella trappola di un nuovo pericolo, a trovare colpevoli e a lasciarsi prendere da un delirio collettivo come quello che in questi giorni sta svuotando le farmacie delle mascherine.
La storia purtroppo è piena di esempi di questo tipo; l’ignoranza e la manipolazione hanno prodotto tante volte falsi colpevoli, persecuzioni e roghi. Non siamo più agli untori e alla caccia alle streghe, ma la reazione compulsiva e irresponsabile di chi dovrebbe curarsi del benessere collettivo, amplificata dai social media e dai mezzi di informazione, può portare a fenomeni altrettanto nefasti.
Ora più che mai è fondamentale opporsi al dilagare dell’irrazionalità, non alimentare la paura, mantenersi lucidi e aperti e insistere sulle vere emergenze di questo momento.
L’Italia diventerà “Wuhan d’Europa”?
Tre morti, città in quarantena, oltre 50.000 persone confinate, scuole chiuse, il carnevale di Venezia interrotto. etc.,etc. .L’Italia è il primo paese europeo a subire l’invasione virale cinesee. Ma il piano annunciato dal governo è sconcertante in più di un modo.
CORONAVIRUS
Circa le notizie non c’è da aggiungere per ora altro, oltre quello che stiamo sentendo in televisione o leggendo sui mass media, internet.
Fermo restando che ancora non c’è una risposta al “buco nero” della conoscenza su come è iniziata questa propagazione in Italia, del perchè si è passati da un giorno all’altro a decine di casi, cosa è sfuggito su questo che ora fa dell’Italia il primo paese d’Europa di ammalati di Coronavirus.
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset a Walter Cadorin? Lo hai rovinato il povero Walter Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
“..Stalin è l’ incarnazione del dispotismo orientale, sanguinario e propenso a sbalzi di umore che l’ abbondanza di vodka rende letali per chi gli si trovava intorno. Indifferente, infine, a qualsiasi moderazione è Mao, la cui totale noncuranza verso le più elementari regole di igiene si unisce a un irrefrenabile appetito sessuale, sostenuto da un abbondante uso di afrodisiaci e sostanze psicotrope..”.
Lei cecchini invece, un minore e sconosciuto, almeno credo, nel teatro politico mondiale, è un irrefrenabile utilizzatore della famosa carta-carbone-duplicatriceche sembra funzioni in lei, come afrodisiaco e psicotrope.
Il sig. CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset al sig. Cadorin? Lo hai rovinato il povero Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia a più non posso.
Io mi sto divertendo e mi ripeto anch’io.
Ma quando diventerà un uomo, caro el me bel bambin ?
Il sig. CadorIn Walter ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa, nel 2012, da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset al sig. Cadorin Walter? Lo hai rovinato il povero Cadorin Walter, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia a più non posso.
Coronavirus, Roberto Burioni svela: “Il conteggio dei casi nel sito dell’Iss è fermo a quattro, assurdo”
E mentre il numero degli infetti da coronavirus continua ad aumentare (in Lombardia il presidente Attilio Fontana ne ha contati 32 e in Veneto Luca Zaia ne ha annunciati 9 ndr), Iss rimane indietro.
ISS e Burioni: chi squalo o tonno?
Sig. CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero sig. Cadorin ridotto a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
Vinicio, il suo film si presta a coniugazioni diverse che riguardano l’Italia e non l’estero-fiume cecchiniano.Ma sta a lei dare la direzione
A proposito del Sindaco d’Italia. Ecco un esempio
Barbari Foglianti A proposito del Sindaco d’Italia ( e degli squali grillinini ndr)
Occuparsi concretamente dei problemi dei cittadini senza l’ossessione del “dacci oggi il nostro tweet quotidiano….
Quasi tutti i commenti politici alla suggestione lanciata da Matteo Renzi sul “Sindaco d’Italia” (cioè l’elezione diretta del capo del governo) si sono divisi a metà tra l’ironia (“Il sindaco d’Italia? Come no, e pure la contessa regionale”, Fatto Quotidiano) e il non ci credo (“Da Craxi a Berlusconi, il Sindaco d’Italia è l’eterno ritorno del sempre uguale”, la Stampa). Una nuova puntata della telenovela che questa stralunata maggioranza ci propina ogni giorno? Probabile: l’ex premier rinato dopo la crisi agostana gioca una partita per la sopravvivenza politica, entrando a gamba tesa su tutto. Vuol far capire che lui c’è. E dopo l’incontro che avrà la prossima settimana con il premier Conte (sulle nomine, dicono i maligni) il Sindaco d’Italia tornerà probabilmente nel cassetto. Peccato, perché l’elezione diretta del premier (non del presidente della Repubblica) è la riforma giusta da fare. Il Sindaco d’Italia avrebbe la sicurezza di un mandato di governo per l’intera legislatura, ciò che gli consentirebbe (come per sindaci) di occuparsi concretamente dei problemi dei cittadini senza l’ossessione del “dacci oggi il nostro tweet quotidiano” per diventare trend-topic del mondo virtuale. Un premier eletto dal popolo eviterebbe i governi tecnici (vera negazione della democrazia rappresentativa) e manderebbe in soffitta il manuale Cencelli, ponendo fine al rito romano delle trame di corridoio. Il Palazzo si aprirebbe come una scatola di tonno. Anzi, di sardine. Stay tuned. Roberto Maroni22.2.2020 ilfoglio.it
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero Walter Cadori ridotto a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
JEAN DANIEL, UN GIORNALISTA MILITANTE DELLA VERITA’.
Francesco Cecchini
Jean Daniel Bensaid nato a Blida, Algeria, il 21 luglio 1920 è morto a Parigi il 19 febbraio 2020, a 99 anni. Fondatore del settimanale francese Le Nouvel Observateur. Della morte ha dato notizia Dominique Nora, direttrice della redazione dell’Obs. È con grande emozione e grande tristezza che abbiamo appreso della morte del nostro amato co-fondatore Jean Daniel di notte, all’età di 99 anni. Un testimone eccezionale e impegnato, “Jean”, come lo chiamiamo, ha profondamente segnato la nostra storia e quella del giornalismo. Aveva la preoccupazione costante del lettore. Sappiamo quanti di voi vi sono attaccati. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e i suoi cari, in particolare sua moglie Michèle e sua figlia, la nostra amica Sara, in questo momento doloroso. “L’Obs”, ovviamente, le dedicherà la sua prima pagina la prossima settimana, con uno speciale quaderno di 48 pagine. Questo supplemento sarà disponibile domani in formato digitale per i nostri abbonati. E puoi già trovare la maggior parte di questi articoli sul nostro sito web. Per prima cosa ripubbliciamo archivi emblematici, come questo primo editoriale del “Nouvel Observateur”, scritto cinquantacinque anni fa, o questo articolo in cui parlava dei grandi scrittori della sua vita: Gide, Camus, ovviamente, che considerava l’incontro strutturante della sua personalità, o addirittura il suo amico e compagno di viaggio Milan Kundera….Nelle prossime settimane, presenteremo sul nostro sito web le più grandi interviste condotte da Jean Daniel. Molti di voi oggi gli hanno rivolto alcune parole. In questo momento molto speciale, vorremmo darti anche la parola.
Jean Daniel, algerino e cittadino francese, partecipò in Francia alla lotta contro il nazifascismo. Nel 1954 scrisse il suo primo articolo per “L’Express”, che gli chiese di coprire la guerra in Algeria e furono importanti i suoi articoli, durante la guerra di liberazione nazionale, di denuncia dell’opressione e delle torture al popolo algerino da parte del neo colonialismo francese. Da allora iniziò un lavoro di informazione e di interviste che ha segnato la storia del giornalismo. Un esempio. Poco dopo l’indipendenza dell’Algeria, in un articolo per L’Express del 7 dicembre 1963 dal titolo Ero con Fidel Castro quando JFK fu assassinato raccontò quando ascoltarono alla radio l’assassini di Kennedy. Kennedy aveva incaricato Jean Daniel di portare a Fidel Castro un messaggio di distensione per la pace tra Cuba e Stati Uniti.
Aveva l’arte o il dono di essere nel posto giusto al momento giusto e il racconto di questo incontro fece il giro dell mondo.
Inoltre Jean Daniel nel suo libro Le temps qui reste racconta quei giorni passati in compagnia di Fidel Castro. Jean Daniel è stato amico di molti intellettuali e scrittori tra i quali André Gide, Milan Kundera e Albert Camus anche lui algerino.
Nel 1947 fondò la rivista culturale “Caliban” e ben presto conobbe Albert Camus, che al tempo dirigeva “Combat”, fu l’inizio di un’amicizia e di un confronto intellettuale profondo e spesso con contrasti. Jean Daniel, da giornalista che riflette anche sulla filosofia grazie al ricodo dei suoi rapporti con l’autore di Lo Straniero scrisse nel 2006 per Gallimard Avec Camus. Comment résister à l’air du temps. Il saggio è pubblicato nel 2009 in Italia da Mesogea con il titolo Per resistere – con Camus all’aria del tempo. Prefazione di Claudio Magris. Comunque l’incontro è raccontato dallo stesso Jean Daniel nel 1953. Mi occupo di una rivista. Titolo: Caliban. Telefonata. «Parla Camus». Una voce che, allora, faceva venire brividi demozione, come quella di Gérard Philipe. Conoscevo solo la sua voce. Volevo conoscere lui. Ma avevo paura: dessere deluso, di deluderlo. Ero proprio come un innamorato. Camus, allepoca, aveva unaura immensa. Alla pubblicazione de Lo straniero si aggiungeva il prestigio morale del suo impegno in Combat; la relazione con Maria Casarès lo investiva dellalone del seduttore e Gérad Philipe — incarnazione stessa della bellezza in Terra — interpretava a Parigi il suo Caligola. Insomma, per la mia generazione, Camus era diventato un dio.
Jean Daniel ha avuto un rapporto di grande stima ed affetto con K.S. Karol, editorialista, corrispondente estero di Le Nouvel Observateur e marito di Rossana Rossanda. Stima ed affetto che sono durati per vent’anni. Lo racconta in una lettera a Rossana Rossanda in occasione dellamorte di K.S. Karol. Dove tra l’altro scrive:
Cara Rossana, la mia esitazione a pronunciare le parole che seguono è venuta meno quando ho visto il conforto, pur modesto, che sono ancora in grado di recarti. In un primo momento avevo rifiutato, perché lepoca ci rende fragili, e anche perché se ne stanno andando tutti, riempiendoci di ricordi che sono altrettante ferite. Cè anche il fatto che Karol ci ha abbandonati dopo tantissimo tempo. Non ci ha lasciati, ma non possiamo più rivolgerci a lui come prima e, sai bene che se siamo qui, non è per lui che è troppo lontano, ma per noi che siamo pieni della sua vita.
Le esequie di Jean Daniel, eroe giornalista miltante della verità, avverranno al Museo Des Invalides, un riconoscimento riservato agli eroi.
Cosa hai combinato Maset al povero Cadorin? Lo hai ridotto a un Corvo spennacchiato che gracchia senza tregua.
Ci sono gli uomini squalo che approfittano di ogni situazione per svolgerla a loro favore, i virus che si insinuano in corpi sani per ammalarli, i falsi e gli ignoranti e le persone per bene che cercano di risolvere i loro problemi all’interno di una Comunità multiculturale, responsabile e rispettosa del pensiero altrui. Lei Cecchini a quale posizione fra quelle indicate sente di appartenere ?
CadorIn Walter ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Cosa hai fatto Maset? Hai rovinato il povero Cadorin, ridotto ora a Corvo ridicolo che gracchia senza tregua.
DENGUE IN AMERICA LATINA, IN PARAGUAY E A CUBA.
Francesco Cecchini
AMERICA LATINA. Mentre in tutto il mondo l’attenzione è concentrata, per ovvi motivi, sul corona virus ( i dati ufficiali danno in Cina ad oggi la cifra di 2004 morti e di 74185 contagiati), il continente latinoamericano è una delle regioni che, per il momento, rimane fuori dallo scoppio del coronavirus, che ha già raggiunto Asia, Europa, Australia e Stati Uniti, ma è scosso dal dengue. Il dengue è una malattia tropicale che si trasmette con una puntura della zanzara Aedes aegypti e i suoi sintomi sono febbre alta, vomito, dolori articolari, mal di testa, inappetenza e svenimenti. Questa malattia infettiva, se non è curata in tempo e con medicinali appropriati, può provocare anche la morte. Il virus esiste in cinque sierotipi differenti (DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4, DENV-5). Solo all’inizio del 2020, in America Latina sono stati registrati oltre 125.000 casi dengue, con gravi focolai in Honduras e Paraguay. Nel 2019, il numero di infezioni ha raggiunto un livello record, superando i 3 milioni di infetti e causando 1.501 decessi. Questo è stato il più grande record di casi nella storia, superando l’epidemia del 2015 del 13 percento. Il Brasile è stato il paese più colpito, con 2.201.115 casi e 782 morti.
PARAGUAY. L’isola circondata da terra nel cuore del Sud America è stata invasa da zanzare Aedes aegypti. La Camera dei deputati del Paraguay ha recentemente dichiarato lo stato di emergenza nazionale a causa del dengue. Precedentemente era stato dichiarato dal Senato. Secondo i dati del ministero della Salute, sono sedici i decessi causati dalla dengue dall’inizio dell’anno e 4.255 i casi accertati di contagio. Lo stesso presidente Mario Abdo Benítez è stato contagiato. Anche la Conferenza episcopale del Paraguay (Cep), attraverso un comunicato del proprio Ufficio comunicazioni e stampa, ha messo in allarme sullepidemia di dengue in atto del Paese,
I ministri della Salute del Mercosur si sono riuniti il 19 febbraio ad Asunción capitale del Paraguay. Sono i ministri di salute dell’ Argentina, Ginés González García; del Brasil, Luiz Henrique Mandetta; del Paraguay, Julio Mazzoleni, y dell’ Uruguay, Jorge Basso. Il ministro della sanità argentino Ginés González García ha affermato che l’epidemia di dengue lo preoccupa più del coronavirus. In Argentina, il Ministero della Salute della provincia di Buenos Aires ha confermato 73 casi di dengue, due dei quali indigeni, cioè non si tratta di persone che hanno viaggiato verso aree con circolazione di virus; mentre quest’anno la città di Buenos Aires ha segnalato 46 casi importati. Nella provincia del Chaco ci sono già 13 casi confermati di dengue e altri 35 in fase di valutazione; mentre in Entre Ríos sono stati rilevati 20 importati e 4 indigeni. Per prevenire la diffusione del virus, i diversi portafogli provinciali e municipali svolgono attività di fumigazione nelle aree in cui la zanzara può riprodursi, oltre a campagne di sensibilizzazione in modo che nelle case private evitino di avere potenziali luoghi dove possono alloggiare le larve delle zanzare.
CUBA. Cuba ha una lunga storia con il dengue, basti pensare alla guerra biologica che la CIA gli sferrò contro. Nel 1981 scoppiò a Cuba unepidemia di dengue emorragico che in poche settimane provocò la morte di 158 persone, tra le quali 101 bambini. Anni dopo, durante un processo che si svolgeva nella città di New York contro il terrorista cubano Eduardo Arocena, costui confessò daver introdotto virus infetti, tra i quali il dengue, a Cuba. Nel processo svolto negli USA nel 1984 contro Eduardo Arosena, capo della organizzazione terrorista Omega 7, questi confessò daver introdotto i germi a Cuba e riconobbe che la febbre del Dengue Emorragico fu introdotta nellIsola da agenti di gruppi affini, dorigine cubana, radicati negli Stati Uniti.
E’ una storia vittoriosa, Cuba vinse e chiese i danni agli Stati Uniti, che ha rafforzato la sua capacità di di vincere il dengue sia all’interno sia nell’intero continente latino americano.
Negli ultimi mesi vi sono stati alcuni casi di dengue, ma nessun morto e la situazione e sotto controllo.
Come ogni due anni Cuba ha organizzato a Camagüey, lo scorso settembre, il decimosesto il corso internazionale sul dengue e su altri virus tropicali della durata di due settimane. Vi hanno partecipato esperti da 50 paesi del mondo.
Cuba potrebbe aiutare di più contro il dengue in America Latina, ma paesi reazionari come il Paraguay, Colombia o il Brasile non vogliono la sua collaborazione. Dopo il colpo di stato in Bolivia contro Evo Morales i medici cubani sono stati espulsi dal Paese.
Non sarebbe meglio che ci parlasse del corona virus visto che sta entrando prepotentemente anche in Italia, di quello che si poteva fare, si fa e si farà ? E dicono già 2 a Padova ?
Cosa hai combinato Maset al povero Walter Cadorin? Lo hai ridotto a un Corvo spennacchiato che gracchia senza tregua.
Anche dalla casa di riposo per corvi, corvo gracchia. Maset, cosa hai combinato a Walter Cadorin, ora Corvo?
Anche dalla Casa di Riposo per corvi, Corvo gracchia.
Corvo.Diario dalla casa di riposo.
Lette oggi le due notizie sotto riportate i 316+2 ricoverati in due camerate, hanno deciso:A-di tenere , anche la notte, maschere e costumi carnevaleschi anche in quaresima e niente corone ma solo spine B-di chiedere al sindaco l’aumento delle corse degli autobus alla domenica intercakando mezzi con marmitte a scoppi-suoni diversi atti ad aumentare la libidine e attrezzatura anche in chi poco è finito per avere
1-“Coronavirus, Roberto Burioni e il contagio in Lombardia: “Le conseguenze di un errore saranno irreparabili”
Roberto Burioni lo sostiene da quando sono state diffuse le prime notizie sul Coronavirus: per limitare i contagi è necessario l’isolamento. Non c’è altro modo in assenza di un vaccino”
Ho dimenticato la notizia n°2 del post diario cui sopra
2-“UN NIGERIANO SI MASTURBA SUL BUS: ASSOLTO PERCHE’ ERA DOMENICA – L’INCREDIBILE VICENDA E’ ACCADUTA IN TRENTINO – IL 38ENNE AFRICANO ERA STATO CONDANNATO A 3 MESI DI RECLUSIONE – IN APPELLO IL GIUDICE L’HA GRAZIATO SPIEGANDO CHE CON LE SCUOLE CHIUSE E’ BASSA LA PROBABILITA’ CHE ALL’ATTO ABBIA ASSISTITO UN MINORE… – L’IRA DI SALVINI: “CHE BELLA INTEGRAZIONE””dagospia.com
Una buona notizia, forse. Sembra che Corvo sia stato dEfinitivamente rIcoverato in casa di riposo e non disturberà più gracchiando, speriamo.
Non è per niente una bella notizia quella di un ricovero, a nessun livello!!!
Che Corvo smetta di gracchiare è una buona notizia.
Walter Corvo Cadorin ha smesso di gracchiare, che l’abbiano messo in una casa di riposo per Corvi spennacchiati?
Naturalmente è il Corvo che insegna al comico Vinicio chi deve imitare. Ridicolo Corvo, sempre Walter Cadorin!!!
Esprimere idee diverse non è insegnare ma porsi diversamente su un problema. Lei non capisce perchè non sa cosa sia un confronto abituato , per formazione mentale, a considerare le sue idee assolute e valide per tutti. Da buon Comunista.
Anche dalla casa di riposo per corvi, corvo gracchia. Maset, cosa hai combinato a Walter Cadorin?
Mi sa che questo Maset, sparito in Ot dal 2012, stia ancora curandosi delle botte prese nella risposta data allora dal Cadorin e che lei non pubblica mai (il solito comunistoide che pubblica quello di cui fa comodo per intorbidire le acque).
Ma quando diventerà un uomo, caro el me bel bambin ?
Maset, cosa hai combinato a Walter Cadorin, ora Corvo? E’ sempre agitato e sempre gracchia.
Caro Vinicio, basta Grillo, superato. Adesso ironia per Conte Renzi Zingaretti e, volendo sardine. Cecchini è impegnato ancora sull’altro suo blog ma vedrà che presto si trasferirà in questo con i soliti post fiume pro Cina, Partito Comunista,che nessuno legge. Aspetta che si chiuda il quartiere luci rosse ad Amsterdam o questo mio post e poi via all’obiettivo di 300 post ripetendo il solito motivetto e puttanate varie.
Per me Grillo non è superato affatto e dal momento che, mi passi la mia presunzione, ritengo di imitarlo bene, credo di renderlo protagonista di altri miei video. Grazie del consiglio, ma noi comici non dobbiamo fare la fine dei musicisti che suonano per allietare le serate, diiventati dei veri e propri Juke box in balia delle richieste dei clienti.
Walter CadorIn ora Corvo è sempre quello raccontato tempo fa da Andrea Maset, : Siamo veramente all’assurdo, un uomo come il sig.Cadorin e a Conegliano lo conosciamo molto bene, che critica a destra e a sinistra cercando di insegnarci come dobbiamo comportarci ha del ridicolo . .. Ridicolo Corvo.
Non mi pare il momento di importare cinesi…
Meglio di Beppe Grillo. Fonderai il movimento M6s?
VINICIO 6 STELLE.