Mancano medici e infermieri
Non è da oggi che negli ospedali mancano medici e infermieri. Sarà da almeno 10 anni che la tendenza ha preso avvio. Chi è andato in pensione non è stato sostituito e le dimissioni sono triplicate. Si stima che tra 3 anni il deficit sarà di 8 mila medici e di 10 mila infermieri.
La media di oggi dice che c’è un infermiere ogni 10 pazienti a fronte di un bisogno di 1 infermiere ogni 6 pazienti. E non parliamo delle RSA dove il personale infermieristico e OSS è ormai di fatto ridotto ai minimi termini.
Discorso analogo tra i medici di base dove al pensionamento del vecchio medico di famiglia non si è spesso provveduto alla sua sostituzione fatto che spinge i malati a cercare un medico fuori dal proprio Comune di residenza con grave pregiudizio, tra l’altro, delle visite domiciliari.
Nel frattempo aumentano i carichi di lavoro che in ospedale significa fare turni ben oltre le 8 ore e nella medicina di base a frettolose visite quando c’è tempo. Tutto questo carico di lavoro aumenta i rischi per i pazienti e il medico di famiglia è diventato una trottola tra una casa e l’altra confidando più nell’intuito che nell’acquisizione oggettiva di esami specifici.
Le Facoltà di medicina hanno dichiarato che permarrà il numero chiuso fatto che spinge maggiormente alla professione di medico i secchioni e non chi ha una vera e propria vocazione.
Gli infermieri hanno un curriculum studi molto complicato e difficile a fronte di uno stipendio di circa 1.700 euro mensili. Troppo poco per chi fa un lavoro in turni anche notturni e da oggi con l’aggravante di dover lavorare per due perché manca personale.
La pandemia ha messo in luce la mancanza di personale proprio nel momento in cui la criticità della situazione richiederebbe personale sia medico che infermieristico.
E’ necessario che infermieristica e medicina non abbiano più il numero chiuso, ma il libero accesso per coprire lauree sulle quali non si possono risparmiare soldi. Ed è altresì necessario che Stato e Regioni investino più soldi sulla sanità, settore cruciale di una società moderna occidentale.
Ad esempio. o Mario, che ne pensi della gazzarra vergognosa, umiliante per tutta la categoria, inscenata ieri l’ altro da alcuni medici no vax alla assemblea Ordine Medici di Roma? È o no la dimostrazione che non tutti possono fare il medico, che non si possono aprire le porte della medicina a chiunque? Per inciso ritengo che essere “medico e no vax” sia un ossimoro…
Sul Covid si è detto di tutto e sui vaccini anche. Sia da medici entrati in Facoltà a numero aperto sia da medici accuratamente scelti con esame di ammissione. Questo prova solo che anche il numero chiuso non garantisce professionalità e serietà.
Se tocchi Bastanzetti del SAC blogger Marangon ti censura. Che anche Marangon sia del SAC? Con Marangon il SAC ha due SAC, Bastanzetti del SAC e Marangon del SAC.
Cecchini lo sa che non si capisce niente di quello che scrive? Chi è, ad esempio, il SAC di cui lei da anni va dicendo?
Censuro TUTTI i commenti che aggrediscono le persone.
Guardi Egr. Marangoni che il numero chiuso è in relazione al fatto che 1) per affrontare un percorso molto impegnativo come medicina non si può aprire proprio a chiunque vi sia attratto, servono determinati prerequisiti individuali 2) per il percorso formativo serve una determinata disponibilità di strutture e logistica, non è che i medici si possano formare in dad…
O Michele, cosa intendi per “prerequisiti”? Teste d’Uovo a 19 anni?
Se le cose stanno come dici tu ci dobbiamo abituare, e anche molto presto, a medici e infermieri stranieri. Come questi siano formati nei loro studi sembra non importarci molto.
Mario lo sai benissimo che intendo. Per fare il medico, e l’ operatore sanitario in genere, serve una determinata predisposizione. Magari al titolo ci si può arrivare anche senza ma poi, sul campo…le mele vuote vengono spesso a galla e quelle marce vanno a fondo. Non senza qualche danno al prossimo.
Scusami ma ho letto adesso il tuo commento.
Diciamo la stessa cosa… quasi… Come ho scritto sul Post il numero chiuso favorisce i secchioni, ma rischia di lasciar fuori chi ha vera vocazione al sacrificio in Corsia o in ambulatorio.
RItengo che il problema principale sia invece dovuto all’ utilizzo delle strutture pubbliche ad uso privato. Se chi lavora in ospedale fosse solamente dipendente dell’ ospedale le cose andrebbero molto meglio. Niente appalti neanche per le pulizie e la mensa. Chi vuole lavora per la sanità pubblica e chi vuole per quella privata e si arrangia in toto…le risorse ci sono ma non si vogliono convogliare in questa direzione. E’ chiaro che la direzione è rivolta verso una distruzione della struttura pubblica. Credo proprio che i dottori e gli infermieri ci siano, ma la loro gestione è aziendale e non sanitaria…se mi passate i termini per rendere il concetto.
Credo proprio che la deriva sia indirizzata verso l’ azzeramento dell’ assistenza pubblica. Non credo che avere più infermieri e dottori servirebbe ad impiegarli nel modo più utile alla comunità. Ho paura che servirebbe solamente a creare più disoccupati con titolo di studio.
Lei, Vendramelli, solleva molte questioni. Dal Global Service, ai servizi esternalizzati, alle cooperative, alla logica azienda (Aulss) a quella ospedaliera, la doppia professione. Per quanto riguarda il rapporto privato/pubblico, credo che sempre più si andrà verso un servizio privato. Il modello Veneto di una sanità mista privata e pubblica ha segnato il passo proprio nel periodo del Covid perché molti ospedali privati non avevano reparti di terapia intensiva.