La disoccupazione giovanile
E’ davvero difficile parlare dei giovani perché non è una categoria compatta, ma molto frastagliata. Esiste il giovane figlio di avvocati o ingegneri o il figlio di metalmeccanici. E dei giovani, di solito, se ne parla sempre male.
Ma parliamo dei giovani nel mercato di lavoro. La disoccupazione complessiva è del 9% di cui il 28% quella giovanile. Il 2021 non si è chiuso male perché abbiamo visto un +0,4% di occupazione e un +0,2% di occupati in più tra i giovani dai 15 ai 30 anni. La disoccupazione giovanile è nel Veneto al 21% mentre in Sicilia è del 48%. Ancora l’Italia a due marce tra nord e sud.
I giovani disoccupati guadagnano qualcosa arabattandosi nel fare lavoretti mal retribuiti e precari, ma continuano a vivere in famiglia proprio nel periodo della vita in cui il loro potere biologico è al massimo. La fase di maggior ideazione di un individuo è quella della gioventù. Quello che riesce a fare un giovane è incredibile, eppure la maggior parte della disoccupazione è quella giovanile.
Ma non è finita. Un giovane che trova lavoro ha delle fasi costituite per legge da superare che lo immobilizzano per anni. C’è prima lo stage, poi l’apprendistato, poi il tempo determinato e finalmente il tempo indeterminato. Di norma prima del tempo indeterminato viene pagato circa 400 euro al mese e questo significa che un giovane lavora anni, ma senza la possibilità di poter avere un futuro. Il matrimonio, una casa e dei figli per un uomo sono stabilità che si raggiungono attorno ai 40 anni.
Tutta l’economia, o una parte importante di essa, rallenta e arranca perché una fascia consistente del mondo del lavoro non può spendere e quindi l’offerta ristagna.
Questo è anche uno dei motivi per cui l’Italia ha la natalità zero. Il fatto va imputato ad una strutturale precarietà del mondo giovanile che alla Legge 194 sull’interruzione della gravidanza. E’ difficile scegliere di poter avere figli quando la propria situazione personale e di coppia può raggiungere una minima stabilità sull’orlo dei 40 anni.
Insomma, la disoccupazione giovanile si ripercuote sull’intero Paese fin dalle radici. Non è tanto per ragioni etiche che è importante l’occupazione giovanile, ma per ragioni molto più profonde che interessano in generale la stessa vita collettiva di tutti.
Egregio Tomaso, concordo con lei che qui nel nord-est la situazione non è drammatica come in altre zone del Paese. Mandare i nostri ragazzi in officina non c’è niente di male, ma la scolarità, al di là del lavoro che si andrà a svolgere, è fondamentale. Moltissimi laureati oggi si accontentano di quello che trovano, anzi direi la maggioranza dei laureati. La nostra generazione è stata segnata dalla crisi economica, come quella prima della nostra, è stata segnata dalla guerra. Spiace che i giovani proprio con la loro potenza biologica dei vent’anni non possano dare molto spesso un contributo più forte nel nostro tempo. E’ una risorsa incredibilmente potente lasciata sul letto al buio con un tablet.
Che la disoccupazione giovanile sia un problema è vero, ma qui nel fortunato nord-est non è così drammatico come nel resto d’Italia.
Mi sembra di vedere i figli della generazione che ha cominciato a lavorare negli anni 80 E e 90, come delle vittime delle aspettative dei genitori.
Sembra quasi che ragazzi debbano per forza fare una vita di studi per accaparrarsi un gran bel posto di lavoro …quando non ci si rende conto che anche fare l’operaio ci porta ad una vita dignitosa.
Sui €400 al mese prima del contratto a tempo indeterminato dissento assolutamente. Queste sono cifre di chi fa stage o apprendistato part time. Ci sono molte fabbriche che non trovano operai, È vero li pagherebbero poco all’inizio, ma avrebbero comunque uno stipendio dignitoso per un ragazzo che vive a casa e volesse magari cominciare ad uscirne.
Qui da noi il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge, per fortuna, e di questo non siamo in grado di farne tesoro.
Forse la nostra generazione sarebbe meglio rassegnarsi al fatto che per la prima volta i figli non staranno meglio dei propri genitori… Consideriamo però che i genitori non se la sono passata proprio male.
Ovviamente questa è una considerazione fatta a livello generale e non prende in considerazione i casi di povertà che, pur al di sotto della media nazionale, purtroppo esistono anche qui da noi.
Ritengo che ad oggi il vero problema della disoccupazione riguardi le persone oltre i 50 anni.
La vera causa della disoccupazione giovanile, sta nelle aspettative che la società e le famiglie continuano a buttare nelle loro teste.