Fotografia e memoria
Forse l’avete già fatto, forse no.
Forse non ve ne importa nulla, o forse non ci avete mai pensato.
E allora ve lo “propongo” io. Si tratta di giocare fotograficamente con la memoria. O meglio, parliamo di una memoria “fotografica” da ripetere, una caccia al tesoro che può dare molte soddisfazioni.
Il gioco è semplice: basta prendere una vecchia fotografia di paesaggio e provare a ripetere quello scatto. Senza sapere che tipo di attrezzatura è stata utilizzata, senza sapere di preciso dove è stata fatta, o chi l’ha fatta. Tutto qui.
Giulio Marino, Veduta del fiume Meschio dalla stradina di Santa Giustina; Vittorio Veneto; 1940, ante; FAST, Fondo Giulio Marino; Positivo, b/n, gelatina ai sali d’argento, carta
Andrea Armellin, Veduta del fiume Meschio dalla stradina di Santa Giustina; Vittorio Veneto; 2012. Fotografia scattata con iPhone4
Tutto qui? Ovviamente no. E’ solo l’inizio per pensare alla fotografia come testimone del tempo. Ci riflettete mai? Magari quando vi capita in mano una vecchia fotografia in bianco e nero, stampata su quel cartoncino pesante, magari di un secolo fa. La guardate, e inconsciamente vedete nella fotografia un ricordo di quel tempo. Una memoria. Ma cosa gli dà questo potere di “realtà”? Bhe, innanzitutto il fatto che è una “fotografia”, e non ad esempio un dipinto. Fotografia come registrazione della realtà, allora? Anche. Potremmo parlarne per ore, di questa affermazione, ma per ora sopravvoliamo. Che sia per il fatto che è vecchia allora, con una sua dignità datale proprio dal tempo? O per il fatto che è “rara”, che di fotografie che ritraggono quell’epoca ne sono rimasti poche?
Probabilmente tutto questo insieme.
Ci sono persone che si dedicano alla raccolta di queste testimonianze, preziose e delicate. Persone e istituzioni come il FAST di Treviso, che in inglese significa “veloce”, ma in italiano Foto Archivio Storico Trevigiano. Raccoglie oltre 200mila immagini relativi alla vita, alla storia, all’arte della provincia di Treviso e del Veneto.
E quando parlo di immagini, non intendo files, ma stampe fisiche, magari all’albumina, o lastre di vetro, o stampe al collodio. Roba da antiquariato, penserà qualcuno. E’ la “memoria” della fotografia, rispondo io, intesa come memoria dell’invenzione, che mantiene il fascino dei tempi in cui fare una foto sembrava quasi più un atto legato al mondo del magico che della scienza.
Nell’archivio del Fast potete pescare (è aperto al pubblico, pur con le modalità proprie, e ha pure una interessante ricerca on-line) fotografie di quando Treviso e provincia non erano ancora un accavallarsi di capannoni e condomini. Fotografie di un mondo che era reale anche solo un secolo fa, e che ora è entrato direttamente nel reparto “storia”, alla voce “ma davvero era così?”. Potete pescare delle testimonianze. Delle memorie, appunto. Se non ci fossero loro, le fotografie (e i filmati), sarebbe difficile per un adolescente d’oggi credere ai racconti del bisnonno su “com’era prima”.
E oggi?
Siamo nell’era degli scatti digitali (abusati e ripetuti), della ultra condivisione con internet, flickr, instagram. Oggigiorno se scatto una fotografia dei colli di Asolo, posso star certo che la stessa fotografia (o una molto simile) la posso ritrovare con Google già on-line da qualche parte.
Provare per credere: se cerco “Asolo” come immagine, Google mi sputa addosso circa 2.990.000 risultati (in 0,12 secondi). Ok, ci son tante scarpe fra i risultati, lo ammetto, mi sfalsa il conto, ma la sostanza non cambia: fra 100 anni chi lo vorrà potrà sapere com’era la provincia di Treviso oggi, senza dover rivolgersi a un istituto creato appositamente allo scopo di “ricordare” come eravamo. Basterà cercare “Asolo” su Google.
Il web quindi sarà la nostra gigantesca memoria collettiva e condivisa? Il nostro Fast all’ennesima potenza?
Forse no. Forse tra 100 anni le fotografie “odierne” saranno disperse e affogate nel mare magnum del web. Irrecuperabili.
Forse saranno soppiantate da immagini sempre al passo coi tempi. Sempre nuove. E le nostre (migliaia, milioni di)fotografie scattate con gli smartphone? Cancellate per fare spazio o dimenticate in qualche schedina, forse.
Forse avremo bisogno di un qualcosa come il FAST che ci aiuti a recuperare quello che cerchiamo. O che non sapevamo di cercare.