Firma, firma delle mie brame
E’ pratica molto diffusa tra i fotoamatori sul web firmare le proprie foto (tralasciamo chi della fotografia ne fa un lavoro, fatto che presenta aspetti un po' più compessi).
E per firmare intendo apporre un marchio sulla fotografia, che può andare dal semplice nome del fotografo a loghi più o meno fantasiosi.
Il tutto spesso a scapito della buona visione di una fotografia.
Ma è proprio necessario inserire una firma?
Se chiedete ad un fotografo perché appone la firma sulle proprie fotografie, questa generalmente come prima motivazione vi dirà che lo fa per la paura dei furti di immagini. Su questo posso rassicurarvi: se qualcuno vuole rubare una vostra foto, non ci sarà firma che tenga. Con Photoshop si riesce ad eliminare praticamente tutto, e senza particolare sforzo. Inoltre, l’efficacia delle firma è direttamente proporzionale alla sua capacità di rovinare la visione della fotografia. Ne vale davvero la pena?
La firma protegge le vostre fotografie?
Molto meglio imparare a confezionare correttamente l’immagine per l’uso che se ne deve fare. Ad esempio: che senso ha caricare su un sito una fotografia di 5616 x 3744 px quando per la visualizzazione su web con 1024 x 768 px spesso la visione è già buona? Nessuno. Rallenta solo il caricamento della fotografia e fa felici quelli che decidono di scaricarla per stamparla e appendersela a casa.
Altro passo: la compressione jpg. Quando salvate un’immagine in jpg vi viene chiesto di selezionare un valore di compressione, di solito da 1 a 10 o da 1 a 12. Sta a voi trovare un valore che bilanci qualità e “protezione”. Certe volte vanno bene valori anche bassi, come un 6, o un 7. Oltre quel valore è tutto grasso che cola per i professionisti delle ruberie.
Un altro motivo molto gettonato è la volontà di farsi riconoscere e contattare. Il fatto di apporre il proprio nome su una fotografia ha un significato molto forte. Lega indissolubilmente (Photoshop permettendo) l’opera al creatore. E indica implicitamente che l’autore è talmente soddisfatto del proprio lavoro che lo marchia, per far capire a tutti che la paternità dell’opera è sua.
Ma chi di voi è mai stato contattato perché qualcuno ha visto il suo nome su una propria fotografia pubblicata chissà dove? E’ molto più facile essere raggiunti grazie ai propri account, dove pubblichiamo i nostri scatti, che siano Facebook, Flickr, 500px etc.
La firma aumenta le vostre possibilità di contatto?
In ogni caso, se il vostro pallino è la possibilità di essere contattati, nei metadati (informazioni scritte all’interno della fotografia, ma invisibili) vengono riportati un sacco di dati: qui potete inserire il vostro nome, i vostri estremi come il sito, l’indirizzo, il telefono, se la foto è coperta da copyright oppure meno. Ma non è un sistema sicuro: è vero che chiunque può accedere ai dati e modificarli, e anche cancellarli.
Se invece vi preme dimostrare la paternità delle vostre immagini, la prima cosa da fare è iniziare a scattare in RAW (o NEF etc), e mai e poi mai distribuire o spedire il file raw a nessuno. E’ infatti impossibile ricreare un raw da un jpg, che possegga tutte le sfumature e tutto il dettaglio del raw originale.
Pubblicate quindi il jpg opportunamente dimensionato, e tenete il Raw in cassaforte in caso di contenziosi.
Altro trucco molto semplice è ritagliare di un po’ l’immagine da pubblicare, in modo da poter dimostrare di avere l’originale (il ladro non saprà di avere un’immagine monca e di sicuro non avrà il margine ritagliato).
C’è una soluzione che potrebbe rappresentare l’uovo di Colombo per raggiungere gli scopi di cui sopra: si chiama firma digitale, ed è proposta da Digimarc.
Non è una novità, ma molti ignorano l’esistenza di questa opzione.
In pratica questa azienda incorpora nell’immagine, in modo invisibile e inalterabile, un codice che fa riferimento univocamente a voi in tutto il mondo, rilevabile da un software che legge la fotografia e lo estrapola fra tutti i pixel. Eventuali alterazioni della fotografie, come crop, rotazioni, cambi di esposizione, operazioni di timbro-clone non riescono a eliminare questa firma nascosta. L’algoritmo di riconoscimento funziona perfino se un’immagine viene stampata e poi viene scansionata per averla di nuovo in formato digitale.
La soluzione c'è: Digimarc lo fa per voi
In questo modo la fotografia contiene informazioni su chi siete e su come contattarvi (secondo scopo raggiunto), e nessuno potrà togliere la firma digitale per appropriarsi della paternità della fotografia (terzo scopo raggiunto).
Il tutto molto facilmente, direttamente da Photoshop, opzione questa raggiungibile dal menù “Filtro”: la penultima voce in fondo è “Digimarc” e ci permette di inserire (o individuare) la firma digitale nella fotografia.
Il tutto però ha un prezzo, anche se abbordabile: nella versione minima, valida per un anno e per un massimo di 1000 fotografie, il costo per questo servizio è di circa 36 euro (49 dollari). Per la versione un po’ più evoluta, che vi permette anche di andare a caccia delle vostre fotografie “rubate” e magari ripubblicate sul web, dovete sborsare circa 73 euro (99 dollari) sempre per un anno ma con limite innalzato a 2000 fotografie. Se vi interessa, qui potete approfondire la questione.
Attenzione però, su alcuni siti per motivi tecnici la caccia al ladro non è possibile: ad esempio Picasa, Flickr, SmugMug, Facebook… rimane però inalterata la possibilità se si incappa su una nostra foto rubata di verificare se sia veramente nostra.
Se però non volete spendere 73 ero all’anno per proteggere e rintracciare le vostre foto, ma siete curiosi di sapere se qualcuno vi ha sottratto delle immagini, c’è un altro sistema per farlo, anche se meno preciso: date un’occhiata a questo simpatico motore di ricerca: www.tineye.com. Non è perfetto, ha delle limitazioni, ma capita che funzioni. A me è servito.
Un altro metodo, ancora più efficace, segnalatomi da un utente (grazie Stefano Covre): è possibile fare una ricerca con Google tramite un'immagine.
E sembra funzionare davvero bene, a vedere i risultati…
Che dite, vi ho convinti a togliere la firme dalle foto?