Fotoscioppare è lecito? (parte ultima)
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Quindi le foto si possono ritoccare? E fino a che punto?
Siamo tornati alla domanda iniziale. Forse con qualche freccia in più all’arco della nostra capacità di analisi. Proviamo ad aggiungerne un’altra, di freccia. Proviamo ad immaginare uno scatto fotografico non come un prodotto finito, ma come un insieme di potenzialità da sviluppare al meglio. Che attendono solo l’abilità del fotografo per essere estratte e valorizzate.
L’occhio umano è in grado di discernere e registrare molte più sfumature di luminosità di qualsiasi sensore digitale. O pellicola.
Quello che vediamo a monitor quando scarichiamo i nostri scatti non è mai quello che avevano visto i nostri occhi al momento del premere il pulsante di scatto. E’ normale che poi ci sia l’ambizione di restituire allo scatto fotografico quella gamma, quelle tonalità, quelle sfumature ancora impresse nella nostra retina. E allora ben venga il recupero delle ombre troppo scure per estrapolarne il contenuto, oppure il recupero delle alte luci, bruciate e troppo bianche, prive di dettaglio. E che dire di quel verde dell’erba che tanto ci aveva affascinato? Nello scatto è troppo giallo, potremmo magari virarlo un po’… poi il dettaglio si è perso, meglio microcontrastare un pelo… Il risultato è infine una fotografia molto simile a quello che avevamo visto inizialmente con i nostri occhi, ma magari pesantemente manipolata. E’ eticamente corretto?
E se poi ci aggiungiamo un passaggio di fotoritocco localizzato, che prevede magari l’eliminazione del traliccio dell’alta tensione in mezzo a quel splendido prato verde? E l’automobile parcheggiata ai bordi del prato che se ne è andata solo quando la luce ormai non era più buona per lo scatto perfetto? Non la vogliamo timbroclonare, per usare un termine caro a un fotografo mio amico?
Credo che la questione sia, da fotografo, molto personale. E credo che il giudizio stia negli occhi di chi guarda la fotografia. Credo ci sia un limite da non superare, e se l’ambizione del fotografo di migliorare lo scatto supera il limite che l’osservatore (inconsciamente, di solito) è disposto ad accettare, allora il rapporto di fiducia si deteriora.
A quel punto cade il palco, il dubbio si insinua e la fotografia è vista con sospetto. E da fotografi si diventa automaticamente fotoritoccatori. In un niente.
Sempre che al fotografo questo dia fastidio….