Ritroviamoci in circolo. O su Facebook?
Capita, alla fine di un ciclo di corsi di fotografia, che alcuni allievi mi chiedano: “E adesso”?
La mia risposta di solito è: “Adesso c’è Inquadra”.
Inquadra, per chi non lo conosce, è un gruppo centrato su Conegliano di fotografi, appassionati, professionisti, cultori della fotografia: insomma, quello che una volta era chiamato circolo fotografico. Gente che si ritrova, guarda foto, proprie o altrui, discute, propone, organizza. La Marca trevigiana ne conta molti. Ma hanno ancora un senso e un futuro? Per la propria sete di condivisione e visione di fotografie non basta iscriversi magari a un gruppo facebook di fotografia e postare le proprie foto nel gruppo?
Ne parliamo con Alessandro Da Re e Marco Zanussi, fondatori del gruppo facebook Foto Maniaci.
Base a Pordenone, anima global, il gruppo nato nell’estate del 2011 ha superato quota seimila iscritti. Da ogni angolo del pianeta, appunto.
Alessandro, Marco, avete mai frequentato o frequentate dei circoli o gruppi fotografici “in carne ed ossa” prima di Foto Maniaci?
MARCO: No. Non ho mai frequentato nessun circolo fotografico, anche se ho pensato molte volte a questa opportunità.
ALESSANDRO: No. Anche perché per me la passione per la fotografia è un fatto molto recente, avendo iniziato un paio di anni fa. Sinceramente non ho mai pensato a questa opportunità, anche perché per carattere un po’ da ‘orso’ – anche se ai più non sembra, visti i tanti momenti collettivi che con Foto Maniaci abbiamo creato ed organizzato – preferisco gestirmi le passioni in modo molto individuale, solitario, libero, senza vincoli o impegni.
Credete che un gruppo virtuale di fotografi, come ad esempio Foto Maniaci, possa sostituirsi al ruolo dei circoli fotografici?
MARCO: Sono due cose diverse. Per certi versi una piazza virtuale come quella di Foto Maniaci, se seguita costantemente e se questa riesce a proporsi anche con momenti di uscita nel mondo reale (parlo delle mostre organizzate, degli incontri tra appassionati fotografi, di workshop…) può essere una buona alternativa a un circolo fotografico. Quest’ultimo però credo possa conservare una dimensione più focalizzata sulla fotografia: un circolo è di per se un “luogo” ristretto dove si creano (in teoria) dinamiche di scambio più precise e puntuali. Ritengo che le due cose possano convivere tranquillamente.
ALESSANDRO: Concordo con Marco. Un gruppo Facebook ovviamente risente dello ‘stare’ su di un social forum ed è quindi molto più aperto, favorisce maggiormente la socializzazione anche di là della pura condivisione della passione per la fotografia, (molte amicizie reali – e fin anche molti amori ! – sono già nati nel gruppo), anche se – ovviamente – molto spesso è molto meno così esclusivamente dedicato alla fotografia di un circolo. Foto Maniaci in particolare, poi, deve gran parte del suo successo al non aver puntato solo ed esclusivamente sulla fotografia in sé e per sé, ma piuttosto sul suo significato più autentico, ossia sulle emozioni. E questo – come spieghiamo sempre nel gruppo – consente a tutti di partecipare attivamente al di là del puro livello tecnico di ciascuna singola foto, perché tra le emozioni in sé e per sé non ci possono essere livelli.
Quali sono i pregi di un gruppo FB che un circolo non potrà mai avere ? E viceversa, se credete ce ne siano…
MARCO: Sicuramente un gruppo FB ha il pregio di essere meno ‘elitario’: può far avvicinare in modo immediato e semplice chiunque alla fotografia, a qualsiasi livello e soprattutto in qualsiasi momento della giornata. Poi sono le dinamiche del social network a far si che, all’interno di uno stesso gruppo, si creino dei sottogruppi omogenei, per capacità e qualità delle foto, che comunicano fra loro in maniera più assidua.
ALESSANDRO: Credo innanzitutto l’immediatezza. Con l’avvento inoltre di smartphones e tablets si possono caricare le foto, fruire quelle altrui, partecipare a discussioni, chiedere informazioni, ecc. sempre, in ogni momento ed a prescindere da dove si è. E poi la libertà di partecipare o meno come e quando si vuole, tanto o poco, tutti i giorni o magari sparendo per mesi, ed ognuno con il suo personale approccio, chi tecnico, chi più serio, chi più emozionale, chi più divertito o goliardico, senza che ciò abbia alcuna implicazione nel rapportarsi con la vita del gruppo. Ed infine il fatto di poter partecipare anche solo come spettatori: tanti Foto Maniaci lo sono, non fotografano neppure. Eppure al mattino la prima bacheca che visitano quando entrano in Facebook è proprio quella di Foto Maniaci, ipnotizzati dalle tante meravigliose foto che vengono caricate e dalle emozioni che esse trasmettono.
Marco Zanussi – Foto Maniaci (foto di M.Petranzan)
In cosa non potranno mai essere uguali?
MARCO: Non potranno mai essere uguali nella capacità di raggiungere una massa di appassionati così grande: si pensi ad esempio alla possibilità per un membro di un gruppo come Foto Maniaci di entrare in contatto con fotografi da tutto il mondo, con il vantaggio di avere una finestra su culture diverse e su modi diversi di concepire la fotografia. Ci sono molti casi di persone che neanche si conoscevano, provenienti da paesi diversi, che si sono incontrate per fotografare insieme dall’altra parte del mondo. Non credo che un circolo, se non supportato dal web, possa arrivare a tanto.
ALESSANDRO: Esatto. E questo – mi ripeto – può avvenire in qualsiasi momento della giornata, sfruttando l’incredibile capacità di socializzazione di Facebook. D’altra parte, prova ne è che esistono notoriamente molti altri portali più specificatamente dedicati alla fotografia (Flickr, ecc.) in cui esistono pure lì i gruppi, ma nessuno è così potente come un gruppo che – al di là dei molti limiti tecnici di Facebook – può sfruttare una rete di utenti che ormai sfora il miliardo, ed il cui focus non è fanaticamente incentrato solo sulla fotografia. Sembra incredibile ma la percezione che noi abbiamo del fenomeno Foto Maniaci – e di prove ne abbiamo tutti i giorni – è che la gente è andata nel virtuale per poi alla fine cercare di trovare ancora di più il reale, ossia conoscere per davvero le persone, condividere passioni, trovare amicizie vere, ecc.: c’è tanta, tanta autentica, sincera – e direi buona – ‘fame’ di rapporti umani reali nella rete.
Vedete differenze fra le dinamiche socio – fotografiche che si instaurano all’interno di Foto Maniaci e quelle che si possono creare nei circoli?
MARCO: Sicuramente si. Il gruppo è come un grande blog. Vi si legge di tutto. A volte si sconfina nella goliardia e si parla di altro. Il gruppo ha una capacità straordinaria di catalizzare l’attenzione di una grandissima massa di persone su un tema, che un circolo non può avere. Ha una capacità di creare il cosiddetto “spirito di gruppo” con un’intensità che un circolo non credo possa raggiungere. Questo grazie proprio alle differenti dinamiche socio-fotografiche che si creano al suo interno. Faccio un esempio: la mostra evento che abbiamo organizzato in PN PENSA 2012, ha mosso persone da tutta Italia. Abbiamo riempito gli alberghi del pordenonese, semplicemente veicolando l’evento attraverso il social network siamo riusciti a dargli una risonanza eccezionale, con il minimo sforzo di comunicazione.
ALESSANDRO: Marco direi che è stato molto esaustivo. Aggiungo solo che oggi prescindere dalla rete o da Facebook – pur con tutti i limiti, i contro e i pericoli che ciò comporta – è sostanzialmente impossibile.
A cosa puntate? Vi siete posti degli obiettivi riguardo al numero di iscritti? Seimila sono già tanti. Quante fotografie vengono caricate in un giorno sul vostro gruppo?
MARCO: Le opportunità di sviluppo sono tantissime. Abbiamo tante idee. Il problema è che per concretizzarle ci vuole tempo e dedizione e io e Alessandro Da Re viviamo di un altro mestiere. Ciò non vuol dire che possano esserci interessanti sviluppi. Vedremo. In merito al numero di iscritti, abbiamo stabilito fin da subito che il gruppo doveva essere completamente aperto ed accettare membri di qualsiasi livello e provenienza. Penso che il grande numero sia una ricchezza alla fine, anche se di fatto c’è lo svantaggio che gli scatti migliori si perdano. Questo per il meccanismo tecnico di Facebook che fagocita i post a una velocità pazzesca, spingendoli in basso dove non si trovano più Non abbiamo una statistica precisa ma stimiamo che ci siano almeno 200 foto caricate ogni giorno. Il contatore delle foto è fermo da gennaio 2012 a circa 6000, per raggiunti limiti tecnici di Facebook. Stimiamo che dall’inizio siano state caricate almeno 30/40.000 foto. E io e Alessandro ce le siamo viste tutte….una grande opportunità di crescita per noi.
ALESSANDRO: Come diceva Marco, di idee ce ne sono davvero molte, sia per iniziative collettive per la normale vita del gruppo – in cui siamo sempre stati molto attivi – con sempre crescenti opportunità che si presentano giorno dopo giorno in linea con la altrettanto crescente popolarità di Foto Maniaci, sia più in generale sullo sviluppo che il gruppo dovrà avere. Peraltro, il tempo da dedicare per me e Marco è quello che è, presi come siamo dai nostri impegni professionali, e quindi non solo stiamo vivendo il fenomeno come un divertimento, ma stiamo anche lasciando – per precisa scelta – che esso cresca e si sviluppi spontaneamente e senza ricorrere alle tante tecniche informatico-commerciali per l’accrescimento del numero di membri che pur esistono. E’ una precisa scelta che ha reso il gruppo così unico, realmente partecipato ed attivo come pochi altri gruppi fotografici tra i tantissimi che pur sono spuntati come funghi su Facebook. E direi anche davvero unito, perché chi vi aderisce lo fa con l’orgoglio e l’onore di diventare e sentirsi per davvero un ‘Maniaco’. I numeri che vi ha snocciolato Marco, d’altra parte, direi che parlano chiarissimo: 30/40.000 foto caricate in solo un anno e tre mesi circa, cui si aggiungono un numero di commenti davvero impressionante, sono davvero tante.
In quanti siete ad amministrare il gruppo? Quanto tempo vi porta via?
MARCO: Siamo in due, io e Alessandro. Abbiamo fatto questa scelta (a differenza di tanti gruppi che per velleità democratica hanno aperto l’amministrazione a tutti e poi sono morti…) per assumerci la responsabilità di quello che succede dentro, soprattutto in termini di monitoraggio e moderazione dei conflitti. Devo dire però che rispetto alla fase iniziale (il gruppo è nato il 2 agosto 2011) ormai come Admins siamo riusciti a trasmettere una ‘linea’ e uno ‘spirito’ comune ed ora l’impegno in questo senso è molto ridotto rispetto all’inizio. Di fatto l’uso di smartphones e tablets sempre al seguito ci agevola molto il compito.
ALESSANDRO: Io e Marco non avevamo nessuna esperienza come admins, e quindi ce la siamo tutta creata sul campo in questo anno e poco più. Ovviamente l’impegno dei primi mesi – specie nella moderazione dei conflitti che a volte possono capitare, ovvero nel predisporre le prime iniziative collettive – devo ammettere che è stato notevole. Oggi, grazie all’esperienza, agli strumenti tecnici, al molto materiale accumulato, al know-how nonché a determinati automatismi che ci siamo costruiti, e – va detto – anche grazie all’autorevolezza e credibilità guadagnate ed acquisite sul campo, il tempo si è di molto ridotto. Certo, va poi ricordato l’impegno per creare il grande evento di giugno “Dal Virtuale al Reale” nell’ambito di Pn Pensa di giugno: di fatto 3 eventi in un uno (mostra fotografica, conferenza con Oliviero Toscani, concerto con Remo Anzovino mentre un video con le foto dei Maniaci veniva proiettato alle sue spalle), con problematiche organizzative diverse. Beh.. sì ci abbiamo lavorato molto, per circa 4 mesi, solo io e Marco, dalla gestione ai più alti livelli (rapporti con gli enti e le istituzioni, con Oliviero Toscani, ecc.) fin a piantare i chiodini cui appendere le foto. Fortunatamente, una grande grandissima intesa tra di noi e forse una spiccata capacità organizzativa che ci deriva dalla nostra ‘struttura’ professionale ci hanno aiutato non poco.
Credete ci sia un limite numerico di iscritti oltre il quale spingersi sia controproducente per il gruppo e oltre il quale i legami possano diventare meno personali? Potrebbe indebolire il gruppo… oppure no?
MARCO: Dipende dagli obiettivi che ci si pone. Come accennato prima, il nostro gruppo raccoglie iscritti eterogenei: appassionati, a volte semplici osservatori, semi professionisti e professionisti. Ormai non fa più differenza tra 6.000 membri e 20.000. All’interno del gruppo si formano comunque piccole ‘comunità’ identificabili all’interno delle quali i membri si relazionano con più facilità. C’è comunque una comunità di membri storici che si interfaccia costantemente e anima sempre il gruppo.
ALESSANDRO: In termini di relazioni non credo che la crescita del gruppo sia un problema. Semmai lo può essere in termini di fruizione del sempre maggior numero di foto che viene pubblicato quotidianamente, per la velocità con cui esse vengono ‘divorate’ dalla bacheca del gruppo. Occorre poi ricordare che esistono le iniziative collettive (abbiamo fatto ‘fotografare’ la musica, ideare la copertina di un libro, ecc.), che si susseguono con una certa periodicità, normalmente durano diverse settimane se non mesi e consentono quindi a tutti di partecipare e vivere così lo ‘spirito di gruppo’: sono un collante davvero eccezionale.
Alessandro Da Re con Oliviero Toscani in evento Foto Maniaci in Pn Pensa 2012 (foto di G.Cossidente)
Spesso è più facile cliccare un “mi piace” piuttosto che commentare in modo argomentato una fotografia. Quante delle fotografie postate in un giorno (una stima percentuale a …occhio) ragranellano solo dei “mi piace” piuttosto che dei commenti? Non credete sia un alibi comodo ma pericoloso nascondersi dietro un solo click?
MARCO: Può essere… ma è inevitabile. A volte un “mi piace” è semplicemente un incoraggiamento alla partecipazione. Una stima è impossibile da fare. E’ un fatto comunque che lo ‘scattone’ riceve sempre commenti più articolati. Non sempre i commenti sono ben accetti da tutti, specialmente se mal formulati. Ancora una volta, le discussioni più interessanti si formano se animate o da noi Admins, o da chi, membro storico o smaliziato, sa porre la questione in un certo modo. Non dimentichiamoci che scrivere dalla tastiera non è la stessa cosa che comunicare a voce: il fraintendimento è sempre dietro l’angolo. Abbiamo gestito liti furibonde….
ALESSANDRO: Essendo uno dei valori cui sono più intimamente legato, la ‘libertà’ è una delle caratteristiche principali del gruppo, direi forse uno dei tratti che lo contraddistinguono maggiormente e che – nella mia opinione – ha contribuito di molto al suo successo. Lo dico spesso ai nuovi arrivati, preoccupati di eventuali regole e regolette cui magari sono abituati in altri gruppi: in Foto Maniaci si può fare quello che si vuole, anzi ciò che fa stare meglio, perché non dobbiamo mai dimenticare che i 5 minuti su Facebook sono e devono essere un divertimento. E quindi l’ultima delle mie preoccupazioni è chiedermi perché ci sono membri che pubblicano di più, membri che pubblicano o commentano di più, membri che si concentrano solo sulla tecnica ed altri sulle emozioni, membri che ne approfittano per scherzare, membri che osservano e basta o membri che si limitano – per tornare alla Tua domanda – a mettere un “mi piace”. Ognuno, scegliendo in base alla propria attitudine, tempo a disposizione, carattere, maggiore estroversione o timidezza, maggiore o minore capacità tecnica, maggiore o minore capacità e voglia di condivisione. O di partecipare alla vita del gruppo. Va bene così. Anzi, per fortuna che è così.
Facebook diventa proprietario di tutto quello che pubblichiamo, compreso le fotografie, e può sfruttarlo per i suoi scopi (anche cederlo a terzi). Credete che le persone che pubblicano foto su un gruppo Facebook (non solo Foto Maniaci, chiaramente) ne siano consapevoli?
MARCO: Abbiamo fatto grandi discussioni su questo argomento, soprattutto all’inizio. Credo che ormai sia di dominio pubblico, così come è chiaro che una foto scaricata direttamente da Facebook abbia una definizione (parlo di pixel) che la rende praticamente inutilizzabile per una stampa di buona qualità. Alcuni risolvono con un marchio, un copyright, ma penso che nessuno in cuor suo pensi di essere protetto fino in fondo. Nonostante ciò, abbiamo fior fiore di fotografi professionisti che pubblicano lo stesso (anche foto che hanno vinto concorsi) per avere un feedback sul proprio lavoro, o forse solo per divertimento, chi lo sa!
ALESSANDRO: Questo è uno dei grandi equivoci che circolano su ‘quello che fa’ Facebook. Non è vero che Facebook diviene proprietario delle foto, nel senso in cui la gente pensa, e che addirittura Facebook può rivendere le nostre foto a terzi. Se si leggono con attenzione le Condizioni di utilizzo si scopre infatti che caricando una foto si cede a Facebook il solo diritto di utilizzare la foto, tra l’altro non esclusivo e a tempo determinato. Ed è abbastanza ovvio che sia così posto che altrimenti da un lato Facebook non potrebbe neppure funzionare, dall’altro esso non potrebbe neppure pubblicizzare sé stesso se non ricorrendo a finti profili, ecc. Si noti poi che non esclusivo significa che l’autore resta libero di poter utilizzare, cedere, ecc. la foto come meglio crede. Ed a tempo determinato perché è sufficiente cancellare il profilo per far automaticamente cessare il diritto di utilizzo della foto da parte di Facebook. Precisato questo, il vero rischio connesso alla pubblicazione su Facebook (ma al pari su qualsiasi altro portale) è quello cui si riferiva Marco, ossia che la foto ci venga ‘rubata’ da altri utenti. Rischio tutto sommato accettabile e controllabile, considerata per converso – quale vantaggio – l’enorme popolarità che solo Facebook può dare.
Voi siete molto attivi anche da un punto di vista organizzativo nel mondo “reale”: penso ad esempio all’iniziativa all’interno di Pordenone Pensa e all’incontro con Oliviero Toscani. Cosa avete nel cilindro per il prossimo futuro?
MARCO: Abbiamo qualche idea. Certo che dopo aver organizzato l’evento di PN PENSA 2012 (che per onor di cronaca non è costato un euro di soldi pubblici ma è stato finanziato da sponsor privati, e organizzato con 4 mesi di lavoro gratis da me e Alessandro…), sarà doveroso alzare l’asticella, fare qualcosa che non sia da meno di quanto già fatto. Qualcosa bolle in pentola. Ma non lo diremo neanche sotto tortura. Del resto l’effetto sorpresa/attesa è uno dei meccanismi che moltiplica in maniera esponenziale la visibilità e la partecipazione a qualsiasi evento veicolato dal gruppo. Quindi non scopriamo le carte. Chi vivrà vedrà !
ALESSANDRO: La follia di avventurarci in imprese che inizialmente possono sembrare più grandi di noi e la capacità di sognare direi non ci manca, spinti anche dall’incredibile entusiasmo e partecipazione di tutti i Foto Maniaci. Quindi… stay tuned !