Buon compleanno Gorbaciov
“Cari compatrioti, compagni, concittadini, a seguito della nuova situazione e della creazione della Comunità di Stati Indipendenti, cesso la mia attività come presidente dell’Urss…”
Con queste parole Michail Gorbaciov, alle ore 19.00 del 25 Dicembre 1991 iniziava il discorso con il quale, in diretta televisiva, annunciava al popolo sovietico e al mondo intero le proprie dimissioni. Poco dopo, alle 19.38, senza nemmeno aspettare che l’ultimo leader sovietico finisse il proprio annuncio, su disposizione di un ambiziosissimo Boris Yeltsin la bandiera dell’Unione Sovietica veniva ammainata per l’ultima volta dalla cupola del Cremlino.
A marzo di quest’anno Michail Gorbaciov ha compiuto 90 anni e, a quasi trenta dal dissolvimento dell’Unione Sovietica, riesce oggi ancora molto difficile trarre delle conclusioni univoche sull’operato di una persona che, accompagnando all’epilogo una superpotenza politica e militare, ha segnato la storia.
La fulminea carriera
Michail Gorbaciov nacque il 2 Marzo 1931 in una piccola cittadina nel Caucaso da una famiglia molto povera. Fin dai primissimi anni si distinse negli studi e questo gli permise di accedere alla prestigiosa università Statale di Mosca. Laureatosi con il massimo dei voti, il giovane Gorbaciov decise da subito d’intraprendere la carriera politica ritornando nelle proprie terre natali. A 39 anni era già a capo della sezione regionale del partito, carica paragonabile a un governatore italiano, e nel 1978, a 47 anni, venne nominato Segretario del Comitato Centrale, ai vertici politici del paese. Alla morte di Cernenko nel 1985, con l’appoggio di Gromyko, il famoso eterno ministro degli esteri sovietico in carica dal 1957, Gorbaciov viene eletto all’unanimità capo di un’Unione Sovietica in forte sofferenza, sia politica, sia economica.
Il contesto economico
Già prima della nomina di Gorbaciov alla guida dell’URSS, irrisolti problemi strutturali di gestione del paese diedero inizio a un decadimento economico lento e progressivo e che ben presto si manifestò con un crollo per la qualità della vita del cittadino sovietico. Il settore industriale era arretrato, l’agricoltura non rendeva quanto avrebbe potuto, materiali e beni alimentari scarseggiavano, le lunghe file per gli approvvigionamenti erano all’ordine del giorno eppure tutto questo avveniva in un paese ricchissimo di materie prime. Il cittadino sovietico medio, a metà degli anni ’80, era esasperato e sfiduciato. Gorbaciov tentò di affrontare questi problemi strutturali fin da subito con un esteso piano di riforme sintetizzabili in tre parole d’ordine che a quei tempi divennero note anche oltre confine: glasnost, perestrojka e uskorenie.
Le riforme del mandato Gorbaciov
Glasnost, traducibile con “trasparenza” indicava la volontà di democratizzare maggiormente la gestione politica del paese con una più ampia partecipazione del cittadino al dibattito pubblico, libertà di espressione ed un più “trasparente” appunto sistema di informazione di massa.
Perestrojka, parola divenuta famosa anche in Italia, significa “ricostruzione” e manifestava l’intento di riformare economicamente il paese aprendosi anche all’economia di mercato e ad una seppur limitata libertà d’impresa.
Uskorenie, vocabolo meno famoso e presto dimenticato della politica di Gorbaciov, si traduce con “accelerazione” indicava quindi l’obiettivo di accelerare la produzione industriale per colmare il gap tecnologico con l’Occidente.
Le aperture conseguenti alla Glasnost ed alla Perestroika diedero paradossalmente dei risultati controproducenti. La presenza nuova di un potere politico meno autoritario e dispotico alimentò infatti maggior desiderio di libertà e d’indipendenza nelle varie repubbliche sovietiche e fra la gente comune. Anche l’inedita politica proibizionista nel commercio e nell’uso degli alcolici ed il conseguente sradicamento dei vigneti e la chiusura delle distillerie generò forti malumori nel cittadino medio. Con la fine degli anni ’80 si raggiunse un punto di non ritorno nel processo di disgregazione dell’Unione Sovietica, un processo che alcuni nostalgici tentarono di arrestare con il tentato colpo di stato nell’Agosto del 1991 che fallì per il mancato appoggio di un popolo che oramai non voleva più tornare indietro. La non riuscita di quel golpe contro il governo Gorbaciov decretò però proprio la fine politica di quell’uomo, oramai sempre più debole agli occhi del cittadino e dello stesso establishment sovietico. Uno spregiudicato Boris Yeltsin, approfitterà di tutti questi eventi per prendere il suo posto in un nuovo ordinamento politico e l’8 Dicembre di quell’anno, un po’ alticcio ed insieme agli altrettanto allegri presidenti delle repubbliche sovietiche di Ucraina e Bielorussia, darà vita ad una nuova comunità di stati indipendenti rendendo istituzionalmente inutile l’incarico di presidente dell’URSS e de facto disoccupato, Michail Gorbaciov.
Le ultime ore, il passaggio di consegne, i dispetti di Yeltsin
Il 25 Dicembre 1991, alle 17:00 circa, avvengono due conversazioni telefoniche di Gorbaciov con il presidente USA George Bush e con il ministro degli esteri tedesco Dietrich Genscher.
Nella telefonata con Bush, Gorbaciov comunica al suo corrispettivo statunitense che di lì a due ore si sarebbe rivolto alla nazione sovietica per annunciare le proprie dimissioni e che avrebbe consegnato la valigetta con i codici nucleari a Boris Yeltsin, così che… “Potete tranquillamente festeggiare il Natale, tranquillamente dormire questa notte. Per quanto mi riguarda, non intendo nascondermi nella taiga. Rimango in politica”.
Alle 18.55, Gorbaciov firma l’ordine del giorno con il quale rassegna le dimissioni dalle deleghe di capo delle forze armate sovietiche e l’abolizione del consiglio della difesa.
Alle 19.00, l’annuncio alla nazione
Alle 19.38, su ordine di Boris Yeltsin, indispettito dal testo con cui Gorbaciov si stava rivolgendo in diretta televisiva al popolo, la bandiera sovietica viene ammainata per l’ultima volta.
Alle 21.00 circa, il previsto il passaggio di consegne della valigetta con i codici nucleari fra Gorbaciov e Yeltsin, tuttavia quest’ultimo, scontento per le argomentazioni espresse durante l’annuncio, si rifiuterà di presentarsi negli uffici presidenziali pretendendo sia Gorbaciov a venire presso la sala Caterina del Gran Palazzo del Cremlino. Gorbaciov, non contento a sua volta della proposta, deciderà poi di consegnare la valigia al capo delle forze armate sovietiche, il maresciallo Evgheniy Shaposhnikov.
Il 26 Dicembre, il Consiglio Superiore delle Repubbliche Sovietiche ratifica lo scioglimento dell’Unione.
Il 27 Dicembre, alle ore 09.00 del mattino, il dimissionario presidente si presenta con la propria scorta al Cremlino per le consegne e per la conferenza stampa programmata ma non potrà tuttavia accedere ai propri uffici in quanto questi già occupati dal presidente russo Boris Yeltsin che appositamente vi era giunto alcune ore prima.
L’eredità politica e la candidatura alle presidenziali russe del 1996
Per un giudizio sull’attività politica di Gorbaciov è forse ancora troppo presto, bisogna anche considerare che la valutazione politica dell’occidente è molto differente rispetto a quella dei paesi ex-sovietici. Come politico è stato sicuramente un elemento di discontinuità rispetto ai leaders sovietici che lo avevano preceduto, per le aperture democratiche e liberali ma anche per i modi, meno autoritari e più affabili. Questo piaceva all’occidente ma i risultati in patria però non furono positivi, in una nazione ancor oggi molto sessista e affascinabile dalla retorica politica machista è perlopiù considerato un debole, molti lo ritenevano anche sottomesso alle idee della moglie Raissa alla quale era profondamente legato. Con le sue politiche effettivamente troppo moderate fu facile bersaglio sia dei radicali nostalgici sia dei progressisti liberali. In un’analisi il più possibile esente da influenze politiche si può dire che le intenzioni furono buone, cercò di riformare un paese che era già giunto ad un punto di non ritorno, diede fine alla guerra in Afganistan e rifiutò l’uso della violenza. Alle elezioni presidenziali del 1996 prese lo 0,5% dei voti.
Buon compleanno Michail Sergeevich!
Mi par di capire Egr. Tadiotto che qualsiasi riferimento non apologetico a Putin viene da lei censurato, perché potrebbe avere ricadute sgradevoli. Meglio non scherzare con gli ex KGB…
No, anzi, ben vengano i suoi commenti.
I commenti di Bastanzetti del SAC sono commenti del SAC o da SAC.
Nel percorso del neoimperialismo militarista ed assolutista putiniano, del gorbaciovismo non è rimasto nulla.
Grazie e complimenti a Manuel Tadiotto per l’accurata ricostruzione di una pagina di storia di rilievo eccezionale e fondamentale non solo per una nazione (o meglio per le molte nazioni di cui era composta l’URSS) ma per tutta l’umanità.
Segnalo il documentario MEETING GORBACHEV di Werner Herzog e André Singer. E’ di un paio di anni fa.
Gorbaciov ricordato in Italia anche per: “Ricordiamo la procura di Torre Annunziata che inviò un avviso di garanzia a Reagan, Gorbaciov, Craxi e Mitterrand per «traffico di armi atomiche» Cacopardo.it 2018
Da archivio “Gobarciov” di http://www.simofin.com
Corvo Cadorin Walter, da buon Corvo, gracchia su tutto e tutti, Anche su Corbaciov,