Intervista Col Vandalo
Pochi giorni fa, ho avuto l' occasione di scambiare due parole con un 'vandalo'. Avete presente quei tipi che si muovono di notte nelle nostre città e dipingono (o per qualcun' altro "imbrattano") edifici abbandonati, treni o vecchi muri di cemento? Ecco, uno di loro. Per la precisione si chiamano "writers" e il loro mondo, quello del "writing", è in continua evoluzione. Il writer, ovviamente, non mi ha rivelato il proprio nome. Prima di iniziare la lettura, vi introduco un paio di termini che non tutti conosceranno. Bombing: dipingere un pezzo velocemente. Tag: firma del writer. Biancone: pezzo di grandi dimensioni riempito con vernice a pennello o rullo.
Ora vi lascio alla nostra breve conversazione.
Com’è arrivato il writing in Italia?
Le prime zone in Italia dove si dipingeva, erano Treviso e Milano. A Treviso c’era un certo “Starch” alla fine degli anni ’80, primi ’90 che comunque manteneva un filo diretto con Milano.
E come negli Stati Uniti, inizialmente, non era ben accetto…
Infatti e negli Stati Uniti era iniziato dieci anni prima. Negli anni ’70 li si iniziavano a vedere le prime tag come quella di TAKI183, e piano a piano hanno iniziato a fare i primi bombing. I posti maggiormente interessati erano le linee metropolitane. Poi piano a piano negli anni ’80, a New York, specialmente nel Bronx, ci fu il boom del writing.
Quali erano le zone a Milano e Treviso maggiormente interessate?
Essendo Treviso, una piccola città, la zona più colpita era la stazione ferroviaria, i pezzi in linea specialmente. Stessa cosa Milano oltre alla metropolitana, che però era difficile, perché andavano nella metrò e in un quarto d’ora dovevano dipingere e scappare via subito.
Come mai i Treni?
Perchè tra Writing e treni c’è sempre stato questo feeling. Anche come forma di protesta, perché scrivendo il proprio nome, lo fanno girare e la gente sa che queste persone che dipingono, esistono.
Com’è cambiata negli anni, l’idea del writer da parte delle persone?
Quando ho iniziato io nel ‘97/’98, erano pochi quelli che dipingevano ed erano visti come drogati, spacciatori, vandali, gente che è stata dentro. Stessa cosa un po’ come per i tatuaggi, prima chi si tatuava era un poco di buono, ora invece è più normale una persona che lì ha, di una che non li ha. Poi verso il ‘99/2000, ci fu un boom incredibile, tantissimi writers. Solo nella zona di Vittorio c’erano 20 writers. Ci si trovava tutti e venti sotto la loggia. Più altri che non giravano con noi. Ancora più di Vittorio, a Conegliano c’ erano i ragazzi nati nel ‘72/’75. Iniziò là (a Vittorio, ndr) principalmente la nostra zona, poi ci conoscemmo (con i writers di Conegliano, ndr) e il punto di ritrovo diventò l’ex parco Zanussi. Si andava lì il sabato pomeriggio, si dipingeva, poi si andava alle feste hip-hop, per poi tornare a dipingere la domenica. Per poi ogni weekend ricominciare così.
Cosa sono le Crew?
Una Crew è praticamente un gruppo di persone che si vogliono bene e condividono la stessa passione. La Crew è una famiglia.
Negli anni sono cambiate le crew? Esistono ancora?
Esistono ancora però adesso, secondo me, si cerca di emergere più da soli. Forse la vecchia scuola ha ancora uno spirito di gruppo. Ripeto, secondo me. Penso sia cambiato qualcosa, perché era più underground una volta, mentre adesso con la storia delle commissioni non è più come prima. Una volta un writer doveva spaccarsi il culo, scusa la parola, per andare a cercare tipo un giornalino per comunicare. Tanto per dirti quando ho iniziato io non c’era internet, c’era un mensile che si chiamava “AL” (Alleanza Latina, ndr) che per trovarlo era un casino totale.
Ma questo giornalino era italiano o internazionale?
Italiano, di Genova, fatto da SID e ZKR, era un fanzine in cui oltre al writing ci trovavi anche cose riguardanti hip hop e breakdance. Dopo “AL” è nato “Biz", "Arcano”, “Tribe” e tanti altri.
Ritornando alla crew, comunque è un elemento importante nel mondo del writing…
Si assolutamente. Io mi ricordo poi, nel ’98, ero in questa compagnia di una ventina di persone, che facevamo un casino totale, illegali, quattro dipingevano e gli altri facevano i pali, ma parlavano tra di loro e c’era un macello. Bellissimo perché non ero neanche maggiorenne.
Ma ci sono mai stati problemi con la polizia?
Si si, mi hanno sgamato a Vittorio, mi hanno fatto imbiancare il muro, ma dopo una settimana era già dipinto, robe serie come denunce però no. Denunce a ignoti si ovviamente, avendo fatto tinte illegali.
Perchè ho letto di ragazzi magari beccati che si passavano una notte dentro…
Si certo, poi arrivavano anche le multe. Dipende molto da quello che fai. Le multe sono molto salate.
Mentre dopo il boom del writing nel 2000, com’è la situazione ora?
Secondo me adesso è moda. Il livello si è alzato di brutto, anche perché se uno dipinge per vent’ anni si migliora. Adesso inizi a vedere questo mondo anche in televisione, come su Sky Arte dove fanno questo programma con Frank Hi NRG in cui fanno vedere anche i writers. Una volta per vedere dei pezzi dovevi farti un macello di kilometri oppure cercare ste fanzine, sti giornali, che erano introvabili. Adesso basta accendere la televisione o navigare in internet.
Tutto questo è meglio o peggio?
Meglio. Resto dell’ idea che se una cosa piace, è giusto che venga divulgata. A me piace vedere il writer che va in televisione, è giusto.
Secondo te, per come si sta evolvendo il mondo del writing, può ancora esistere la parte illegale o si deve adeguare ad un' idea più classica/istituzionale?
Rimarrà la parte illegale, perché ogni persone è a sé, non è un gregge dove se qualcuno va in televisione tutti vanno in televisione. C’è chi va avanti nell’ ambito underground. Anche perché nel fare writing illegale, di notte, stai allerta per qualsiasi rumore o movimento, non sai mai cosa può capitare, hai capito? Fidati che quando vai in giro di notte, può capitare di tutto, scene improponibili. Tipo una volta siamo andati a farci dei treni e c’era gente che chiavava dentro il treno, tipo, “dipingiamo?” “vai tranquillo!”. Oppure gente che dorme nei treni. Un’ altra volta stavamo dipingendo, arriva un tipo, credo in esaurimento nervoso, guarda e va via. Un’ altra notte invece, avevamo sentito arrivare delle persone, ci siamo nascosti e quelle persone si sono messe a urlare e litigare alle quattro di mattina e noi li nascosti ad aspettare che andassero fuori dai coglioni.
Chiariamo una cosa, quelli che fanno firme o scritte improponibili sugli edifici storici, non sono writers, giusto?
Esattamente. Io non ho mai taggato su un monumento, su una casa privata, o edifici delle belle arti, è rispetto, capito? Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma io non l’ho mai fatto. Però sulle cose pubbliche sì, tipo il treno, l’ autobus, o anche le ruspe. Una volta ho fatto una ruspa, era bellina, mi ricordo che andavamo la a pulirla e poi pitturavamo. Oppure i bianconi. Le prime volte che andavo a dipingere, mettevo tutto dentro lo zaino, i miei non lo sapevano e avevo paura che mi segassero le gambe. Avevo 16 anni. Finché mi beccarono e mi dissero: “Noi siamo favorevoli a questa roba, piuttosto che ti droghi o fumi. L’ importante è che non ci dai delusioni o che non vai a finire dentro.” Visto che andavo ancora a scuola, certe volte mi compravano loro i colori, grandi i miei! Poi con gli anni, iniziavo ad essere ad un livello più evoluto, dove potevo fare le commissioni, chiedere tot lire e con i colori che avanzavano andavo a farmi il mio illegale o il mio “hall of fame” che è un muro dove la gente va a dipingere in maniera legale.
Quanti “hall of fame” ci sono qua in zona?
Adesso uno a Paese, a Villorba, a Vittorio, a Conegliano c’è la ex Zanussi. Poi ogni “Hall of fame” è gestito da un writer, tu non è che vai a Belluno e dipingi per i fatti tuoi, devi prima sentire il writer che gestisce il muro. In maniera illegale funzionava così anche per i treni. A Milano e Roma invece c’erano proprio le zone di writers, nel senso che se tu andavi a dipingere nella zona dell’altro, erano cazzi, qua no invece.
E cosa succedeva se uno dipingeva in una zona non sua?
Che so io, c’era la guerra positiva a chi faceva il pezzo. Se io facevo quindici metri, l’altro di fianco ne faceva trenta. Oppure se le davano, si trovavano e si pestavano. Però le lotte tra crew in senso positivo erano belle, io faccio questo bombing, che sarebbe un pezzo veloce, di dieci metri in argento e arriva il tipo dell’altra crew e ne fa uno di venti metri con due colori dentro.
Colgo l'occasione, per lasciarvi con il video dei 15 metri di pannelli dipinti da alcuni writers a Vittorio Veneto, durante l'evento "Moda&Graffiti".