Le tecnologie sono il grande alleato alla lotta del COVID-19: la telemedicina MAWI.
La grande battaglia alla pandemia di COVID-19 la stiamo combattendo a livello mondiale grazie al grande lavoro dei medici, degli infermieri impegnati in prima linea ed alla tecnologia.
La tecnologia è la grande novità che, nel bene e nel male, fa la differenza tra l’epidemia in corso e quelle dei secoli passati.
Il morbillo nella preistoria ha impiegato secoli per propagarsi, la Spagnola, nel secolo scorso, ha infettato il mondo, paese dopo paese, in due anni, mentre il Coronavirus, per raggiungere tutti i continenti, ha impiegato le ore di un volo intercontinentale.
Questo è il prezzo pagato in nome del progresso e della globalizzazione.
Dall’altra parte le tecnologie che abbiamo oggi a disposizione in campo medico, farmacologico e telematico, consentono ai laboratori di tutto il mondo di lavorare all’unisono per ricercare la cura antivirale ed il vaccino che ci salveranno da una strage altrimenti inimmaginabile.
Non solo le università e gli ospedali sono coinvolti tecnologicamente in questa battaglia, esistono anche altri sistemi evoluti che possono contribuire ad arginare il virus.
Per esempio Cina, Corea, Giappone e Singapore hanno obbligato tutta la popolazione ad utilizzare delle App sui dispositivi mobili per tracciare gli spostamenti di ogni singolo cittadino, delimitarne il confino al domicilio in caso di contagio e certificarne lo stato di salute.
Tali sistemi da noi in Europa sono mal visti in quanto potrebbero ledere la privacy delle persone, anche se penso che, nelle circostanze in cui riversiamo, bisognerebbe porre dinanzi a tutti i diritti: quello della vita.
A mio parere la criticità del controllo dell’epidemia e del repentino peggioramento di alcuni malati riguarda coloro i quali si stanno curando presso il proprio domicilio.
Dai dati che ho esaminato la metà dei pazienti positivi al Coronavirus sono in isolamento domiciliare fiduciario, ad oggi in Italia sono oltre 45.000!
Di questi una buona parte è asintomatico o con sintomi lievi, altri invece sono monitorati dai medici di famiglia con dei contatti quotidiani e verranno trasportati in ospedale nel caso di peggioramento.
Ho avuto l’occasione di confrontarmi su questo preciso argomento con uno specialista in pneumologia, il quale mi ha riferito che proprio quest’ultima categoria di pazienti è a rischio perché la peculiarità della polmonite da COVID-19 è quella di degenerare nel giro di poche ore.
In questo caso la tecnologia più adeguata è quella fornita dalla telemedicina.
Il metodo più avanzato che ho individuato sul mercato si chiama MAWI ed è distribuito in Italia dal Gruppo Venicecom con Sede a Venezia.
Si tratta di una piattaforma di telemedicina certificata molto semplice da applicare: il paziente deve indossare un braccialetto cardiofrequenzimetro ed un saturimetro da applicare al dito.
I due strumenti con una App vengono configurati sul cellulare del paziente ed attraverso internet i suoi dati vitali (temperatura, frequenza respiratoria, SpO2, frequenza cardiaca, variabilità della frequenza cardiaca ed ECG) sono costantemente trasmessi al server e sui monitor della struttura clinica cui egli è in carico.
Questo consente il monitoraggio on-time dell’ammalato, inoltre, con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale, è stato predisposto un particolare software in grado di formulare la diagnosi predittiva del paziente al fine di predisporre il suo ricovero prima che il quadro clinico peggiori irrimediabilmente.
Infatti, da quanto ho appreso dallo specialista in pneumologia, che mi ha confermato l’utilità di questi sistemi di telemedicina, il grave problema che spesso i medici si trovano ad affrontare è quello di accogliere dei pazienti che arrivano in ospedale già con una grave insufficienza respiratoria e che devono essere immediatamente trasferiti in terapia intensiva.
I sistemi di telemedicina e di monitoraggio come il MAWI, oltre essere dei validi “salvavita”, sono anche un importante investimento per il Servizio Sanitario Nazionale, in quanto, una volta che sarà superata l’epidemia di COVID-19, tali dispositivi troverebbero un’applicazione di vasto raggio per tutta una serie di patologie, quali: cardiopatie, insufficienze respiratorie, apnee notturne e altre ancora.
I pazienti, attraverso la telemedicina, potrebbero ricevere in futuro delle cure mirate senza doversi recare in ospedale per i frequenti controlli come accade ora.
Per maggiori informazioni sul sistema MAWI: http://www.venicecom.it/it/mawi-per-coronavirus.
Daniele Pezzali consulente in Procurement & ICT (visita: https://www.danielepezzali.com/)
E’ sempre una questione di soldi, ovviamente. Cioè di scelte politiche. Se per esempio le risorse si sprecano, in un Paese già incravattato dal debito pubblico, per populistici redditi di cittadinanza e/o abrogazioni della legge Fornero, non ne restan più per la telemedicina. E tutti bravi, ora, ad acclamare la eroicità dei medici e la importanza del servizio sanitario pubblico. Ma quando lo han tagliato a colpi di accetta chi lo ha difeso? e quando i medici eran bersagliati da pretestuose cause civili o venivan pestati nei pronto soccorsi chi li ha difesi?
Purtroppo conosciamo il nostro passato. Il mio augurio è quello che il periodo che stiamo attraversando ci faccia diventare più responsabili e consapevoli.
L’ augurio dr. Pezzali non può che esser quello. Purtroppo, appunto, “conosciamo il nostro passato” e conosciamo pure l’uomo, incluso l’italico.
Buongiorno Daniele,
anche se ritardataria 😉
benvenuto fra i blogger di OggiTreviso!
Grazie Francesca, spero di allietarvi con delle belle riflessioni! ?