Fusaro Diego, non propriamente un filosofo. Qual è la sua politica?
La difesa degli animali, dell'ambiente, del cibo per tutti e della salute pubblica questa volta è dall'attacco del sig. Fusaro Diego. Chi o cosa lo avrebbe portato a sparare sulla Croce Rossa?
Il noto opinionista ha pubblicamente attaccato il veganismo facendolo collidere con un'altra vittima illustre, abbondiamo: ha usato niente meno che Antonio Gramsci, il quale, in un paese non affrancato dalla povertà e vittima di guerra e dittatura, non poteva certo farsi portavoce del veganismo moderno, anche perché iniziò sette anni dopo la sua morte; né poteva concedersi il lusso di quello millenario in certe condizioni storico-culturali.
Rovino la sorpresa e ipotizzo il tipo di politica (senza pretesa di indovinare), del resto è tutto collegato: Fusaro si schiera contro il liberismo spinto, talmente spinto che non teme più nessuno. Le sue argomentazioni in questo senso sono brillanti e condivisibili, ma, appunto, anche un po' anacronistiche e magari fossero accolte e rivalutate.
Nella conferenza qui riportata dedica quasi tutto il tempo al mito platonico della caverna. Molto ben spiegato e ovviamente catturando consensi nel proporre un classico senza tempo. Ma poi associa questo consenso a ciò che lo interesserebbe di più: la famiglia tradizionale che dovrebbe essere al riparo dalle questioni della determinazione del sesso (in medicina il sesso non è sempre ben determinato, quindi Fusaro non dovrebbe trascurare una minoranza) e anche da quelle di orientamento dei gusti sessuali, come si legge nei suoi elenchi di distrattori usati dal sistema. Inoltre, porta un bell'attacco al veganismo, secondo lui irrilevante, mentre la scienza lo indica come la più grande azione che un singolo cittadino può intraprendere nella salvaguardia dell'ambiente, contro la fame e per la salute, oltre che per bonificare l'oceano di sofferenza animale.
Il veganismo, tendendo all'equilibrio e alla diffusione, e non a concentrazioni e distruzioni come il carnismo da capitalismo spinto, sarebbe anche in armonia col pensiero di Gramsci e sarebbe la naturale attuazione dell'ideale politico sostenuto da Fusaro, il quale, però, ne fa un unico fascio e li brucia con due parole semplicistiche, contraddicendo anche il suo impianto di base contro il potere.
Nella conferenza, chiedo a Fusaro se si scaglia contro un pensiero etico per ignoranza o malafede: lui esclude subito la seconda. Devo dire, onestamente, che al termine mi ha rivelato di non conoscere l'opera di James Rachels sulle implicazioni delle scoperte e delle riflessioni di Darwin e su come tale pensiero sia ancora nel limbo di una rivoluzione incompiuta.
Per questo viviamo tutti con un ritardo culturale di quasi due secoli, ed è per questo che fatichiamo a comprendere le questioni legate agli altri animali. Ne ho parlato nel mio primo post, Finalmente umani. Tuttavia, il dibattito sulle censure, le strumentalizzazioni e il confino del pensiero di Darwin è vivo e attuale, con altre recenti scandalose censure e con il lavoro eccellente del docente di filosofia delle scienze biologiche Telmo Pievani. Può essere Fusaro all'oscuro di tutto questo? In effetti sono informazioni che non girano molto, ma il suo livello culturale avrebbe dovuto suggerirgli prudenza e ricerca, anziché vilipendio.
Per concludere sull'ipotesi del tipo di politica, si può argomentare che la difesa della famiglia, trascurando le questioni dell'indeterminatezza del sesso e dei gusti sessuali, l'attacco al veganismo, declassando gli altri animali come piace a certi ambienti cattolici, insieme ad una strapazzatina a Gramsci, che pure qualcuno gradisce, siano tendenze vicine ad una certa politica cattolica, appunto, non la migliore, evidentemente. Anche perché la religione non ha niente da perdere dal riconoscere il pensiero di Darwin, non essendo la Bibbia un testo da prendere alla lettera, ma si vede che la vicinanza con animali con i quali siamo in continuità è particolarmente disturbante per qualcuno che si aggrappa a quei sostegni logici decaduti, quali il privilegio dell'immagine di Dio e della razionalità, di cui è noto che la nostra specie non può avere più l'esclusiva. Con le dovute somiglianze e differenze.
Perché, in filosofia, Fusaro non sarebbe propriamente un filosofo? Perché non amerebbe la conoscenza come vuole la definizione (Nietzsche, Al di là del bene e del male, Dei pregiudizi dei filosofi, 1885), ma i suoi pregiudizi come vuole il sofismo. Di cosa parlerebbero filosofi, giornalisti e scrittori se non si informassero sugli argomenti che vogliono trattare? Solo della storia e delle forme delle loro specializzazioni. Per parlare di altri temi, bisogna prima conoscerli, altrimenti bisogna astenersi dal portare attacchi, sopratutto se con grande responsabilità pubblica.
Fusaro sarebbe in una folta e variegata compagnia nell'attacco ad un movimento quattro volte etico. Infatti, il trattamento riservato agli animali, molto inferiore al loro valore intrinseco e fatto di prigionia, tortura e morte violenta, non è solo sostenuto da tradizioni negative, legate allo sfondo culturale, e che hanno fatto il loro tempo, ma anche dall'ideologia occulta del carnismo, legale e passivamente accettato dalla società, com'è stato per schiavismo, nazismo e razzismo. Esempi di carnismo? Oltre agli attacchi maldestri dai salotti buoni possiamo inserire i pregiudizi nelle facoltà di medicina e simili, dove la prevenzione, l'arresto e la cura delle patologie tipiche con la nutrizione su base interamente vegetale, pianificata con l'educazione minima necessaria, sono fortemente e a dir poco trascurati. Ancora errori e scorrettezze apposta sui libri di testo scolastici. Scuole di cucina senza scuole di pensiero a tutte le ore sui media. Terrorismo sulle carenze che non ci sono. Terrorismo sugli integratori, gli onnivori ne prendono due ma nessuno glielo dice, e uno di questi spesso non funziona.
L'anno scorso, il 17 settembre, ci siamo trovati a Vittorio Veneto per discuterne (il mio intervento nella parte finale; migliorabile, ma io sono un volontario e mi interesso della difesa degli animali da poco tempo); ecco gli errori di Fusaro:
1. Se non si mangiano gli animali perché sono viventi, allora non si devono mangiare neanche le piante: FALSO: mangiare vegetali è necessario ed etico, mangiare animali è superfluo e più volte dannoso; mangiando frutti, semi e foglie non si uccide nessuno: cereali e legumi sono piante annuali e i semi e i frutti sono fatti per essere sparsi in abbondanza, mentre le vite complesse degli animali vogliono vivere fino in fondo, dove la morte è quella caratteristica dei viventi che arriva alla fine, non all'inizio, essendo tutti cuccioli gli animali mangiati, che altrimenti vivrebbero per decenni. Inoltre, ai mangimi, mentre si muore di fame, è dedicato il 70% di tutte le coltivazioni al mondo, deforestando ed estinguendo altre specie per sempre.
2. Fusaro cita Shopenauer per cui il mondo è autocannibalico e c'è la catena alimentare: FALSO, il mondo è qualcosa di più, può essere ospitale o inospitale e l'inquinamento dal mangiare animali lo sta rendendo sempre più inospitale. Poi, la catena alimentare è un effetto e la scelta è la causa, non viceversa. Noi, essendo evoluti e non più con la clava in mano, possiamo scegliere se mangiare cibi sani ed etici per la longevità e la buona salute, o cibi di sofferenza per i tumori e le altre malattie (dettagli e bibliografia a richiesta e già citati in altri post).
3. Per Fusaro il sistema distrae i sudditi con conflitti orizzontali come quello tra onnivori e vegani, per impedire il conflitto verticale del suddito contro il sistema. Invece il carnismo è proprio una delle principali politiche economiche del liberismo spinto che lo stesso dice di contestare. Un'altra bizzarria per non riconoscere che in realtà il conflitto non c'è, perché la polemica viene da chi non ha logica e scienza dalla sua parte, l'etica non ha bisogno di trucchi sofistici. Inoltre il veganismo resiste e si impegna per porre fine ad un'oppressione inaccettabile dall'alto, cha fa morire di pioggia, di fame e di malattie, nell'oceano della sofferenza animale.
4. Per Fusaro il veganismo è del tutto irrilevante: FALSO: si tratta del 18%, almeno, di effetto serra, molto più di tutti i trasporti del mondo insieme; non dovrebbe servire commentare oltre questa affermazione ignobile che irride un numero di vittime immane, umane e non, di violenze, pioggia, fame e malattie.
5. Fusaro dice di non aver mai fatto del male ad un animale: FALSO: qui l'errore è davvero grossolano: consumare parti di cadaveri di animali e loro secrezioni significa essere domanda economica con responsabilità sociale di tanta sofferenza. Lui non avrà tagliato gole, ma ha pagato chi lo ha fatto per lui: per dirla con Henry Salt, l'orco è il mandante.
6. Si mangia da sempre. Proprio da sempre no e le carni non sono quasi mai state predominanti nella storia. Soprattutto, normale è ciò che sta in piedi, che funziona, non ciò che è ripetuto in grandi quantità per cattiva cultura e ideologia.
7. Secondo Fusaro le carni fanno parte della cultura e non vanno toccate: allora non distingue tra cultura buona e cultura cattiva e/o non ha mai affrontato le relative questioni etiche, prima di parlarne.
8. Tuttavia è contrario alle barbarie degli allevamenti intensivi: apoteosi dell'ingenuità: il 99% delle carni e dei latticini consumati viene da intensivi, dove prigionia, torture e morte violenta sono la regola e non l'eccezione. L'altro 1%, con approssimazione, è fatto da un falso biologico, come ha documentato la Rai, che sfrutta cavilli andreottiani per farla franca. Il consumatore ne è socialmente responsabile, lui lo chiede alle imprese che gli danno quel tipo di prodotto, che solo con quei ritmi infernali si può produrre, e le stesse imprese inducono anche con l'ideologia occulta del carnismo bisogni psicologici ed economici non necessari.
Fusaro si attribuisce una calma olimpica: accetti allora questa lezione di storia: chi è reazionario verso un cambiamento etico doveroso, è necessariamente violento, anche col sorriso nel migliore dei salotti. Ripropongo anche qui la domanda: Fusaro, sei disposto a riconsiderare la tua posizione per iniziare davvero dialogo e confronto, senza rimanere arroccato sulle prime e superficiali battute?
L'alternativa è che sono le tue contraddizioni a imprigionare il pubblico nella caverna di Platone. E la prova è che chi rumoreggiava durante la conferenza si è lucidato le catene, guardandosi bene dall'aprire una nuova prospettiva di libertà.
Go Vegan!
Che Fusaro non fosse una grande intelligenza si può capire dalle sue prime battute, che poi si metta a parlare di una filosofia che non risale a ieri come la pubblica ignoranza afferma ma già agli albori della Civiltà moderna quella presocratica ellenista, rientra nella drammatica conseguenza della sconfitta bellica: la perdita di ogni valore culturale nobile sostituito dal clientelismo DC e dalla ideologia mortale del PCI.
Ma questo ancora riescono a nasconderlo alle masse comuni con pubblicità ben finanziata da banchieri americani, i più ricchi del mondo. A loro fa comodo poter gestire Paesi miseri e ignoranti. L’Italia è stata ridotta tale da grullo e Co, Facile ottenere i voti di un pubblico infantile.
Il problema di Fusaro non è che spieghi un classico senza tempo, Platone e il mito della caverna, cosa che fa molto bene. Il problema è che lo usa al contrario, cioè illude le platee seducendo ognuno e dicendogli che loro sono, ovviamente, il protagonista che è uscito fuori, mentre invece il sedicente filosofo non è altro che una delle peggiori ombre di quel mito, che inchioda i prigionieri a lustrarsi le catene e a guardare la parete in fondo alla caverna. Dopo l’ipnosi favolistica su Platone, entrano in scena i suoi deliri antropocentrici e conservatori. Non entro nel merito della competizione partitica, che non è propriamente un tema del blog né di questo post, dico solo che l’arretramento culturale delle masse che avviene un po’ ovunque non è colpa di qualcuno in particolare, ma di tutta la massificazione che esiste da quando esistono i mass media, i cui registi sono sempre pochi ricattatori che attuano una politica conservatrice in senso lato, non necessariamente corrispondente alla geografia partitica in parlamento, ma con alcune inevitabili corrispondenze.