Finalmente l’abolizione della caccia, grazie allo Stato civile
Otto morti (8) e ventiquattro feriti (24) in due mesi, da quando sono riprese le vili ostilità.
A qualunque titolo, anche per ridurre il male ed aumentare il bene, l'uso della forza, da parte delle Forze Armate e di Polizia, è considerato sempre un fatto grave, ed è rigidamente disciplinato, con precisi limiti e addestramento avanzato per il personale.
E' quindi contraddittoria l'azione di uno Stato che permette ai suoi cittadini di sparare per divertimento e all'impazzata, in posti di fatto accessibili a tutti, e per il bene di tutti. Cittadini che per altro hanno una discutibile condotta etica, avendo in disprezzo il valore intrinseco di viventi molto complessi e simili a noi (forse da qui il disprezzo?) e che meglio di noi non scadono in volgari e tragiche barbarie.
Come si può, da un lato organizzare poligoni, con regole e personale in efficienza psicofisica controllata, e dall'altro mandare in giro, in pubblico, persone anziane, armate e dalla condotta incivile?
La contraddizione è materialmente più evidente quando lo Stato manda le sue forze civili, oltre che militari, addestrate e disciplinate, a raccogliere gli incivili, dilettanti allo sbaraglio e senza etica, che si ammazzano tra di loro. Non sono incidenti, ma effetti negativi di cause negative.
Le vittime umane dell'ultima ondata di ostilità:
civili non cacciatori, 34, di cui 24 feriti e 10 morti;
cacciatori, 80, di cui 60 feriti e 20 morti.
Totale: 84 feriti e 30 morti.
Tre i minori (3) rimasti vittime, di cui due feriti ed un morto.
I cacciatori usano giustificarsi accampando dettagli, come gli allevatori, ma non ha senso quando il problema è a monte; oppure parlano di etica relativa, come se non esistesse, ma anche qui sono stati preceduti da altri alfieri della morte, che hanno proposto l'abolizione dell'etica.
FINE PRIMA PARTE (lo scandalo in essenza)
SECONDA PARTE (lo scandalo in conoscenza)
domenica, 11 novembre 2018, 19.30, Sport24 su Rainews24.
La rubrica di sport, che qualche anno fa non c'era, quando il canale era di qualità (finché è stato diretto da Mineo), e visto che il calcio è ovunque, inizia con una grossetana celebrazione di caccia alla volpe.
Non c'è la volpe, ma solo un suo pezzo appeso, per gioco macabro, alla schiena di qualcuno, che anziché correre con le sue gambe, si fa correre da un cavallo tenuto sotto.
La caccia, pur presentando un'abilità motoria riconducibile alle attività di destrezza, come gli sport di mira e il tiro a volo, non è classificata, né in Dal Monte né in Matveev, come attività sportiva. Sicuramente è opposta ai valori educativi che oggi si attribuiscono allo sport, com'è opposta ai valori olimpici. E' solo brutale diporto, solo uccidere per divertimento. Ma è cultura? Sì, cattiva.
Non è quindi ammissibile aprire una rubrica nazionale, di giornalismo sportivo, in modo tanto barbaro, soprattutto dopo i cinquanta cavalli uccisi dal palio di Siena, e mentre è in aggiornamento la strage anche di animali umani, in soli due mesi dalla ripresa dei vigliacchi combattimenti nelle campagne e nei boschi, luoghi che sono per altro, non per essere infarciti di piombo e sangue.
Vergogna della caccia, vergogna del giornalismo di un paese a certificata scarsa libertà di stampa.