Finalmente umani
Benvenuti, è il primo articolo e comincia in ritardo. Un ritardo astronomico come il numero di individui cui è dedicato questo blog. 17 x 1010 animali terrestri (170 miliardi) che ogni anno nascono per essere imprigionati, quasi tutti torturati, uccisi. Più i moltissimi pesci “dai quali discendiamo tutti” (Com'è profondo il mare, Lucio Dalla, 1977). E tutti, anche noi, veniamo dall'esplosione di una stella.
C'è un altro ritardo, più contenuto nei numeri, ma ancora vertiginoso. Consapevoli o meno, viviamo gli effetti di un'etica che non ha più ragion d'essere, quella della “Dottrina della dignità dell'uomo”. Secondo questa teoria, esiste una divisione netta e profonda tra animali umani e animali non umani, in base alla quale i primi meritano un trattamento migliore e speciale, i secondi di essere a disposizione, “relativamente irrilevanti” (James Rachels, 1990).
Da quasi due secoli, da prima dell'unità d'Italia, le pubblicazioni di Charles Darwin hanno fatto venir meno i due fondamenti di quest'etica superata: il criterio dell'immagine di Dio e quello della razionalità. In base al primo, gli animali umani sarebbero creati a immagine di Dio, gli altri no, e quindi solo gli umani sarebbero degni di un trattamento di tale livello. Per chi non si accontentava dell'argomento religioso, fu adottato il principio della razionalità: solo gli umani ne sarebbero dotati e ancora solo per gli umani sarebbe necessario un trattamento adeguato allo sviluppo intellettivo. Gli animali non umani e non razionali sarebbero ancora una volta totalmente disponibili alle volontà della specie superiore.
L'opera di Darwin non ha negato la dignità dell'uomo, ma ha tolto i sostegni a tale dottrina, in quanto le sue scoperte hanno chiarito che le differenze e le somiglianze tra animali umani e non umani sono in un continuo, non sono marcate. Negli anni seguenti, fino ad oggi, le teorie del naturalista inglese sono state sempre più confermate e approfondite. Perché, allora, in tutto questo tempo, più lungo della storia d'Italia, siamo vissuti con un'etica sospesa e non ne abbiamo elaborata una adeguata alla realtà e allo stato delle conoscenze? Darwin è stato contrastato perché ritenuto contrario alla religione, poi è stato strumentalizzato per fini tristemente politici e, infine, confinato nella biologia, con la speranza che stesse buono, come un animale, non importa la specie, in gabbia. Le sue riflessioni etiche parallele alle scoperte? Mai prese davvero in considerazione, per elaborare criteri “del comportarsi bene” condivisibili dai popoli umani.
Ma come stavano gli animali non umani prima che Darwin sancisse, con le sue scoperte, l'obbligo morale di un adeguamento della nostra condotta? Da Pitagora a Plutarco, a Leonardo, a Voltaire, a Hume, grandi personalità avevano abbondantemente intuito cosa c'è dentro gli occhi di tanti animali inferiori e quel riflesso continua a riverberare nel pensiero di filosofi moderni e contemporanei e di molti altri rappresentanti della cultura, quella buona davvero. 2001: Odissea nello spazio (Kubrick, 1968), torniamo tra le stelle, riguardiamo la prima scena del film, ricordiamoci chi siamo e che la violenza non è una nostra parte costitutiva, ma una funzione negativa che ci fa delirare e non essere più noi stessi.
Nonostante tutto, ancora nel 2017 qualcuno ha il coraggio di dilettarsi nel sofismo: i personaggi della cultura attenti agli animali sono stati molto illustri, ma sempre una piccola percentuale dell'insieme di tutti i “grandi”, quindi avrebbero ragione quest'ultimi. Qualche altro impertinente teorizza la fine dell'etica, di questa brutta parola. Perché? Perché alcune imprese cattive avevano un codice etico. Proviamo a dire a questi sofisti che il comportamento negativo è responsabilità delle persone, non di “criteri del bene” disattesi.
In filosofia, invece, cioè se siamo davvero fedeli alla conoscenza e non ci dilettiamo del gioco delle parole a pagamento, solo chi ha riconosciuto, in base ai mezzi a disposizione, gli animali come soggetti-di-vita, con una biografia sempre unica e perciò degni di rispetto della loro vita e della qualità della stessa, solo questi sono stati finalmente e davvero umani. E noi, lo siamo? Con il vostro aiuto, ringraziando OggiTreviso per la fiducia e lo spirito di ricerca, cercherò di scrivere di veganismo, per i diritti animali, per la difesa della vita sul pianeta, contro la fame nel mondo e per la salute pubblica. In Hume, la morale è gioia e piacere. Il solo disturbo che che essa domanda è quello di calcolare giustamente e di preferire costantemente la felicità maggiore. Saluto ricordando la storia che è passata a fine novembre al Vegan Days Padova 2017: la psicologa, docente e conferenziera, premiata, come e quanto, Melanie Joy. Melanie come Melanie Safka che canta I don't eat animals e Joy come la vera gioia alla quale Hume ci risveglia.