Mattarella, Vittorio Veneto 2019: 25 aprile è non soggiogare
Il ricordo è solo il passato? No. Se così fosse non sarebbe ricordo ma tradimento di valori.
La guerra e l’oppressione ci sono ancora. Tre nobel per la pace ad ambientalisti, il nobel e climatologo Filippo Giorgi avvisa 15000 studenti in piazza Loggia, a Brescia, che la biosfera è sotto assedio.
E non è una guerra tanto o del tutto diversa da allora, le costanti le elenca lo stesso presidente: opprimere, dominare, soggiogare, discriminare, ossessionare, occupare i media con l’inganno. Come fanno il parmigiano e compagni di sanguinose merende, che non hanno alcuna prima necessità, ma sono fattori di rischio per tutti, umani e non, a partire dalle famiglie di mammiferi imprigionate, torturate e uccise.
Soggiogare i nostri compagni di regno animale ci ha portato la guerra in casa. In Italia 20000 morti l’anno solo di infezioni e particolato sottile, più tutti gli altri per le malattie tipiche, tumori, diabete e cardiovascolari.
La zootecnia è parte in causa pandemica per tre motivi:
1. per la devastazione della biodiversità e il conseguente scontro, per lo stesso motivo predatorio, nella parte piccola e compressa di biodiversità residua;
2. perché per il 15% concorre al particolato che veicola il virus;
3. perché la malattia è da sempre caratteristica della zootecnia, costringendo animali in condizioni non etologiche.
Carni o latticini sono pari, quanto a ingiustizia intrinseca, minacce per la sopravvivenza della nostra specie, per il vero cibo per tutti e per la salute pubblica.
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4 novembre 1918: termina il grande massacro. Il 4 novembre 1918 sancì ufficialmente la vittoria di alcuni eserciti su altri. Il giorno prima a villa Giusti, a Padova, era stata firmato l’armistizio fra l’Italia e i suoi alleati conl’impero austro-ungarico. Va sottolineato che la cosiddetta riscossa di Vittorio Veneto esistette solo sulla carta in quanto non ci fu nessun assalto, nessuno sfondamento. L’esercito italiano avanzò perché quello austriaco si stava ritirando, impossibilitato a continuare una guerra irrimediabilmente perduta. Il generale Armando Diaz informato di un’avanzata che non aveva né previsto –né ordinato e neppure sapeva come si stava sviluppando –dovette esaminare le carte geografiche per sapere dov’era VittorioVeneto. Ferruccio Parri, allora ufficiale nell’Alto Comando testimoniò che Diaz esclamò in dialetto napoletano: «Addò sta stu cazzo ‘e Vittorio Veneto?»
Spero che almeno alcuni comprendano che il Presidente Sergio Mattarella in visita istituzionale a Vittorio Veneto, non possa esprimere, nel ruolo istituzionale che gli compete, che, a Vittorio Veneto, nel 1918, si é chiuso un capitolo molto importante della Storia nazionale italiana. Ma che, al contempo, proprio con la prima guerra mondiale sono nati i germi del fascismo, che daranno vita poi alla seconda guerra mondiale. Germi che, purtroppo, s’annidano ancora oggi, a distanza di cent’anni, fra gli Italiani che nulla hanno compreso di quella terribile pagina storica. Poiché il Presidente degli Italiani non lo può dire, permettetemi almeno che lo dica l’umile sottoscritto. Paolo Dotta.
Mi sembrano riflessioni condivisibili, tuttavia trovo il discorso del presidente, accessibile dal link, abbastanza esplicito. Sono d’accordo anche che le due guerre possano essere considerate come due tempi di un unico conflitto, nei quali siamo entrati sempre con modalità non proprio edificanti, dalle “vergognose” giornate di maggio, all’aggredire una Francia già provata. Questo post aggiunge l’antispecismo al contributo istituzionale alla Liberazione, partendo dalla triste profondità di significato del termine “soggiogare”. Considerando anche che oggi lo specismo è tra le minacce maggiori alla sopravvivenza della nostra specie, nessun discorso contro le oppressioni è valido se non si dichiara politicamente antispecista. Non ci sono né antifascismo né lotta al patriarcato se non c’è l’antispecismo, visto che il fattore dominio è purtroppo comune. Il femminismo questo lo sa bene da tempo, a parte chi ha ideato la manifestazione delle scarpette rosse, cioè non si può difendere una madre uccidendone un’altra. Nell’antifascismo, invece, non sempre si è consapevoli della grave parzialità nel caso in cui l’antispecismo non sia contemplato, per la parte storico-filosofica di dominio e per quella economico-sociale del capitalismo spinto distruttivo e predatorio.
Pazienza quelli come me, ma non vedo neanche post favorevoli a lei. Come mai ?
Perché non ha visto bene. Comunque l’articolo sulle pubblicità ingannevoli ha 500 condivisioni. Conta che le persone sviluppino competenze in sostenibilità, non che mi facciano complimenti quando riporto solo contenuti disciplinari, che sarebbero evidenti per tutti, se non ci fosse tanta massificazione ideologica antropocentrica, specista e carnista. Consideri che anche un certo ambientalismo, che non può definirsi tale, non ha fatto i conti con la giustizia climatica. Ci sono diverse sigle che in palese contraddizione si dicono ambientaliste, ma sono ancora speciste per pregiudizio antropocentrico. Eppure la questione che i disastri climatici, zoonotici e di salute pubblica in genere, derivano dalla principale ingiustizia, l’oceano di sofferenza animale, è ormai nota anche al vertice, cioè all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU. Pensi, lei ha addirittura un istinto che la porta a scrivere un pretesto reazionario dopo l’altro, come si può leggere in archivio, e si chiede come mai altre persone fanno fatica? Nietzsche ha ipotizzato che anche la filosofia sia un’attività dell’istinto, e non può essere altrimenti, quando in tanto spreco di letterine si legge ancora più perfidia. Io cerco di fare quello che posso, informando, mi piacerebbe che lei, tanto per cominciare, anziché portare attacchi reazionari e pretestuosi, si mettesse ad aprire una finestra sul mondo, così lo guardiamo insieme, con la serenità o il distacco possibile, e non c’è niente di male nel chiedere, proporre, informarsi, studiare e agire di conseguenza. Non è obbligatorio inventarsi degli attacchi sofisti, come ha quasi sempre fatto. Magari salvo questa sua ultima domanda, di cui non posso dimostrare le intenzioni, solo ipotizzare l’ultimo numero di una lunga serie.