Lettera aperta a Emergency
di Ottavio D’Alessio Grassi
Caro Gino Strada,
Ho sempre aderito alle vostre campagne territoriali di crowfunding in quanto ritengo EMERGENCY un vero patrimonio di questo Paese.
Per le vostre azioni, per i rischi che vi assumete, io vi sarò sempre grato. E resto scandalizzato dagli attacchi che spesso ricevete da noti esponenti politici o commentatori della stampa nazionale. Per quanto mi riguarda (e per quanto conta), continuerò a difendervi sui social e in tutte le circostanze.
Inoltre, ti stimo anche sul piano personale per i tuoi interventi in TV sulla pace, contro le discriminazioni, per la sanità pubblica, ecc. Sei una voce davvero unica e controcorrente nel panorama italiano.
Tuttavia, con tutta franchezza, proprio perché tengo molto a EMERGENCY permettimi anche una critica che, nel contempo, può essere, come mi auguro, tema di riflessione.
Trovo profondamente contraddittorie le vostre campagne territoriali di raccolta fondi
Le vostre cene di autofinanziamento a base di carne, dal mio punto di vista, rappresentano una assoluta stonatura rispetto agli scopi della vostra associazione.
E la rappresentano sotto diversi aspetti:
-ambientale (inquinamento, cambiamenti climatici)
-distribuzione equa di cibo
-etico
Dal punto di vista ambientale
E’ ormai noto che la filiera della carne, a partire dalla deforestazione delle grandi foreste del pianeta, è responsabile di quasi un terzo di tutte le emissioni di gas serra. Persino più di quanto non facciano i trasporti. I cambiamenti climatici generano conflitti e migrazioni di massa. Milioni di persone, “migranti climatici”, sono costrette ad abbandonare le loro terre spesso perché divenute climaticamente invivibili.
È altrettanto noto che quattro quinti delle terre coltivate nel pianeta vengono impiegate per produrre cereali e legumi destinati ad alimentare gli animali degli allevamenti intensivi. Oltre il 50% dei cereali prodotti in Europa viene usato per alimentare gli animali, quasi il 40% dei cereali prodotti nel mondo viene dato agli animali.
Come denunciava il WWF già nel 2014, la foresta amazzonica viene distrutta per fare spazio agli allevamenti e alle coltivazioni di soia per nutrire gli animali. Solo il 6% della soia prodotta a livello mondiale è destinata al consumo umano.
L’Italia importa 30 mila tonnellate all’anno di carne proveniente dal Brasile, oltre che la soia. Noi italiani, come consumatori, al pari delle altre nazioni ricche siamo pertanto complici, anzi, mandanti della deforestazione dell’Amazzonia.
Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, uno tra maggiori istituti che si occupa di sostenibilità, già nel 1974 pubblicò uno studio in base al quale risultò che se gli americani, soltanto gli americani, avessero ridotto del 10% i loro consumi di carne sarebbe avanzato cibo sufficiente per nutrire una popolazione di 60 milioni di abitanti, su base annua. Oggi, che i consumi di carne sono aumentati esponenzialmente e tendono a incrementare ulteriormente, le conseguenze in termini di sottrazione di cibo sono sensibilmente accresciute.
Tutta questa filiera è devastante
Crea una distorsione spaventosa nella distribuzione del cibo a livello mondiale. Una quantità enorme di preziosi nutrimenti vegetali viene dirottata alla filiera degli allevamenti intensivi, per il privilegio dei consumatori delle nazioni ricche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: denutrizione nelle nazioni povere e malnutrizione in quelle ricche.
Perché dunque sprecare tanto cibo vegetale per la soddisfazione dei palati più ricchi?
Non credo certamente di essere io a spiegare a EMERGENCY quanto le carenze di cibo, le carestie in generale possano dar luogo a conflitti armati.
Mi chiedo allora come sia possibile che la vostra associazione, a cui vorrei sentirmi più legato, non trovi profondamente sbagliato e incoerente offrire la carne nei pranzi e nelle cene di crowfunding sul territorio.
Possibile che non si riesca a fare la connessione tra il cibo che consumiamo e le conseguenze sia sul clima che sulla iniqua distribuzione di cibo a livello mondiale?
A livello individuale ognuno ha facoltà di agire secondo la propria cultura e sensibilità, ma a livello di associazioni umanitarie questo problema non può, secondo me, essere considerato trascurabile.
ASPETTI ETICI
Per quanto riguarda l’aspetto etico, questo richiede una riflessione un po’ più approfondita rispetto al mangiar carne in generale e, nello specifico, sui legami tra la violenza intra e interspecifica e sul tema della guerra. Un tema caro a tutti noi e a EMERGNCY in particolare.
Un giorno, dopo il secondo conflitto mondiale, nel corso di un evento pubblico uno studente domandò a Gandhi cosa si potesse fare per lottare per la pace e mettere così fine a tutte le guerre.
La risposta di Gandhi fu: “Davvero vuoi lottare per la pace? Ebbene, cosa metti nel tuo piatto?”.
Una risposta alquanto strana, persino quasi fuorviante. Infatti, l’idea che si possa scatenare una guerra mondiale tagliando una bistecca appare piuttosto balzana.
Come noto, Gandhi era vegetariano. In un’altra circostanza ebbe a dire:
La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare da come vengono trattati gli animali.
Altra frase piuttosto bizzarra. Che addirittura la GRANDEZZA e il PROGRESSO MORALE di una nazione possano essere giudicati da come vengono trattati gli animali sembra, infatti, un paradosso.
Già, ma perché proprio gli animali? Forse che i bambini, gli anziani, i disabili, le donne, le minoranze non sono categorie deboli, da proteggere?
Gandhi, con quella frase, non intendeva escludere tutte queste categorie, bensì includerle. Partendo dai più deboli in assoluto: gli animali. Anzi, più correttamente: gli “altri” animali.
Tutti noi sappiamo che dietro ogni guerra…
…vi sono calcoli economici, strategici, talvolta corredati da conflitti etnici o religiosi
Ma la ragione principale, quella che in ultimo determina la scelta di fare una guerra, è sempre la stessa: la presunzione di poter vincere.
Chi decide di dichiarare guerra è perché è profondamente convinto di essere più forte. E poco importa che la storia dimostri quanto questa convinzione si sia spesso rivelata sbagliata (si pensi a Napoleone o a Hitler). Il conflitto viene sempre deciso da parte del più forte (o che si crede tale) nei confronti del più debole.
Il ricorso alla violenza nei rapporti tra popoli e nazioni non è altro che l’antico – quanto banale – istinto di sopraffazione del più debole da parte del più forte. Che poi non è altro che lo stesso istinto che troppo spesso indirizza i rapporti individuali.
Per Gandhi la grandezza di una nazione non consiste, appunto, nella sua capacità di conquistare altre nazioni, di sottomettere altri popoli, ma nel modo in cui vengono trattati gli animali.
Una vera e propria rivoluzione concettuale.
Gandhi, scegliendo gli animali, compie contemporaneamente due operazioni:
1. sceglie i soggetti più deboli in assoluto, non escludendo, bensì includendo tutti gli altri soggetti deboli;
2. va oltre i confini della specie, comprendendo in un unico abbraccio anche le creature appartenenti a specie diverse da quella umana, in un rapporto di universale fratellanza.
Il poeta latino Ovidio (43 a.C. – 18 d.C.), nel primo secolo dopo Cristo, affermava che la crudeltà nei confronti degli animali è tirocinio verso la crudeltà contro gli uomini.
Anche Gandhi aveva capito la connessione che lega la violenza e la crudeltà verso gli esseri umani a quella contro gli animali,
nelle innumerevoli forme in cui l’una e l’altra si manifestano e di cui non abbiamo sufficiente consapevolezza.
Possiamo sostanzialmente affermare che Gandhi, citando gli animali, è andato alla radice del male. Perché quello del male è un albero millenario e per conoscerlo occorre partire da ciò che non si vede, che non emerge in superficie: le radici.
Edgar Kupfer Koberwitz era uno scrittore e pacifista tedesco del secolo scorso
Fu imprigionato nel lager nazista di Dachau, in Germania, dove venne liberato nel 1945. Mentre si trovava nel lager riuscì a scrivere di nascosto alcuni appunti (sotto forma di lettere a un amico) che vennero pubblicati alla fine della guerra. Tra questi appunti si trova questa frase, che ci fa comprendere quanto la violenza sugli animali e quella sugli esseri umani siano strettamente correlate:
Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando gli animali saranno uccisi e torturati e che fino ad allora ci saranno guerre, poiché l’addestramento e il perfezionamento dell’uccidere deve essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli.
Profondamente convinto della stretta correlazione tra le violenze inflitte agli esseri umani e quelle subite dagli animali, diversamente dai comportamenti umani storicamente più diffusi, Koberwitz pensava che fosse proprio dovere del più grande, del più forte, del superiore proteggere le creature più deboli, invece di perseguitarle o ucciderle. E con queste parole motivò le sue scelte alimentari:
“Non mangio animali perché non voglio vivere sulla sofferenza e sulla morte di altre creature (…)”.
È giunto per tutti il tempo di cominciare a riflettere su come tutte le forme di violenza siano collegate tra loro, di come la violenza che esercitiamo sugli animali, anche quella legale, sia strettamente connessa con la violenza in generale.
Ecco perché Gandhi considera la grandezza di una nazione dal modo in cui vengono trattati gli animali. Egli aveva capito che per avere un mondo pacificato è necessario opporsi a tutte le forme di violenza e di sfruttamento degli altri esseri viventi, a partire proprio da quelli più deboli in assoluto: gli animali.
Pertanto,
per quanto conti la mia presenza, pur continuando ad aderire agli scopi di EMERGENCY, mio malgrado non parteciperò più alle vostre cene territoriali in cui la carne la fa da padrona e tantomeno voglio essere complice della mattanza di agnelli (offerti nei vostri menu) per questa Pasqua e per quelle che verranno e altrettanto per i Natali che verranno.
E non sarà di certo l’eventuale variante vegetariana o vegana a farmi cambiare idea,
perché non è questo il problema; queste varianti vanno bene per i ristoranti, non per un’associazione umanitaria. E ti assicuro che sono profondamente dispiaciuto di questo. Vorrei sostenere di più EMERGENCY, così come sostengo, nei limiti delle mie possibilità, altre associazioni umanitarie, ambientaliste e animaliste.
Ma per le mie convinzioni, che ho cercato di esporti, questa contraddizione non è superabile.
Mi scuso di nuovo per la franchezza. Sono convinto che se EMERGENCY decidesse di escludere la carne dai menu nelle iniziative territoriali di raccolta fondi farebbe una scelta UMANITARIA ed ETICA di assoluto progresso e potrebbe rivendicarla con convinzione e coerenza, aprendosi a nuovi mondi ed estendendo la propria rete di adesioni. Probabilmente non riusciremo mai ad eliminare del tutto violenza e sofferenza, ma ridurne il tasso questo sì. E quindi non possiamo rinunciare a farlo, partendo proprio dal piatto, come diceva Gandhi.
Con la stima di sempre, porgo un cordiale saluto.
Ottavio D’Alessio Grassi
Cinisello Balsamo
Nutrizione sana e sostenibile
Linee guida ufficiali
Ecologia della nutrizione
Impatto del menù
Animali, ambiente, cibo per tutti, salute, buona cucina
“Le fregnacce dell’anticapitalismo
Perché la società del benessere ha agevolato, e non ostacolato, la protezione dei cittadini durante la pandemia
Il rancore verso la ricchezza non produce benessere ma produce povertà.
le società meglio attrezzate per combattere le epidemie sono quelle in cui vi è un capitalismo ben sviluppato
Non è difficile rendersi conto di come sia stata proprio la cosiddetta selvaggia società del benessere ad aver non ostacolato ma agevolato la protezione dei cittadini durante la pandemia “
Questa società delirante è la stessa che ha prodotto la pandemia, ovvio che abbia alcuni mezzi per mettere una pezza, ma questa pezza non può diventare l’elogio del capitalismo spinto. Anziché ragionare in termini così generali, capitale sì o no, bisognerebbe ragionare del come. Questo blog, nel suo piccolo, si propone di mettere un po’ di educazione nello sterile gioco di domanda e offerta che ha devastato la biosfera, fino a metterci in queste condizioni. Il capitalismo spinto concentra e distrugge, anche con la zootecnia e affamando quasi un miliardo di persone, occupando quasi tutte le terre coltivabili. Uscire da questo circolo vizioso, non dando più un centesimo alla zootecnia, sarebbe un ottimo prerequisito per costruire un mondo più giusto e di conseguenza più sano. I fondi alla zootecnia dovrebbero essere di conversione in vero cibo, non per mantenere le stessa catene di schiavitù, alternando solo le vittime.
Sul blog Spazzali scrive ” Israele e USA…Non dovrebbero cercare un vaccino contro la politica genocida dell’uno e storicamente predatoria dell’altro?” può spiegare meglio ?
Capitalismo, socialismo-comunismo che altro ? No tiritere, risposte semplici p.favore. Grazie
Basta prendere un buon libro di storia per riconoscere le evidenti responsabilità orginarie inglesi e successivamente israeliane e statunitensi nella questione palestinese, nonostante le alterne vicende del conflitto. Più la storia recente in stile piombo fuso. E’ disgustosamente paradossale che un popolo che ha subito un genocidio se ne macchi di un altro, così com’è vergognosa tutta la retorica nostrana pro Israele. Quanto agli altri danni degli Stati Uniti in tutto il mondo, tra cui il pesante e indebito condizionamento delle nostre prime elezioni repubblicane, si può leggere William Blum, e anche Portella della ginestra, di La Bella e Mecarolo, per la fusione tra mafia, fascismo e Stati Uniti sul finire della 2gm.
Buon giorno,
pur concordando in toto sulla “sostanza” della lettera, mi trovo sempre di fronte ad una “forma” piena di rabbia e rancore che poco produrrà in termini di educazione e sensibilizzazione verso il lettore.
Io sono diventato vegetariano da pochi anni, e lo considero un passaggio verso l’ evoluzione vegana.
Posso dire però che i motori del mio cambiamento si sono attivati assorbendo esempi, ascoltando spiegazioni in merito a tali materie, e si sono fortificati con vari rinforzi e discussioni positive, evolutive e non grazie ai rimproveri di chi vuole che la gente si comporti a modo loro.
Per spiegarmi meglio, potrei suggerire di rileggere attentamente le citazioni della Grande Anima, e verificarne il lato evolutivo. Egli era un grande comunicatore proprio perchè la sua vita era l’ esempio di ciò che diceva, ed aveva preso l’educazione e non il rimprovero come strumento di divulgazione.
Apprezzo molto sia il sig. D’ Alessio che il sig. De Iulis, ma vi chiedo la cortesia di essere meno duri con chi trattate nei vostri scritti. Siate più propositivi, evolutivi e sopratutto buoni con chi ancora non ha avuto la possibilità di capire quanto sia importante ciò che decidiamo di mettere nel piatto tutti i giorni.
Io dico sempre che quando si prova da vicino a vivere la cucina Vegana, ci si accorge che il vero limite erano gli animali nel piatto. Esploriamo il mondo Vegano, perchè non basterebbe una vita per poterlo apprezzare tutto, e lasciarlo inesplorato sarebbe un vero peccato.
Vi ringrazio comunque per il lavoro di sensibilizzazione che state cercando di fare
Tomaso Vendramelli
Buongiorno e grazie per la lettura e il commento. Chiarisco subito rispetto alla questione della forma, ci sono due risposte importanti: 1. l’obiezione è sempre sulla forma, perché la logica e la scienza stanno già dalla parte della giustizia. Quindi, qualunque sia la proposta, che sia fatta da un ultras col fumogeno o da un filosofo human-animal studies con la massima gentilezza, qualcuno obietterà sempre sulla forma, e dirà che c’è una sensibilità da rispettare. Ma chiediamoci se questa banalità del male non cominci ad essere un pochino nauseante e se c’è davvero una sensibilità in chi è indolente rispetto a tutto, dall’Amazzonia, al miliardo che muore di fame, al sangue innocente e superfluo. 2. Il secondo punto è che io la sfiderei a trovare offese e/o rancori nei miei post: molto probabilmente lei attribuisce questi tratti al momento in cui su tutta la realtà, complessa di tutte le discipline, si accendono quella grave della storia e quella onesta della filosofia. E allora non possiamo nasconderci niente. Possiamo solo usare le discipline per decostruire le ideologie negative, per scomporre e ricomporre, per riflettere e agire di conseguenza. Io stesso non sono nato vegano, sono stato ingannato da antropocentrismo, specismo e carnismo e ho decostruito con i miei mezzi, quelli con cui l’università prima mi ha ingannato, ma poi mi ha permesso di stare dentro la comunità scientifica con metodo corretto. Otto anni fa non se ne parlava tanto come adesso. Ora di più, ma l’ideologico negativo dei media è sempre più urlato. Comunque ormai le informazioni sono tante che se qualcuno ancora si ciba di ciò che cibo non è, in ultima analisi, su questo può solo riflettere e non può attaccare con oppressione e reazionarismo, perché sarebbe necessariamente violento. Chi invece è per il progresso sociale può fare tranquillamente a meno della violenza, e le mie parole di pace non violentano nessuno. Lei ha apprezzato alcuni commenti, ma non ha letto quelli impubblicabili che arrivano dalle stesse persone. La perplessità è possibile, visto che anche la formazione istituzionale non è esente dalle ideologie negative, ma l’odio tanto per odiare per fortuna qui può essere moderato. Chi vuole partecipare ai commenti può scrivere le sue perplessità e le sue domande, ma senza usare artifici retorici per inneggiare all’uccisione a tutti i costi. Siamo nel 2020 e stiamo anche affrontando delle emergenze per la conservazione della nostra specie, che è parte e ospite del resto della biosfera, non proprietaria né tantomeno sovrana.