Prima i trentini
1947. Di guerra in guerra, Albert Camus descrive la malattia nel romanzo La peste.
Un evento che rompe le gerarchie sociali e ne crea un’altra, mettendo sani contro malati. Quando sono i topi a morire, gli umani non se ne curano, ignorando che stanno per condividerne la sorte.
Oggi come ieri, homo sapiens ha esteso un dominio superfluo e dannoso su altri animali, cosa che non va bene, ma tutte le avvisaglie sono tenute nascoste dalle ideologie negative non dichiarate: il carnismo, lo specismo e l’antropocentrismo. Quando l’implicito diventa esplicito, oltre che pandemico, cambia anche la struttura sociale e cresce esponenzialmente il perimetro dei recinti.
Ogni famiglia è recintata, e quella morte superflua, che ha causato e banalmente ritenuto accetabile per l’uno, è ora la causa che violenta, fino ad accorciare anzitempo, la sua stessa vita.
Il fenomeno delle tante zoonosi è ampiamente descritto, ultimamente dalla Sapienza di Roma su PNAS.
Tornando a Camus, c’è sempre qualcuno prima di te e i cittadini bresciani del verde abusato ne fanno esperienza. Il fatto esterno della malattia mostra il male interno, cambia la struttura di dominio, sono loro esclusi dalla sanità, sono loro messi al confine, la linea su carta, sconosciuta a qualsiasi diritto naturale.
In più (e cosa possiamo fare):
Manifestazione radiofonica in supporto alla sanità: intervengo al minuto 17,45, a proposito di zoonosi, come si perisce di spada e qual è la soluzione, non per il prossimo aperitivo, ma per il lungo termine.
Domande al virologo prof. Palù dell’Università di Padova: come ripensarci, ma davvero, in questi giorni. Dal minuto 16,10.
Ho ascoltato entrambi gli interventi in radio e ne ho approfittato per ascoltare entrambe le trasmissioni. Quello che ho potuto notare è come il tuo intervento sia apparso stonato (benché apprezzato dal “moderatore”) rispetto a quello degli altri intervenuti. Tutti si erano appiattiti su argomenti per lo più egoistici (ma io posso essere contagiato?) o altruisti estremi (restate a casa, aiutateci ad aiutarvi), ovvero i classici argomenti che si ripetono al limite della nausea da chi collega il cervello quel tanto che basta per articolare le parole.
A gran parte della popolazione non interessano certe argomentazioni e quei pochi ai quali interessa probabilmente già conoscono l’argomento e sono probabilmente già d’accordo.
Sono alla continua ricerca di un sistema di comunicazione che sia alla portata del singolo e che sia in grado di avere un rendimento accettabile in termini di risultati, ma mi scontro sempre con questo pulpito altissimo creato dai media che la massa non smette di fissare. Possibile che l’unica soluzione sia quella della goccia che scava le montagne?
Diciamo che sembra di sì, ma la sua velocità dovrebbe aumentare esponenzialmente, la goccia dovrebbe diventare rivolo ecc. man mano che l’idea di progresso sociale contagia virtuosamente, non di virulenza zootecnica.