Sagra di conforto
Alcuni gruppi politici si occupano di emergenze personali, in cui risulta molto difficile distinguere un pollo da una carota.
Quando non ci sono soldi, non c'è lavoro o non c'è la casa, non c'è neanche lo stile di vita. Un segno del capitalismo spinto. Nei gradini bassi gli ultimi non si curano di chi è più ultimo, e non c'è spazio per pensieri appena un po' più elevati, quando mancano i bisogni primari.
Una volta, una persona impegnata nel sociale mi dichiarò di essere specista convinta, e diceva che gli animali vengono uccisi comunque, perciò tanto vale mangiarli.
Non ero allora abbastanza preparato per controbattere che l'impresa risponde alla richiesta di violenza del consumatore, ma la induce anche, creando bisogni psicologici ed economici, che in realtà non sarebbero necessari, e nascondendo, invece, che sono dannosi.
Una soluzione, in questo caso, potrebbe essere che è possibile mangiare meglio e spendere meno, con il Piatto Veg mediterraneo, evitando di sostenere il capitalismo spinto, ed evitando la più tragica delle guerre tra poveri, che distrugge anche il teatro.
Poi forse la lotta rievoca storia e tradizioni, per cui si sfogano le frustrazioni nei riti culturali anacronistici, e ci si compiace di vino e porchetta, schernendo una coscienza per celebrare un'identità.
Ma in questo caso la guerra la si sta solo subendo, è un'illusione terribile, quella di farla con la sagra di conforto.